Il monopolio con i contatori

Continua la sostituzione dei vecchi contatori di energia elettrica con quelli di seconda generazione“, tutti con il marchio Enel.

Un’operazione che potrebbe consentire ad Enel, tramite edistribuzione, di controllare il mercato dell’energia elettrica al dettaglio.

Sono stati necessari solo nove anni per cambiare il nome – da Enel Distribuzione a edistribuzione – ma nella sostanza non è cambiato nulla: edistribuzione distribuisce e misura quasi tutta l’energia elettrica nazionale in forza di una concessione che scadrà nel 2030.

Enel partì con la prima operazione contatori intelligenti” venti anni fa, con la promessa che i consumatori avrebbero potuto verificare e pagare solo quello che consumavano.

Spariva la figura del “letturista”, il consumo sarebbe stato rilevato da remoto e chi non avrebbe pagato la bolletta sarebbe rimasto al buio.

A quel tempo Enel era la luce e nessuno si chiese se ciò che Enel stava facendo era legale o meno.

Siccome tutta l’operazione veniva spacciata per gratuita, cosa che poi si rivelò non essere, a nessuno importó se i contatori fossero legali o meno, o come funzionassero. 

Erano diversi, non c’era più la rotella che girava e una tamburella di numeri che progrediva. Bisognava schiacciare un bottone e perderci una mezz’oretta per capirci qualcosa. Cosa che nessuno fece!

All’Enel regnava kaiser Franz  Tatò, voluto da Romano Prodi, lo sponsor delle false liberalizzazioni.

Il decreto Bersani, del 1999, prevedeva la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: a Terna sarebbero andate le grandi linee di trasmissione di alta tensione e ad Enel la concessione della distribuzione di energia elettrica in tutto il paese, ad esclusione delle grandi città, dove operavano ancora le società municipalizzate, che non mollarono l’osso.

Sono passati vent’anni e la relazione annuale di Arera fotografa una situazione imbarazzante: il settore appare tutto meno che liberalizzato.

E la completa liberalizzazione non potrà realizzarsi prima del 2030 perché,se Enel ha il monopolio della distribuzione, misura tutta l’energia elettrica nazionale, la produce e pure la vende, perché dovrebbe perdere la posizione, visti anche i dividendi che gira al Ministero dell’Economia e della Finanza.

Secretate, come sempre in questi casi, le condizioni della concessione che porta nelle casse della capogruppo otto miliardi di euro all’anno, pagati supinamente dalle bollette in cambio di un servizio a dir poco scadente.

Quando partì con l’operazione contatori, Enel era talmente potente che decise volutamente di non omologare i contatori, come invece la legge imponeva.

Non essendo uno strumento di misura omologato, lo strumento non si sarebbe neppure potuto chiamare contatore e infatti Enel optó per “elettrodomestico“, marcandolo con un simbolo CE farlocco.

All’installazione, l’utente riceveva il manuale del nuovo “elettrodomestico”.

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Il nuovo elettrodomestico sarebbe rimasto un prototipo per anni: trasmettere i dati di consumo sugli stessi cavi elettrici di potenza era un’impresa mai tentata da nessuno.

Ma per lo sviluppo dell’elettrodomestico c’erano pronti trenta milioni di ignari consumatori italiani, pronti a pagare l’energia elettrica, misurata tutta dalla stessa società che ancora la produceva. 

I contatori erano prodotti da Enel in Cina, e nessun ente terzo li avrebbe mai verificati: ancora oggi sono decine di milioni i contatori di questo tipo installati in Italia  e nessun ente terzo li può provare in contraddittorio perché, non essendo omologati, mancano proprio le procedure legali di prova.

Ma siccome “tutto era gratis e avremmo finalmente pagato solo quello che consumavamo, magari utilizzando la lavatrice di notte perché costava meno” nessuno ebbe nulla da dire.

Verificando le bollette si scoprì, dopo, che non era così: pagavamo, e ancora oggi paghiamo, sia il contatore che i consumi stimati, perché la maggior parte dei dati si perdono durante la trasmissione.

Il progetto veniva sviluppato in itinere e il numero delle sue versioni è ignoto, proprio perché l’elettrodomestico non era omologato e quindi era illegale.

Mentre in Italia venivano installate decine di milioni di contatori illegali, il Parlamento Europeo stava discutendo una direttiva che avrebbe stabilito i criteri di fabbricazione, omologazione e commercializzazione in Europa, proprio del contatore di energia elettrica.

La direttiva, nota come MID, venne emanata nel 2004, entró in vigore nel 2006, quando ormai Enel aveva ultimato l’installazione degli ultimi “elettrodomestici”, ma venne recepita dall’Italia solo nel marzo del 2007.

Siccome gli “elettrodomestici” illegali erano ormai decine di milioni, Enel doveva sistemare le cose, oltre a farsi pagare i contatori perché non erano per niente gratis!

Venne subito in aiuto l’Autorità per l’energia, oggi Arera.

Secondo la delibera 292/06, a dicembre 2006,  “i misuratori attualmente installati presso i punti di prelievo …sono di tipo elettromeccanico e i misuratori orari installati alla data del presente provvedimento presso alcuni punti di prelievo debbano essere preservati”.

Era un falso clamoroso: gli “alcuni punti di prelievo” non erano “alcuni” ma ormai venti milioni ed erano tutti i nuovi elettrodomestici di enel.

Con la voce “oneri di recupero continuità” la delibera scaricava il costo dei contatori in bolletta, con tanti saluti al “non vi costerà niente, é tutto gratuito”.

Ma c’era un ultimo intoppo, il Testo Unico delle leggi metriche, che imponeva, e ancora oggi impone, strumenti di misura legali.

L’elettrodomestico di Enel era un progetto nuovo e un’omologazione in itinere non sarebbe mai stata ottenuta.

L’Autorità per l’energia non poteva più farci nulla, perché la metrologia legale non rientra nelle sue competenze, e allora ci pensó di nuovo Prodi, con uno dei suoi magici provvedimenti “ad aziendam”.

Nel marzo 2007, quando la direttiva MID viene finalmente recepita anche in Italia, un articolo del decreto di recepimento rende legale quello che legale non é, e non potrà mai essere: decine di milioni di contatori illegali potranno continuare a funzionare “fino a quando verranno rimossi”.

Sono quelli che avete ancora in casa e che Enel ha deciso ora di rimuovere.

Il decreto di recepimento, di dubbia costituzionalità, sarebbe stato anche impugnabile per eccesso di delega: una direttiva europea non va recepita per lavare i panni sporchi in casa.

Appena il decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Antitrust denuncia la posizione dominante di Enel, ma ormai è tardi.

Solo su intervento dell’Ufficio Metrico di Milano, sono centinaia i contatori illegali sequestrati.

Adesso i vecchi “elettrodomestici” saranno sostituiti da quelli di seconda generazione e spariranno le prove di misurazioni illegali, effettuate da “elettrodomestici” illegali, installati non si sa quando ma che ora, secondo Enel, avrebbero concluso il loro ciclo di vita.

Eppure, per decreto, i contatori illegali potrebbero operare all’infinito visto che possono restare lì dove sono e cioè “fino a quando non verranno rimossi”. 

E chi decide che debbano essere rimossi? In base a quale criterio?

La metrologia legale compete al MISE che, a governi alterni, manifesta i suoi dubbi.

L’Autorità per l’energia, invocata dai distributori in occasione delle attuali sostituzione con il nuovo Open Meter, non ha alcuna competenza sul sistema di tele-gestione del contatore, un sistema illegale, perché un contatore omologato MID non può essere gestito da remoto.

Durante i due governi Conte, la questione era stata sollevata in Parlamento senza risultati e anche l’Antitrust aveva avviato delle procedure.

La storia quindi si ripete e il risultato non cambia: prima era l’elettrodomestico ad essere illegale e adesso, che il contatore è legale, lo si gestisce illegalmente da remoto!

Contatore guasto

A chi compete il controllo dei contatori?

A chi mi devo rivolgere se il contatore non funziona, o funziona male?

Il fornitore mi dice che non sono problemi suoi ma del distributore ma mi dice anche che se per il distributore è tutto ok, dovrò pagare la prova.

Una volta c’erano gli uffici metrici che dipendevano dal Ministero dello Sviluppo Economico e adesso dipendono dalle Camere di Commercio in palese conflitto d’interessi.

Gli ispettori metrici erano funzionari di polizia giudiziaria e nei controlli applicavano la legge. Ora hanno solo attività di vigilanza del mercato e una segnalazione da parte di un cittadino ha poche possibilità di essere presa in considerazione.

Con queste risposte “questa Camera non può intervenire per constatare il mal funzionamento del misuratore di cui è titolare il succitato Sig. Xxxx in quanto tale adempimento, strettamente tecnico, è di competenza dell’azienda che ha installato il misuratore in questione”.

Lo strettamente legale è diventato tecnico!

Ai sensi invece dell’art. 3, comma 1, sub b) del vigente Decreto 21 aprile 2017, n. 93 e s.m.i. del M.I.S.E., il XXX – è provvisto della necessaria legittimazione a richiedere l’esecuzione del controllo in parola, c.d. “controllo a richiesta” -, non già nella veste di “titolare” dello strumento come erroneamente indicato da codesta CCIAA con la succitata nota, ma in quanto “… altra parte interessata nella misurazione”: così come previsto all’art. 5, comma 1, sub 2 del citato D.M. 93/2017;

Nota: Il titolare dello strumento di misura è la persona fisica o giuridica titolare della proprietà dello strumento di misura o che, ad altro titolo, ha la responsabilità dell’attività di misura

Per quanto appena ribadito rimane difficile attribuire l’adempimento in parola “all’azienda che ha installato il misuratore in questione” come invece sostenuto da codesta CCIAA, rimanendo invece in capo a quest’ultima la titolarità esclusiva sia in qualità di destinataria dell’istanza che per la sua esecuzione: stante la formulazione della disposizione del già citato art. 5 del D.M. 93/2017;

Codesta CCIAA è titolare dell’attività di Vigilanza sul regolare funzionamento degli strumenti di misura: in via esclusiva se trattasi di strumenti di tipo “nazionale” o per specifica Delega del M.I.S.E. se trattasi di strumenti CE/UE.
Si reitera l’istanza già presentata e si rimane in attesa delle determinazioni di codesta CCIAA, specificando che con il 16 luglio 2021 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 2019/1020 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, che ha modificato il Regolamento (CE) n. 765/2008 assegnando agli Organismi di vigilanza più efficaci livelli di tutela mediante rinnovate norme in materia di vigilanza del mercato allo scopo di garantire la sicurezza dei prodotti e la protezione dei consumatori.
Si informa la S.V.
che la CamCom di Salermo, ad esempio, adempie a quanto richiesto dal cittadino in quanto, testualmente: (https://www.sa.camcom.it/notizie/strumenti-misura-camera-commercio-svolge-solo- attivita-vigilanza)
“L’attività di vigilanza svolta dagli uffici Metrici delle Camere di Commercio avviene, tra l’altro, attraverso le seguenti misure:

  1. controlli a campione senza preavviso presso i titolari degli strumenti;
  2. ispezione degli strumenti di misura in caso di controversie su richiesta di terzi;
  3. monitoraggio e controllo delle attività degli Organismi di verifica;
  4. sorveglianza generale del mercato per quanto riguarda gli strumenti di misura utilizzati”
    La CamCom, nelle attività di vigilanza e controllo della regolarità metrologica, è titolata anche ad accertare il corretto funzionamento degli strumenti di misura non correttamente funzionanti che saranno oggetto di ordine di aggiustamento tramite l’attività ispettiva

Illegali per decreto

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“I dispositivi ed i sistemi di misura per i quali la normativa in vigore fino al 30 ottobre 2006 non prevede i controlli metrologici legali, qualora già messi in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto, potranno continuare ad essere utilizzati anche senza essere sottoposti a detti controlli, purché non rimossi dal luogo di utilizzazione”.

Recita il  decreto di recepimento di una Direttiva europea del 2004 – nota come MID – sugli strumenti di misura, tra i quali i misuratori di energia elettrica.

Per decreto, strumenti di misura mai omologati, e quindi illegali, possono così continuare a conteggiare i nostri consumi, e per miliardi di euro.

Non essendo mai stati omologati, non esistono le procedure di prova e così non possono neppure essere verificati da terzi, in un eventuale contraddittorio.

Paghiamo così energia elettrica, che viene misurata in spregio a qualsiasi regola, da contatori che sono tutti confiscabili in forza del art. 692 C.P.

Dopo quattordici anni le cose non cambiano: in forza di un altro decreto, e senza nessuna logica, i contatori di energia elettrica dinamici (ndr. quelli con la rotellina che gira) potranno funzionare per diciotto anni mentre quelli elettronici della foto per dieci.

 

 

La liberalizzazione del monopolio

Il decreto Bersani del 1999 intendeva liberalizzare il settore dell’energia elettrica.

Nel 2014, una delibera dell’antitrust dimostrava che l’obbiettivo era ancora lontano,oggi lo é ancora di più e paghiamo l’energia più cara d’Europa.

Prima del decreto Bersani, Enel gestiva l’intera filiera: produzione, trasmissione, distribuzione e vendita.

Le municipalizzate gestivano le reti elettriche di alcune grandi città e i grandi gruppi industriali, che producevano energia per il proprio consumo, ne riversavano altrettanta o di più in rete, energia trionfalmente incentivata dal CIP6.

Enel ha poi venduto un terzo della sua capacità produttiva ma, con gli attuali 32 GW di potenza installata, é in grado di condizionare facilmente il mercato.

Nel 2014, Enel ha distribuito e misurato l’85% dell’energia elettrica consumata in Italia, per otto miliardi di euro prelevati direttamente dalle bollette. L’energia viene misurata da 35 milioni di contatori fabbricati, e gestiti da remoto, dalla stessa Enel.

L’Antitrust scriveva di posizione dominante, dell’esclusiva disponibilità di dati di consumo, di coefficienti di trasformazione dei contatori noti solo a Enel e di una “articolata strategia volta a ostacolare e danneggiare l’operatività e la crescita di società concorrenti e la possibilità di utilizzare la stessa linea elettrica per la trasmissione dei dati di consumo può costituire un rilevante vantaggio per Enel, che va a danno diretto dei consumatori e consolida la posizione del gruppo Enel sui mercati della vendita”.

Enel, che gestisce le reti di distribuzione, i contatori e i dispositivi di interconnessione nella maggior parte dei comuni italiani, ha deciso quest’anno di sostituire, a spese dei consumatori, 44 milioni di contatori che non potranno che consolidare la sua posizione di monopolio.

Posizione che si è rafforzata negli anni, perché i consumi, che il decreto Bersani ipotizzava in costante aumento, sono invece tornati a quelli di dieci anni fa.

Per la trasmissione venne creato il GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) cui vennero assegnati la rete di alta tensione e il compito di organizzare il mercato.
Con il risultato che le bollette adesso pagano una struttura faraonica: TERNA (gestore della rete), il GSE (gestore dei Servizi Elettrici), il GME (gestore del Mercato Elettrico), l’AU (Acquirente Unico) e il RSE (ricerca).
E continuano a pagare l’Autorità per l’energia che organizza la scrematura dell’utente.

Per la vendita il decreto dava la possibilità di acquistare energia sul libero mercato, dai grandi consumatori (oltre 20 GWh di consumo) fino alla completa liberalizzazione di tutte le utenze, comprese quelle domestiche.

Chi non sceglieva il mercato libero continuava ad essere servito dalla società di distribuzione locale a un prezzo definito trimestralmente dall’Autorità.

Qual’è la situazione dopo 18 anni?

La capacità di produzione é sovrabbondante e con la bolletta paghiamo anche la sola disponibilità delle centrali, senza che debbano necessariamente produrre.

Come in occasione della recente emergenza del nucleare francese, Terna ha richiamato in servizio centrali a carbone di bassissimo rendimento e quindi costosissime.

Gli errori di valutazione sugli incentivi alle rinnovabili sono stati devastanti.

Dopo lo sviluppo completamente drogato, tra il 2006 e il 2012, senza incentivi ora si é fermato tutto e stanno raccattando gli ultimi polli.

Il prezzo di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, tutti di importazione, non era legato al costo di produzione industriale ma agli incentivi che sarebbero stati erogati, per la soddisfazione di banche e finanziarie e non di un’industria che non é mai nata.

La scusa, politica e non tecnica, era di soddisfare le richieste europee sulle norme ambientali, raggiunte sì con anni di anticipo, ma che ci costano 70 €/MWh per la sola componente A3 delle bollette, su un prezzo della materia prima di 43.

Fanno 16 miliardi di euro all’anno, per i prossimi 10.

La trasmissione é in mano a Terna, che presenta trionfali bilanci, solo perché alimentati dalle nostre bollette, mentre Enel può sbilanciare la rete a piacimento mandandoci il conto in bolletta.

In merito a distribuzione e vendita al dettaglio, dal 2007 tutti possono scegliere il mercato libero, dove operano oltre 400 società di vendita delle quali, dopo dieci anni, non esiste ancora un registro ufficiale, per la gioia di truffatori e turisti energetici.

Ci sono circa venti milioni di utenti in maggior tutela, sui quali Enel, con i nuovi contatori , potrebbe mettere facilmente le mani, potendo stabilire da remoto quanto dovranno consumare.

Il mercato tutelato finirà solo nel 2019.

La quasi totalità degli utenti sa a malapena quanto spende ma non sa quanto consuma perché le bollette fatturano sempre consumi stimati in attesa di tragici conguagli.

L’Autorità per l’energia ha fatto di tutto per mantenere il parco utenti ignorante, con bollette incomprensibili.

Riceviamo decine di telefonate al mese con proposte di cambio di fornitore mentre da poco alla televisione vengono pubblicizzate le prime lotterie.

E il prezzo di mercato libero é più alto di quello tutelato, tanto per mantenere in vita un’ Autorità totalmente inutile e piegata agli interessi delle lobbies.

A nessuno interessa il contatore perché i distributori possono decidere da remoto quanto l’utente deve consumare, senza alcuna possibilità di controllo.

Non é interesse dello Stato risolvere il problema perché i consumi stimati, sempre maggiori di quelli reali, significano più accise, tasse e IVA.

Ma meno tasse per le società, che possono spostare in avanti enormi partite finanziarie.

Il perdurare di questa situazione non potrà che agevolare i gruppi societari, Enel per prima, che operano sia come venditori, che come distributori perché potranno accedere ai dati dei clienti allacciati alle loro reti: consumo, profilo orario, mancati pagamenti, richieste di stacco.

Circa il 70% dei passaggi dal mercato tutelato a quello libero avviene nell’ambito dello stesso gruppo societario.

 

Liberi di consumare energia dell’Enel

“Saremo tutti più liberi di comprare gas dall’Eni”  fu il commento di Franco Tatò sul decreto Letta che 16 anni fa intendeva liberalizzare il mercato del gas.

L’allora AD di Enel aveva ragione: il codice di rete della Snam, che trasportava tutto il gas nazionale per l’ENI, venne preso per buono dall’Autorità per l’energia e tutto restò come prima.

Con la benedizione di Renzi, Enel ha deciso ora di sostituire 40 milioni di contatori e le specifiche sono state predisposte dall’Autorità per l’energia, che non ha alcuna competenza sul tema.

Sui contatori, e sulla loro illegale gestione da remoto, dovrebbe esprimersi il MISE, a cui compete la metrologia legale ma,invece, silenzio!

Il consumatore, che nel corso degli anni ha pagato bollette sempre più care, pagherà anche i nuovi contatori che non gli serviranno a nulla.

La nuova strategia di Enel é il completamento della “felice intuizione” ( Francesco Starace – attuale AD di Enel di Tatò che creò dal nulla il contatore elettronico, che nessuno gli aveva chiesto, che Prodi legalizzò con un decreto e che nessuno ha mai capito come funzioni.

La “felice intuizione”  fu di metterci in casa, facendoceli pagare, milioni di contatori illegali perché nessun ente terzo indipendente li aveva omologati; nessuno ha mai stabilito per quanto tempo possano funzionare; sono milioni quelli con il visualizzatore spento e non possono neppure essere letti, così le bollette ci addebitano sempre consumi stimati.

Siccome i soldi li metteremo noi, come cittadini e come utenti, Enel ha deciso così di sostituirli.

Contemporaneamente, l’Autorità per l’energia ha deciso anche la sorte dei traders – non per niente appena insediatosi al vertice di Enel Starace li definì parassiti –  che saranno multati, retroattivamente, per avere speculato sugli sbilanciamenti e condizionato il mercato.

Enel, che é anche il produttore di riferimento, consoliderà così il monopolio della distribuzione e della misurazione presentandosi ai consumatori che lasceranno il mercato tutelato, con il nuovo nome – Servizio Elettrico Nazionale – che sottende una certa ambizione.

L’ interrogazione del M5S riuscirà a svegliare il Ministero, l’Antitrust o la Commissione Europea?

I decreti attuativi

Le leggi funzionano solo con i decreti attuativi ma in Italia si fanno le leggi e si ritardano i decreti, come accaduto per i contatori del gas. I governi cambiano e i decreti attuativi restano per anni nel cassetto per essere poi ripescati e ritoccati opportunamente.

Anche le direttive europee devono essere recepite e ratificate da decreti nazionali, e sono sempre in ritardo cronico come per il decreto che regola la verifica periodica dei contatori di energia elettrica.

Che si applica però ai soli contatori omologati da una direttiva europea del 2004, recepita dall’Italia nel marzo del 2007, un parte esigua di quelli installati.

Più di 20 milioni di contatori illegali, perché mai omologati da nessuno e che, per questa ragione, non possono essere verificati legalmente da nessuno, potranno continuare a funzionare illegalmente “fino a quando verranno rimossi”.

Venti milioni di utenti non sono tutelati sul dato del loro consumo e milioni di utenti non sono neppure in grado di leggere il loro contatore, perché il visualizzatore é illeggibile, e pagano le bollette alla cieca.

Stessa cosa per il gas: nel 2008 mancava il decreto attuativo della legge 236 del 1991. Si racconta che il decreto venne in realtà firmato dal Ministro ma che non arrivò mai al Poligrafico dello Stato per la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Inammissibile la situazione delle misure industriali del gas dove vetusti contatori misurano volumi di gas per centinaia di milioni di euro. A questi contatori vengono abbinati sofisticati sistemi di conversione di volume, questi si sottoposti a verifica periodica, mentre lo strumento primario, cioè quello che genera il dato  viene ignorato.

Contatori illegali misurano l’energia elettrica e contatori post-bellici il gas, ma sostituirli con quelli elettronici, sarà un’altra fregatura.

L’Autorità contro i consumatori

Nessuna tutela per il consumatore alla sostituzione di un contatore!

Lo prevede l’Autorità per l’energia“La regolazione vigente non prevede la vostra presenza all’operazione salvo che il contatore sia posto in un luogo non facilmente accessibile per il distributore in assenza del cliente finale o di un suo delegato. Inoltre non è previsto il rilascio al cliente di documentazione ai fini della certificazione della lettura di rimozione il quale, pertanto, è riconducibile a scelte operative del distributore”.

Le conseguenze sono:

  • a meno di non dover entrare in casa, il distributore può continuare indisturbato a installare contatori, omologati o  illegali, come ha fatto negli ultimi anni, senza neppure informare l’utente;
  • ammesso che riusciate a leggerlo, l’Autorità ritiene del tutto inutile che registriate i dati di consumo del vecchio contatore. Meglio invece non fidarsi di dati di bollette che magari arriveranno dopo mesi e quindi fate verbalizzare i dati di consumo.

E’ un vostro diritto!

Come quello di sapere a che titolo si presenta un terzo (il distributore) senza che il vostro fornitore vi abbia neppure informati.

E se invece il vecchio contatore non si legge o é illegale, fatelo sequestrare.

Contatori o sistemi?

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Il MISE, interpellato alla Camera, definisce “lacunosa” la legislazione per i contatori di energia elettrica.

Ma anche per quelli del gas la situazione non è chiara.

L’Autorità per l’energia impone ai distributori di gas la sostituzione dei contatori.

Anche i contatori del gas potranno essere letti e gestiti da remoto. 

La sostituzione è a carico degli utenti, che la pagheranno a rate con le bollette.

Sarebbe stato sufficiente imporre ai distributori di leggere sistematicamente i contatori, come la regolazione prevede, ma era troppo semplice e poco costoso per gli italiani che pagano già il gas più caro d’Europa.

I nuovi contatori del gas sono omologati da laboratori europei accreditati, fabbricati e provati in accordo alla direttiva europea nota come MID.

La direttiva stabilisce esclusivamente il criteri d’immissione sul mercato dei contatori ma non definisce il “sistema di misura” del quale lo strumento sarà parte integrante e con il quale interagirà.

In Italia il sistema non è stato omologato dal MISE – Ministero dello Sviluppo Economico – a cui unicamente compete la metrologia legale.

Quindi, non solo il contatore, ma é l’intero sistema di misura a dover essere legalizzato, per assicurare l’utente che non ci siano interferenze sulla trasmissione del dato di consumo. 

Non legalizzando il sistema, si ricade nella medesima situazione dei contatori di energia elettrica, gestiti da remoto senza il controllo di nessuno.

Addebitare il consumo in base a un dato teletrasmesso é diverso dal farlo in base a quanto indicato dal contatore e la legge non lo ammette.

In caso di contestazione, il distributore deve dimostrare il corretto funzionamento del contatore ma spetta al fornitore dimostrare al cliente la rispondenza di quanto fornito con quanto indicato dal contatore.

La direttiva MID stabilisce inequivocabilmente che “è il dato generato del contatore l’unico valido per la transazione”, indipendentemente da come venga poi gestito.

Misurare gas non è un’operazione semplice con l’aggravante che, solo in Italia, si utilizza anche un’unità di misura illegale,lo standard metro cubo.

Quanti pesi e quante misure?

Adeguandosi alla sentenza della Corte Costituzionale n. 113 del 29 aprile/18 giugno 2015 che ha dichiarato ” l’illegittimità costituzionale dell’art. 45, co. 6 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura”.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che, deve ritenersi affermato il principio che tutte le apparecchiature di misurazione della velocità – elemento valutabile e misurabile – devono essere periodicamente tarate e verificate nel loro corretto funzionamento, che non può essere dimostrato o attestato con altri mezzi quali le certificazioni di omologazione e conformità (Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 11 maggio 2016, n. 9645).

La sentenza vale per la velocità – valutabile e misurabile – ma non si applica né ai contatori della luce né a quelli del gas. Come mai ?

La metrologia legale e i contatori 2G

Un simposio promosso dal Politecnico di Milano trattava di metrologia legale (documenti consultabili qui).

Esaminati gli aspetti scientifici, legali e regolatori il quadro è devastante.

Leggi dello Stato, decreti legislativi su delega del Parlamento, decreti ministeriali, circolari ministeriali, recepimenti di direttive comunitarie e decreti del Presidente della Repubblica si sovrappongono e rendono la situazione sempre più complicata.

I relatori hanno manifestato dubbi comuni sull’applicabilità dei decreti e, in particolare,  sulla costituzionalità di un decreto che discrimina i consumatori, tra quelli escussi sulla base delle indicazioni di contatori illegali, e gli altri.

I contatori di energia elettrica, pur essendo illegali, possono continuare ad essere utilizzati nel rapporto tra terzi “fino a quando non verranno rimossi”

Il gas naturale,invece, viene conteggiato e successivamente corretto, con addebito ai consumatori di  volumi non già indicati dal contatore ma dal correttore; fatturati poi in unità di misura né legali, ma scientifiche.

A cosa serve, ammesso che si possa, provare un contatore elettronico che è solo uno dei componenti un sistema complesso di tele-gestione con il quale il contatore interagisce?

Per quale ragione il sistema non é stato ancora definito? Perché non vengono rese pubbliche, e comunicate agli organi di controllo, le modalità d’interazione? Come viene garantita la sicurezza del dato di consumo che paghiamo con la bolletta?

Perché un decreto stabilisce che il titolare di un contatore di energia elettrica sia “colui il quale è titolare del diritto di proprietà, ovvero colui che ha la responsabilità della misura”, mentre un altro decreto stabilisce che titolare di un contatore di gas é chi, a qualsiasi titolo, ne ha la disponibilità ?

Sono interrogativi che restano senza risposta e, nel frattempo, i sequestri continuano.

Il responsabile dell’Ufficio Metrico di Milano concludeva il suo intervento affermando che “in ogni stato di diritto la civiltà della misura diventa misura della civiltà”.

Dopo un anno ci stanno sostituendo i contatori del gas con quelli elettronici e per quelli della luce l’Autorità per l’energia ha emesso ieri una delibera che non prende in considerazione gli aspetti di metrologia legale come la definizione di “sistema di smart metering” e la proprietà del contatore. Ma l’Autorità dell’energia non ha competenza in questo campo.

Il sequestro dei contatori

Interpellato alla Camera, il Ministero  non lo ammette, ma a Milano il locale Ufficio Metrico fa sequestrare i contatori illegali dalla Prefettura.

Uno degli ultimi provvedimenti riguardava  64 contatori, installati in un edificio del centro di proprietà del Comune.

Sono previste sanzioni per il distributore, cioè la società che li ha installati e li gestisce, e per il fornitore, che incassa quanto gli viene comunicato dal distributore.

Sono decine di milioni i contatori che operano nella stessa situazione e se tutti gli Uffici Metrici si comportassero come a Milano, 700 € di sanzione per ogni contatore farebbero una bella cifra.

La responsabilità principale é quindi del distributore, che ha installato strumenti illegali, e il fornitore dovrà rivalersi su si esso.

In un servizio di Rai Report del 2005, alla domanda della giornalista:

“Posso chiedere al MAP se un contatore della luce, voi che siete il Ministero delle attività produttive e vi occupate di metrologia legale, se pensate che sia uno strumento metrico o no e mi potete rispondere no o mi potete rispondere si”

venne risposto:

“No! No perché capisco come è capziosa questa domanda è questo il mio problema. Nel senso che questo significa che a un certo punto poi la conclusione è allora i contatori non sono controllati da nessuno e c’è un mercato che non è controllato e il consumatore non è cautelato. Io questo non riesco a capire e quindi a questa domanda non rispondo. Domande capziose che possono essere capovolte anziché nel ben fare nel cattivo fare”

Dopo dieci anni, gli ispettori dell’Ufficio Metrico di Milano non sono stati interdetti e continuano a fare il loro lavoro mentre il Ministero, come dieci anni fa, fa finta di niente.