Grande risalto mediatico alle concessioni di centrali di produzione di energia rinnovabile, vinte a da Enel all’estero.
I prezzi di aggiudicazione, che comprendono la costruzione degli impianti e la vendita ventennale dell’energia prodotta, sono un decimo di quanto i produttori italiani incassano con i primi conti energia.
Con la voce “oneri di sistema” della bolletta il consumatore rende felici i produttori di energia rinnovabile.
Sono 13 miliardi di euro all’anno, per i prossimi dieci, eppure si organizzano simposi dove si parla a vanvera di grid parity che si dovrebbe raggiungere quando l’energia elettrica, prodotta con sole e vento, costa quanto produrla con il fossile, e le due energie sono disponibili in rete.
Ma, dipendendo da sole e vento, l’energia da rinnovabile é discontinua e allora il consumatore paga i produttori solo per tenere ferme, ma pronte a funzionare, le centrali a fossile , cioè a gas, carbone o petrolio.
Vero é che con sole e vento migliora il clima, ma quanto ci costa e chi ci guadagna?
La grid parity andrebbe sempre valutata da due punti di vista: da quello di chi l’energia la produce, e la vende, e da quello di chi la acquista.
Al consumatore italiano la grid party interessa molto meno di chi invece gliela offre, certificata, con una certa leggerezza, e ad un prezzo di affezione.
In Italia le grid parity sarebbero due: quella raggiunta con gli incentivi e l’altra che, senza incentivi, in realtà non esiste. Non esiste perché se ci fosse stata avrebbe ridotto drasticamente la differenza tra il prezzo all’ingrosso e quello al dettaglio, cosa che invece non é accaduta.
La grid parity all’italiana è onirica: bello bruciare meno fossile e mantenere l’aria pulita, peccato però che tutto venga posto a carico dei consumatori.
Per il consumatore é anzi andata molto peggio perché ora non solo non approfitta del basso prezzo del petrolio ma paga l’energia più cara in Europa.
Se avessimo per tempo previsto queste distorsioni e avessimo sbottigliato il sole del sud verso il nord, o solo verso la Sicilia, o il vento della Sicilia verso il continente, potremmo oggi parlare di grid parity.
Avessimo, con tali risorse, strutturato una filiera industriale.
Nulla! I pannelli sono cinesi, le pale eoliche danesi o tedesche, gli inverters cinesi o tedeschi, i quadri di potenza francesi e tedeschi, i contatori cinesi, commercializzati e controllati dal distributore monopolista, di proprietà della stessa società che vince le concessioni all’estero.
In compenso i fondi verdi ci sfilano i soldi dalle tasche a ogni bolletta e li spediscono esentasse in Lussemburgo, per la soddisfazione di banche e finanziarie estere.
Alla fine avremo speso centinaia di miliardi e non avremo creato nulla se non una montagna di debiti, che peseranno sulla prossima generazione.
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