Contatori e privacy/1

Il parere di un avvocato, e lettore del blog, é che i contatori che Enel intende installare in più di trenta milioni di case, saranno talmente intelligenti da violare la nostra privacy.

Dopo la telefonia, con whatsapp e sms che rimangono nella memoria dei centri operativi, arriva il grande fratello anche in un altro servizio essenziale.

Misurandoci luce e gas ogni, e ad intervalli ristretti di tempo, sapranno di quanta potenza abbiamo bisogno, rispetto a quella che comunque paghiamo, quando ci facciamo una doccia o quando andiamo nella seconda casa, quando avviamo il condizionatore o il forno a microonde.

A cosa serve il garante per la privacy se uno dei suoi compiti é proprio di: “vietare in tutto od in parte, ovvero disporre il blocco del trattamento di dati personali che per la loro natura, per le modalità o per gli effetti del loro trattamento possano rappresentare un rilevante pregiudizio per l’interessato”.

The “internet of things” sbandierata continuamente da chi vuole metterci in casa i nuovi contatori, facendoceli anche pagare, violerà la nostra vita privata e darà in pasto a terzi le nostre abitudini. Gli stessi che poi ci telefoneranno ogni sera per proporci qualcosa. Si avvierà inoltre un florido mercato di dati sulle nostre tasche.

La sostituzione dei contatori

Ci stanno sostituendo i contatori del gas e un lettore di Milano riceve un avviso da una società che nemmeno conosce, perché non é quella che gli invia la bolletta.

L’avviso infatti é del distributore, quello che, in teoria, dovrebbe venire a leggerci il contatore,ma poi non viene mai e così paghiamo sempre consumi stimati.

Della sostituzione dovrebbe avvisarci il fornitore – che é la nostra controparte contrattuale – ma non é così: é il distributore che avvisa per conoscenza.

Invece di venire a leggere i contatori, come in tutta Europa, i distributori, con la benedizione dell’Autorità per l’energia, hanno deciso di sostituirli con quelli elettronici per un unica ragione, perché li pagheremo noi con le bollette.

Ci raccontano che é tutto gratuito ma non é vero: centinaia di euro spalmati negli anni per un servizio del tutto inutile per il consumatore, il quale già non legge il contatore meccanico e non leggerà neppure quello elettronico.

In compenso il nuovo contatore sarà letto e gestito da remoto consentendo a chi lo controlla di decidere cosa dovremo consumare.

Restano infatti irrisolti rilevanti problemi di metrologia legale di competenza del  MISE – Ministero dello Sviluppo Economico – che non si pronuncia da decenni.

Per il gas viene data facoltà al consumatore di chiedere la verifica metrologica del contatore installato, consigliata sempre e in particolare nel caso il vostro contatore sia stato fabbricato prima del 1980, perché costa solo cinque euro.

Ma la stessa facoltà non viene invece concessa per i contatori della luce che, essendo illegali non possono neppure essere provati in contraddittorio perché mancano le norme di riferimento.

La loro sostituzione comporterà quindi la distruzione della prova di misurazioni illegali.

 

Oneri di sistema: Bortoni

Più del 30% del valore delle bollette viene incassato da chi ci vende energia elettrica, per conto di terzi.

Per chi vende energia elettrica sono voci di costo passanti: oneri di sistema, trasporto, distribuzione e gestione del contatore.

Una recente sentenza del TAR sembra esonerare i venditori, non solo dall’obbligo di prestare garanzie, ma anche di versare ai distributori gli oneri che non siano stati effettivamente riscossi dai clienti finali.

Quella voce di costo resta così scoperta perché, per ora, i distributori non non hanno alcun titolo per riscuotere direttamente dai clienti e la morosità delle bollette, tra gas ed energia, vale miliardi di euro.

Così, per il presidente dell’Autorità “servirà un mix di soluzioni” e finirà male per che quelli che già pagano le bollette che dovranno pagare anche per quelli che non lo fanno.

Bortoni che non ritiene “opportuno che le imprese di distribuzione si interfaccino direttamente con i clienti, per ragioni di unbundling”  esprime “perplessità su soluzioni alternative che pesino in bolletta, quali un fondo ad hoc o l’imposizione della garanzia per gli oneri direttamente in capo al cliente finale”.

Il problema avrebbe potuto essere affrontato molto prima di una sentenza del TAR mentre Bortoni sa benissimo che i distributori s’interfacciano già con i consumatori, quando, senza alcun titolo, pretendono di sostituire il contatore.

Che gli oneri di sistema stessero esplodendo non é una novità, tanto che lo sempre Bortoni ipotizzava di trasferirli sulla fiscalità generale perché le bollette non sono più in grado di sostenerli. E infatti, anche per la precaria situazione del paese, la morosità aumenta.

Oggi si vorrebbe che i consumatori  fossero consapevoli dopo averli presi in giro per anni con bollette incomprensibili, imposte dalla stessa Autorità, con il risultato che nessuno conosce, tra canoni TV e letture stimate, quanto consuma.

Una regolazione seria avrebbe evitato il c.d. turismo energetico di consumatori che, nel portafoglio di agenti senza scrupoli, cambiavano fornitore ogni mese senza pagare.

La mancanza di una regolazione seria non solo ha danneggiato i venditori seri, ma tutti i cittadini che saranno chiamati, con le bollette e con le tasse, a coprire il buco.

Uno degli errori fondamentali dell’Autorità é stato quello di identificare il consumatore unicamente con un POD o un PDR, alimentando così un vero e proprio mercato illegale di questi codici, senza collegarli al numero di matricola del contatore.

Un errore che potrebbe essere evitato, adesso che vogliono sostituirceli ma, anche in questo caso, l’Autorità resta contro i consumatori.

Liberi di consumare energia dell’Enel

“Saremo tutti più liberi di comprare gas dall’Eni”  fu il commento di Franco Tatò sul decreto Letta che 16 anni fa intendeva liberalizzare il mercato del gas.

L’allora AD di Enel aveva ragione: il codice di rete della Snam, che trasportava tutto il gas nazionale per l’ENI, venne preso per buono dall’Autorità per l’energia e tutto restò come prima.

Con la benedizione di Renzi, Enel ha deciso ora di sostituire 40 milioni di contatori e le specifiche sono state predisposte dall’Autorità per l’energia, che non ha alcuna competenza sul tema.

Sui contatori, e sulla loro illegale gestione da remoto, dovrebbe esprimersi il MISE, a cui compete la metrologia legale ma,invece, silenzio!

Il consumatore, che nel corso degli anni ha pagato bollette sempre più care, pagherà anche i nuovi contatori che non gli serviranno a nulla.

La nuova strategia di Enel é il completamento della “felice intuizione” ( Francesco Starace – attuale AD di Enel di Tatò che creò dal nulla il contatore elettronico, che nessuno gli aveva chiesto, che Prodi legalizzò con un decreto e che nessuno ha mai capito come funzioni.

La “felice intuizione”  fu di metterci in casa, facendoceli pagare, milioni di contatori illegali perché nessun ente terzo indipendente li aveva omologati; nessuno ha mai stabilito per quanto tempo possano funzionare; sono milioni quelli con il visualizzatore spento e non possono neppure essere letti, così le bollette ci addebitano sempre consumi stimati.

Siccome i soldi li metteremo noi, come cittadini e come utenti, Enel ha deciso così di sostituirli.

Contemporaneamente, l’Autorità per l’energia ha deciso anche la sorte dei traders – non per niente appena insediatosi al vertice di Enel Starace li definì parassiti –  che saranno multati, retroattivamente, per avere speculato sugli sbilanciamenti e condizionato il mercato.

Enel, che é anche il produttore di riferimento, consoliderà così il monopolio della distribuzione e della misurazione presentandosi ai consumatori che lasceranno il mercato tutelato, con il nuovo nome – Servizio Elettrico Nazionale – che sottende una certa ambizione.

L’ interrogazione del M5S riuscirà a svegliare il Ministero, l’Antitrust o la Commissione Europea?

La farsa del Montenegro

La connessione elettrica con il Montenegro é solo uno dei tanti progetti che vanno avanti solo perché non si può tornare indietro.

I numeri che giustificano l’investimento non ci sono, un’analisi costi/benefici condotta da un ente indipendente neppure.

Così, proroga dopo proroga, Terna procede nella costruzione di un elettrodotto considerato “un tassello del progetto europeo di interconnessione”.

E perché proprio con il Montenegro?

Dal tempo dei governi Berlusconi, sponsor dei nostri rapporti con il Montenegro, la geopolitica energetica dei Balcani é mutata eppure, come sempre, insistiamo su progetti nati male, vecchi e basati solamente sul fatto che verranno pagati dalle bollette dei consumatori.

Il progetto si basa su accordi pregressi tra Italia e Serbia e su un prezzo dell’energia da fonti rinnovabili da importare a 155 €/MWh.

Il catastrofico intervento di A2A, che è stata il volano di questa avventura, si conclude in questi giorni con una perdita secca per A2A di 186 milioni di euro e un piano di rientro, a rate annuali, tutto da verificare.

Tutti i consumatori italiani, che hanno finanziato questa avventura con le bollette e, in particolare, gli azionisti di A2A ringraziano per la brillante operazione.

La linea di trasmissione però non si può fermare!

Così il si esprimeva il Mise tre anni fa: “l’opera è meno pressante…….Terna rende noto che il progetto potrebbe accumulare notevoli ritardi e …. rilevanti aggravi dal punto di vista economico ancora non previsti negli attuali piani di spesa……. ridurre il costo dell’opera, a carico della parte italiana, che sarà caricato sulla tariffa di rete……il finanziamento di una quota del progetto sarà realizzata con il meccanismo dell’interconnector coinvolgendo i finanziatori privati, cui erano stati assegnati i progetti di interconnessione con il Nord-Africa, ritenuti poi tecnicamente non praticabili.  Agli stessi soggetti viene ora assegnata la capacità sulla frontiera con i Balcani”.

A quanto ammontano i finanziamenti privati? A quali condizioni viene ora assegnata la capacità in attesa del completamento della linea?

Cosa finisce in bolletta sotto la voce “oneri di sistema”?

Dopo aver manifestato perplessità, anche Terna ringrazia perché un paio di miliardi in più fanno comodo mentre dire che la linea “aumenterà la competitività del mercato” non costa nulla.

La borsa elettrica montenegrina non é mai esistita e fa riferimento a Ungheria e Romania, dove il baseload é di 34 €/MWh, cui andrebbero aggiunti i costi di trasporto verso l’Italia dove il baseload é di 37 €/MWh.

Perché, con questi numeri,le società energivore nazionali dovrebbero finanziare l’opera?

Per collegare la Calabria alla Sicilia ci sono voluti dieci anni e lo stretto di Messina non é l’Adriatico: in Italia i conti economici e le analisi costi/benefici sono inutili,come la Brebemi,la TAV o il TAP!

I decreti attuativi

Le leggi funzionano solo con i decreti attuativi ma in Italia si fanno le leggi e si ritardano i decreti, come accaduto per i contatori del gas. I governi cambiano e i decreti attuativi restano per anni nel cassetto per essere poi ripescati e ritoccati opportunamente.

Anche le direttive europee devono essere recepite e ratificate da decreti nazionali, e sono sempre in ritardo cronico come per il decreto che regola la verifica periodica dei contatori di energia elettrica.

Che si applica però ai soli contatori omologati da una direttiva europea del 2004, recepita dall’Italia nel marzo del 2007, un parte esigua di quelli installati.

Più di 20 milioni di contatori illegali, perché mai omologati da nessuno e che, per questa ragione, non possono essere verificati legalmente da nessuno, potranno continuare a funzionare illegalmente “fino a quando verranno rimossi”.

Venti milioni di utenti non sono tutelati sul dato del loro consumo e milioni di utenti non sono neppure in grado di leggere il loro contatore, perché il visualizzatore é illeggibile, e pagano le bollette alla cieca.

Stessa cosa per il gas: nel 2008 mancava il decreto attuativo della legge 236 del 1991. Si racconta che il decreto venne in realtà firmato dal Ministro ma che non arrivò mai al Poligrafico dello Stato per la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Inammissibile la situazione delle misure industriali del gas dove vetusti contatori misurano volumi di gas per centinaia di milioni di euro. A questi contatori vengono abbinati sofisticati sistemi di conversione di volume, questi si sottoposti a verifica periodica, mentre lo strumento primario, cioè quello che genera il dato  viene ignorato.

Contatori illegali misurano l’energia elettrica e contatori post-bellici il gas, ma sostituirli con quelli elettronici, sarà un’altra fregatura.

I signori dell’energia: Sogin

Sull’inserto del Corriere della Sera di oggi Stefano Agnoli fa alcune domande:

Come mai,dal 1987 – anno del referendum sul nucleare – ad oggi, non si è dato corso all’attività principale della Sogin, posseduta al 100% dal ministero dell’economia?

Come mai, in trent’anni, non si non si è smontato neppure un bullone del vessel della centrale del Garigliano ?

Perché Sogin ci sarà costata 20 miliardi di euro al 2032, a botte di centinaia di milioni di euro all’anno caricati negli oneri di sistema delle bollette?

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Perché, nel frattempo,Sogin fa tutt’altre cose come queste?

Illegali i nuovi sistemi di misura

“In attesa della seconda generazione di contatori elettronici, visto che i primi hanno concluso il loro ciclo di vita, in futuro non dovrà essere solo Enel a deciderne caratteristiche e protocolli di comunicazione, perché i dati di prelievo sono di proprietà del cliente”.

Si esprimeva così il presidente dell’Autorità per l’energia. 

Oltre al monito ad Enel, smentito poi dai fatti, Bortoni non spiega come il dato di prelievo possa essere di proprietà del cliente.

Premesso che la metrologia legale non compete all’Autorità, ma al ministero, ci vuole una buona dose di coraggio per dichiarare che un dato, generato da un contatore illegale, trasmesso e concentrato con procedure e protocolli noti solo al distributore, possa essere di proprietà del consumatore.

Le reti e i contatori sono di proprietà dei “distributori”; il dato é prodotto dai contatori e il consumatore paga il servizio di gestione del contatore al fornitore, che lo gira poi al distributore.

Va inoltre ricordato a Bortoni, che a quel tempo non c’era, come andarono le cose quindici anni fa:

  • l’Autorità non mosse un dito mentre Enel installava in Italia i contatori intelligenti senza omologarli, facendoli interagire con i suoi centri operativi tramite suoi protocolli;
  • Poi, a cose fatte, con una delibera del 2006, l’Autorità negò che i contatori installati da Enel fossero già decine di milioni.

Ora, secondo Bortoni “il loro ciclo di vita sta terminando”

Ma chi stabilisce il ciclo di vita dei contatori che, non essendo stati omologati, non si possono neppure provare in contraddittorio, perché mancano le procedure legali di prova?

Il “ciclo di vita” dei contatori diventa attuale solo per farceli pagare, come l’Autorità ha già concordato con i distributori che, per una loro scelta aziendale, hanno deciso di sostituirli.

Pagheremo così tutto noi, negli anni, con le bollette.

Verificate la voce “gestione contatore” sulla bolletta!

Ma ben più grave é che vogliono farci pagare energia elettrica misurata da un sistema che legalmente non esiste.

Si attendono le risposte del MISE.

 

Il buco

Le bollette non pagate di luce gas, in carico alle società di recupero del credito, valevano 6,4 miliardi nel 2015. Una cifra che non tiene conto delle sofferenze delle società che non erano ancora ricorse al recupero dei loro crediti.

La stessa cosa sta accadendo in Germania.

Finisce così tutto in mano agli  intermediari finanziari, prevalentemente stranieri, che comprano a sconto le bollette scadute e provano a recuperare il credito con formule negoziali o piani di rimborso, ad un costo che va dal 2% al 10% del valore nominale.

Lo schema é lo stesso dei mutui e dei NPL. Ipotizzando un 2016 peggiore del 2015, ricordo che, grosso modo, un terzo della bollette va al fornitore, un terzo agli oneri di sistema e l’ultimo terzo allo Stato tra tasse, accise e IVA.

Quindi, nell’ottimistica ipotesi che il buco per luce e gas sia di dieci miliardi, le società fornitrici meno capitalizzate salteranno, lo stato incasserà 3,3 miliardi in meno e il sistema che garantisce le infrastrutture di trasporto e distribuzione, oltre agli incentivi alle rinnovabili e assimilate, dovrà rinunciare a un quinto di quanto previsto.

A chi verrà chiesto di coprire il buco? Si accettano scommesse!

Le biomasse all’italiana

Le c.d. biomasse sono il legname da ardere, gli scarti agricoli forestali e dell’industria agroalimentare, i reflui degli allevamenti, parte dei rifiuti urbani e le specie vegetali coltivate allo scopo di produrre energia elettrica.

La combustione della biomassa libera nell’aria il carbonio, immagazzinato durante la sua formazione, e lo zolfo,ma in minor quantità rispetto alla combustione di carbone e petrolio.

Bruciare biomassa, che non va assimilato alla termo-distruzione dei rifiuti urbani, comporta l’emissione di particolato – PM – che limita la circolazione delle auto in città. Con le biomasse si può produrre energia e ci si può scaldare.

1) Biomasse per produre energia elettrica

La tabella del GSE mostra come sono incentivati gli impianti.

Solamente impianti di piccola taglia, che utilizzano biomassa reperibile nelle immediate vicinanze, sono eco-sostenibili perché ne limitano il trasporto.

Numerose aziende agricole hanno realizzato impianti, con potenza installata di 1 MW, e accedono ad un incentivo di circa 280 €/MWh, contro un attuale prezzo in borsa di 60. Bruciano gas ottenuto dalla digestione di rifiuti agricoli.

Totalmente eco-insostenibili impianti di potenza maggiore, ottenuti convertendo a biomasse le vecchie centrali a olio combustibile.

Con una potenza installata di 35 MW, la centrale di Mercure avrebbe teoricamente bisogno di tutta la legna del parco del Pollino, tagliata con criterio svizzero e invece siamo in Basilicata.

Un altro fulgido esempio è la centrale di Crotone, con una potenza installata nientemeno che di 70MW e un consumo annuo teorico di un milione di tonnellate di biomassa, proveniente dalla Sila.

Un traffico di camion per farle funzionare e problemi in vista.

Non è chiaro perché siano state realizzate, e sono ambedue ferme per varie ragioni tra le quali proprio la difficoltà di reperire il combustibile. Un’opzione potrebbe essere il cippato canadese, composto per metà da acqua, con il risultato che le navi solcheranno l’oceano per trasportare proprio acqua.

2) Biomasse per riscaldamento 

Stanno diventando di moda, con ricadute sulla filiera di produzione delle caldaie. Il Gpl costa 255 €/MWh contro 145 del gasolio, 108 del gasolio serre, oltre 100 del metano, 62 del pellet, 45 della legna e 32 del cippato di legno.

La convenienza nel sostituire un impianto che va a GPL con uno a pellet, che non paga accisa e gode di IVA agevolata, è evidente. Ma se tutti fanno lo Stato perde il gettito derivante dalle mancate imposizioni fiscali sui combustibili fossili.

Quindi, o ci si scalda con la legna e si riduce la bolletta energetica nazionale, oppure si tappano i buchi del bilancio dello Stato, con le tasse sul gasolio e sul GPL.

Inoltre la conversione termica delle bioenergie sta sottraendo spazio anche alle tecnologie di riscaldamento più efficienti, come pompe di calore e solare termico.

I signori dell’energia: Terna

“In 10 anni di lavoro e con 10 miliardi di euro di investimenti, abbiamo creato una delle reti più moderne in Europa, con tecnologie all’avanguardia. Questo ha già consentito a cittadini e imprese di risparmiare 7 miliardi di euro, che grazie ai futuri sviluppi diventeranno 33 miliardi. Un grande risparmio firmato da Terna: utili per il Paese”

Terna campa essenzialmente sulle nostre bollette: realizza due miliardi di euro di fatturato all’anno; é facile quindi annunciare risparmi futuri visto che gli oneri di sistema delle nostre bollette, che includono anche Terna, sono letteralmente esplosi.

Una parte dei soldi delle nostre bollette finisce ai cinesi, per le lungimiranti scelte del governo Renzi, che non si é limitato ad accoglierli nella più importante infrastruttura elettrica del paese, ma anche nella Snam, quella del gas.

Occupandosi del trasporto in alta tensione, e dovendo garantire che l’Italia non resti al buio, Terna ha carta bianca su progetti che, secondo il MISE e con l’avvallo dell’Autorità per l’energia, possono essere o meno utili al paese come, per esempio, i  progetti  di interconnessione. Progetti che stanno in piedi solo perché pagati dai consumatori.

E così Terna rileva la rete elettrica dalle Ferrovie, che i cittadini avranno pagato chissà quante volte e stabilisce quali siano le centrali elettriche essenziali a garantire l’energia elettrica nel paese con risultati a dir poco sorprendenti.

Dovendo garantire il bilanciamento dell’energia in rete, un’attività alla quale provvede decidendo in modo poco trasparente, quali centrali sono essenziali le é stato anche conferito il compito di decidere quali traders di energia potranno sopravvivere perché, secondo l’Autorità per l’energia, avrebbero sbilanciato la rete.

Troppo potere a Terna?  E senza alcun controllo!

 

 

 

 

 

 

 

 

Le bollette false

Quando cambiate il fornitore di energia elettrica è meglio dare un’occhiata al contatore.

Dopo aver contrattato il prezzo, dovete verificare il consumo e, verbalizzarlo. 

Se avete un contatore vecchio, quello con la rotella che gira, dovrete verbalizzare la lettura di chiusura.

Se invece avete quello elettronico elettronico, fanno tutto da remoto ed è un atto di fede.

Potrebbero fatturarvi così un consumo maggiore ma ve ne accorgerete solo quando riceverete la bolletta finale di chiusura del contratto precedente, dopo circa un mese.

Controllerete e il contatore potrebbe segnare meno di quanto giá vi addebitavano.

Alle vostre giuste rimostranze, il vecchio fornitore risponderà che:

  1. non sono affari suoi;
  2. fattura quello che gli viene comunicato dal distributore;
  3. dovrete rivolgervi al nuovo fornitore (il quale peraltro nulla può sapere del pregresso mentre inizierà a fatturarvi energia partendo da un dato falso).

Con la fine del mercato tutelato, il consumatore potrà essere facile preda di truffe, complice l’Autorità per l’energia, talmente schierata con il sistema da non ritenere necessaria la vostra presenza quando sostituiscono il contatore.

Il consiglio invece é di verbalizzare sempre la lettura del vecchio contatore e fotografarla.

Se vedete che i conti non tornano, li informate.

Se, nonostante le vostre giuste rimostranze, mantengono la loro posizione, pagate la bolletta falsa e li denunciate per truffa.

 

 

 

 

La ripartizione delle spese di riscaldamento

All’assemblea condominiale vi diranno che, se non installerete valvole termostatiche e ripartitori di calore, dovrete pagare delle penali ma é una balla.

Meglio capire il problema, prima di decidere di spendere soldi inutilmente.

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I ripartitori avrebbero il compito di conteggiare, per poi farvi addebitare, il consumo di energia termica del locale dove sono installati.

La materia è talmente confusa che la stessa legge ammette che per i primi due anni di funzionamento, le spese possano essere ancora ripartite in base ai millesimi di proprietà, magari dopo aver speso più di 150€ per termosifone.

Ci sono condomìni che hanno installato questi sistemi senza aver sostituito la vecchia caldaia, il che la dice lunga sulla sul pressappochismo con il quale si é legiferato.

Se comunque deciderete di installare i ripartitori, la quota di spesa individuale a consumo dovrà essere deliberata dall’assemblea, previa predisposizione di una nuova tabella che corregga i millesimi di proprietà con lo stato di fatto delle unità immobiliari; e ovviamente tutti i condòmini devono essere d’accordo.

Dovrà essere una tabella “dinamica”, cioè aggiornata ad ogni variazione come, per esempio, la sostituzione di un solo radiatore o di un serramento.

E’ qui scoppierà il caos!

Gli amministratori, opportunamente “sollecitati” dai fornitori, sottovalutano il problema: selezionano l’impresa per la riqualificazione della centrale termica e fanno deliberare il criterio di ripartizione delle spese, dando per scontato che tutto funzioni.

Ma non é così perché, a consuntivo, le tabelle penalizzeranno o favoriranno ingiustamente i condòmini.

Importante é il contratto tra condomìnio e la società che installa e gestirà i ripartitori.

L’installatore deve essere responsabile, verso tutti i condòmini:

  • della legalità degli strumenti e del loro  corretto funzionamento;
  • della corretta imputazione, nello strumento, dei dati geometrici di ogni radiatore;
  • del fatto che ogni radiatore sia completamente libero da qualsiasi copertura;
  • della validità e legalità del dato di consumo di ogni radiatore;
  • della gestione dei dati di consumo
  • della predisposizione di una tabella riepilogativa dei consumi di ogni appartamento.

Tutti i condòmini avranno il diritto di verificare i dati storici di tutte le letture, le proprie e quelle degli altri, e se i dati non sono legali sorgeranno contenziosi.

I contratti dovrebbero essere separati: uno per la riqualificazione della centrale termica e il servizio riscaldamento e l’altro per la determinazione del consumo di ogni appartamento.

Prima di deliberare è necessario che tutti capiscano:

  • che i ripartitori non sono strumenti legali;
  • come funzionano;
  • l’unità di misura della ripartizione che deve essere un’unità di misura legale;
  • cosa registrano e per quanto tempo vengono conservati i dati;
  • che non devono funzionare d’estate;
  • come devono essere installati;
  • come si evitano manomissioni o utilizzi impropri;
  • come possono essere verificati.
  • quali possono essere i potenziali danni all’impianto derivanti dal l’installazione delle valvole.

Pochi quelli che affrontano seriamente il problema nonostante le importanti partite economiche in gioco.

I princìpi di metrologia legale invece sono chiari e un proprietario che desse in locazione un appartamento, non potrebbe addebitare le spese di riscaldamento all’affittuario, in base delle indicazioni di uno strumento non legale.

Il consumatore digitalizzato

Per l’attuale presidente dell’Enel “la pietra miliare dell’internet of things é stato il contatore intelligente” , uno strumento illegale, che Enel ha deciso di sostituire con un sistema che lo é altrettanto.

Il vecchio contatore intelligente è servito solamente a chi lo ha istallato e a chi ci misura l’energia elettrica;  il consumatore lo ha pagato con le bollette senza alcun vantaggio concreto: pagava i consumi stimati prima e continua a pagare i consumi stimati adesso.

Sfido chiunche a capire come funziona il contatore e come può essere manipolato da remoto.

Provate a rilevare il vostro consumo schiacciando il bottone se, ovviamente, avete la fortuna di trovare il visualizzatore a cristalli liquidi ancora acceso.

Ma siete pigri e  non sapete neppure dove si trova il contatore; o non siete in grado di capire le informazioni che dà, per confrontarle con le bollette.

Sarebbe invece il caso di darci un’occhiata!

Quando vi pesano le patate al mercato non date una sbirciata alla bilancia?

Quell’aggeggio misterioso, il contatore,che avete pagato chissà quante volte senza neppure rendervene conto, e che vi addebita centinaia, se non migliaia di euro all’anno, é illegale e a Milano continua a venire confiscato, in forza dell’art. 692 del Codice Penale.

Ora verranno a sostituirlo perché hanno deciso così, cosa volete farci é l‘internet of things, non potete fermare il progresso!  Tranquilli, lo pagherete di nuovo voi con le bollette!

Non andrete a leggere neppure il nuovo ?

Ma che soddisfazione venire digitalizzati a proprie spese e senza capirci una mazza!

Pensate che, con il sistema che hanno intenzione di utilizzare, potranno stabilire da remoto il vostro consumo: se sarete simpatici consumerete meno e, in caso contrario,di più.

 

Bollette alle stelle

Dedicato a chi sta per concludere un contratto di energia elettrica, con una società che propone di bloccare la quota energia – il 30% del valore della bolletta – per due anni.

Vuoi per colpa delle centrali nucleari francesi, vuoi per gli oneri di sistema italiani e per la fine del mercato tutelato, la vostra bolletta aumenterà inesorabilmente del 30%, perché il prezzo dell’energia all’ingrosso è ormai raddoppiato.

Nessuno ve lo dirà così, ma ve ne accorgerete nel corso dell’anno e solo se verificherete il vostro consumo.

Non sapete quanto consumate?

Non ha importanza,perché lo sanno solo quelli che riusciranno a fregarvi e con i quali vi impegnerete per due anni a pagare un prezzo destinato comunque a scendere.

Il prezzo negativo dell’energia 

Il prezzo negativo dell’energia elettrica si forma in borsa quando il produttore è disposto a pagare purché qualcuno rilevi l’energia che produce; é più conveniente per lui pagare che fermare l’impianto.

Succede principalmente nei paesi del nord Europa dove c’è molto vento e in certi periodi gli impianti eolici diventano dominanti, ma non in Italia dove i prezzi minimi sono invece garantiti.

Se, anche in italia, il prezzo potesse girare in negativo liberamente i produttori dovrebbero decidere se spegnere l’impianto oppure guadagnare meno, restituendo parte degli incentivi che incassano.

In tutta Europa, il prezzo può fluttuare libero e diventare negativo, anche per centinaia di euro/MWh, ma in Italia no.

In Italia, il produttore di energia da fonte rinnovabile incassa gli incentivi quando produce e poi, se il prezzo in borsa sale, guadagnerà ancora, e se scende a zero avrà comunque incassato gli incentivi.

Con bassa domanda l’energia prodotta da rinnovabile sbilancia la rete e parte delle nostre bollette è destinata proprio al suo ri-bilanciamento!

In Italia, i business plan dei primi impianti di energia rinnovabile, prevedevano, oltre a trionfali incentivi, un prezzo di borsa di 100-150 €/MWh per la felicità teorica di banche e produttori.

Negli altri paesi europei, prima si è regolato il mercato e poi si sono incentivati gli impianti.

In Italia, nel 2011 e nel 2012, il prezzo medio in borsa dell’energia viaggiava intorno ai 75 €/MWh, negli ultimi due anni è stato di 50 €/MWh. Alcuni produttori di energia fotovoltaica incassano anche 7/8 volte l’attuale prezzo in borsa.

Michele Governatori, presidente di AIGET, ne parlava su Linkiesta mentre Carlo Stagnaro e Simona Benedettini giudicavano un’anomalia tutta italiana, l’impossibilità per il prezzo di passare in negativo in presenza della priorità di dispacciamento delle rinnovabili.

Scontata la posizione del presidente di Assorinnovabili: Pagare la gente perché acquisti un bene, quale che sia il bene e quale che sia il mercato, non ci sembra sia una soluzione economicamente efficiente”. 

Invece dello spalma-incentivi di Renzi, che non risolve alcun problema se non dilazionarne il loro pagamento, imporre il prezzo negativo non avrebbe potuto essere contestato da nessuno, anche perché in Europa funziona già così da tempo.

Troppo semplice per non essere osteggiata dai fondi che controllano l’energia verde in Italia mentre i buontemponi blaterano di grid parity.

Miracolo: il milionesimo di metrocubo!

La bolletta mostra la lettura del contatore – 415 m3 – ma ne addebita 416,030175 Smc

Sei cifre dopo la virgola e l’utilizzo di un’unità di misura scientifica e non legale.

Risulta  difficile misurare un milionesimo di metro cubo, anche in un laboratorio.

Nessuno ci fa caso, ma i sei decimali derivano da un’operazione aritmetica.

L’Autorità dell’energia spiegava – ma la pagina è sparita – che i sei decimali derivano dalla moltiplicazione del numero del contatore, per un coefficiente così “tutti i consumatori pagano uguale”.

Ma perché l’unico dato legale della transazione, cioè quello indicato dal contatore, viene moltiplicato per un coefficiente?

Perché un’altra legge, quella sulle accise, stabilisce che le stesse vengano calcolate e pagate sul prodotto di quella moltiplicazione.

La metrologia legale afferma però che solo strumenti legali possono essere impiegati nei rapporti tra terzi, come legali devono essere le unità di misura”.

L’Italia ha recepito la Direttiva Europea che stabilisce che “il volume del gas si misura in metri cubi”. In tutta Europa, il gas viene misurato legalmente in metri cubi e addebitato legalmente in kWh, unità di misura legale dell’energia.

In Italia, l’unità di misura utilizzata non é legale, con tutto quanto consegue.

Un’unità di misura resta, per sua definizione, unica mentre per misurare il gas italiano ne vengono usate due.

Due pesi e due misure? Chi ci perde e chi ci guadagna?

 

No nuke francese? Ecco il carbone!

In Francia, una centrale nucleare su tre é in manutenzione.

Normalmente importiamo dalla Francia quasi il 20% di quanto produciamo e quindi dobbiamo correre ai ripari.

Il Ministero dello Sviluppo ha così chiesto a Enel di prorogare la chiusura di alcune centrali del nord-ovest già destinate alla dismissione.

Torna in funzione lo storico impianto a carbone di Sampierdarena (GE) che doveva essere chiuso l’anno scorso per diventare la Tate Modern della Lanterna.

La riaccensione della centrale é una misura precauzionale, sollecitata da Terna che deve garantire l’equilibrio della rete.

Sarà un intervento a termine, il tempo necessario per il riavvio delle centrali francesi.

Per la gioia dei genovesi, tutto tornerà a funzionare come in passato, con l’arrivo di navi cariche di carbone sulle banchine del porto.

Torneranno al lavoro i soci della compagnia “Pietro Chiesa” e si svilupperà di nuovo quel ciclo di lavoro indotto che fino alla chiusura della centrale, con una serie di servizi, garantiva comunque occupazione a questa fetta di porto a oltre duecento persone.

Ci sarà un po’ di fumo, ma solo con vento dai quadranti meridionali.

Ma proprio quella centrale andava riavviata? Una centrale di 65 anni con un rendimento inesistente?

Quanto ci costerà in bolletta un kWh prodotto da quella centrale?

MPS e Sorgenia

Corre voce che i business plan delle ultime centrali a ciclo combinato realizzate da Sorgenia si basassero sull’unico presupposto: “se non le facciamo noi le fa qualcun’altro, e dei numeri chissenefrega”.

All’inizio del nuovo millennio l’economia tirava e nessuno prevedeva che la domanda di energia elettrica si sarebbe arrestata e che gli incentivi avrebbero fatto esplodere le energie rinnovabili.

Due variabili che mandarono in letargo, per anni,  le centrali a ciclo combinato appena costruite, alcune proprio da Sorgenia.

E infatti la lista degli incagli MPS comprendeva Sorgenia, il ramo elettrico della famiglia De Benedetti, indebitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario.

La sola Mps si era caricata di ben un terzo di quel fardello: seicento milioni erano ad appannaggio del solo istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente rispetto al pool di 15 istituti che avevano finanziato la società elettrica finita gambe all’aria.

I De Benedetti, di fronte alla crisi irreversibile, non si sono resi disponibili a ricapitalizzare come richiesto dalle banche che hanno così convertito l’esposizione creditizia in azioni.

Mps si ritrova ora azionista della Nuova Sorgenia con il 17% del capitale e, per rientrare dal debito, occorrerà risanare la società, magari ogni tre anni come Alitalia, e poi venderla. Nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni di euro.

Oltre ai debiti dell’ingegnere, che sembra pagheremo noi, va ricordato che il “capacity payment” che paghiamo con le bollette proprio per non utilizzare anche le centrali della Sorgenia e per tenerle semplicemente a disposizione, vedi mai ….un domani…

La Nuova Sorgenia vi telefonerà anche a casa, proponendovi nuovi contratti di fornitura di gas e luce ma senza alcun sconto, anche se avrete pagato i suoi debiti.

I signori dell’energia: i truffatori 

Il caso Marenco prima, e il caso Giuli poi, provano come sia facile rubare al sistema del gas.

Come sia stato possibile prelevare per anni gas dagli stoccaggi strategici senza dare le garanzie di pagamento più non può essere un mistero ma é senz’altro uno scandalo.

Il costo degli stoccaggi strategici é a carico dei consumatori che, con le bollette, pagano anche la disponibilità di gas nei casi di emergenza, come può essere, ad esempio, un ondata di gelo.

Com’è possibile fare buchi di miliardi di euro, oltre a centinaia di milioni di accise e di IVA sottratti allo Stato, prima di accorgersi che c’è qualcuno che fa il furbo? 

Oltre agli stoccaggi strategici, il consumatore paga con la bolletta anche il corrispettivo CVbl per sistemare parte delle magagne della rete, dagli sbilanciamenti ai buchi dei truffatori.

Un millesimo di euro al metrocubo, per sessanta milioni all’anno.