Il decreto Bersani del 1999 intendeva liberalizzare il settore dell’energia elettrica.
Nel 2014, una delibera dell’antitrust dimostrava che l’obbiettivo era ancora lontano,oggi lo é ancora di più e paghiamo l’energia più cara d’Europa.
Prima del decreto Bersani, Enel gestiva l’intera filiera: produzione, trasmissione, distribuzione e vendita.
Le municipalizzate gestivano le reti elettriche di alcune grandi città e i grandi gruppi industriali, che producevano energia per il proprio consumo, ne riversavano altrettanta o di più in rete, energia trionfalmente incentivata dal CIP6.
Enel ha poi venduto un terzo della sua capacità produttiva ma, con gli attuali 32 GW di potenza installata, é in grado di condizionare facilmente il mercato.
Nel 2014, Enel ha distribuito e misurato l’85% dell’energia elettrica consumata in Italia, per otto miliardi di euro prelevati direttamente dalle bollette. L’energia viene misurata da 35 milioni di contatori fabbricati, e gestiti da remoto, dalla stessa Enel.
L’Antitrust scriveva di posizione dominante, dell’esclusiva disponibilità di dati di consumo, di coefficienti di trasformazione dei contatori noti solo a Enel e di una “articolata strategia volta a ostacolare e danneggiare l’operatività e la crescita di società concorrenti e la possibilità di utilizzare la stessa linea elettrica per la trasmissione dei dati di consumo può costituire un rilevante vantaggio per Enel, che va a danno diretto dei consumatori e consolida la posizione del gruppo Enel sui mercati della vendita”.
Enel, che gestisce le reti di distribuzione, i contatori e i dispositivi di interconnessione nella maggior parte dei comuni italiani, ha deciso quest’anno di sostituire, a spese dei consumatori, 44 milioni di contatori che non potranno che consolidare la sua posizione di monopolio.
Posizione che si è rafforzata negli anni, perché i consumi, che il decreto Bersani ipotizzava in costante aumento, sono invece tornati a quelli di dieci anni fa.
Per la vendita il decreto dava la possibilità di acquistare energia sul libero mercato, dai grandi consumatori (oltre 20 GWh di consumo) fino alla completa liberalizzazione di tutte le utenze, comprese quelle domestiche.
Chi non sceglieva il mercato libero continuava ad essere servito dalla società di distribuzione locale a un prezzo definito trimestralmente dall’Autorità.
Qual’è la situazione dopo 18 anni?
La capacità di produzione é sovrabbondante e con la bolletta paghiamo anche la sola disponibilità delle centrali, senza che debbano necessariamente produrre.
Come in occasione della recente emergenza del nucleare francese, Terna ha richiamato in servizio centrali a carbone di bassissimo rendimento e quindi costosissime.
Gli errori di valutazione sugli incentivi alle rinnovabili sono stati devastanti.
Dopo lo sviluppo completamente drogato, tra il 2006 e il 2012, senza incentivi ora si é fermato tutto e stanno raccattando gli ultimi polli.
Il prezzo di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, tutti di importazione, non era legato al costo di produzione industriale ma agli incentivi che sarebbero stati erogati, per la soddisfazione di banche e finanziarie e non di un’industria che non é mai nata.
La scusa, politica e non tecnica, era di soddisfare le richieste europee sulle norme ambientali, raggiunte sì con anni di anticipo, ma che ci costano 70 €/MWh per la sola componente A3 delle bollette, su un prezzo della materia prima di 43.
Fanno 16 miliardi di euro all’anno, per i prossimi 10.
La trasmissione é in mano a Terna, che presenta trionfali bilanci, solo perché alimentati dalle nostre bollette, mentre Enel può sbilanciare la rete a piacimento mandandoci il conto in bolletta.
In merito a distribuzione e vendita al dettaglio, dal 2007 tutti possono scegliere il mercato libero, dove operano oltre 400 società di vendita delle quali, dopo dieci anni, non esiste ancora un registro ufficiale, per la gioia di truffatori e turisti energetici.
Ci sono circa venti milioni di utenti in maggior tutela, sui quali Enel, con i nuovi contatori , potrebbe mettere facilmente le mani, potendo stabilire da remoto quanto dovranno consumare.
Il mercato tutelato finirà solo nel 2019.
La quasi totalità degli utenti sa a malapena quanto spende ma non sa quanto consuma perché le bollette fatturano sempre consumi stimati in attesa di tragici conguagli.
L’Autorità per l’energia ha fatto di tutto per mantenere il parco utenti ignorante, con bollette incomprensibili.
Riceviamo decine di telefonate al mese con proposte di cambio di fornitore mentre da poco alla televisione vengono pubblicizzate le prime lotterie.
E il prezzo di mercato libero é più alto di quello tutelato, tanto per mantenere in vita un’ Autorità totalmente inutile e piegata agli interessi delle lobbies.
A nessuno interessa il contatore perché i distributori possono decidere da remoto quanto l’utente deve consumare, senza alcuna possibilità di controllo.
Non é interesse dello Stato risolvere il problema perché i consumi stimati, sempre maggiori di quelli reali, significano più accise, tasse e IVA.
Ma meno tasse per le società, che possono spostare in avanti enormi partite finanziarie.
Il perdurare di questa situazione non potrà che agevolare i gruppi societari, Enel per prima, che operano sia come venditori, che come distributori perché potranno accedere ai dati dei clienti allacciati alle loro reti: consumo, profilo orario, mancati pagamenti, richieste di stacco.
Circa il 70% dei passaggi dal mercato tutelato a quello libero avviene nell’ambito dello stesso gruppo societario.
Atto n. 4-05005 Senato della Repubblica
Pubblicato il 17 dicembre 2015, nella seduta n. 555
SCALIA , ROMANO , CERONI , DALLA ZUANNA , FASIOLO , FABBRI , MASTRANGELI , CONTE , AMATI , PAGLIARI – Al Ministro dello sviluppo economico. –
Premesso che:
il decreto legislativo 93 del 2011, di attuazione delle direttive 2009/72/CE, 2009/73/CE e 2008/92/CE relative a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, del gas naturale e ad una procedura comunitaria sulla trasparenza dei prezzi al consumatore finale industriale di gas e di energia elettrica, pone particolare attenzione alle società verticalmente integrate che gestiscono nel mercato libero, contemporaneamente, con evidente conflitto di interessi, la produzione, la rete e la vendita di energia elettrica;
la direttiva UE mette sull’avviso gli Stati membri circa il comportamento delle società verticalmente integrate, le quali, potendo agire con un evidente potere monopolista, potrebbero non solo danneggiare il consumatore, creando discriminazioni, ma potrebbero danneggiare economicamente e finanziariamente loro stesse (e quindi, se pubbliche, anche l’intera comunità), dati i relativi indipendenza e potere di cui godono, con governance che potrebbero essere portate ad effettuare investimenti rischiosi, approfittando del sicuro cash flow che garantisce loro il monopolio della rete;
lo stesso decreto legislativo n. 93 del 2011 ha, infatti, già determinato un cambio epocale nel settore del gas, con ricadute positive nel mercato, eliminando un conflitto di interessi che non lo rendeva efficiente, e con netta separazione fra rete e vendita e con conseguente e positivo rafforzamento delle attività a mercato libero, anche a livello internazionale, dei campioni nazionali del gas;
nel settore elettrico, invece, permane ancora l’integrazione verticale i cui problemi recentemente e nuovamente sembrano essere stati posti all’attenzione dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico (AEEGSI), la quale, in un’apposita delibera, n. 467 del 2015, evidenzia la possibilità che si sia verificato un grave comportamento discriminatorio nei confronti di un operatore storico, Esperia, eliminato da Enel distribuzione, monopolista della rete, facente parte del conglomerato della società verticalmente integrata Enel;
da informazioni ricevute da Esperia, che ha richiesto l’accesso agli atti dell’Autorità relativamente alla citata delibera n. 467 che la riguarda, sembrerebbe emergere una gestione del tutto privatistica di Enel distribuzione nei confronti degli operatori del mercato elettrico, con il chiaro intento di dominare non solo la rete elettrica ma il sottostante mercato libero, anche eliminando dalla rete gli operatori che si dimostrano critici nei confronti dell’attuale mercato elettrico, connotato da elevatissimi prezzi al consumatore,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica;
se Enel distribuzione adotti norme contrattuali e di comportamento predisposte dall’AEEGSI per la definizione dei rapporti con suoi clienti di rete;
se nella gestione dei suoi affari interni e di relazione con i clienti della rete, Enel distribuzione coinvolga le strutture della corporate;
se Enel distribuzione pretenda autonomamente ed unilateralmente il pagamento degli oneri di rete che gli operatori devono raccogliere presso i clienti, ancor prima che gli stessi operatori possano riceverli dai clienti; e se, nei casi di endemica difficoltà di riversamento di detti oneri da parte degli operatori, Enel distribuzione gestisca il ritardo in via discrezionale concedendo piani di rientro di diverso tenore e valore ed ammettendo diversi livelli di ritardi nei pagamenti, a seconda dello stato delle relazioni esistenti fra Enel egli operatori stessi;
nel caso specifico dello storico operatore Esperia, se risulti se siano state adottate decisioni, quale l’eliminazione dalla rete, anche se in condizioni oggettivamente meno gravi di quelle di altri operatori ammessi, invece, a piani di rientro ed agevolazioni e, quindi, non eliminati dalla rete.
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