Le sorprese del mercato libero

La crisi ucraina ha disorientato i mercati energetici europei, e quello italiano in particolare, influenzato anche dal passaggio dal mercato tutelato a quello libero.

Ma cosa implica il passaggio al mercato libero?

Al di là del prezzo, di energia elettrica o di gas, il contratto di “mercato libero” non sarà più “tutelato” dalle clausole specifiche, imposte da Arera, ma lasciato alla libera contrattazione delle parti che avranno come riferimento unicamente il Codice Civile e forse, tirato per i capelli, il Codice di Consumo, da tutti dimenticato.

Le nuove condizioni richiedono necessariamente che i consumatori siano in grado di reperire, e comprendere,tutte le informazioni, sia di tipo economico che legale, prima di sottoscrivere un nuovo contratto.

Ora, siccome in Italia i contratti di luce e gas vengono sottoscritti senza capirli, e qualche volta senza neppure leggerli, ecco che 800 (!) fornitori, molti dei quali senza scrupoli, ne approfittano.

Già da un paio di mesi, ai clienti di mercato libero del gas, stanno arrivando le bollette relative ai consumi dei primi mesi freddi, quando cioè si utilizza il riscaldamento.

In migliaia di casi, segnalati in Liguria, le bollette del gas sembrano impazzite e il costo del riscaldamento raddoppiato, se non triplicato.

E questo non solo perché  governo ha deciso di ristabilire i due scaglioni originali dell’IVA (10% applicato ai primi 480 m³ e il 22% sul restante), di rimettere gli oneri generali di sistema e di ridurre l’ISEE che dá diritto al bonus sociale.

La crisi del 2022 aveva fatto esplodere il prezzo all’ingrosso del gas  – da 20 a 300 €/MWh – e i fornitori, dopo aver realizzato cospicui extra profitti, tanto da costringere il governo Draghi a tassarli, ha pensato bene di replicarli, offrendo prezzi fissi abnormi per due anni, con pesanti conseguenze per i consumatori.

I clienti di mercato libero devono necessariamente tenere sotto controllo le bollette e, in particolare, le scadenze che sono indicate sulle bollette. Curiosamente le scadenze sono distinte: una del contratto, quasi sempre a tempo indeterminato, e l’altra delle condizioni economiche.

Nel 2023, ai clienti di mercato libero, cui scadevano le seconde, i fornitori hanno proposto modifiche di prezzo che restavano comunque soggette all’accettazione del cliente.

Le proposte, infatti, sarebbero state inviate mesi prima della scadenza delle condizioni economiche , ma  senza una prova che siano state realmente spedite,non occorrendo una raccomandata come peraltro consentito dal codice di consumo.

Ammesso quindi che siano state regolarmente spedite, e ammesso anche che l’utente non le abbia, volutamente, o inavvertitamente cestinate, le proposte prevedevano prezzi fissi con durata di 24 mesi.

Le proposte spedite prima dell’estate 2023  non hanno avuto alcun effetto sulle prime bollette estive, quando il consumo di gas è nullo mentre il bubbone sta scoppiando ora, quando vengono fatturati i consumi dei primi mesi freddi.

Questo é un esempio dove il prezzo del gas é scandaloso.

Analizzando casi di tutto il territorio nazionale, si scopre così che il costo del riscaldamento a gas è raddoppiato, quando non triplicato, e non sono neppure possibili azioni correttive a meno di dare disdetta e pagare le eventuali relative penali, tipiche nei casi di prezzo fisso.

Quindi, mentre a fine anno il governo discuteva se prorogare o meno il mercato tutelato, i fornitori del libero mercato si erano già abbondantemente “coperti” da eventuali oscillazioni  del mercato internazionale.

Un mercato che paga oggi il gas all’ingrosso dieci volte meno che al dettaglio. Che poi è la stessa cosa che hanno fatto a Bruxelles stabilendo un price cap di 180 €/MWh quando oggi è a 25.

Il consiglio resta quello di prendere assolutamente coscienza dei propri consumi perché, in questa situazione, solo consumando meno si può risparmiare.

Dovrete inoltre verificare tutte le informazioni, peraltro reperibili su ogni bolletta, in merito alle letture dei contatori, al prezzo della materia prima e delle spese accessorie con particolare attenzione alle date di scadenza.

Il legislatore dovrebbe invece dedicarsi ad informare la popolazione dei consumatori e spiegare come si sia potuti arrivare ad una bolletta così complicata in totale spregio di quanto previsto all’art. 13 del Codice di consumo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riecco gli oneri di sistema:+20%

Gli oneri di sistema, sospesi da Draghi, sono stati reintrodotti in aprile e le bollette sono aumentate del 20%.

“Con le bollette dell’energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima, commercializzazione e vendita), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi.
Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali.Gli oneri generali sono applicati come maggiorazione della tariffa di distribuzione, (quindi all’interno dei servizi di rete), in maniera differenziata per tipologia di utenza.”

Come se fossero autentici bancomat, le bollette raccolgono soldi che non c’entrano con l’energia che consumiamo: i buchi di Alitalia, Ilva, Alcoa, Gala e GreenNetwork, solo per citarne alcuni.

Gli oneri di sistema sono diventati così imposizioni para-fiscali e, come tali, dovrebbero essere scaricate su tutti i cittadini, e non solamente sui consumatori. Che poi, tra l’altro ci pagano sopra anche tasse e IVA!

Il gioco é semplice: governo e parlamento decidevano quali “amici” salvare e incaricavano Arera di spalmare il tutto nelle bollette.

Tutto fila liscio per anni ma poi, quando la voce “materia prima” é esplosa, il governo ha dovuto sospendere tutte le altre voci!

Ma funziona tutto quando tutti pagano le bollette; quando qualcuno non lo fa, i fornitori raccontano al giudice che non possono rispondere loro del mancato pagamento degli oneri da parte dei loro clienti.

Gli oneri vengono incassati infatti dal distributore,che li gira al GSE.

L’ordinanza della Cassazione dà poi ragione ai fornitori mentre il consumatore paga senza aver visto alcun beneficio.

Non ha mai visto cioè la tariffa ridursi perché in Italia si produce più energia rinnovabile!

In una memoria di Arera, presentata alla commissione d’inchiesta della Camera sui diritti del consumatore, è scritto:

Inoltre, la catena di esazione di tali componenti, che passa attraverso le società di vendita, comporta la presenza di rischi di controparte di complessa gestione, che hanno portato all’esigenza di socializzare importi rilevanti corrispondenti ad insoluti all’interno della medesima catena. Ciò in particolare alla luce delle sentenze della giustizia amministrativa, che hanno limitato la responsabilità delle società di vendita in relazione al versamento degli oneri in caso di insoluti del cliente finale”

Socializzare oneri para-fiscali, derivanti dalla morosità di quelli che non pagano le bollette, sulla platea di quelli la pagano non é equo e senz’altro non rientra nelle competenze di Arera.

La “soap opera” dei contatori

I contatori? Non si sa cosa sono!

Bisognerebbe capire cosa sia andato storto nel processo di liberalizzazione del mercato elettrico, invece di sentirsi dire da ventiquattro anni che deve essere completato. Il decreto Bersani del 1999 é diventato legge nel 2007.

Ad esempio, i contatori sono fabbricati da Enel, sono gestiti da Enel e misurano energia elettrica, prodotta da Enel e distribuita da Enel, concessionaria della distribuzione nazionale fino al 2030.

Anche se i nomi degli attori cambiano, la commedia resta sempre la stessa: dopo 15 anni c’è ancora il mercato tutelato, controllato da SEN, che è di nuovo Enel.

Una ventennale “soap opera” come la definì Davide Crippa, quando era ancora all’opposizione, prima di diventare sottosegretario del MISE del governo Conte 2.

Crippa pubblicó questo interessante intervento sulla piattaforma del M5S, che poi venne cancellato per finire nel dimenticatoio, assieme allo stesso Crippa.

Recuperato il post e premesso che:

  • la metrologia legale – che tutela la fede pubblica nelle transazioni commerciali che utilizzano strumenti di misura – compete unicamente al Ministero dello Sviluppo Economico;
  • prosegue la sostituzione di decine di milioni di contatori;
  • la sostituzione viene imposta ai consumatori in forza a delibere di Arera ma in assenza di pronunciamenti del MISE;
  • i misuratori, una volta installati, diventano parte integrante di un sistema che permette ai distributori di “gestirli” illegalmente da remoto;
  • il sistema, inteso come misuratore in campo, più la struttura della sua gestione da remoto, predisposta presso i centri operativi dei distributori, non è mai stato legalizzato dal MISE;
  • la gestione da remoto dei misuratori è espressamente vietata dal D.Lgs. 22.2.2007, n.22: non è ammesso cioè modificare da remoto le variabili metrologiche che concorrono alla formazione del dato di consumo;
  • lo stesso D.Lgs stabilisce che l’unico dato legalmente valido della transazione è quello che si forma sul posto e non quello letto da remoto.

Non si comprende perché i consumatori debbano pagare sistemi di misurazione non trasparenti e quantità di energia elettrica misurate dagli stessi.

Per come è stato predisposto, il sistema é molto più utile ai distributori che ai consumatori: i nuovi contatori dovrebbero facilitare i consumatori nella rilevazione dei propri consumi, e invece molto complicati e, proprio per questa ragione, non conformi alla legge.

Gestendoli da remoto, i distributori potranno raccogliere e utilizzare una notevole serie di dati sensibili, mettendoli a disposizione delle società di vendita collegate.

Alla sostituzione dei contatori, infatti, non viene richiesto alcun assenso per la privacy e sul mercato nero dei dati un contratto residenziale – gas e luce – vale un migliaio di €.

Tenuto conto che la quasi totalità dei contatori è fabbricata da Enel, e che milioni di clienti dovranno passare da SEN al mercato libero, la posizione dominante del gruppo non potrà, in questo modo, che rafforzarsi.

Razionare si deve!

Dovremmo consumare di meno perché la nostra principale risorsa energetica è il risparmio!

Lo abbiamo fatto lo scorso inverno con il gas, anche perché era carissimo.

Poi non c’è stata alcuna campagna di sensibilizzazione ma solo martellanti e torbide offerte commerciali.

Ma come si fa, per esempio, a non sprecare l’acqua se non costa nulla?

Dovremmo darci una regolata come negli anni ‘70: per sei mesi a letto presto e niente gite nei fine settimana.

Qualcuno in Europa ci ha già pensato: la Germania, dopo aver spento le luci dei negozi nelle notte invernali, pensa di razionare il gas il prossimo inverno e premiare il minor consumo di energia elettrica.

A Milano, i negozi tengono le porte aperte per tutto l’inverno riscaldando l’atmosfera !

In Francia ha sempre funzionato il “non consumare in quei giorni”.

Sono gli stessi francesi, che ci permettiamo di criticare perché ci forniscono il 15% dell’energia elettrica che produciamo.

Metodo semplice ed efficace: previsti 22 giorni di picco in un anno, durante i quali l’energia costerà un patrimonio.

Gli utenti, preventivamente informati, diminuiranno volontariamente il consumo, risparmiando e dando una mano al sistema.

Una bolletta francese

I francesi pagano molto meno

La bolletta francese é semplice e dovremmo adottarla da subito anche in Italia. Basterebbe chiedersi a chi serve la bolletta e quali sono le informazioni essenziali che una bolletta deve dare al consumatore.

Un criterio che Arera, il regolatore, ignora da decenni: la bolletta italiana deve essere complicata proprio perché nessuno la legga! Sembra uno scherzo ma é così!

In Francia é sufficiente mezza pagina per dare all’utente tutte le informazioni di cui ha bisogno: quanto consuma e quanto paga.

In questo caso sono 82,42 € per 343 kWh.

Sorpresa: il contratto é di 6 kVA.

Da noi la potenza é quella attiva – kWh – e da poco una sezione della bolletta é dedicata all’energia reattiva che fino ad un certo limite é gratuita.

Il prezzo lordo francese é di 24 cent/kWh dei quali 13,74 per la materia prima. La potenza contrattuale in questo caso é il doppio di quella dell’utente domestico tipo italiano, secondo Arera.

Nella bolletta sono inoltre inclusi due mesi di trasporto in abbonamento (fissi). Le tasse pesano per il 12% e l’IVA per il 10%

Devastante il confronto con le nostre bollette, nella forma e nella sostanza. Nello stesso periodo la materia prima in italia costava più del doppio.

La lettura dei contatori

Misurano quando vogliono: quasi mai!

Per rendere operativo il periodo di prescrizione – possono venire richiesti pagamenti solo per gli ultimi due anni di consumo – ARERA emette un documento di consultazione che a pag.21 “dequalifica gli smart meters” il cui funzionamento, per come era stato promesso, è tutt’altro che smart.

I consumatori pagano con la bolletta il servizio di lettura dei contatori, eppure le bollette addebitano consumi stimati, che sono sempre maggiori di quelli effettivi. 

Anche quando il consumatore comunica l’auto-lettura, il fornitore attende per mesi la conferma del distributore e, nel frattempo, continua a fatturare consumi stimati.

Il bollettone di conguaglio arriva quando il distributore finalmente legge il contatore, trova sempre qualcosa che non va e ricostruisce unilateralmente lo storico dei consumi elencando letture, presunte o meno, che risalgono magari a otto anni prima.

Con il bollettone arriva anche la proposta di dilazionarne il pagamento, cosa che tutti accettano senza sapere che i contratti impongono al distributore di leggere il contatore a scadenze precise.

Arera ha però inventato il tentativo di lettura che non va mai a buon fine per la gioia di tutta la filiera, meno che di quella dell’utente, il quale scopre che otto anni prima, il 15 agosto avevano tentato di leggergli il contatore!

Se poi il consumatore decide di cambiare fornitore é il delirio: il fornitore subentrante chiede al distributore di leggere il contatore, quello non lo fa e così, per mesi, arrivano bollette sia del vecchio che del nuovo fornitore, che a sua volta fattura consumi stimati.

É tutto questo perché nei contratti non é prevista una lettura di inizio fornitura!

Invece di ridurre il periodo di prescrizione, sarebbe stato molto più utile limitare tassativamente il numero delle bollette di acconto ( una all’anno) imponendo ai distributori di rendere il servizio per il quale sono profumatamente pagati.

Con il provvedimento si procrastina invece una situazione scandalosa, aggravata dal fatto che con i nuovi contatori la lettura dovrebbe essere effettuata in tempo reale, il che ovviamente non é vero, in attesa che i contatori siano tutti attrezzati mentre, con la delibera, si concedono due anni per non farlo.

Ma come mai i fornitori possono attendere anni per fatturare ingenti partite economi che restano in sospensione di accisa e imposte ai danni dello Stato? 

Il canone Rai in bolletta

Perché pagarlo con la luce?

Dal 2015 le bollette della luce addebitano il canone della RAI: nove euro al mese per dieci mesi, da gennaio a ottobre.

Dovete verificare che il canone vi sia stato addebitato e dovete conservare tutte le bollette per provare che lo avete pagato al vostro fornitore di energia elettrica.

Ma se lui poi non lo paga cosa succede?

Una volta incassato, il vostro fornitore deve infatti girarli per vostro conto all’Agenzia delle Entrate, segnalando il numero POD della vostra utenza presso la vostra residenza e il relativo codice fiscale.

Ma numerosi lettori segnalano di aver ricevuto una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, alla quale il pagamento del canone non risulta.

Per evitare sorprese, dovreste verificare prima di tutto che il canone sia stato correttamente addebitato. La confusione é tale che qualche fornitore se lo dimentica, per sembrare più “competitivo“.

Se non trovate il cartaceo delle bollette dovreste poterle scaricare dal sito del fornitore e comunque le bollette vanno conservate per dieci anni.

La brillante idea di scaricare il canone RAI in bolletta venne al governo Renzi  nel dicembre del 2015 e l’Autorità dell’Energia si limitò a disquisizioni teoriche.

Era il tempo della caccia agli evasori del canone: grande impatto mediatico, pochi risultati e, come prevedibile, notevoli problemi nella messa a punto della procedura.

A sette anni dall’entrata in vigore del provvedimento, che è il tempo necessario per capire come le cose in Italia non funzionano, arrivano le prime comunicazioni dell’Agenzia, alle quali seguiranno le cartelle esattoriali con la richiesta di pagamento.

Il consumatore dovrà quindi dimostrare di aver pagato il canone ammesso, ovviamente, che il suo fornitore glielo abbia addebitato con la bolletta e poi regolarmente girato all’Agenzia delle Entrate

Siccome sono pochi quelli che verificano le bollette, se non c’è stato addebito, la richiesta dell’Agenzia è corretta.

Ma anche se l’utente ha pagato, il consumatore deve sperare che il fornitore abbia fatto il suo dovere e tra le centinaia di sconosciuti fornitori che operano nel mercato, ci saranno sicuramente i furbi che non l’hanno fatto.

Se poi il consumatore ha cambiato fornitore o magari più fornitori, il controllo sarà ancora più complicato. 

Stesso problema se su quel POD è subentrato un altro utente.

Le ultime proposte di subentro pubblicizzano “il canone RAI ve lo paghiamo noi “, e magari, dopo tre anni, scoprirete che non era vero.

#canonerai

 

 

 

Arera sinallagmatica

Vale solo quello che leggete sul contatore!

Definizione di sinallagma: nel legame, nel nesso di reciprocità che unisce una prestazione all’altra per quanto riguarda alcune categorie di contratti.

Il contratto di fornitura di energia elettrica, o di gas naturale, è un tipico contratto “a misura” cioè il corrispettivo viene addebitato in base al dato di consumo letto sul contatore.

Per ARERA – regolatore del mercato elettrico – sembra non sia così! E oltretutto ARERA interviene su un tema non di sua competenza, cioè la metrologia legale che compete invece esclusivamente al MISE – Ministero dello Sviluppo Economico e sue successive denominazioni.

Una delle voci di costo delle bollette è proprio la “gestione del contatore”, che i distributori incassano proprio per misurare e quindi, se il contatore non misura correttamente, se è difettoso o se é impostato male, ne devono rispondere i distributori e, se sulla base di misurazioni errate, il fornitore incassa il non dovuto, l’utente non solo non dovrebbe pagare il non dovuto ma neppure il servizioo di misurazione, che fa parte della voce “gestione del contatore”. e il corrispettivo non dovrebbe essere pagato.

In merito Arera si esprime così:

Fai clic per accedere a 00000024.pdf

“Con la delibera 3 dicembre 2019, 498/2019/E/eel, “Decisione del reclamo presentato da Fontel S.p.A. nei con- fronti di e-distribuzione S.p.A.”, l’Autorità ha rilevato che l’impresa distributrice deve garantire la corretta instal- lazione e manutenzione degli apparecchi di misura e il corretto valore delle misure messe a disposizione degli aventi diritto; pertanto, costituisce inadempimento ai suddetti obblighi l’applicazione di una errata costante di lettura K ai prelievi rilevati dal misuratore. Tuttavia, siffatto errore non inficia, sotto il profilo regolatorio, la corret- tezza della ricostruzione dei consumi derivante dalla giusta applicazione della costante di lettura; ciò in quanto l’errore non è dipeso dal malfunzionamento del misuratore, bensì da un’errata moltiplicazione delle letture da parte del sistema informatico del gestore. Tale errore ha comportato una mera attività di ricalcolo dei consumi realmente prelevati dal misuratore, riflettendo così il carattere sinallagmatico delle obbligazioni contrattuali in atto. L’Autorità ha precisato, inoltre, che i soggetti aventi diritto alla prescrizione biennale per i consumi energe- tici sono individuati esclusivamente dall’art. 1, comma 4, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 e che la disciplina prevista dalla delibera 11 aprile 2018, 264/2018/R/com opera anche in presenza di un cliente finale connesso in media tensione”

La “costante di lettura” non fa parte di alcun documento contrattuale mentre la legge è cristallina: il dato fide-facente la transazione è unicamente quello indicato sul contatore, quello che viene letto dal consumatore, e non quello che viene moltiplicato per coefficienti ignoti o costanti di lettura.

Coefficienti e costanti ignoti al consumatore alla firma del contratto.

Secondo Arera, “tale errore ha comportato una mera attività di ricalcolo dei consumi realmente prelevati dal misuratore, riflettendo così il carattere sinallagmatico delle obbligazioni contrattuali in atto“.

Affermare che non ci sia nulla da eccepire “sotto il profilo regolatorio” è del tutto gratuito, come è inutile che un consumatore, alle prese con questo problema, debba tentare di “conciliare” alla presenza di Arera.

Il mercato nero dei dati

Quanto valgono i vostri dati al mercato nero

Pochi leggono le bollette, pochi leggono i contratti che firmano e pochi sanno cosa fa il distributore di energia elettrica e di gas.

Il distributore ci fa arrivare gas e luce in casa e gestirà da remoto i contatori, decidendo quanto potremo consumare.

Cosa possano fare da remoto non è dato a sapersi, i protocolli di comunicazioni sono segreti.

Quali dati sensibili possano raccogliere con i contatori neppure.

E la privacy?

Con quanta superficialità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto? O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza sapere quanto consumiamo?Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di dare gratuitamente i nostri dati sensibili?

Oppure firmiamo polizze assicurative senza leggerle e cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto.

“Cosa vuoi che cambi?” Ci chiediamo ogni volta!

Eppure con i nuovi contatori sapranno tutto: le nostre abitudini di consumo, quanti giorni all’anno andiamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori e, magari, il nostro numero di telefono e l’IBAN.

Nessuno sa quali è quanti dati vengono raccolti dai contatori,e siccome non c’è nessuno che garantisca la sicurezza del dato che viene trasmesso, saremo tutti a rischio.

Meglio invece tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e PDR (per il gas); sono dati sensibili. Con quei numeri possono raggirarvi con i contratti non richiesti Dare quei numeri ai comparatori di offerte della rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro al mercato nero!

Con i nuovi contatori, ci avranno “profilati”  e sapranno benissimo come guadagnare alle nostre spalle.

Il mercato di luce e gas è un mercato di offerta e i dati dei consumatori sono oro.

I venditori devono conoscere bene i polli e cosa c’è di meglio di un contatore intelligente e di una piattaforma che li gestisce tutti da remoto.

I distributori raccolgono i dati e li passano sottobanco ai venditori dei quali sono sempre “parenti stretti“.

Ho provato personalmente la procedura per verificare i miei consumi. L’accesso si fa con con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo.

Dopo uno snervante slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una delle mie tre utenze, delle altre il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando ce lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera del 2017, Enel, attraverso Servizio Elettrico Nazionale, vendeva l’86,5% dell’energia destinata al mercato tutelato e, attraverso edistribuzione, la distribuiva alla stessa percentuale di utenti domestici.

Sui nuovi #contatorillegali c’è il logo Enel, e in futuro saremo tutti più liberi di comprare energia da Enel.

Le altre centinaia di venditori si limiteranno a mercanteggiare i nostri dati.

Carabinieri & Enel

“L’Arma dei Carabinieri ed Enel ancora più vicine per la prevenzione e il contrasto all’illegalità, la tutela dell’ambiente e del territorio….la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, la lotta ai cambiamenti climatici e il contributo per uno sviluppo economico sostenibile. Particolare attenzione sarà dedicata alla tutela alla sicurezza e continuità operativa delle reti e delle infrastrutture elettriche, alla protezione del personale preposto alla loro gestione e al patrimonio aziendale.”

Il comunicato stampa è del novembre 2021.

Il contrasto all’illegalità compete ai Carabinieri, mentre Enel è una società privata che produce, distribuisce e vende energia elettrica.

Non si occupa di tutela ambientale, del territorio e delle risorse naturali mentre sono di sua specifica competenza “la sicurezza e la continuità operativa delle reti e delle infrastrutture“, servizi che i consumatori pagano con le bollette.

Quindi se i Carabinieri collaboreranno con Enel, il consumatore dovrà pagare anche i Carabinieri oppure la Convenzione con Enel è a titolo gratuito?

Il rischio é che il “guardi che se non fa il bravo chiamo i carabinieri” valga alla fine più per Enel che per il normale cittadino, che si sente sempre più spesso rispondere “abbiamo tutte le pattuglie impegnate“.

Alcuni lettori hanno già segnalato simili comportamenti e una sorprendente solerzia dei Carabinieri ad intervenire, per poi, incredibilmente, neppure verbalizzare l’ intervento.

L’intervento dovrebbe infatti risolversi sempre con la redazione del verbale: definire il soggetto che ha telefonato, luogo, data, ora e del motivo della richiesta, e una sommaria descrizione dei fatti accertati.

E’ il caso, che sembra ricorrente, quando un consumatore rifiuta la sostituzione dei vecchi contatori con quelli nuovi, che vengo utilizzati illegalmente.

Se “tutela della continuità operativa delle reti” significa anche imporli, con l’aiuto dei Carabinieri, c’è il rischio che a trarne vantaggio sia solo Enel.

La forma di collaborazione, tra una società privata e un corpo militare dello Stato, dovrebbe essere legittimata da un provvedimento amministrativo.

Non esistono precedenti perché è come se Enel venisse investita di un potere ispettivo, e di generico controllo sul territorio, sconosciuto nelle proprie finalità societarie.

Una situazione allarmante perché le reti, sempre più intelligenti e ricche di dati sensibili dei cittadini, sarebbero controllate dal monopolista della distribuzione elettrica.

I nuovi contatori del gas

I contatori del gas andrebbero sostituiti dopo un certo numero di anni di funzionamento, in base alla precisione di misurazione, rilevata a campione.

E’ il metodo seguito da molti paesi europei oltre ad essere il più logico.

In Italia invece, anche se firmato dal ministro, non venne mai pubblicato in G.U. il decreto attuativo di una legge del 1991, senza il quale i contatori del gas possono, legalmente, funzionare in eterno.

Nel 2008, sollecitata dall’inchiesta della Procura di Milano sul gas – che aveva scoperto contatori di sessanta anni – l’Autorità per l’energia segnalò, a Governo e Parlamento, gravi problemi di metrologia legale – tuttora aperti – e , senza aver ottenuto risposte, impose i contatori di tipo elettronico.

Incurante del fatto che la metrologia legale non fosse di propria competenza – i sistemi di misurazione del gas, cosi come imposti dall’autorità, non sono mai stati legalizzati e lo standard metro cubo non è un’unità di misura legale.

L’Autorità impose un programma di adeguamento dei contatori esistenti collegandoli ai convertitori di volume, che potevano trasmettere il dato di consumo.Ma alcuni contatori erano talmente malridotti e obsoleti che il dato non era per niente affidabile, e inaffidabile sarebbe stato trasmesso.

Tutti i PDR ( punto di riconsegna del gas) ne sarebbero stati interessati: prima quelli industriali e commerciali e poi le utenze domestiche.

Se, per i consumi industriali e commerciali, l’intervento poteva anche essere giustificato, tenuto conto del volume del gas in gioco, la sostituzione di decine di milioni di contatori domestici sembrò subito una forzatura, giustificata solamente dal fatto che i nuovi contatori sarebbero stati pagati dai consumatori.

Le società di distribuzione del gas, invece, avrebbero lucrato sui contatori e risparmiato sulle letture manuali.

Siamo arrivati all’ultima fase del programma a ci stanno sostituendo i contatori domestici; in Italia già paghiamo il gas più caro in Europa e il nuovo contatore ci costerà decine di euro in più all’anno, per i prossimi quindici.

Ai distributori costa solo 50/60€, possono ammortizzarlo al 130% e ottenere un premio ( pagato dai consumatori) se il programma di sostituzione, opportunamente concordato con Arera, viene mantenuto.

Ammortizzare un contatore in meno di un anno, e farselo pagare ogni anno per i successivi quindici, è già un ottimo affare, meglio però spremere i fabbricanti, comparsi dal nulla e disposti a tutto pur di vendere, con le tipiche gare al ribasso bandite dai distributori.

Così, qualità e funzionalità di milioni di contatori, sono pessime: molti presentano evidenti difetti di misurazione – definite, da chi li gestisce, “anomalie metrologiche” – e i due terzi dei dati di consumo teletrasmessi vanno persi, con il risultato che le bollette ci fatturano i consumi stimati.

Cioè tutto come prima con l’aggravante che il consumatore paga un contatore complicato e che non gli serve, oltre ad un servizio di misurazione inesistente, a unico vantaggio dei distributori che rimandano qualsiasi intervento sulle reti di distribuzione, anche quelle malandate, a beneficio delle sostituzioni.

Il consiglio é di rifiutarne la sostituzione, anche perché i contatori sono potenzialmente pericolosi, specialmente se installati all’interno delle abitazioni: c’è una valvola interna al contatore che può essere aperta o chiusa da remoto, che non va bene, e le batterie al litio potrebbero incendiarli.

Alla proposta di sostituzione, sarà sufficiente richiamare la delibera di Arera che dichiara che il progetto è ancora in alto mare.

Gli utenti, ai quali fosse già stato sostituito, dovranno continuare a comunicare l’autolettura per evitare sorprese.

Chi copre il buco

La Delibera n° 396/2021 di Arera attua le misure del Governo per calmierare il costo delle bollette del mercato tutelato del quarto trimestre 2021: sono 4 miliardi, dopo 1,2 miliardi messi a disposizione per il trimestre precedente.

La delibera recita: “Cassa e GSE prevedono che la liquidità complessiva dei conti di gestione si esaurisca verso la metà dell’anno 2022, diventando negativa nella seconda metà del medesimo anno”

La sospensione temporanea del pagamento degli oneri di sistema, solo per alcune categorie di consumatori creerà, nel 2022, un buco di 7,5 miliardi di euro e i produttori di energia rinnovabile non verranno pagati.

Vista l’emergenza energetica, peraltro fuori controllo, sarebbe stata un’ottima occasione per affrontare il problema degli oneri di sistema che pesano sulle bollette per oltre 15 miliardi di euro all’anno.

Imbarazzante l’ottimismo del Governo nel prevedere da un lato il rialzo del PIL del 6% e dall’altro far pagare alle industrie, con potenza installata maggiore di 16,5 kW, bollette talmente salate da costringerle a ridurre la produzione se non a chiudere l’attività.

In presenza di una volatilità dei mercati energetici sempre più marcata, e di un tasso d’inflazione esplosivo, gli interventi trimestrali spostano solo la resa dei conti che arriverà a gennaio, quando verranno annunciati i prossimi aumenti.

1 ottobre 2021

Occhio al rogito!

Attenzione al contatore quando acquistate un immobile!

Dalle verifiche il contatore risulta manomesso e il consumo reale era maggiore di quello misurato.

Il contatore “rubava”, ma era stato manomesso prima dell’acquisto, il precedente proprietario rubava energia elettrica e quello nuovo non ne sapeva nulla.

Un lettore del blog dieci anni fa acquistava un immobile e l’anno scorso gli hanno sostituito il contatore dell’energia elettrica.

Manomettere un contatore di energia elettrica non è un’operazione semplice e può essere effettuata solo da chi lo conosce bene.

Per una clamorosa dimenticanza del MISE – ministero dello sviluppo economico – manca un sigillo posto su una una vite, svitando la quale è possibile entrare nel contatore e modificarne il circuito di misurazione.

Se l’operazione fraudolenta viene effettuata alla prima installazione del contatore, il consumo dei successivi 15 anni sarà molto più basso, senza che il distributore se ne accorga.

Ma quando se ne accorge, come é poi accaduto, sarà l’ultimo utente a restare con il cerino in mano e a risponderne.

Prima pagherà la maggiore quantità di energia elettrica consumata negli ultimi due anni (oltre oltre c’è la prescrizione) e poi dovrà difendersi, in sede penale, dalla denuncia di furto di energia.

Meglio verificare, all’acquisto dell’immobile, tutti gli strumenti di misura installati e verbalizzare con il notaio anche lo stato delle utenze.

Il monopolio della liberalizzazione

La tabella, allegata alla relazione annuale di Arera, non necessita di spiegazioni.

Evidente la posizione dominante di Enel – tramite la controllata edistribuzione – nell’attività di distribuzione e misurazione dell’energia elettrica nazionale.

Se si considera poi che anche gli altri distributori hanno dovuto installare contatori Enel il quadro è completo.

Come in ogni attività commerciale, chi trasporta in monopolio – Terna – e chi distribuisce e misura in monopolio – Enel – controllano facilmente il mercato.

Se poi lo si fa in forza di concessioni – quella di Enel scadrà nel 2030 – non esiste alcuna liberalizzazione da completare ( un motivetto cantato spesso dai politici ) e il decreto Bersani del 1999 resta una bufala.

Con l’aggravante che Enel la produce e la vende, sia sul mercato libero che su quello tutelato a decine di milioni di utenti.

Appena ottenuta la concessione, fin dai primi anni 2000, Enel ha progettato, prodotto e installato decine di milioni di contatori di energia elettrica – mai omologati e quindi illegali – che determinano il valore delle nostre bollette.

Nel 2018, Enel ha poi deciso di sostituirli con contatori di nuovo tipo, di seconda generazione; questa volta li ha omologati, ma li gestirà da remoto, violando la normativa europea di omologazione e la privacy dei consumatori.

L’operazione contatori, del valore di svariati miliardi di euro, é garantita dalle bollette e rafforzerà il monopolio di Enel che, stando a quanto si legge in questi giorni, con la controllata Gridspertise potrà gestire a piacimento la rete elettrica nazionale.

Solo Enel sa quali informazioni i nuovi contatori saranno in grado di reperire, sono informazioni sensibili capaci di profilare il consumatore.

Per il garante, che si sveglia raramente, tutto regolare!

Un’altra tabella della relazione fotografa l’attività di vendita. Inutile commentarla!

I parassiti

«Gli utenti del dispacciamento delle unità fisiche di produzione e consumo sono tenuti a definire programmi di immissione e prelievo utilizzando le migliori stime dei quantitativi di energia elettrica effettivamente prodotti dalle medesime unità, in conformità ai principi di diligenza, prudenza, perizia e previdenza»

(Deliberazione Arera 111/06 – All. A – Art.14.6)

Traduzione: dovete fare i bravi! Quanto bravi? Lo decideremo quando, secondo noi, farete i cattivi.

Questo è il regolatore del mercato elettrico italiano!

L’enunciato così inconsistente farà saltare, dieci anni dopo, numerosi traders di energia elettrica, i “parassiti”, come li definì l’AD di Enel, appena insediato, in un’intervista al Sole 24Ore.

E cosa hanno combinato i parassiti” che operano in un mercato monopolizzato da Terna e controllato da Enel?

Con i loro arbitraggi avrebbero condizionato il prezzo dell’energia elettrica sbilanciando la rete.

I grandi attori, cioè i non parassiti, possono sbilanciare di poco l’85% del mercato, senza che nessuno se ne accorga, mentre gli altri invece, i parassiti, possono farlo solo sul 15%.

Per la loro imprudente condotta, i parassiti vengono accusati di sbilanciare la rete, che Terna deve poi ri-bilanciare, e il costo finisce nell’uplift.

Nel 2016, l’uplift s’impenna e fa esplodere le bollette, Renzi non ci sta e Arera tira fuori dal cassetto la delibera di dieci anni prima: i parassiti vengono immediatamente escussi per quello che, secondo Arera, si erano messi in tasca

Gli avvocati stappano bottiglie di champagne perchè dovranno discutere per anni su come, quando e quanto ogni parassita possa essere stato più o meno diligente, alcuni parassiti chiudono, falliscono o vanno con Enel.

Le delibere, con le quali Arera chiede il maltolto, vengono inviate “ad aziendam”, una alla volta e in tempi diversi, uno stillicidio che permette a Bortoni – ex-presidente di Arera – di vantarsi in pubblico del numero di delibere che la sua gestione ha partorito.

Nel frattempo, l’Antitrust chiude in tutta fretta le istruttorie su Enel e Sorgenia, sospettate di aver offerto a Terna, prezzi eccessivamente gravosi per l’utilizzo delle loro centrali. Anche questi incidevano sull’uplift ma delle centrali non si può fare a meno. Anzi quella di Brindisi di Enel viene subito  ammessa al regime delle unità essenziali per centinaia di milioni.

I parassiti si difendono in tutti modi, ne va della loro esistenza, e i primi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato sospendono i provvedimenti di Arera.

La sospensione viene decisa “considerato che, in ragione della rilevante complessità delle questioni attinenti al presente contenzioso, si rende opportuno attendere l’adozione di eventuali ulteriori provvedimenti da parte dell’Autorità e/o di Terna, finalizzati a chiarire l’ambito di applicazione della normativa posta alla base dei provvedimenti impugnati dalla parte ricorrente”.

Bisogna quindi rivolgersi a Terna che, per anni, non si é accorta di nulla mentre nel buco normativo ci hanno sguazzato in tanti.

Il Consiglio di Stato chiede così una verifica tecnica sull’effettivo impatto delle presunte attività di programmazione non diligenti del parassita. Una verifica per interpretare la deliberazione di Arera e quantificare i flussi finanziari conseguenti al comportamento non diligente.

Dopo quattro anni, e un ricorso perso al TAR, una sentenza del Consiglio di Stato dà ragione al parassita al quale, forse, verrà restituito il maltolto ma sarà troppo tardi, perché ha già chiuso i battenti.

Gli sbilanciamenti ci sono stati, se siano legali non è ancora chiaro ma è invece pacifico che il costo resterà a carico delle bollette.

A parte i parassiti che hanno chiuso, tutti hanno guadagnato, dai manager di Arera, agli avvocati, ai giudici, ai consiglieri di stato e ai politici che hanno avuto il loro breve momento di gloria, grindando “al lupo”.

E i consumatori hanno pagato, diligentemente, questo immondo casino.