I nuovi contatori del gas dovrebbero essere letti da remoto, facendoci pagare solo il gas che consumiamo, cioè nessun consumo stimato e nessun conguaglio
La novità é che, se non pagheremo la bolletta, potranno toglierci il gas battendo sulla tastiera di un computer che azionerà una valvola posta all’interno del contatore.
Di quella valvola non si sa nulla salvo che è lì “a fini gestionali“!
Con quella valvola il livello di sicurezza peggiora e chi si è già fatto installare i nuovi contatori chiuda sempre la valvola generale del gas.
Oltre al costo del contatore, spalmato nelle bollette dei prossimi dieci anni, l’utente con i nuovi contatori pagherà il servizio di lettura da remoto, anche se poi il servizio non verrà reso: già oggi si perdono i dati di due utenti su tre.
Non era più agevole leggere il contatore come una volta: un solo numero a prova di idiota!
La legge prevede che sia ancora così “una facile lettura senza dover fare nulla” e invece provate a vedere se ci riuscite!
Ma la novità é la valvola interna al contatore che modifica le responsabilità tra fornitore, distributore e utente, e i contratti non ne tengono conto.
La direttiva europea MID, che regola l’immissione sul mercato dei soli contatori, non prevede alcun sistema di misura remoto.
Inoltre “le delibere dell’AEEGSI non possono avere alcun rilievo normativo o impositivo perché non hanno alcun valore coattivo nei confronti del consumatore e non escludono il diritto del consumatore ad essere risarcito in caso di violazioni del diritto vigente.”
Prima della sostituzione, il sistema dev’essere quindi reso legale e inattaccabile da interventi che possano interferire sulla trasmissione del dato di consumo, addirittura manipolarlo o, malauguratamente, intervenire sulla valvola.
Il manuale del contatore della foto recita: “l’aggiornamento del firmware può essere facilmente effettuato anche da remoto”.
Ed é questo il punto: chi può modificare il programma da remoto? Con quale sicurezza? Con quale protocollo di comunicazione?
Stessa cosa per i contatori di energia elettrica: si sa solo che Enel li gestisce da remoto, ma nessuno può controllare come e cosa faccia!
La direttiva MID stabilisce che “è il dato generato del contatore l’unico valido per la transazione”, indipendentemente da come poi venga gestito.
Senza questi chiarimenti, l’installazione va rifiutata anche perché il contatore non rappresenta alcun vantaggio per il consumatore che paga qualcosa che non gli serve ma serve ad altri!
Nota: il contatore Samgas della foto solo uno dei tipi che stanno installando.
A chi mi devo rivolgere se il contatore non funziona, o funziona male?
Il fornitore mi dice che non sono problemi suoi ma del distributore ma mi dice anche che se per il distributore è tutto ok, dovrò pagare la prova.
Una volta c’erano gli uffici metrici che dipendevano dal Ministero dello Sviluppo Economico e adesso dipendono dalle Camere di Commercio in palese conflitto d’interessi.
Gli ispettori metrici erano funzionari di polizia giudiziaria e nei controlli applicavano la legge. Ora hanno solo attività di vigilanza del mercato e una segnalazione da parte di un cittadino ha poche possibilità di essere presa in considerazione.
Con queste risposte “questa Camera non può intervenire per constatare il mal funzionamento del misuratore di cui è titolare il succitato Sig. Xxxx in quanto tale adempimento, strettamente tecnico, è di competenza dell’azienda che ha installato il misuratore in questione”.
Lo strettamente legale è diventato tecnico!
Ai sensi invece dell’art. 3, comma 1, sub b) del vigente Decreto 21 aprile 2017, n. 93 e s.m.i. del M.I.S.E., il XXX – è provvisto della necessaria legittimazione a richiedere l’esecuzione del controllo in parola, c.d. “controllo a richiesta” -, non già nella veste di “titolare” dello strumento come erroneamente indicato da codesta CCIAA con la succitata nota, ma in quanto “… altra parte interessata nella misurazione”: così come previsto all’art. 5, comma 1, sub 2 del citato D.M. 93/2017;
Nota: Il titolare dello strumento di misura è la persona fisica o giuridica titolare della proprietà dello strumento di misura o che, ad altro titolo, ha la responsabilità dell’attività di misura
Per quanto appena ribadito rimane difficile attribuire l’adempimento in parola “all’azienda che ha installato il misuratore in questione” come invece sostenuto da codesta CCIAA, rimanendo invece in capo a quest’ultima la titolarità esclusiva sia in qualità di destinataria dell’istanza che per la sua esecuzione: stante la formulazione della disposizione del già citato art. 5 del D.M. 93/2017;
Codesta CCIAA è titolare dell’attività di Vigilanza sul regolare funzionamento degli strumenti di misura: in via esclusiva se trattasi di strumenti di tipo “nazionale” o per specifica Delega del M.I.S.E. se trattasi di strumenti CE/UE. Si reitera l’istanza già presentata e si rimane in attesa delle determinazioni di codesta CCIAA, specificando che con il 16 luglio 2021 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 2019/1020 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, che ha modificato il Regolamento (CE) n. 765/2008 assegnando agli Organismi di vigilanza più efficaci livelli di tutela mediante rinnovate norme in materia di vigilanza del mercato allo scopo di garantire la sicurezza dei prodotti e la protezione dei consumatori. Si informa la S.V. che la CamCom di Salermo, ad esempio, adempie a quanto richiesto dal cittadino in quanto, testualmente: (https://www.sa.camcom.it/notizie/strumenti-misura-camera-commercio-svolge-solo- attivita-vigilanza) “L’attività di vigilanza svolta dagli uffici Metrici delle Camere di Commercio avviene, tra l’altro, attraverso le seguenti misure:
controlli a campione senza preavviso presso i titolari degli strumenti;
ispezione degli strumenti di misura in caso di controversie su richiesta di terzi;
monitoraggio e controllo delle attività degli Organismi di verifica;
sorveglianza generale del mercato per quanto riguarda gli strumenti di misura utilizzati” La CamCom, nelle attività di vigilanza e controllo della regolarità metrologica, è titolata anche ad accertare il corretto funzionamento degli strumenti di misura non correttamente funzionanti che saranno oggetto di ordine di aggiustamento tramite l’attività ispettiva
Continua la sostituzione dei vecchi contatori di energia elettrica con quelli di “seconda generazione“, tutti con il marchio Enel.
Un’operazione che potrebbe consentire ad Enel, tramite edistribuzione, di controllare il mercato dell’energia elettrica al dettaglio.
Ci sono voluti solo nove anni per cambiare il nome – da Enel Distribuzione a edistribuzione – ma nella sostanza non è cambiato nulla: edistribuzione distribuisce e misura quasi tutta l’energia elettrica nazionale in forza di una concessione che scadrà nel 2030.
Enel partì con la prima operazione “contatori intelligenti” venti anni fa, con la promessa che i consumatori avrebbero potuto verificare e pagare solo quello che consumavano.
Spariva la figura del “letturista”, il consumo sarebbe stato rilevato da remoto e chi non avrebbe pagato la bolletta sarebbe rimasto al buio.
A quel tempo Enel era la luce e nessuno si chiese se ciò che Enel stava facendo era legale o meno.
Siccome tutta l’operazione veniva spacciata per gratuita, cosa che poi si rivelò non essere, a nessuno importó se i contatori fossero legali o meno, o come funzionassero.
Erano diversi, non c’era più la rotella che girava e una tamburella di numeri che progrediva. Bisognava schiacciare un bottone e perderci una mezz’oretta per capirci qualcosa. Cosa che nessuno fece!
All’Enel regnava kaiser Franz Tatò, voluto da Romano Prodi, lo sponsor delle false liberalizzazioni.
Il decreto Bersani, del 1999, prevedeva la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: a Terna sarebbero andate le grandi linee di trasmissione di alta tensione e ad Enel la concessione della distribuzione di energia elettrica in tutto il paese, ad esclusione delle grandi città, dove operavano ancora le società municipalizzate, che non mollarono l’osso.
Sono passati vent’anni e la relazione annuale di Arera fotografa una situazione imbarazzante: il settore appare tutto meno che liberalizzato.
E la completa liberalizzazione non potrà realizzarsi prima del 2030 perché,se Enel ha il monopolio della distribuzione, misura tutta l’energia elettrica nazionale, la produce e pure la vende, perché dovrebbe perdere la posizione, visti anche i dividendi che gira al Ministero dell’Economia e della Finanza.
Secretate, come sempre in questi casi, le condizioni della concessione che porta nelle casse della capogruppo otto miliardi di euro all’anno, pagati supinamente dalle bollette in cambio di un servizio a dir poco scadente.
Quando partì con l’operazione contatori, Enel era talmente potente che decise volutamente di non omologare i contatori, come invece la legge imponeva.
Non essendo uno strumento di misura omologato, lo strumento non si sarebbe neppure potuto chiamare contatore e infatti Enel optó per “elettrodomestico“, marcandolo con un simboloCE farlocco.
All’installazione, l’utente riceveva il manuale del nuovo “elettrodomestico”.
Il nuovo elettrodomestico sarebbe rimasto un prototipo per anni: trasmettere i dati di consumo sugli stessi cavi elettrici di potenza era un’impresa mai tentata da nessuno.
Ma per lo sviluppo dell’elettrodomestico c’erano pronti trenta milioni di ignari consumatori italiani, pronti a pagare l’energia elettrica, misurata tutta dalla stessa società che ancora la produceva.
I contatori erano prodotti da Enel in Cina, e nessun ente terzo li avrebbe mai verificati: ancora oggi sono decine di milioni i contatori di questo tipo installati in Italia e nessun ente terzo li può provare in contraddittorio perché, non essendo omologati, mancano proprio le procedure legali di prova.
Ma siccome “tutto era gratis e avremmo finalmente pagato solo quello che consumavamo, magari utilizzando la lavatrice di notte perché costava meno” nessuno ebbe nulla da dire.
Verificando le bollette si scoprì, dopo, che non era così: pagavamo, e ancora oggi paghiamo, sia il contatore che i consumi stimati, perché la maggior parte dei dati si perdono durante la trasmissione.
Il progetto veniva sviluppato in itinere e il numero delle sue versioni è ignoto, proprio perché l’elettrodomestico non era omologato e quindi era illegale.
Mentre in Italia venivano installate decine di milioni di contatori illegali, il Parlamento Europeo stava discutendo una direttiva che avrebbe stabilito i criteri di fabbricazione, omologazione e commercializzazione in Europa, proprio del contatore di energia elettrica.
La direttiva, nota come MID, venne emanata nel 2004, entró in vigore nel 2006, quando ormai Enel aveva ultimato l’installazione degli ultimi “elettrodomestici”, ma venne recepita dall’Italia solo nel marzo del 2007.
Siccome gli “elettrodomestici” illegali erano ormai decine di milioni, Enel doveva sistemare le cose, oltre a farsi pagare i contatori perché non erano per niente gratis!
Venne subito in aiuto l’Autorità per l’energia, oggi Arera.
Secondo ladelibera 292/06, a dicembre 2006, “i misuratori attualmente installati presso i punti di prelievo …sono di tipo elettromeccanico e i misuratori orari installati alla data del presente provvedimento presso alcuni punti di prelievo debbano essere preservati”.
Era un falso clamoroso: gli “alcuni punti di prelievo” non erano “alcuni” ma ormai venti milioni ed erano tutti i nuovi elettrodomestici di enel.
Con la voce “oneri di recupero continuità” la delibera scaricava il costo dei contatori in bolletta, con tanti saluti al “non vi costerà niente, é tutto gratuito”.
Ma c’era un ultimo intoppo, il Testo Unico delle leggi metriche, che imponeva, e ancora oggi impone, strumenti di misura legali.
L’elettrodomestico di Enel era un progetto nuovo e un’omologazione in itinere non sarebbe mai stata ottenuta.
L’Autorità per l’energia non poteva più farci nulla, perché la metrologia legale non rientra nelle sue competenze, e allora ci pensó di nuovo Prodi, con uno dei suoi magici provvedimenti “ad aziendam”.
Nel marzo 2007, quando la direttiva MID viene finalmente recepita anche in Italia, un articolo del decreto di recepimento rende legale quello che legale non é, e non potrà mai essere: decine di milioni di contatori illegali potranno continuare a funzionare “fino a quando verranno rimossi”.
Sono quelli che avete ancora in casa e che Enel ha deciso ora di rimuovere.
Il decreto di recepimento, di dubbia costituzionalità, sarebbe stato anche impugnabile per eccesso di delega: una direttiva europea non va recepita per lavare i panni sporchi in casa.
Appena il decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Antitrust denuncia la posizione dominante di Enel, ma ormai è tardi.
Solo su intervento dell’Ufficio Metrico di Milano, sono centinaia i contatori illegalisequestrati.
Adesso i vecchi “elettrodomestici” saranno sostituiti da quelli di seconda generazione e spariranno le prove di misurazioni illegali, effettuate da “elettrodomestici” illegali, installati non si sa quando ma che ora, secondo Enel, avrebbero concluso il loro ciclo di vita.
Eppure, per decreto, i contatori illegali potrebbero operare all’infinito visto che possono restare lì dove sono e cioè “fino a quando non verranno rimossi”.
E chi decide che debbano essere rimossi? In base a quale criterio?
La metrologia legale compete al MISE che, a governi alterni, manifesta i suoi dubbi.
L’Autorità per l’energia, invocata dai distributori in occasione delle attuali sostituzione con il nuovo Open Meter, non ha alcuna competenza sul sistema di tele-gestione del contatore, un sistema illegale, perché un contatore omologato MID non può essere gestito da remoto.
Durante i due governi Conte, la questione era stata sollevata in Parlamento senza risultati e anche l’Antitrust aveva avviato delle procedure.
La storia quindi si ripete e il risultato non cambia: prima era l’elettrodomestico ad essere illegale e adesso, che il contatore è legale, lo si gestisce illegalmente da remoto!
la marcatura CE è obbligatoria per i prodotti che rispondono a specifiche direttive europee che la richiedono;
alcuni prodotti sono soggetti a requisiti di direttive diverse;
la marcatura CE garantisce che il prodotto rispetta tutti i requisiti previsti dalle direttive allo stesso applicabili;
prima di apporre la marcatura CE è obbligatorio accertarsi che il prodotto soddisfi tutti i requisiti pertinenti;
é illecito e ingannevole apporre la marcatura CE sui prodotti per i quali non esistono specifiche direttive europee,
È il caso dei contatori Enel di “prima generazione“, noti come “contatori intelligenti”, installati dal 2001.
La marcatura di quei contatori può far presumere al consumatore che il contatore risponda ai requisiti specifici di uno strumento di misura, requisiti che nel 2001 non esistevano.
I contatori sono ancora in servizio e sono decine di milioni.
Il loro utilizzo, benché omologati, è stato autorizzato da un decreto legislativo del 2007, di dubbia costituzionalità e in pacifico contrasto con il Testo Unico delle leggi metriche che imponeva, e tuttora impone, strumenti legali per le transazioni commerciali, qual’è la vendita di energia elettrica.
Solamente i distributori di energia elettrica sanno come funzionano e come poterli gestire da remoto; l’utente invece non ha avuto alcun vantaggio economico, né pratico, vista la difficoltà che riscontra nel consultarli.
Il contatore in effetti non è facile da leggere, come invece prevede la legge.
I distributori hanno eliminato i costosi “letturisti” così risparmiano e il dato del consumo non è più rilevato sui contatori – e il dato fidefacente la transazione resta quello – bensì da remoto.
Il contatore elettromeccanico, quello con la rotella, è ancora utilizzato in tutta Europa, mostra solamente il numero progressivo di kWh; numero che può essere facilmente rilevato dal consumatore e confrontato con quello della bolletta.
Quando, nel 2001, Enel iniziò ad installarli, quei contatori venivano spacciati per gratuiti e l’utente avrebbe pagato solo il consumo reale.
Dopo vent’anni, invece, vengono addebitati ancora consumi stimati, perché i dati si perdono nella trasmissione oppure perché i contatori non funzionano.
Comunque, se la marcatura CE non è regolare la presunzione di conformità non sussiste e se il contatore non è stato neppure omologato, chi lo ha installato, e chi ne utilizza i dati per fatturare, incorre in una sanzione amministrativa e nella confisca.
I contatori attualmente in servizio presentano due tipi di marcatura:
1) quella utilizzata prima del recepimento in Italia della direttiva MID – marzo 2007 – che riporta un simbolo CE che, per le ragioni esposte, non doveva essere apposto.
2) quella utilizzata dopo il recepimento della direttivaMID
Il simbolo CE è seguito da una M, da due cifre che indicano l’anno di apposizione della marcatura, e da quattro cifre che identificano l’Ente Notificatore europeo che lo ha omologato. Segue il riferimento del dossier tecnico del contatore depositato presso lo stesso Ente Notificatore.
Dei contatori omologati MID viene attestata la conformità a un modello depositato presso l’Ente certificatore, per quanto attiene alla precisione metrologica e alle norme di sicurezza previste dalla direttiva. A conferma che un ente terzo certificato ha eseguito tutti i test previsti dalla direttiva e un apposito manuale deve informare il consumatore su cosa deve, o non deve fare, per evitare i pericoli.
La direttiva prevede infatti che, all’installazione del contatore, vengano consegnati all’utente il manuale d’istruzioni e d’uso e la “Dichiarazione di Conformità”, firmata dal legale rappresentante della società che lo ha fabbricato; a garanzia, per l’utente, che i criteri di fabbricazione e di prova del contatore sono stati rispettati e che il fabbricante ha depositato un fascicolo tecnico, consultabile a richiesta del consumatore.
Il manuale dovrebbe inoltre riportare la procedura di prova delle funzioni del contatore installato. Cosa che invece non accade.
Sono queste le implicazioni, e gli obblighi conseguenti alla marcatura CE su un contatore, ma sembra che tutti lo ignorino.
“Fermiamo immediatamente i nuovi contatori dell’Enel” scriveva così Davide Crippa Del M5S nel 2017, mentre Enel sostituiva i primi contatori dei 40 milioni previsti.
L’intervento dell’attuale capogruppo alla Camera del M5S, non era il primo sull’argomento.
Insieme ad altri, nel 2013, aveva firmato un’interrogazione parlamentare, alla quale l’allora vice-ministro in carica rispondeva in modo evasivo e nascondendo la verità.
Forse, anche per questa sua frenetica attività in campo energetico, il primo Conte lo nomina sottosegretario al MISE, con delega proprio per l’energia.
Crippa sarebbe stato quindi nella posizione giusta per rispondere alle sue stesse domande e approfondire l’argomento.
Invece, con la nuova carica, le curiosità del Crippa scemano, e quando l’anno successivo Roberto Traversi lo interpella, Crippa risponde come gli era stato risposto sei anni prima e la “soap opera” dei contatori, come l’aveva definita la prima volta, diventa solo un brutto sogno.
La sostituzione dei contatori con sistemi di misura illegali prosegue, e se qualcuno si oppone, Enel chiama i Carabinieri.
Dobbiamo poi a Crippa l’estensione di due anni del mercato tutelato, perché i consumatori sono ignoranti e non in grado di scegliere.
Tra pochi giorni Arera aggiornerà le tariffe dei contratti in tutela e, a meno dei soliti giochi di prestigio, sarà una bella botta.
D’altro canto, nulla è stato fatto in questi anni per migliorare la situazione con il risultato che, quando scende la materia prima aumentano gli oneri di sistema e quando la materia prima sale, come nell’ultimo anno, la bolletta esplode.
Il governo non è interessato al tema bollette e alla difficoltà di pagarle per milioni di consumatori.
Promette invece incentivi a pioggia senza dire chi li pagherà e così, magari dopo mesi o anni, ce li troveremo in bolletta.
Un decreto del MISE promuove l’autoproduzione dell’energia elettrica nelle c.d. “comunità energetiche”.
I governi che si succedono alla guida del paese, vedono solo il lato “onirico” della medaglia, quello dell’ambiente più sano delle rinnovabili e, più attuali, dell’idrogeno o del biometano.
Meglio quindi ricordare il passato per capire cosa ci riserva il futuro.
Il decreto arriva quindici anni dopo il “primo conto energia“, al quale ne sono seguiti altri quattro, con il risultato che oggi paghiamo oneri di sistema per 13 miliardi ai produttori di energia rinnovabile.
Sono cifre importanti: verificate la voce “oneri di sistema” sulle vostre bollette e moltiplicatela per le decine di milioni di consumatori. Oppure dividetela per i kWh consumati.
Gli ultimi “conti energia” risalgono al 2014 e avevan una durata ventennale, estesa da Renzi a 25.
Siccome più di 600 mila impianti di energia rinnovabile, sparsi per tutta la penisola, sbilanciano la rete, sono già previsti 15 GW di potenza convenzionale a gas per ri-bilanciarla.
Lo scherzetto vale un miliardo di euro che verrà spalmato in bolletta ma nessuno lo dice, come nessuno dice che le bollette aiutano ogni anno Alitalia, Alcoa, Ilva e i monopolisti storici come Terna,Enel,Smam etc.
Il comunicato del MISE sulle comunità energetiche:
“Il provvedimento rende, infatti, operativa una misura introdotta nel dicembre 2019 con il decreto Milleproroghe, che anticipando l’attuazione di una direttiva europea consente di costituire l’autoconsumo collettivo, attivabile da famiglie e altri soggetti che si trovano nello stesso edificio o condominio, e le comunità energetiche, a cui possono partecipare persone fisiche, PMI, enti locali, ubicati in un perimetro più ampio rispetto a quello dei condomini“
In Germania le comunità energetiche esistono da sempre e gli impianti sono stati realizzati in base alle loro necessità.
Da noi no, impianti a pioggia dappertutto tanto pagano le bollette!
Anche in questa occasione il rischio è che si formino società di scopo che installino potenze superiori alle reali necessità locali, proprio per riversare in rete l’eccesso di energia, facendoselo pagare il doppio del prezzo di mercato.
E quali sarebbero le ragioni per stabilire, adesso, il prezzo del surplus di energia prodotta, se non per dare la possibilità di sovradimensionare gli impianti, invece di calibrarli sull’effettiva domanda locale?
È un nuovo CIP6 , che ancora,dopo trent’anni continua ad elargire incentivi ai produttori, prelevandoli dalle bollette?
Anche i conti energia limitavano la potenza degli impianti a 1 MW, ma poi abbiamo visto come sono andate le cose con le aggregazioni fittizie e la creazione di impianti monstre, specialmente al sud.
Accorgersi che molti ne approfittano non è facile anche perche i controlli, dopo anni, si fanno così.
Una priorità del nuovo governo era affrontare il problema degli oneri di sistema delle bollette con l’obbiettivo di ridurli.
Con questo decreto, si va nella direzione opposta e così, prima di metterli in bolletta, il presidente di Arera può gridare, a vuoto, in Parlamento che gli oneri di sistema sono troppi.
La commedia è sempre la stessa dove, al governo, tutti recitano la propria parte con la certezza che, alla fine, arrivano consumatori con i soldi.
I recenti blackout di Milano sono la prova che non sempre il gettito delle bollette viene utilizzato per migliorare il servizio per il quale è destinato.
Questo è un post di cinque anni fa sulla avventura,finita male, di A2A in Montenegro.
———
I progetti, per i quali l’Italia chiede il finanziamento europeo, sono sempre meno numerosi di quanto potrebbero esserlo.
Così un progetto inutile, ma ben presentato, viene approvato ma poi a nessuno importa che i soldi vadano sprecati.
E’ il caso della interconnessione elettrica con il Montenegro, sulla quale il governo insiste.
Un opera che va avanti solamente perché sarà pagata con le nostre bollette e non è chiaro a vantaggio di chi.
E’ una linea elettrica sottomarina di 400 km, tra Abruzzo e Montenegro, capace di scambiare 6TWh/anno ( ndr. la domanda nazionale é di circa 300 TWh).
Spenderemo più di un miliardo di euro –erano760 milioni nel 2010 – con copertura europea di solo 60 milioni, per importare energia “economica e rinnovabile” dal Montenegro.
E’ un’idea di una decina di anni fa, quando la nostra sotto-capacità produttiva di energia stava per venire colmata dalle centrali a gas, poi costruite dovunque e senza criterio.
Invece i consumi calarono drasticamente, esplosero le energie rinnovabili e ora si produce più energia del necessario; e quindi non c’è più alcun alcun bisogno di importare energia dal Montenegro.
Ma nel 2011, non se ne conoscono le ragioni,viene firmato l’accordo.
Il governo diceva di voler ridurre il costo della bollette e cancellare definitivamente l’elettrodotto con il Montenegro sarebbe una buona occasione per dimostrare che fa sul serio, e invece:
“Il Governo, nonostante il cambiamento di scenario, continua a considerare valido il progetto di interconnessione e garantisce che non ci saranno ricadute sulla bolletta degli italiani, mentre ci sono senz’altro una serie di obblighi che il Governo italiano si è assunto e che andranno rispettati, ma che saranno compensati, a suo parere, dai vantaggi derivanti dall’interconnessione stessa”.
Le parole erano di De Vincenti, allora vice-ministro dello Sviluppo economico, e vanno interpretate: “non sappiamo bene a cosa servirà la linea, però intanto la facciamo, confidando negli astri e sicuri che i costi verranno sostenuti dalle bollette, anche se vi dico che non è così”.
Le operazioni energetiche nei Balcani sono raccontate da una puntata di Rai Report.
Si parte così con idee confuse, verso un paese, il Montenegro, per nulla trasparente, utilizzando A2A come testa di ponte e facendole comprare partecipazioni che le faranno perdere centinaia di milioni.
La linea non c’è e non si sa ancora se verrà costruita ma intanto si firmano accordi, si prendono impegni, si assegnano appalti e così, anche se é chiaro che la linea non servirà a nessuno, non riusciamo più a fermarla.
Il nuovo presidente di A2A conferma che la permanenza in Montenegro è legata alla realizzazione dell’interconnessione con l’Italia, ma ammette “non so però se all’Italia servirà ancora energia dal Montenegro”.
Terna non si pronuncia perchè, nel caso, costruirà la linea e incasserà una montagna di soldi, e allora chiediamoci come è possibile importare energia da un paese che produce solo il 60% dei suoi consumi e riceve il restante dalla Serbia, che viene prodotto per la metà con carbone.
E la stessa energia elettricamontenegrinaè prodotta per il 40% da una centrale a lignite.
Quindi, la maggior parte dell’energia che importeremmo dal Montenegro sarebbe prodotta con il carbone.
Ma non doveva essere tutta energia rinnovabile? E non è forse il momento di capire meglio quello che sta succedendo nei Balcani, con le ultime mosse dei Russi?
E non sarebbe meglio dedicare risorse a casa nostra per migliorare le reti?
Una delibera dell’Autorità per l’energia si pronuncia in merito ad alcuni casi di errata misurazione di energia elettrica.
Nessuna delle parti in causa sembra fare correttamente il proprio lavoro:
il distributore di energia elettrica rileva, e trasmette per anni al fornitore dati di consumo errati – la metà del reale consumo – per sua colpa evidente e, quando finalmente se ne accorge, presenta il conto;
il fornitore, che deve fatturare il maggior costo al suo cliente, non sa come giustificarlo e sporge reclamo all’Autorità. Nella prassi, il fornitore prende sempre per buono quanto gli viene comunicato dal distributore: come si vede, un errore madornale perché ne risponde sempre lui al cliente!
l’Autorità fa da paciere, allargandosi però su problematiche di metrologia legale che non le competono come contatori illegali, installati o rilevati male, coefficienti K: temi che hanno conseguenze economiche rilevanti, visti i consumi dei casi in esame.
il Ministero, cui compete la metrologia legale, legge e tace invece di pronunciarsi su coefficienti che andrebbero sicuramente capiti e legalizzati. Com’è possibile che ci siano contatori in funzione dove é necessario moltiplicare il consumo per un coefficiente “K”? Sono o non sono legali?
Da notare la grottesca autodifesa del distributore: “i vostri clienti, furbetti, sapevano benissimo che consumavano più di quello che io misuravo, ma si sono ben guardati dal dirlo”.
I clienti, furbetti o meno, che pagano da anni energia elettrica misurata da sistemi illegali, non denunciano la situazione perché gli allegati della delibera vengono secretati dall’Autorità; non potranno quindi che continuare a pagare, anche se a rate.
Sicuri che i casi, come quelli presi in esame, siano solo 113 in tutta Italia?
Rispondendo a un’interrogazione di Davide Crippa (M5S), il sottosegretario Gentile, ritiene che i dispositivi remoti di rilevazione dati, non avendo “funzioni di misura” non rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva europea MID, recepita dall’Italia proprio per tutelare i consumatori.
Quindi, perché farci sostituire i contatori, buttando via soldi, se non servono a nulla?
Prosegue Gentile: “nel recepire le norme europee il Mise ha tenuto conto della circostanza che l’ambito di applicazione delle norme per essa stabilite è riferito esclusivamente agli strumenti di misura e non si estende ad altri dispositivi eventualmente ad essi collegati, posto che questi ultimi non devono, in ogni caso, influenzare le caratteristiche metrologiche degli strumenti”.
“Posto che non devono in ogni caso influenzare” é esattamente ciò che i consumatori pretendono da un sottosegretario più sobrio e da un ministero che lo deve garantire, senza darlo per scontato o ritenendo che sia compito di altri.
E invece cosa succede?
Se non pagate le bollette, vi riducono la potenza da remoto ma nessuno controlla che non lo facciano anche se le pagate; senza rendere conto a nessuno, intervengono poi sulla variabile tempo per modificare le fasce tariffarie.
Quali sono le altre operazioni effettuabili da remoto senza che nessuno controlli e quindi senza tutela per il consumatore?
Irequisiti essenzialidella direttiva MID sono talmente chiari da non richiedere alcuna circolare di chiarimento, come il sottosegretario promette.
Occorre solamente definire e codificare la tele-metrica e la tele-gestione.
Dovrebbe essere ormai chiaro che la misurazione può essere fatta solamente in accordo alla direttiva MID, per essere addebitata al consumatore, se no non è una misurazione.
Con la scusa del nuovo contatore, assistiamo invece alla surrettizia imposizione di servizi indebiti e costosi che vanno ad aggiungersi alla bolletta più cara in Europa.
Il contatore diventa inoltre un “grande fratello” che ci entra in casa e trasmette dati sensibili al distributore che, essendo controllato dalla stessa società che vende l’energia, potrebbe essere indotto a passarglieli.
La sostituzione non é un obbligo e può essererifiutataperchéil decreto di recepimento della MID prevede che i contatori possono restare lì dove sono, evitando al consumatore un’ulteriore inutile spesa inutile.
TRAVERSI. — Al Ministro dello sviluppo economico. —
Per sapere –
premesso che:
la metrologia legale, che tutela la fede pubblica in quelle transazioni commerciali che utilizzano strumenti di misura, compete unicamente al Ministero dello sviluppo economico;
è in corso, su scala nazionale, la sostituzione di decine di milioni di misuratori di energia elettrica e di gas naturale;
i misuratori, una volta installati, diventano parte integrante di un sistema che permette al distributore di energia elettrica e/o di gas, di «gestirli» da remoto;
il sistema, inteso come misuratore in campo e struttura di gestione dello stesso, predisposta presso i centri operativi dei distributori, non è mai stato definito legalmente dal Ministero dello sviluppo economico;
la gestione da remoto dei misuratori è espressamente vietata dal decreto legislativo del 22 febbraio del 2007, n. 22: non è cioè ammesso modificare da remoto le variabili metrologiche che concorrono alla formazione del dato di consumo;
lo stesso decreto legislativo stabilisce, inoltre, che l’unico dato legalmente valido della transazione è quello che si forma sul posto e non quello letto da remoto;
a fronte di quanto premesso i consumatori devono sostenere il costo di sistemi di misurazione dubbi. Un costo che, per gli utenti che consumano meno, rappresenta un cospicuo aggravio della bolletta, già oberata di oneri e tasse che stanno diventando insostenibili;
per come è stato predisposto, il sistema sembra essere molto più utile ai distributori, di energia elettrica e di gas, che ai consumatori: i nuovi misuratori, che dovrebbero facilitarli nella rilevazione dei propri consumi, sono invece oggettivamente complicati;
tenuto conto che la quasi totalità dei misuratori di energia elettrica è controllata da Enel, tramite E-distribuzione, e decine di milioni di clienti Enel dovranno passare al mercato libero, questa operazione sui contatori sembra all’interrogante rafforzare il monopolio di Enel –:
quali iniziative intenda mettere in atto per definire regole e strumenti per rendere chiara la misurazione relativa ai contatori Enel e verificare, nel contempo, i reali costi e benefici per il consumatore della sostituzione dei contatori stessi.
Per capire la privatizzazione delle autostrade basta ascoltare il prof. Ponti (puntata di Report del 2004) che ora verifica, per il governo, sostenibilità economica delle grandi opere.
Nel 2005, Report affrontòil tema dei controlli degli strumenti di misura e, nello specifico, dei contatori di energia elettrica, concludendo che non erano strumenti legali e che nessuno, salvo Enel, poteva controllarne il corretto funzionamento.
Tutta l’energia elettrica nazionale era misurata da strumenti illegali e, nonostante i sequestri di Milano, nessuno ci fece caso.
Il dirigente del MISE disse alla giornalista che “le domande erano capziose e che le sue risposte sarebbero potute andare contro gli interessi dello Stato”.
Come per Autostrade, e quindi per concessione, Enel misura ancora oggi tutta l’energia distribuita in Italia e sta sostituendo decine di milioni di contatori, illegali,con altrettanti sistemi di misurazione, illegali.
In completa autonomia, e senza alcun controllo,Enel misurerà la bolletta energetica nazionale, con l’aggravante di poterne influenzarne anche il prezzo di mercato, vista la posizione dominante anche nell’attività di produzione dell’energia elettrica.
Il caso Enel è analogo a quello di Autostrade, tariffe in luogo di pedaggi.
Ogni tanto ne viene chiesto l’aumento, l’Autorità per l’energia, dopo un po’ di melina, accetta e l’Antitrust dorme.
Stesso discorso vale per Terna che, sempre per concessione, trasporta l’energia elettrica in alta tensione.
E’ dagli anni ’60, che il governo di turno nazionalizza, privatizza, liberalizza, tiene sotto tutela o libera il consumatore italiano che, in questo modo, paga le bollette più care in Europa.
La regola sembra sempre la stessa: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite e purtroppo, nel caso del ponte, anche di vite umane.
Contro ogni regola europea, le concessioni sono segreto di stato e il nuovo governo sembra intenzionato a metterci mano, senza che vengano prorogate, in automatico, a ogni scadenza.
La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è la più grande bufala propinata agli italiani da vent’anni e una qualsiasi bolletta ne è la prova evidente.
La fede pubblica delle transazioni commerciali, che era e resta di responsabilità del MISE, è andata a farsi benedire diciotto anni fa, quando gli uffici provinciali metrici sono stati soppressi e gli ispettori sono passati alle dipendenze delle CCIAA, in palese conflitto d’interesse con quei compiti di tutela chiamati ad assicurare per legge.
Il decreto Bersani, che intendeva liberalizzare il settore, prevedeva la creazione di venti aree di distribuzione, che avrebbero creato sì una vera concorrenza, cosa che invece non si è mai realizzata.
E non si è mai realizzato l’umbundling, cioè la netta separazione tra le attività di produzione, distribuzione e vendita.
Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto comportare l’annullamento del contributo derivante dall’attività monopolistica di distribuzione nei risultati complessivi di Enel, dove invece rappresenta oggi l’80%.
Secondo alcuni articoli di stampa di questi giorni, il governo sembra ignorare che, dopo Autostrade, la madre di tutte le concessioni è proprio quella di Enel.
ARERA ritorni alla sua missione originale e cioè ” la promozione della concorrenza e dell’efficienza nel settore dei servizi di pubblica utilita’, di seguito denominati “servizi”, nonche adeguati livelli di qualita’ nei servizi medesimi in condizioni di economicita’ e redditivita’, assicurandone la fruibilita’ e la diffusione in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori”.
Non intervenga in materie che non le competono, come lametrologia legale, della quale è unico responsabile il MISE. Nello specifico, vengono installati decine di milioni di sistemi di misurazione illegali, che funzionano male e che oltretutto il consumatore paga con la bolletta.
Denunci l’impossibilità di promuovere la concorrenza, e quindi la tutela degli interessi di utenti e consumatori, in presenza della chiara posizione dominante di Enel, che dalla fine del mercato tutelato, e con il monopolio della distribuzione, sarebbe l’unica a trarre vantaggio.
Metta in condizione i consumatori, attraverso una seria e mirata campagna di informazione, di capire quanto consumano e quanto spenderebbero passando al mercato libero. I comparatori di offerte non sono assolutamente adeguati, né fruibili dalla quasi totalità dei consumatori.
Semplifichi radicalmente le bollette, sull’esempio di quelle degli altri paesi europei, che sono utili e non aggravano il lavoro dei fornitori, che in Italia viene poi scaricato sul prezzo.
Rediga, con il MISE, l’atteso albo dei fornitori per evitare in futuro situazioni oggettivamente sconcertanti.
Riveda il contratto di maggior tutela a garanzia dei consumatori. Quello attuale non funziona per evidente responsabilità dominante del distributore.
Annulli la procedura di conciliazione che allontana ulteriormente i consumatori dal far valere i propri diritti.
Quantifichi, con precisione, l’ammmontare degli oneri di sistema, che ormai pesano per più di un terzo sul valore delle bollette, da qui a dieci anni confutando, in modo molto più efficace del passato, gli ulteriori aggravi.
Risparmiare si potrebbe anche, basterebbe sapere quanto consumiamo, ma non sembra interessare a nessuno: tutti sanno quanto pagano ma pochi quanto consumano.
Non leggiamo i contatori e le bollette addebitano consumi stimati: secondo Arera, responsabile di questo scandalo, 35 milioni di utenti del gas e 10 milioni di utenti di energia elettrica ricevono bollette basate su consumi stimati.
I consumi stimati sono sempre maggiori di quelli reali e quindi sono miliardi gli euro versati in anticipo.
Allo stato vanno così più accise e tasse mentre le società del settore presentano ottimi bilanci. In tanti vivono sulle nostre bollette e il consumatore é diventato solo merce di scambio nelle operazioni di M&A.
Molti utenti non sanno neppure quale sia il proprio contatore; tutti si fidano di contatori vetusti, imprecisi o illegali, e appoggiano le bollette in banca senza fiatare.
Quando arriva la bolletta di conguaglio le cifre sono tali che la rateizzazione viene proposta in automatico e senza chiedere neppure scusa.
Adesso si sono inventati il tentativo di conciliazione, senza il quale non é possibile contestare. Un altro “fuori gioco”dell’Autorità, perché questo non é regolazione del mercato ma di contenziosi. Ci vogliono mesi per riuscire a far valere i propri diritti.
Ma se a milioni di consumatori non interessa neppure quanto consumano è del tutto inutile rifilare loro contatori sempre più sofisticati e a loro carico.
A chi servono in realtà i nuovi contatori?
Raccontano balle dicendo che serve a noi, raccontano balle dicendo che é gratis e quando non sanno più cosa dire ecco che “lo chiede l’Europa”.
Una serie di balle solo per piazzarci questi aggeggi che funzioneranno illegalmente, per poterci entrare in casa e stabilire da remoto il nostro consumo perché, appunto, sanno che nessuno controlla.
La metrologia legale, che garantisce la correttezza delle transazioni, compete al Ministero dello Sviluppo Economico. La regolazione dei mercato dell’energia elettrica compete all’autorità per l’energia, ora ARERA.
Da più di dieci anni, l’Autorità per l’energia viene coinvolta in attività che non le competono mentre il Ministero latita con idee confuse.
Davide Crippa – senatore e sottosegretario al MISE – da deputato aveva presentato varie interpellanze in merito allo stato di legalità dei contatori di energia elettrica, sia all’Autorità (aeegsi) che al Ministero (mise).
Nonostante risposte evasive o errate, decine di milioni di contatori, per miliardi di euro scaricati sulle bollette, continuano a essere sostituiti.
Oltretutto l’Autorità per l’energia andava chiaramente oltre le sue funzioni istituzionali, rispondendo su temi che non le competono. la confusione di ruoli dura da un decennio.
Tutte le risposte erano contrarie al dispositivo di una sentenza della Corte di Giustizia Europea la quale stabiliva – e non per i contatori di energia elettrica – che la connessione di uno strumento di misura a un sistema di tele-gestione da remoto integra la fattispecie di un sistema di misurazione, il quale, per le vigenti leggi metriche italiane, deve essere legalizzato.
L’ufficio legislativo del MISE, e non la Direzione competente, scrive invece che il sistema di misurazione non è oggetto della Direttiva Comunitaria MID, negando che proprio la direttiva prevede le misure di sicurezza della formazione del dato di consumo, a tutela del consumatore.
E’ lecito quindi chiedersi a cosa serva il contatore se non per gli interessi dei distributori di energia elettrica e gas che hanno deciso di sostituire i contatori, solamente perché pagati dalle bollette.
I distributori non mettono a disposizione degli Organismi di Vigilanza le caratteristiche delle interfacce dei sistemi di misura, dei protocolli utilizzati per la trasmissione dei dati di consumo né, soprattutto, dei criteri di tutela atti a impedire la modifica dei parametri di misurazione da remoto.
Possibile che il MISE ignori che la gestione di un contatore da remoto viola pacificamente i requisiti essenziali della Direttiva MID ?
Stanno sostituendo, a nostre spese anche se raccontano che é tutto gratis, gli strumenti con i quali ci misureranno gas e luce per i prossimi quindici anni e il minimo che possiamo pretendere é che la transazione sia legale, cosa che nessuno può invece garantire.
Non si capisce chi non voglia questa linea di trasmissione!
Un’altra proroga per il completamento dell’elettrodotto tra la Sicilia e il continente, una scandalosa telenovela.
Dopo quella del febbraio 2014 e del febbraio 2016, sono stati accordati altri due anni con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e di quello dell’Ambiente.
La richiesta di Terna dello scorso gennaio è stata accettata: “non essendo in gradodi ultimare, nel termine stabilito, i lavori relativi alla suddetta variante in considerazione dei tempi necessari all’espletamento delle procedure di progettazione esecutiva e appalti in fase di ultimazione”.
Già in luglio il progetto aveva incassato una proroga relativa alle “rimanenti opere” del progetto, autorizzate da Mise e Minabiente con decreto separato a luglio 2010, successivo a quello di febbraio 2009, relativo al progetto principale.
Inaugurata in pompa magna da Renzi nel 2016, la linea di trasmissione non sembra ancora in grado di eliminare il cronico differenziale di prezzo tra Sicilia e resto del paese dovuto all’isolamento del sistema siciliano e al costo medio di generazione del suo parco centrali, con rendimenti catastrofici.
Facciamo tanto rumore con la digitalizzazione del paese, ma che per una linea di trasmissione siano necessari più di dieci anni é devastante!
Raddoppiato nel frattempo, il costo che sarà spalmato senza pudore nelle bollette, siciliane e non.