Furbetti e morosi

Arera – nuovo nome dell’Autorità per l’energia – scarica su tutti gli utenti, parte degli oneri di sistema che i fornitori non incassano dai clienti morosi.

In sostanza, Arera attua quanto disposto da una serie di sentenze, di TAR e del Consiglio di Stato, che hanno confermato che non si può imporre ai venditori di assumere l’intero rischio finanziario che deriva dal mancato incasso, da parte dei clienti morosi, degli oneri generali di sistema.

Fino ad ora, i venditori riscuotevano le relative componenti delle bollette, anticipandone il versamento alle imprese di distribuzione, alla Cassa Conguaglio e al GSE, che le distribuiscono poi ai destinatari, che per la maggior parte sono i produttori di energia da fonti rinnovabili.

Il meccanismo proposto ora da ARERA vorrebbe rappresentare una soluzione, peraltro non definitiva, per la tenuta economica del sistema: una parte degli oneri verrebbe quindi posta a carico di tutti gli utenti.

Il fenomeno del “non pago”  – 1,2 milioni di sospensioni per morosità solo nel 2016 – si sarebbe potuto facilmente evitare se il regolatore fosse intervenuto, per tempo e in modo incisivo, sulla procedura di switching da un fornitore all’altro, per evitare il c.d. turismo energetico.

Non averlo fatto ma aver mantenuto invece milioni di consumatori nella completa ignoranza, costretti oltretutto a scegliere a breve un nuovo fornitore, ha reso il mercato preda di venditori senza scrupoli, nati dal nulla e dei quali manca tuttora una lista certificata, interessati solamente a incrementare il numero di clienti, morosi e non, con il risultato che pagheremo noi anche per quelli che non pagano.

Comunque, tra inadempienze dei venditori e morosità di milioni di utenti, tutti pagheranno, secondo ARERA, il 2% degli oneri di sistema e cioè 280 milioni di euro.

Ma questa resta solo una stima, basata su un valore degli oneri di 14 miliardi annui del 2016 quando invece ammontava già a 16 miliardi: del 2018 nessuno sa ancora nulla!

 

 

 

 

E io pago

Pochi verificano le cifre incomprensibili delle bollette e i consumi sui contatori, impresa più difficile con i nuovi smart meters.

Difficile quindi sapere con esattezza quanto si consuma anche perché le bollette fatturano sempre consumi stimati.

Invece sarebbe sufficiente leggere bene, perlomeno una volta, la bolletta e gli allegati. 

In questo caso si scopre che il prezzo unitario del kWh è venti volte il prezzo dell’energia all’ingrosso.

Una seconda casa inutilizzata costa 300€ all’anno solo perché connessa alla rete elettrica. 

Poi ci sono il gas, l’acqua e i rifiuti: in pratica una seconda IMU.

Il cartello

Assorinnovabili si fonde con Assoelettrica, dando il via al progetto Elettricità Futura.

Dopo un decennio di pesci in faccia, il carbone si sposa con il sole e il gas va a braccetto con l’eolico con l’unico scopo di farci pagare la bolletta più cara d’Europa.

Lo stop del nucleare francese compattato i ranghi e tutti hanno capito che senza il fossile non si va da nessuna parte. Il ritorno alla produzione delle grandi centrali a gas ha fatto impennare le bollette, sulle quali gravano da tempo insostenibili oneri di sistema.

Meglio quindi allearsi e sedersi al tavolo con i grandi gruppi, storicamente fossili, prima che diano troppo fastidio a quelli che hanno coltivato con perseveranza incentivi e  priorità di dispacciamento al grido di “verde é bello, tanto lo pagano i consumatori”.

Le rinnovabili ci sono costate 14,4 miliardi nelle bollette del 2016, e sarà peggio nei prossimi dieci.  Avranno bisogno d’investimenti ma non ci saranno più incentivi.

E chi può venire in aiuto se non il fossile che, dopo anni di depressione, con le nuove idee di oltreoceano sullo shale gas, ritorna prorompentemente attuale.

Con il monopolio dell’Enel nella distribuzione e la sua capacità di sbilanciare la rete per GWh all’ora o di farsi dichiarare essenziali le centrali che più ritiene opportune, per il consumatore italiano, costretto a passare al mercato libero senza neppure aver capito cos’è, non può che andare peggio.

 

Il buco

Le bollette non pagate di luce gas, in carico alle società di recupero del credito, valevano 6,4 miliardi nel 2015. Una cifra che non tiene conto delle sofferenze delle società che non erano ancora ricorse al recupero dei loro crediti.

La stessa cosa sta accadendo in Germania.

Finisce così tutto in mano agli  intermediari finanziari, prevalentemente stranieri, che comprano a sconto le bollette scadute e provano a recuperare il credito con formule negoziali o piani di rimborso, ad un costo che va dal 2% al 10% del valore nominale.

Lo schema é lo stesso dei mutui e dei NPL. Ipotizzando un 2016 peggiore del 2015, ricordo che, grosso modo, un terzo della bollette va al fornitore, un terzo agli oneri di sistema e l’ultimo terzo allo Stato tra tasse, accise e IVA.

Quindi, nell’ottimistica ipotesi che il buco per luce e gas sia di dieci miliardi, le società fornitrici meno capitalizzate salteranno, lo stato incasserà 3,3 miliardi in meno e il sistema che garantisce le infrastrutture di trasporto e distribuzione, oltre agli incentivi alle rinnovabili e assimilate, dovrà rinunciare a un quinto di quanto previsto.

A chi verrà chiesto di coprire il buco? Si accettano scommesse!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: