MPS e Sorgenia

Dicono che i business plan delle ultime centrali a ciclo combinato realizzate da Sorgenia si basassero sull’unico presupposto: “se non le facciamo noi le fa qualcun’altro, e dei numeri chissenefrega”.

All’inizio del nuovo millennio l’economia tirava e nessuno prevedeva che la domanda di energia elettrica si sarebbe arrestata e che gli incentivi avrebbero fatto esplodere le energie rinnovabili.

Due evenienze che misero in letargo, per anni,  le centrali appena costruite, alcune proprio da Sorgenia.

E infatti la lista degli incagli MPS comprendeva Sorgenia, il ramo elettrico della famiglia De Benedetti, indebitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario.

La sola Mps si era caricata di ben un terzo di quel fardello: seicento milioni erano appannaggio del solo istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente rispetto al pool di 15 istituti che avevano finanziato la società elettrica finita gambe all’aria.

I De Benedetti, di fronte alla crisi irreversibile, non si sono resi disponibili a ricapitalizzare come richiesto dalle banche che hanno così convertito l’esposizione creditizia in azioni.

Mps si ritrova ora azionista della Nuova Sorgenia con il 17% del capitale e, per rientrare dal debito, occorrerà risanare la società, magari ogni tre anni come Alitalia, e poi venderla. Nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni di euro.

Oltre ai debiti dell’ingegnere, che sembra pagheremo noi, va ricordato che il “capacity payment” che paghiamo con le bollette proprio per non utilizzare anche le centrali della Sorgenia e per tenerle semplicemente a disposizione, vedi mai ….un domani…

La Nuova Sorgenia vi telefonerà anche a casa, proponendovi nuovi contratti di fornitura di gas e luce ma senza alcun sconto, anche se avrete pagato i suoi debiti.

Breve storia dell’energia (3): liberalizzazione, tangenti e rinnovabili

Lo scherzetto degli incentivi, dal CIP6 in avanti, permetterà di scaricare in bolletta qualsiasi balzello; il canone RAI, che con l’energia elettrica non ha nulla a che vedere,ne è un esempio.

Dal 1995 é AEEG – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas – che stabilisce come gli incentivi dovranno essere spalmati nelle bollette.

Siccome però è meglio che l’utente non sappia come gli vengono sottratti i soldi,ecco le bollette sempre più complicate.

Il 1999 è l’anno  della liberalizzazione e del decreto Bersani; visti i risultati, in termini di costo e di qualità di servizio, il fallimento é evidente.

Nel 2002 Enel vende il 60% della sua capacità produttiva e la rete di trasmissione ma  mantiene il monopolio della distribuzione di piazzandoci in casa decine di milioni di contatori illegali.

Enelpower si lancia in ardite e sconclusionate acquisizioni all’estero mentre in Italia i vertici si spartiscono le tangenti.

L’energia viene ora venduta alla borsa elettrica; qualcuno cerca di tagliare fuori ENI, impegnandosi direttamente con i Russi per il gas. Enel lo va a cercare in Nigeria, s’impegna a comprarlo ma poi non riuscirà a farlo arrivare in Italia.

Senza una strategia e con la benedizione delle banche, le centrali esistenti vengono convertite a gas e ne vengono costruite nuove dovunque.

Le ultime non sono ancora entrate in servizio, ma ne abbiamo già pagata una parte con il buco MPS che ha salvato anche Sorgenia, quando il sistema scopre la vera energia rinnovabile, quella da sole e vento.

Verrà trionfalmente incentivata con le bollette e con i cinque conti energia.

Pagheremo tutto noi: oggi 15 miliardi di euro all’anno e per vent’anni.

Con la garanzia delle bollette, le banche finanziano qualsiasi progetto: c’è chi mette i terreni e chi addomestica i funzionari comunali; i pannelli sono cinesi progettati in Germania.

I primi ad annusare l’affare sono i fondi verdi stranieri che oggi incassano incentivi multipli del prezzo d’energia in borsa.

Come accaduto per il CIP6, si assegnano anticipatamente i diritti anche a piccole società locali, spesso legate all’illegalità e al malaffare; si specula sulla rivendita dei diritti e gli utili finiscono esentasse in Lussemburgo.

Le rinnovabili, e il crollo della domanda, mettono definitivamente fuori mercato le centrali a gas appena ultimate. Tra i più attivi c’è  Sorgenia, che verrà salvata da MPS.

Li pagheremo noi, come paghiamo il “capacity payment” : paghiamo le centrali perché non producano.

Adesso tutti vogliono chiuderle, Enel per prima 23, perché non sono remunerative e abbiamo una potenza installata più che doppia del picco della domanda.

Sono tutti indebitati e cercano compratori e alleati.

Enel sembra ripetere gli stessi errori di Enelpower,con investimenti all’estero nelle rinnovabili di dubbio ritorno economico.

L’industria elettromeccanica nazionale è sparita: Ansaldo è dei cinesi che entrano anche nel capitale dei nostri fondi infrastrutturali e delle stesse strutture.

(continua…)

Quale politica energetica?

Consumiamo l’energia elettrica più cara in Europa e la domanda cala da anni.

Perché le bollette sono sempre più care se la domanda cala e il prezzo del petrolio è ai minimi?

Dimenticati i 350 TWh annui di un tempo, la produzione del 2015 è stata di 271 TWh e il calo previsto nel 2016 è di un ulteriore 3%.

Le industrie se ne sono andate, quelle che sono rimaste producono meno e il risparmio energetico ha fatto il resto.

L’energia da sole e vento rappresenta 15% del totale; le centrali a fossile producono la metà di quanto producevano otto anni fa.

La potenza installata è due volte il picco della domanda, eppure importiamo quasi il 20% del fabbisogno, prevalentemente dalla Francia, e ce ne stiamo accorgendo in questi giorni.

Vecchie centrali a olio combustibile e nuovissime a gas sono spente.

Non  sbottigliamo al nord l’energia prodotta dal sole al sud e neppure quella prodotta al sud verso la Sicilia.

Invece delle linee di trasmissione, abbiamo costruito centrali e ora ne paghiamo la sola disponibilità, cioè anche se non producono.

Solo ora Enel ne chiude 23 dopo che ci sono costate miliardi di euro per produrre poco o niente per anni o produrre in emergenza a prezzi stellari.

L’obiettivo europeo è stato raggiunto otto anni prima del 2020 ma le rinnovabili ci costeranno 13 miliardi all’anno, per i prossimi quindici.

Senza il nucleare, il carbone resta il combustibile più economico e sicuro al mondo per disponibilità. Tutti lo usano ma noi no perché non filtriamo gli scarichi dei camini.

In Francia producono energia da nucleare che noi importiamo per miliardi di euro. Ci renderemo conto nei prossimi mesi di quanto ci costerà questa dipendenza.

Da noi é stato molto più semplice chiedere al popolo cosa ne pensasse del nucleare, subito dopo l’incidente di Chernobyl.

Recentemente é stato chiesto al popolo cosa pensasse delle trivellazioni marine, ma il popolo é andato al mare.

Nel ’92, quando Tangentopoli scoprì il marcio delle commesse Enel, inventarono il CIP6 che finanziava impianti a energia rinnovabile e “assimilata” nella quale finirono rifiuti, scarti di raffineria e porcherie varie; dopo 24 anni, lo paghiamo ancora con le bollette.

In Spagna, Germania e Danimarca l’energia eolica prodotta è doppia della nostra; la Germania ha investito nell’industria del fotovoltaico, mentre noi arricchivamo i cinesi, che producevano i pannelli su licenza tedesca, le banche e i fondi.

La mancanza di una strategia energetica di lungo termine ha permesso la costruzione di inutili centrali a gas e allo stesso tempo ha esageratamente incentivato le rinnovabili, indebitando i consumatori di questa e della prossima generazione.

Bisognerebbe fare reti di trasmissione e di distribuzione, e dedicare risorse allo sfruttamento delle ultime centrali idroelettriche reversibili, a quelle a carbone e agli accumuli di energia.

Bisognerebbe poi cominciare a pensare all’elettrificazione del trasporto su strada.

Il ruolo dell’energia rinnovabile, devastante per gli incentivi che paghiamo con bolletta, e  clamorosa rendita per quelli che la producono, è sempre più importante.

Secondo Terna é un fenomeno “repentino e inatteso e le centrali sono distanti dai luoghi classici di consumo, nei quali sorgono gli impianti manifatturieri, ossia al nord”

Se per le rinnovabili, e per il fotovoltaico in particolare, la naturale localizzazione era il Sud, perché sono state costruite centrali convenzionali a gas al Sud se non servivano?

Così paghiamo noi  il capacity payment, con le bollette abbiamo salvato Sorgenia indebitata per miliardi con MPS.

Dovevamo diventare un hub europeo del gas ma abbiamo tenuto sotto embargo i russi mentre i tedeschi ci facevano affari e il proprio personale gasdotto sotto il Baltico..

Aver lasciato il settore in balia delle “libere” forze di mercato, dal decreto Bersani in poi, ci ha portati allo sfascio a totale carico dei consumatori e dei cittadini: la logica di mercato è di breve termine, mentre il ciclo degli investimenti di questa entità è su scala trentennale.

Il mercato va bene se limitato ai beni di consumo ma sulle infrastrutture energetiche occorreva una logica nazionale, o europea, coerente e univoca, per non distruggere valore.

Tutti s’illudono che il mercato sia la forma di allocazione ottimale delle risorse ma questa teoria, e il mercato elettrico ne è un chiarissimo esempio, non sempre funziona: ne stiamo pagando e ne pagheremo le conseguenze.

Il frettoloso e raffazzonato documento di Strategia Energetica Nazionale, firmato da Clini e Passera sul letto di morte del governo Monti, non é altro che una dichiarazione d’intenti presa per buona dai saggi di Napolitano, qualcuno dei quali finito nei guai, da quelli di Letta e infine da Renzi.

Con il risultato che continueremo a perforare il paese tra un terremoto e l’altro.

 

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