I recenti blackout di Milano sono la prova che non sempre il gettito delle bollette viene utilizzato per migliorare il servizio per il quale è destinato.
Questo è un post di cinque anni fa sulla avventura,finita male, di A2A in Montenegro.
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I progetti, per i quali l’Italia chiede il finanziamento europeo, sono sempre meno numerosi di quanto potrebbero esserlo.
Così un progetto inutile, ma ben presentato, viene approvato ma poi a nessuno importa che i soldi vadano sprecati.
E’ il caso della interconnessione elettrica con il Montenegro, sulla quale il governo insiste.
Un opera che va avanti solamente perché sarà pagata con le nostre bollette e non è chiaro a vantaggio di chi.
E’ una linea elettrica sottomarina di 400 km, tra Abruzzo e Montenegro, capace di scambiare 6 TWh/anno ( ndr. la domanda nazionale é di circa 300 TWh).
Spenderemo più di un miliardo di euro –erano 760 milioni nel 2010 – con copertura europea di solo 60 milioni, per importare energia “economica e rinnovabile” dal Montenegro.
E’ un’idea di una decina di anni fa, quando la nostra sotto-capacità produttiva di energia stava per venire colmata dalle centrali a gas, poi costruite dovunque e senza criterio.
Invece i consumi calarono drasticamente, esplosero le energie rinnovabili e ora si produce più energia del necessario; e quindi non c’è più alcun alcun bisogno di importare energia dal Montenegro.
Ma nel 2011, non se ne conoscono le ragioni,viene firmato l’accordo.
Il governo diceva di voler ridurre il costo della bollette e cancellare definitivamente l’elettrodotto con il Montenegro sarebbe una buona occasione per dimostrare che fa sul serio, e invece:
“Il Governo, nonostante il cambiamento di scenario, continua a considerare valido il progetto di interconnessione e garantisce che non ci saranno ricadute sulla bolletta degli italiani, mentre ci sono senz’altro una serie di obblighi che il Governo italiano si è assunto e che andranno rispettati, ma che saranno compensati, a suo parere, dai vantaggi derivanti dall’interconnessione stessa”.
Le parole erano di De Vincenti, allora vice-ministro dello Sviluppo economico, e vanno interpretate: “non sappiamo bene a cosa servirà la linea, però intanto la facciamo, confidando negli astri e sicuri che i costi verranno sostenuti dalle bollette, anche se vi dico che non è così”.
Le operazioni energetiche nei Balcani sono raccontate da una puntata di Rai Report.
Si parte così con idee confuse, verso un paese, il Montenegro, per nulla trasparente, utilizzando A2A come testa di ponte e facendole comprare partecipazioni che le faranno perdere centinaia di milioni.
La linea non c’è e non si sa ancora se verrà costruita ma intanto si firmano accordi, si prendono impegni, si assegnano appalti e così, anche se é chiaro che la linea non servirà a nessuno, non riusciamo più a fermarla.
Il nuovo presidente di A2A conferma che la permanenza in Montenegro è legata alla realizzazione dell’interconnessione con l’Italia, ma ammette “non so però se all’Italia servirà ancora energia dal Montenegro”.
Terna non si pronuncia perchè, nel caso, costruirà la linea e incasserà una montagna di soldi, e allora chiediamoci come è possibile importare energia da un paese che produce solo il 60% dei suoi consumi e riceve il restante dalla Serbia, che viene prodotto per la metà con carbone.
E la stessa energia elettrica montenegrinaè prodotta per il 40% da una centrale a lignite.
Quindi, la maggior parte dell’energia che importeremmo dal Montenegro sarebbe prodotta con il carbone.
Ma non doveva essere tutta energia rinnovabile? E non è forse il momento di capire meglio quello che sta succedendo nei Balcani, con le ultime mosse dei Russi?
E non sarebbe meglio dedicare risorse a casa nostra per migliorare le reti?