Il gas sarà russo

Russia waiting for US sanctions

L’amministrazione Obama ha sempre osteggiato il Nord Stream, il raddoppio del gasdotto russo-tedesco del Baltico. Il vice-presidente Biden dichiarava che il gasdotto avrebbe destabilizzato l’Ucraina: meglio cioè  che gli europei continuassero a scaldare gratis gli ucraini per essere certi di ricevere il gas russo.

Ogni inverno, quando fa freddo, l’Ucraina spilla il gas destinato all’Europa e noi dobbiamo pagare tutte le bollette ucraine per non restare al freddo.

L’arrivo di Trump, i suoi rapporti con Putin e la manutenzione straordinaria delle centrali nucleari francesi fanno intravedere la rivincita del gas russo: ci sarà cioè bisogno di gas e forse dovremo pagare il conto degli ucraini in anticipo.

Un rapporto dell’OIES di Oxford analizzava, già due anni fa, le alternative europee di approvvigionamento e criticava il fatto che si valutano sempre le opzioni europee e non quelle dei russi che, avendo il gas, sono molto più elastiche.

Il rapporto concludeva che la reciproca dipendenza presenta più vantaggi che svantaggi, anche perché l’Europa non è in grado di diversificare rapidamente le fonti energetiche.

Il rapporto indicava,al 2030, un fabbisogno aggiuntivo di 100/200 miliardi di m3/anno e un prezzo – 20 €/MWh – che i russi saranno sempre in grado di garantire.

Più o meno é il prezzo odierno.

La principale alternativa é il gas naturale liquefatto – GNL – il cui commercio globale annuo dovrebbe raddoppiare al 2030, arrivando a 700 miliardi di m3.

La disponibilità di GNL americano dipenderà, oltre che dall’effettiva volontà degli Stati Uniti ad esportarlo, dal prezzo e dalla domanda Cinese.

A due anni da quel rapporto, le novità sono infatti solo russe e tedesche:

  • deciso e ormai accettato da tutti il raddoppio del gasdotto russo tedesco;
  • consistenti scambi di pozzi russi contro reti di distribuzione e pozzi europei;
  • poche idee e confuse a sud: cancellazione del South Stream, che avrebbe portato direttamente il gas russo ai Balcani, attraverso il mar Nero tagliando fuori l’Ucraina; nel frigorifero il Turkish Stream, visto il riavvicinamento della Turchia all’Iran.

Trump eviterà lo  scoppio della bolla dello shale-gas americano, che molto difficilmente potrà essere esportato in Europa perché non potrà mai competere con quello russo.

Da noi ci sono ancora i buontemponi che vorrebbero farci credere che la rotta sud porterà vantaggi all’Italia; i Saggi del documento di strategia nazionale  pensavano di trasformare l’Italia in un hub del gas, trivellando un paese già martoriato dai terremoti.

Inarrivabili i tedeschi, che ci fanno mantenere l’embargo ai russi, facendoci nel frattempo ottimi affari ed affrancandosi con il gas.

L’Italia questa volta non poserà un ( neppure il ) tubo cosa di cui siamo capaci (Saipem).

Lo stoccaggio del gas

Storicamente, gennaio e febbraio sono i mesi più freddi e si preleva più gas dagli stoccaggi, mediamente 150 milioni di m3 al giorno, il doppio di quanto veniva prelevato a fine dicembre, quando il Ministero dichiarò lo stato di allerta.

Siccome dello stato degli stoccaggi si sa poco – gli addetti si limitano a dire che sono pieni ad una certa percentuale – bisogna fare un passo indietro per inquadrare il problema.

Nel febbraio del 2012 faceva molto freddo e Scaroni, AD di ENI, informò il Governo tecnico di Monti, che il gas sarebbe finito nel giro di un paio di giorni, perché, disse, si consumavano 440 milioni di m3 al giorno, dei quali 160 prelevati dagli stoccaggi, cioè come oggi.

Il che significa che le importazioni in quei giorni erano di 280 milioni di m3/g.

Le decisioni del Governo furono devastanti per le bollette elettriche perché vennero riaccese le vecchie e inefficienti centrali a olio combustibile e poi, sempre con i soldi delle bollette, tenute pronte a funzionare per mesi,fino a luglio.

Venne anche tolto gas alle utenze interrompibili, con danni economici per le industrie e tutto perché, negli stoccaggi, c’era molto meno gas di quanto ci sarebbe dovuto essere, proprio in previsione dell’annunciato freddo di febbraio, come in questi giorni.

Massimo Mucchetti, oggi Senatore della Repubblica, scrisse un pruriginoso articolo sul Corriere della Sera e il vice-ministro era lo stesso di oggi.

In base ai dati odierni di Gas Storage Europe, la capacità degli stoccaggi è scesa a 10,48 miliardi di m3 e speriamo che questa vota sia vero. 

Cala quindi la produzione nazionale ma calano anche le importazioni,  a circa 160 milioni di metri cubi al giorno.

Non ci resta quindi che sperare che gli stoccaggi siano questa volta reali e che i russi non diminuiscano le forniture.

Giocare a poker con i russi

E’ una brutta partita a poker quella con i russi: forse bluffano,ma loro hanno il gas e noi no.

Dopo averlo detto a dicembre,Gazprom ha confermato che entro due anni chiuderà i gasdotti ucraini; consiglia l’Europa di avviare i lavori per la costruzione di un gasdotto che unisca la Grecia alla Turchia perché, in futuro, il suo gas passerà dalla Turchia.

Il nuovo gasdotto intercetterà il TAP, quello che dovrebbe portare in Italia il gas azero, e non solo quello.

Per noi europei, che dobbiamo scaldarci con il gas degli stessi che teniamo sotto embargo, non è una buona notizia.

Se poi non saremo pronti  a pagare ai Russi il gas utilizzato dagli ucraini, potremmo avere qualche problema quest’inverno e molte industrie potrebbero interrompere la produzione.

La Commissione si è detta sorpresa dall’annuncio e si aspetta che Mosca tenga fede ai contratti commerciali che la legano all’Europa.  

Ma non c’è nulla da sorprendersi: dovevamo fare con i russi il gasdotto South Stream e poi, per i problemi in Crimea, gli USA ci hanno spinti a sanzionare la Russia, che lo ha cancellato definitivamente scegliendo la Turchia.

E’ impossibile impostare, in così poco tempo, un realistico processo di diversificazione degli approvvigionamenti perché la Russia manda in Europa, attraverso l’Ucraina, 63 miliardi di metri cubi di gas, che equivalgono al nostro consumo annuo.

Lo shale-gas promesso dagli americani, se e quando arriverà, sarà molto più caro di quello russo.

Insignificante anche lo shale gas europeo, se e quando sarà disponibile.

Il gas dal nord-africa arriva un giorno si e uno no.

Fare in tempo più ri-gassificatori sarebbe una decisione assennata, e sarebbe già un successo coprire la metà di quanto ci danno oggi i Russi.

L’abbraccio alla Turchia, che si sta allontanando dall’Europa per la deriva islamico autoritaria del suo premier, ne è la prova; un abbraccio che, in questo modo, potrebbe estendersi anche alla Grecia, Serbia e ai Balcani.

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