Verranno espiantati dieci mila olivi salentini, per i 55 Km del gasdotto di collegamento tra la stazione di arrivo della TAP e Brindisi, che sono di competenza della Snam.
Le poche decine di olivi, dei quali si legge in questi giorni, riguardano solo gli ultimi chilometri della TAP su suolo italiano ed è facile prevedere quello che succederà dopo.
Perché il gasdotto non sia attraccato direttamente a Brindisi, per sostituire il carbone della centrale senza passare tra gli ulivi, resta un mistero.
Ma, oltre al problema degli olivi e del nuovo sultano turco, nessuno si chiede se il gas destinato all’Italia sarà davvero azero e servirà per diversificare le nostre fonti di approvvigionamento, affrancandoci dai russi.
Il rapporto dell’OIES di Oxford tratta il tema specifico e pone degli interrogativi sulla reale capacità dell’Azerbaijan di produrre gas. Un rapporto precedente analizzava il mercato europeo del gas e le diverse fonti di approvvigionamento.
I recenti sviluppi in Turchia, i persistenti problemi con l’Ucraina e una sempre maggiore influenza russa, potrebbero in effetti rendere difficile la gestione del gasdotto.
Inoltre, la futura domanda di gas dei balcani potrebbe ridurre sensibilmente i nove miliardi di metri cubi annui, destinati teoricamente all’Italia.
[…] Per collegare la Calabria alla Sicilia ci sono voluti dieci anni e lo stretto di Messina non é l’Adriatico: in Italia i conti economici sono inutili,come la Brebemi,la TAV o il TAP! […]
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Quindi sempre più dipendenti dal gas e in barba al cosiddetto mix delle fonti energetiche.
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