É un post di cinque anni fa perché stanno per avviare i lavori della nuova dorsale adriatica, ovviamente a spese dei consumatori.
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Verranno espiantati dieci mila olivi lungo i 55 Km del gasdotto di collegamento tra la stazione di arrivo del TAP a Meledugno, e la rete nazionale all’altezza di Brindisi.
Il collegamento è di competenza Snam e le “poche decine di olivi”, delle quali tutti scrivono, sono solo quelle dell’ultimo tratto del TAP su suolo italiano, otto chilometri.
Perché il TAP non sia “approdato” a Brindisi, per alimentare direttamente la centrale a carbone dell’Enel, ma senza passare tra gli ulivi,resta un mistero. Si dice ci fossero 11 opzioni che sono state opportunamente valutate.
Ma, oltre al problema degli olivi e quello recente del nuovo sultano turco, non è chiaro se il gas che arriverà con il TAP sarà tutto azero e, quindi, se rappresenterà davvero una diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento, affrancandoci in parte dal gas russo.
Il rapporto dell’OIES di Oxford tratta il tema e pone interrogativi sulla reale capacità dell’Azerbaijan di produrre tanto gas da esportarlo nel lungo termine.
Un rapporto precedente analizzava il mercato europeo del gas e le diverse fonti di approvvigionamento.
I recenti sviluppi in Turchia, i persistenti problemi con l’Ucraina, dovuti al passaggio dei gasdotti, e una sempre maggiore influenza russa, potrebbero in effetti rendere difficile la gestione del gasdotto.
Inoltre, la futura domanda di gas dei balcani potrebbe ridurre sensibilmente i nove miliardi di metri cubi annui, destinati sulla carta all’Italia.
Quindi sempre più dipendenti dal gas e in barba al cosiddetto mix delle fonti energetiche.
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