Per capire la privatizzazione delle autostrade basta ascoltare il prof. Ponti (puntata di Report del 2004) che ora verifica, per il governo, sostenibilità economica delle grandi opere.
Nel 2005, Report affrontò il tema dei controlli degli strumenti di misura e, nello specifico, dei contatori di energia elettrica, concludendo che non erano strumenti legali e che nessuno, salvo Enel, poteva controllarne il corretto funzionamento.
Tutta l’energia elettrica nazionale era misurata da strumenti illegali e, nonostante i sequestri di Milano, nessuno ci fece caso.
Il dirigente del MISE disse alla giornalista che “le domande erano capziose e che le sue risposte sarebbero potute andare contro gli interessi dello Stato”.
Come per Autostrade, e quindi per concessione, Enel misura ancora oggi tutta l’energia distribuita in Italia e sta sostituendo decine di milioni di contatori, illegali,con altrettanti sistemi di misurazione, illegali.
In completa autonomia, e senza alcun controllo,Enel misurerà la bolletta energetica nazionale, con l’aggravante di poterne influenzarne anche il prezzo di mercato, vista la posizione dominante anche nell’attività di produzione dell’energia elettrica.
Il caso Enel è analogo a quello di Autostrade, tariffe in luogo di pedaggi.
Ogni tanto ne viene chiesto l’aumento, l’Autorità per l’energia, dopo un po’ di melina, accetta e l’Antitrust dorme.
Stesso discorso vale per Terna che, sempre per concessione, trasporta l’energia elettrica in alta tensione.
E’ dagli anni ’60, che il governo di turno nazionalizza, privatizza, liberalizza, tiene sotto tutela o libera il consumatore italiano che, in questo modo, paga le bollette più care in Europa.
La regola sembra sempre la stessa: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite e purtroppo, nel caso del ponte, anche di vite umane.
Contro ogni regola europea, le concessioni sono segreto di stato e il nuovo governo sembra intenzionato a metterci mano, senza che vengano prorogate, in automatico, a ogni scadenza.
La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è la più grande bufala propinata agli italiani da vent’anni e una qualsiasi bolletta ne è la prova evidente.
La fede pubblica delle transazioni commerciali, che era e resta di responsabilità del MISE, è andata a farsi benedire diciotto anni fa, quando gli uffici provinciali metrici sono stati soppressi e gli ispettori sono passati alle dipendenze delle CCIAA, in palese conflitto d’interesse con quei compiti di tutela chiamati ad assicurare per legge.
Il decreto Bersani, che intendeva liberalizzare il settore, prevedeva la creazione di venti aree di distribuzione, che avrebbero creato sì una vera concorrenza, cosa che invece non si è mai realizzata.
E non si è mai realizzato l’umbundling, cioè la netta separazione tra le attività di produzione, distribuzione e vendita.
Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto comportare l’annullamento del contributo derivante dall’attività monopolistica di distribuzione nei risultati complessivi di Enel, dove invece rappresenta oggi l’80%.
Secondo alcuni articoli di stampa di questi giorni, il governo sembra ignorare che, dopo Autostrade, la madre di tutte le concessioni è proprio quella di Enel.