Un salto indietro, ottobre 2021, un anno dopo i look down e cinque mesi prima dell’invasione dell’Ucraina.
La Delibera n° 396/2021 di Arera attuava le misure del Governo per calmierare il costo delle bollette del mercato tutelato del quarto trimestre 2021: erano 4 miliardi di euro, dopo 1,2 miliardi messi a disposizione per il trimestre precedente.
Così la delibera “Cassa e GSE prevedono che la liquidità complessiva dei conti di gestione si esaurisca verso la metà dell’anno 2022, diventando negativa nella seconda metà del medesimo anno”.
Ma può diventare negativa?
La sospensione temporanea del pagamento degli oneri di sistema, solo per alcune categorie di consumatori creerà, nel 2022, un buco di 7,5 miliardi di euro.
Vista l’emergenza energetica, con i conti fuori controllo, sarebbe stata un’ottima occasione per affrontare il problema degli oneri di sistema che pesano sulle bollette per oltre 15 miliardi di euro all’anno e che non devono essere nelle bollette.
Imbarazzante l’ottimismo del Governo nel prevedere da un lato il rialzo del PIL del 6% e dall’altro far pagare alle industrie, con potenza installata maggiore di 16,5 kW, bollette talmente salate da costringerle a ridurre la produzione, se non a chiudere l’attività.
In presenza di una volatilità dei mercati energetici sempre più marcata, e di un tasso d’inflazione esplosivo, gli interventi trimestrali spostavano solo la resa dei conti che arrivava puntuale un anno dopo, quando il sistema sarebbe collassato.
Tutto poi è rientrato nella normalità, gas ed energia elettrica sono raddoppiati, gli oneri di sistema sono stati rimessi!
Passata la paura: i consumatori italiani resistono e pagano le bollette.
La componente A3 é la voce dominante degli “oneri di sistema” delle bollette.
Oneri che nel 2016 ci costavano 16,5 miliardi di euro.
Qui il dettaglio del 2016, e in figura trend aggiornato.
Una visita alla bolletta ci permetterà di individuarli.
Soldi che, prevalentemente, finiscono nelle tasche di chi produce energia rinnovabile, prevalentemente fotovoltaica, in forza ad una serie di incentivazioni – i cinque conti energia, emessi dal 2005 al 2011, con durata di 25 anni.
I conti energia erano basati sull’ipotesi, rivelatasi poi errata, che il consumo di energia elettrica sarebbe aumentato costantemente negli anni.
Con la scusa “ce lo chiede l’Europa” i furbi hanno cavalcato l’onda facendo pagare tutto ai consumatori con il benestare di governi compiacenti, o poco previdenti
Del disastro incombente si accorse il governo Monti che, nel 2012, fissò un limite annuo all’incentivazione di nuovi impianti, ma il danno ormai era fatto e ancora oggi, e per i prossimi dieci anni sarà tutto a carico delle bollette.
Ma il futuro è ancora più nero per i consumatori perché, anche senza incentivi, saranno sempre di più quelli che si staccheranno dalla rete, producendosi l’energia.
E più saranno quelli che si staccano dalla rete, non pagando più gli oneri, più aumenterà la quota A3 per quelli che non lo faranno.
Nessun governo vuole affrontare il problema anche perché gli aventi diritto agli incentivi sono in buona parte fondi stranieri, legalmente inattaccabili, che in Italia fanno una montagna di soldi portandoseli in Lussemburgo esentasse.
Senza correzioni la situazione è destinata a peggiorare specialmente per chi consuma meno. Stesso ragionamento per il gas naturale: utilizzarlo solamente per cucinare, o anche solo per produrre acqua sanitaria, costa quattro volte di più che per scaldarsi.
La parte fissa della bolletta, per i consumi più bassi, sta diventando sempre più pesante ma noi consumatori avremo la possibilità, votando SI al referendum, di non pagare più gli “oneri di sistema”.
Le bollette elettriche del 2014 hanno pagato incentivi ai produttori di energia rinnovabile pari al costo delle importazioni nazionali di gas naturale.
A un kWh prodotto con il sole va un corrispettivo di sette volte il prezzo del gas.
Gli obbiettivi ambientali imposti dall’Europa sono stati raggiunti con sette anni di anticipo, per merito esclusivo degli incentivi.
Il costo delle bollette é costantemente aumentato negli anni.
Sono cambiati i fornitori: prima si bruciavano idrocarburi d’importazione e adesso si pagano i produttori di energia rinnovabile: nessun vantaggio per il consumatore.
Così, mentre il prezzo del petrolio è sceso, quello degli incentivi é esploso e resterà così per anni.
Gli impianti che producono energia rinnovabile utilizzano materiali tedeschi e cinesi e la produzione di energia é saldamente in mano ai fondi verdi, che trasferiscono all’estero, esentasse, i soldi prelevati direttamente dalle nostre bollette.
Le centrali a gas, che producono poco o niente, perché a un costo fuori mercato, verranno prima o poi anch’esse sussidiate. Sorgenia è stata salvata dalle banche mentre Enel chiuderà 23 centrali inefficienti, dopo essere rimaste per anni a carico delle bollette, anche se non funzionavano.
Gli impianti fotovoltaici sono localizzati prevalentemente al sud, ma l’energia non può essere trasmessa né al nord né alla Sicilia, perché un unico palo dell’elettrodotto di collegamento, ultimato e già pagato con le nostre bollette, è stato sequestrato.
L’energia da rinnovabile ha priorità di dispacciamento: viene cioè venduta per prima e viene pagata dai consumatori anche se non viene utilizzata; é sufficiente riversarla in rete e noi consumatori la sussidiamo.
Ma se non la vuole nessuno, quella stessa energia sbilancia la rete e il consumatore paga di nuovo, per rimediare al danno.
A differenza di tutti gli altri paesi europei, il prezzo dell’energia della borsa italiana non può girare in negativo anche se l’energia non la vuole nessuno. Stanno discutendo da anni e, se volessero, risolverebbero il problema in una settimana.
Le lobbies dei produttori difendono i diritti acquisiti, il governo cerca inutilmente di limitare i danni e i sostenitori delle rinnovabili blaterano di grid parity.
Il consumatore paga le bollette e mantiene il paradosso verde italiano.
Eppure sono solo due le informazioni utili per il consumatore: quanto consuma e quanto paga.
Un criterio che la nostra autorità di regolazione -Arera- ignora da sempre.
Sembra che in Italia la bolletta debba essere complicata proprio perché nessuno la legga, perché nessuno capisca quanto paga gas e luce e non sia in grado di fare confronti!
Lo dimostrano un fiorente mercato nero di dati personali e una pletora di società di comparazione.
In Francia, in mezza pagina, ci sono tutte le informazioni essenziali.
Siamo sei mesi dopo l’invasione dell’Ucraina: 82,42 € per 343 kWh, di 24 cent/kWh dei quali 13,74 per la materia prima.
La potenza installata di questo utente é 6 kVA il doppio di quella dell’utente “domestico tipo” italiano.
Da notare l’unità di misura francese! In Italia, per la gioia delle contestazioni, stiamo ancora a discriminare tra energia attiva e reattiva con franchigie e penali.
Nella bolletta sono inoltre inclusi due mesi di trasporto in abbonamento (fissi).
Le tasse pesano per il 12% e l’IVA per il 10%
Devastante il confronto con le nostre bollette, nella forma e nella sostanza. Nello stesso periodo la materia prima in Italia costava più del doppio. L’aspetto fiscale poi è imbarazzante.
Enel viene privatizzata e, mentre la Magistratura indaga per capire quanti miliardi sono “girati” con le tangenti ai partiti, non costruirà più centrali.
La politica trova subito un altro metodo per fare cassa con l’aiuto dell’Europa, dove si sta parlando da tempo di energia rinnovabile e di incentivi, e in Italia “incentivo” significa affari per pochi.
Solo perché arrivano gli incentivi, prelevati direttamente dalle bollette, saranno i privati a costruire centrali, al posto di Enel e saranno i privati a produrre, e vendere energia a prezzo “politico”.
Ma la vera invenzione del decreto CIP6 é l’energia “assimilata” alle rinnovabili, concetto sul quale c’è gente che ci campa da 30 anni!
Come potevano essere assimilati alle energie rinnovabili, gli scarti di raffineria, i rifiuti e, qualche lodevole tentativo, lo stesso gas naturale, resta un mistero.
La“convenzione CIP6″ non solo lasciava ampi spazi interpretativi ma veniva rilasciata in base a graduatorie, stilate per tipologia di impianto e di combustibile.
Graduatorie che nascevano sulla base di semplice richiesta: bastava indicare un sito, che poteva, poi, anche non essere quello definitivo, e la potenza che si sarebbe voluta installare.
Senza neppure verificare i titoli del richiedente, una volta in graduatoria, veniva concessa la possibilità di trasferire, non solo la titolarità della Convenzione, e quindi la sua proprietà, ma addirittura il sito produttivo.
Si creavano così veri e propri crediti finanziari trasferibili: piccole società, oppure i loro titolari entravano in graduatoria con più siti, rivendibili speculando.
Con il CIP6 vengono cosí costruite centrali dappertutto.
Ne approfittano subito i grandi gruppi industriali, che già producono energia per proprie esigenze, e le municipalizzate, con i primi inceneritori.
Ma ne approfittano anche società di scopo senza alcun impianto, che solamente intendano utilizzare, qualsiasi tipo di combustibile come per es. il catrame, i combustibili da rifiuti, gli scarti di lavorazione e i cascami termici.
Si racconta che il termineassimilate venneaggiunto di notte, in un momento di distrazione generale dei parlamentari; i lobbisti si superarono spiegando a chi votava che, in fin dei conti, anche il gas naturale era in qualche modo rinnovabile, anche se ci metteva milioni di anni.
Il decreto è stato periodicamente aggiornato e, ad ogni inutile tentativo di ridurre il costo delle bollette, si parla di cifre diverse.
Non c’è traccia delle prime graduatorie, come se si volesse dimenticare la vicenda, che invece pesa ancora come un macigno sulla bolletta.
Siamo nel 2025 e il giochetto sembra essere lo stesso!
Dopo decenni di tira e molla,sembra concludersi la telenovela del libero/tutelato.
Metà delle famiglie italiane, circa dieci milioni di utenti, preferisce rimanere “tutelata” perché non ha alcuna idea di quanto consuma e a malapena sa quanto spende.
Il consumatore italiano non solo è ricco ma é anche pigro: non legge i contatori, non verifica le bollette e sentirsi dire che è “tutelato” lo affascina.
Ma se l’anno scorso avesse dedicato un paio d’ore al problema, e avesse scelto il mercato libero, magari un prezzo fisso, avrebbe risparmiato un bel mucchio di quattrini.
Il mercato tutelato rassicura perché nel libero ci sono più di mille fornitori, tra luce e gas, non tutti sono corretti e non esiste un albo.
Nel caso sceglieste il mercato libero dovrete leggere e capire, riga per riga, il contratto se no é meglio lasciar stare. Potreste avere delle brutte sorprese perché ci sono fornitori molto più aggressivi che professionali, specialmente con i consumatori più deboli!
Dopo avervi asfissiati al telefono, verranno di persona chiedendovi di poter esaminare insieme una bolletta:“con noi risparmierà, firmi qua…. non la sto truffando… avrà tempo per pensarci e, se cambierà idea, quando le telefoneranno, potrà dire di no”.
Il pollo firma senza leggere e, quando gli telefonano, si è già dimenticato tutto, dovrebbe dire di no e invece risponde con una serie di si alla cieca.
Magari la prima telefonata l’ha ricevuta il nonno e nessuno in casa sa nulla.
Comunque tutti i metodi per fregarlo sono buoni.
Chi propone al pollo “uno sconto del 20% sui primi 200 kWh consumati nel mese”.
In questo caso, il pollo non si chiede neppure quanti kWh consuma, né rispetto a quale prezzo si basa lo sconto.
L’idea dello sconto lo affascina e firma, firma e firma moduli, tanti!
Magari non si rende conto, tra i vari documenti, di firmare anche una polizza assicurativa, chenon copre nulla e serve solo al cacciatore di polli per rifarsi dello sconto offerto.
Solo dopo, il pollo scopre che spende il doppio di prima perché consuma più dei kWh scontati e i kWh eccedenti li paga salatissimi.
Poi ci sono i cacciatori di polli che raccontano la favola dell’energia verde al 100% senza avvisare il pollo che già paga l’energia verde,per legge, con la voce “oneri di sistema” della bolletta.
I cacciatori più creativi propongono lo sconto del 100% sulla quota energia del primo mese: bastano quattro conti per capire che lo sconto equivale a due caffè e che non giustifica il cambio di fornitore.
Ma il pollo gode all’idea del 100% di sconto sul nulla e firma.
In TV lo sconto è di 50€: non dicono su cosa, ma i polli saranno milioni.
Preparatevi per tempo oppure credete ai sondaggi di Nomisma Energia, secondo i quali solo sei consumatori su cento dichiarano di non capire nulla!
La crisi ucraina ha disorientato i mercati energetici europei, e quello italiano in particolare, alle prese con il passaggio al mercato libero da quello tutelato.
Cosa implica il passaggio al mercato libero?
Al di là del prezzo di vendita, di energia elettrica o di gas, il contratto di “mercato libero” non è più “tutelato” dalle clausole specifiche, che venivano imposte ai fornitori da Arera.
In sostanza i rapporti fornitore/cliente vengono lasciati alla libera contrattazione delle parti,che avranno come riferimento unico il Codice Civile.
Totalmente ignorato nei contratti, e non se ne conosce la ragione, il c.d. Codice di Consumo, cioè il Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206
Le nuove condizioni richiedono quindi che i consumatori siano in grado di reperire, e di comprendere tutte le informazioni, economiche e legali, prima di sottoscrivere un nuovo contratto.
E, siccome in Italia i contratti di luce e gas vengono sottoscritti quasi sempre senza capirli, e nel peggiore dei casi, senza neppure leggerli, ecco che 800 (!) fornitori, molti dei quali senza scrupoli, ne possono approfittare.
Già da un paio di mesi, ai clienti di mercato libero del gas, stanno arrivando le bollette relative ai consumi dei primi mesi freddi, quando cioè si comincia ad utilizzare il riscaldamento.
In migliaia di casi, segnalati in Liguria, le bollette del gas sembrano impazzite e il costo del riscaldamento raddoppiato, se non triplicato.
E questo non solo perché governo ha deciso di:
1) ristabilire i due scaglioni originali dell’IVA – 10% applicato ai primi 480 m³ e il 22% sul restante –
2) rimettere gli oneri generali di sistema e
3) ridurre l’ISEE che dá diritto al bonus sociale.
La crisi del 2022 aveva fatto esplodere il prezzo all’ingrosso del gas – da 20 a 300 €/MWh – e i fornitori, dopo aver realizzato cospicui extra profitti, tanto da costringere il governo Draghi a tassarli, hanno pensato di replicarli, offrendo prezzi fissi “abnormi” per due anni, con pesanti conseguenze per i consumatori.
I clienti di mercato libero devono necessariamente tenere sotto controllo le bollette e, in particolare, le scadenze indicate sulle bollette.
Curiosamente, è molto subdolamente, le scadenze sono distinte: una é del contratto, quasi sempre a tempo indeterminato, e l’altra è relativa alle condizioni economiche.
Nel 2023, ai clienti di mercato libero, a cui scadevano le condizioni commerciali, i fornitori hanno proposto modifiche di prezzo che restavano comunque soggette all’accettazione del cliente.
Le proposte, infatti, sarebbero state inviate mesi prima della scadenza delle condizioni economiche , ma senza una prova di essere state realmente spedite, né tantomeno ricevute, non occorrendo una raccomandata.
Ammesso quindi che siano state regolarmente spedite, e ammesso anche che l’utente non le abbia, volutamente, o inavvertitamente cestinate, le proposte prevedevano prezzi fissi con durata di 24 mesi.
Le proposte spedite prima dell’estate 2023 non hanno avuto alcun effetto sulle prime bollette estive, quando il consumo di gas è nullo mentre il bubbone sta scoppiando ora, quando vengono fatturati i consumi dei primi mesi freddi.
Questo é un esempio dove il prezzo del gas é scandaloso.
Analizzando casi di tutto il territorio nazionale, si scopre così che il costo del riscaldamento a gas è raddoppiato, quando non triplicato, e non sono neppure possibili azioni correttive a meno di dare disdetta e pagare le eventuali relative penali, tipiche nei casi di prezzo fisso.
Quindi, mentre a fine anno il governo discuteva se prorogare o meno il mercato tutelato, i fornitori del libero mercato si erano già abbondantemente “coperti” da eventuali oscillazioni del mercato internazionale.
Un mercato che paga oggi il gas all’ingrosso dieci volte meno che al dettaglio. Che poi è la stessa cosa che hanno fatto a Bruxelles stabilendo un price cap di 180 €/MWh quando oggi è a 25.
Il consiglio resta quello di prendere assolutamente coscienza dei propri consumi perché, in questa situazione, solo consumando meno si può risparmiare.
Dovrete inoltre verificare tutte le informazioni, reperibili su ogni bolletta, in merito alle letture dei contatori, al prezzo della materia prima e delle spese accessorie con particolare attenzione alle date di scadenza.
Il legislatore dovrebbe invece dedicarsi ad informare la popolazione dei consumatori e spiegare come si sia potuti arrivare ad una bolletta così complicata in totale spregio di quanto previsto all’art. 13 del Codice di consumo.
Dal CIP6 in avanti, l’idea di scaricare tutto in bolletta prende piede. Ci finirà, alla fine, anche il canone RAI che con l’energia elettrica non c’entra per niente.
Dal 1995 AEEG – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas poi Arera – stabilisce come, quando e in quale misura, gli incentivi saranno spalmati nelle bollette.
É meglio però che il consumatore, utile idiota del sistema, non sappia come gli vengono sfilati i soldi dalle tasche e così le bollette diventano sempre più complicate.
Il 1999 è l’anno del c.d. decreto Bersani “di liberalizzazione”. Favorisce gli ex-monopolisti di allora, stiracchiando i criteri di una delibera europea, e per la prima volta impone il pagamento degli “oneri generali di sistema“, che non solo sono ancora lì, in bolletta, ma ne sono una delle voci più importanti.
Nel 2002 Enel vende il 60% delle sue centrali. Una parte viene rilevata dalla spagnola Endesa, che poi tornerà Enel. La rete di trasmissione passa a Terna, che diventa così il monopolista concessionario dell’alta tensione. Enel mantiene il monopolio della distribuzione, si fa da sé i nuovi contatori intelligenti (per chi?) in odore di illegalità.
Attraverso Enelpower si lancia in ardite e sconclusionate acquisizioni all’estero mentre in Italia tornano le tangenti.
L’energia viene ora venduta alla borsa elettrica.
Berlusconi, grande amico di Putin, cerca di tagliare fuori ENI, impegnandosi direttamente con i Russi per il gas con l’amico Mentasti ma non passa.
In un delirio di onnipotenza, Enel, sotto il comando di kaiser Franz Tató, va a cercare gas liquefatto in Nigeria, s’impegna a comprarlo ma poi non riuscirà a farlo arrivare in Italia direttamente e dovrà passare dalla Francia.
Senza una strategia e con la benedizione delle banche, le centrali elettriche esistenti vengono convertite a gas e ne vengono costruite nuove dovunque.
Le ultime centrali non sono ancora entrate in servizio, pur avendone già pagata una parte, con il buco MPS che ha salvato anche Sorgenia, quando nasce la vera energia rinnovabile, quella da sole e vento.
Verrà trionfalmente incentivata con le bollette e con i cinque conti energia.
Pagheremo tutto noi: oggi 15 miliardi di euro all’anno.
Con la garanzia delle bollette, le banche finanziano qualsiasi progetto: c’è chi mette i terreni e chi addomestica i funzionari comunali; i pannelli sono cinesi progettati in Germania.
I primi ad annusare l’affare sono i fondi verdi stranieri che oggi incassano incentivi multipli del prezzo d’energia in borsa.
Come accaduto per il CIP6, si assegnano anticipatamente i diritti anche a piccole società locali, spesso legate all’illegalità e al malaffare; si specula sulla rivendita dei diritti e gli utili finiscono esentasse in Lussemburgo.
Le rinnovabili, e il crollo della domanda, mettono definitivamente fuori mercato le centrali a gas appena ultimate. E Sorgenia affonderà MPS.
Con il “capacity payment” : pagheremo anche le centrali perché non producano ma siano lì a disposizione per quando non c’è sole o vento.
Adesso tutti vogliono chiuderle, Enel per prima 23, perché non sono remunerative e abbiamo una potenza installata più che doppia del picco della domanda.
Sono tutti indebitati e cercano compratori e alleati.
Enel ripete gli stessi errori di Enelpower,con investimenti nelle rinnovabili di dubbio ritorno economico.
L’industria elettromeccanica nazionale è sparita: Ansaldo è dei cinesi che entrano anche nel capitale dei nostri fondi infrastrutturali e nelle strutture: CDP e Terna.
“Con le bollette dell’energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima, commercializzazione e vendita), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi. Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali.Gli oneri generali sono applicati come maggiorazione della tariffa di distribuzione, (quindi all’interno dei servizi di rete), in maniera differenziata per tipologia di utenza.”
A3 é solo una delle componenti degli oneri di sistema.
Le bollette come bancomat: raccolgono soldi che non nulla hanno a che vedere con l’energia che acquistiamo.
Comprino temporaneamente i buchi di Alitalia, Ilva, Alcoa, o di operatori elettrici falliti, come Gala o GreenNetwork, solo per citarne alcuni, e poi si perdono.
Le industrie “energivore” pagano l’energia elettrica troppo cara? Ci pensano le bollette!
Volete installare un impianto fotovoltaico? Ci pensano le bollette!
I treni costano troppo cari? Ci pensano le bollette!
C’è il furbo che la bolletta non la paga, nessun problema, ci pensano pensano le bollette!
Istituti di ricerca deficitari? Ci pensano le bollette!
Verificate quanto pagate gli “oneri di sistema” ad ogni bolletta e poi moltiplicate per le decine di milioni di utenze!
Continuano a ripeterci che gli oneri di sistema sono imposizioni parafiscali. Che dovrebbero essere pagati da tutti i cittadini, e non solamente dai consumatori, che invece ci pagano sopra pure tasse e IVA.
Le origini degli oneri di sistema sono trattate in un altro post di questo blog.
Il metodo d’imposizione resta lo stesso: governo e parlamento decidono e incaricano Arera di spalmare il tutto nelle bollette.
Per anni fila tutto liscio ma quando la voce “materia prima” esplode, la bolletta esplode e il governo è costretto a sospendere le altre voci!
Lo ha fatto Draghi ma era solo temporaneo.
Arrivano così conti stratosferici ma nessuno protesta anche perché, al di fuori di chi incassa, nessuno sa come girano i soldi.
Gli oneri vengono incassati dal distributore,che li gira al GSE e poi si perdono nei meandri di un sistema tutt’altro che trasparente.
Il consumatore paga gli oneri ma non ha mai visto le bollette scendere!
É la stessa situazione della benzina con la differenza che della macchina puoi anche fare a meno, ma della luce in casa no.
È il futuro é tutt’altro che roseo!
All’orizzonte abbiamo infatti i sistemi di accumulo, necessari, ci raccontano, a immagazzinare l’energia rinnovabile che nessuno consuma, quella stessa energia che già incentiviamo con i conti energia di venti anni fa.
Le rinnovabili sbilanciano la rete? Nessun problema, ci pensano di nuovo le bollette, che incentivano i produttori di energia da fossile perché tengano a disposizione le centrali pronte a produrre. Solo pronte a produrre a costi stratosferici.
Poi ci sono le reti da rimettere a posto. Enel, che ha ancora il monopolio della distribuzione, annuncia 17 miliardi d’investimenti che alla fine saranno pagati dalle bollette.
Stessa cifra,17 miliardi Terna!
Come sia stato possibile piazzare le rinnovabili al sud quando la domanda é al nord é difficile da spiegare se non perché c’erano gli incentivi.
Così adesso, dopo vent’anni, ci pensa Terna a sbottigliare il sud con nuovi elettrodotti pagati sempre dalle bollette.
Passando per gli eolici, offshore o onshore, sarà un disastro per il consumatore italiano che guarda impotente la competitività dei partner europei
In una memoria di Arera, presentata alla commissione d’inchiesta della Camera sui diritti del consumatore, è scritto:
“Inoltre, la catena di esazione di tali componenti, che passa attraverso le società di vendita, comporta la presenza di rischi di controparte di complessa gestione, che hanno portato all’esigenza di socializzare importi rilevanti corrispondenti ad insoluti all’interno della medesima catena. Ciò in particolare alla luce delle sentenze della giustizia amministrativa, che hanno limitato la responsabilità delle società di vendita in relazione al versamento degli oneri in caso di insoluti del cliente finale”
Socializzare oneri para-fiscali, derivanti dalla morosità di quelli che non pagano le bollette, sulla platea di quelli la pagano non é equo e senz’altro non rientra nelle competenze di Arera.
In attesa che qualcuno si svegli, l’unica soluzione è il referendum!
Nel 1962, in pieno boom economico, i politici capiscono che l’energia elettrica sarà un grande affare per un paese energivoro come l’Italia e, su richiesta dei socialisti, Fanfani la nazionalizza, creando ENEL – Ente nazionale per l’energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche – cherileva, strapagandole, tutte le imprese elettriche nazionali.
Fino ad allora, l’energia elettrica era prodotta, e distribuita, da aziende di piccole dimensioni, sparse sul territorio, in qualche modo collegate e controllate da poche aziende più grandi.
Enel rileva anche tre centrali nucleari – delle 52 operanti nel mondo – oltre a quelle a carbone e numerose idroelettriche.
Le industrie elettromeccaniche lavorano su licenza, prevalentemente americana, per produrre i componenti delle centrali che Enel costruirà negli anni ’70.
Nel 1973, la prima crisi petrolifera, confermerà che il programma nucleare, che prevedeva la costruzione delle centrali di Caorso, Montalto di Castro e Trino Vercellese, era non solo corretto ma anche particolarmente lungimirante.
Il piano energetico nazionale del 1975 consente a Enel di proseguire gli studi sull’energia nucleare e di ottenere l’autorizzazione a costruire nuove centrali.
Nel 1979 la seconda crisi petrolifera giunge in pienacrisi economica e i consumi crollano.
Enel non costruisce più centrali e le industrie elettromeccaniche, che lavoravano prevalentemente per Enel, con commesse peraltro molto remunerative, si espandono all’estero con il GIE.
Nel 1983 arriva finalmente, con parecchio ritardo, il gas algerino.
I comuni ottengono contributi per distribuirlo e acquisiscono il controllo del territorio, erogando servizi energetici.
il business dell’acqua va ai democristiani mentre il gas ai socialisti
Sono gli anni delle lottizzazioni e delle prime grandi tangenti, con la benedizione del CDA dell’Enel, rappresentanza diretta del pentapartito al governo.
Dobbiamo a quel periodo buona parte dell’attuale debito pubblico.
Ma tutti sono responsabili e quindi nessuno è responsabile, proclama Craxi in Parlamento.
Nel 1986, dopo l’incidente di Chernobyl, con un referendum dall’esito scontato, ma senza che venisse spiegato al popolo quanti soldi sarebbe costata le rinuncia, termina l’esperienza nucleare italiana; vengono chiusi la centrale di Caorso, che ha prodotto poco o niente, e i cantieri di Montalto di Castro e Trino Vercellese.
Tutti gli investimenti dell’industria elettromeccanica vanno perduti, ma i costi per lo smantellamento del nucleare finiscono in bolletta: li stiamo pagando oggi e li pagheremo per sempre.
Le centrali termoelettriche vengono convertite a gas, il cui prezzo è legato a quello del petrolio, con la differenza che il gas dovrà essere pagato a russi, algerini e libici, anche se non lo si utilizza.
I primi vagiti ambientali denunciano i fumi delle centrali a carbone e anche i costosi sistemi di trattamento dei fumi verranno spartiti a suon di tangenti.
Nel 1992, a trent’anni dalla sua costituzione, ENEL diventa una società per azioni e, passando per tangentopoli, si cambia gioco: arrivano gli incentivi.
“I dispositivi ed i sistemi di misura per i quali la normativa in vigore fino al 30 ottobre 2006 non prevede i controlli metrologici legali, qualora già messi in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto, potranno continuare ad essere utilizzati anche senza essere sottoposti a detti controlli, purché non rimossi dal luogo di utilizzazione”.
Recita il decreto di recepimento di una Direttiva europea del 2004 – nota come MID – sugli strumenti di misura, tra i quali i misuratori di energia elettrica.
Per decreto, strumenti di misura mai omologati, e quindi illegali, possono così continuare a conteggiare i nostri consumi, e per miliardi di euro.
Non essendo mai stati omologati, non esistono le procedure di prova e così non possono neppure essere verificati da terzi, in un eventuale contraddittorio.
Paghiamo così energia elettrica, che viene misurata in spregio a qualsiasi regola, da contatori che sono tutti confiscabili in forza del art. 692 C.P.
Dopo quattordici anni le cose non cambiano: in forza di un altro decreto, e senza nessuna logica, i contatori di energia elettrica dinamici (ndr. quelli con la rotellina che gira) potranno funzionare per diciotto anni mentre quelli elettronici della foto per dieci.
Sono gli oneri di sistema pagati dai consumatori con apposita voce delle bollette.
Il conto del 2016 era di 14,4 miliardi, ma non esistono consuntivi, nè previsioni perché nella voce “oneri di sistema” della bolletta, finiscono anche voci che con l’energia elettrica c’entrano poco come Sogin, Alcoa, Ilva o Alitalia.
A seconda delle esigenze, ogni governo decide quanto far pagare ai consumatori! Ci pensa poi Arera a spalmare il tutto nelle bollette.
La novità è che quelli che si staccheranno dalla rete, per autoprodursi l’energia che consumano, non pagheranno più oneri di sistema.
Così la stessa quota di oneri dovrà essere spalmata su una platea di consumatori sempre più ridotta che, di conseguenza, pagherà bollette sempre più care.
Se poi si congelano per un semestre gli oneri di sistema non pagando incentivi ai produttori di rinnovabile,come è stato deciso l’anno scorso, bisognerà poi pagarli con gli interessi.
La quota dominante degli oneri riguarda gli incentivi alle energie rinnovabili, il cui sviluppo è stato impostato e perseguito con demenziale leggerezza.
Il prezzo mondiale dei pannelli fotovoltaici nel 2005 si basava essenzialmente sulla domanda italiana. L’incentivazione degli impianti italiani era così elevata da fare noi il prezzo, con i risultato che saturammo il mercato. Erano tutti cinesi, prodotti su licenza tedesca.
Il governo Monti ha l’unico merito di aver imposto un tetto annuo agli incentivi, perché ormai era evidente che gli impianti venivano costruiti solamente perché un popolo di utili idioti, i consumatori, li avrebbero pagati con le bollette.
Il governo Renzi pensò poi di indebitare ulteriormente i consumatori, spalmando gli incentivi su un periodo più lungo ma, subissato di cause, dovette fare retromarcia riconoscendo gli interessi e rinviando il problema.
Adesso sui social fioccano le proposte di installare pannelli fotovoltaici per non pagare l’energia elettrica. Ma la domanda é: quelli che non non lo faranno, pagheranno il conto di tutti? E fino a quando?
I primi produttori di energia fotovoltaica incassano anche sette volte l’attuale prezzo dell’energia in borsa, mentre i consumatori dovranno pagare, non solo gli incentivi a chi produce e sbilancia la rete, come é il caso delle rinnovabili, ma anche i costi per ribilanciarela.
Verranno installati così migliaia di MW a gas, il cui costo verrà scaricato sulle bollette per permettere ai produttori di partecipare alle aste del capacity.
Ecco la lista dei furbi in un paese di idioti: buona parte dei soldi viene inviata all’estero esentasse.
L’utente “domestico tipo italiano” secondo Arera ne consuma 2.700.
La bolletta, che viene emessa solo dopo due giorni dal passaggio del letturista, consiste in tre voci: energia (16 cent/kWh), spese fisse (21 cent/giorno) e IVA (5%).
In totale fanno 19 cents/kWh, e siamo a Londra.
La bolletta riporta poche, ma essenziali informazioni utili per il cliente:
in base ai suoi consumi, spenderà 552 sterline all’anno, a prezzi variabili;
sta utilizzando la migliore tariffa di acquisto;
potrebbe ottenere una riduzione del 15% se aderisse all’offerta dello stesso fornitore, che prevede il prezzo fisso.
Particolarmente utile l’indicazione della tariffa di comparazione – TCR – che servirà all’utente per valutare le offerte di tutti gli altri potenziali fornitori, perché a quella, e solo a quella, dovranno riferirsi nel caso proponessero di subentrare.
Un altro esempio di bolletta, più attuale, riguarda luce e gas.
Siamo sempre a Londra e i prezzi sono sempre più bassi dei nostri.
Il gas viene fatturato in kWh – unità di misura legale dell’energia – e non in standard metri cubi come da noi, che non è una misura legale.
L’IVA è al 5% , e non viene applicata alle accise, come invece succede da noi.
Vengono indicati chiaramente i numeri di matricola dei contatori, sia del del gas e che della luce. Cercateli sulle vostre bollette!
Le letture dei contatori sono state effettuate la settimana prima dell’emissione della bolletta.
ARERA ritorni alla sua missione originale e cioè ” la promozione della concorrenza e dell’efficienza nel settore dei servizi di pubblica utilita’, di seguito denominati “servizi”, nonche adeguati livelli di qualita’ nei servizi medesimi in condizioni di economicita’ e redditivita’, assicurandone la fruibilita’ e la diffusione in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori”.
Non intervenga in materie che non le competono, come lametrologia legale, della quale è unico responsabile il MISE. Nello specifico, vengono installati decine di milioni di sistemi di misurazione illegali, che funzionano male e che oltretutto il consumatore paga con la bolletta.
Denunci l’impossibilità di promuovere la concorrenza, e quindi la tutela degli interessi di utenti e consumatori, in presenza della chiara posizione dominante di Enel, che dalla fine del mercato tutelato, e con il monopolio della distribuzione, sarebbe l’unica a trarre vantaggio.
Metta in condizione i consumatori, attraverso una seria e mirata campagna di informazione, di capire quanto consumano e quanto spenderebbero passando al mercato libero. I comparatori di offerte non sono assolutamente adeguati, né fruibili dalla quasi totalità dei consumatori.
Semplifichi radicalmente le bollette, sull’esempio di quelle degli altri paesi europei, che sono utili e non aggravano il lavoro dei fornitori, che in Italia viene poi scaricato sul prezzo.
Rediga, con il MISE, l’atteso albo dei fornitori per evitare in futuro situazioni oggettivamente sconcertanti.
Riveda il contratto di maggior tutela a garanzia dei consumatori. Quello attuale non funziona per evidente responsabilità dominante del distributore.
Annulli la procedura di conciliazione che allontana ulteriormente i consumatori dal far valere i propri diritti.
Quantifichi, con precisione, l’ammmontare degli oneri di sistema, che ormai pesano per più di un terzo sul valore delle bollette, da qui a dieci anni confutando, in modo molto più efficace del passato, gli ulteriori aggravi.
Per il fallimento della Alter Eco, due anni fa andava all’asta un campo fotovoltaico da 1 MW , finanziato con il quinto conto energia del 2012.
Il prezzo base d’asta – 650 €/kW – era otto volte inferiore al valore iniziale.
Solamente la speculazione spiega l’installazione di gran parte degli impianti fotovoltaici, installati tra il 2010 e il 2012.
Impianti pagati dalle nostre bollette con i “conti energia”, per miliardi di euro all’anno e per vent’anni.
Il futuro lo insegnano i cinesi, gli stessi che abbiamo arricchito strapagando i pannelli, oppure Enel, che si vanta di vincere gare in giro per il mondo a prezzi anche dieci volte inferiori a quelli strappati in Italia dai conti energia.
Un paese serio avrebbe dato priorità strategica a progetti basati sulle necessità locali, come fanno ora in Germania, e non più di 600.000 impianti sparsi nelle campagne, dove i primi furbi che arrivano fanno i soldi.
Un paese serio decide per una strategia energetica a vantaggio non di avidi fondi lussemburghesi, ma di tutta la popolazione.
Un paese serio fa bandi per acquisti poliennali di energia prodotti da impianti di decine MW di potenza installata e non di kW.
Un lettore racconta la sua esperienza.
Nel 2006, con mezzi propri, ha installato 22 kW (primo conto energia) aggiungendone altri 23 nel 2009 (secondo conto energia): il pareggio – capitale investito e incentivi incassati – arriva solo nel 2017, ma non tiene conto dei mancati interessi e del tempo dedicato a superare gli innumerevoli ostacoli burocratici. Adesso il GSE lo paga con un anno di ritardo.
Nel 2006 in effetti erano pochi quelli che ci credevano e non c’era speculazione.
Facile immaginare quello che è successo dopo, quando tutti hanno creduto di fiutare l’affare, hanno acceso un mutuo gonfiato, mettendo magari a garanzia solamente il terreno.
A quando il loro pareggio?
Secondo le stime di Banca d’Italia, i NP delle rinnovabili ammontano a 707 milioni di euro.
Risparmiare si potrebbe anche, basterebbe sapere quanto consumiamo, ma non sembra interessare a nessuno: tutti sanno quanto pagano ma pochi quanto consumano.
Non leggiamo i contatori e le bollette addebitano consumi stimati: secondo Arera, responsabile di questo scandalo, 35 milioni di utenti del gas e 10 milioni di utenti di energia elettrica ricevono bollette basate su consumi stimati.
I consumi stimati sono sempre maggiori di quelli reali e quindi sono miliardi gli euro versati in anticipo.
Allo stato vanno così più accise e tasse mentre le società del settore presentano ottimi bilanci. In tanti vivono sulle nostre bollette e il consumatore é diventato solo merce di scambio nelle operazioni di M&A.
Molti utenti non sanno neppure quale sia il proprio contatore; tutti si fidano di contatori vetusti, imprecisi o illegali, e appoggiano le bollette in banca senza fiatare.
Quando arriva la bolletta di conguaglio le cifre sono tali che la rateizzazione viene proposta in automatico e senza chiedere neppure scusa.
Adesso si sono inventati il tentativo di conciliazione, senza il quale non é possibile contestare. Un altro “fuori gioco”dell’Autorità, perché questo non é regolazione del mercato ma di contenziosi. Ci vogliono mesi per riuscire a far valere i propri diritti.
Ma se a milioni di consumatori non interessa neppure quanto consumano è del tutto inutile rifilare loro contatori sempre più sofisticati e a loro carico.
A chi servono in realtà i nuovi contatori?
Raccontano balle dicendo che serve a noi, raccontano balle dicendo che é gratis e quando non sanno più cosa dire ecco che “lo chiede l’Europa”.
Una serie di balle solo per piazzarci questi aggeggi che funzioneranno illegalmente, per poterci entrare in casa e stabilire da remoto il nostro consumo perché, appunto, sanno che nessuno controlla.
Il grafico mostra i prezzi dell’energia elettrica di domani in tre zone: nord, sud e Sicilia.
La Sicilia consuma 21 TWh all’anno, il 7% del paese.
Da sempre, le nostre bollette pagano il pizzo ai produttori siciliani: domani vale 1,5 €/MWh in più sul PUN (prezzo unico nazionale).
Ci sono voluti più di dieci anni per costruire una linea elettrica che é costantemente in manutenzione e il cavo con la Grecia è interrotto.
Sull’isola del sole si produce poca energia fotovoltaica ma quella pugliese, che non costa nulla, non ci deve arrivare.
Per non lasciarla al buio, bisogna quindi accendere ogni sera, ma ora anche di giorno, centrali termiche degli anni ’60 con rendimenti arcaici.
Terna poi le dichiara essenziali e il gioco é fatto: raddoppio del pizzo!
Il prezzo dell’energia tedesca di domani é la metà di quello siciliano e con l’utilizzo parziale della centrale di Brindisi per problemi d’inquinamento, anche lì c’è qualcuno che ci marcia.
Pochi si rendono conto che illuminare una seconda casa può costare come l’IMU.
Si pagano da 30 a 40 €/mese senza accendere una sola lampadina.
Sulla bolletta di un non residente il prezzo medio é da record.
Il trucco dei venditori consiste nell’addebitare 1 kWh, anche se non è stato consumato, ciò che peró rende la bolletta un documento falso e impugnabile.
Quanti non residenti pagano 12€/kWh venti volte il prezzo dell’energia all’ingrosso?
Invece di chiudere tutto, come fate sempre quando ve ne andate, lasciate accese un po’ di lampadine a basso consumo, favorirete lo scioglimento dei ghiacciai e il buco dell’ozono ma terrete lontani i ladri gratis.
Gli oneri di sistemavalgonoun terzo della bolletta dell’energia elettrica e, senza consumare un solo kWh, paghiamo bollette da 30€ al mese.
Al solo scopo di incassare gli oneri di sistema, i venditori si inventano kWh inesistenti che non vengono né trasportati né consumati: le bollette sono degli autentici falsi.
Ovvio che c’è qualcosa che non funzione e allora ecco l’idea: toglierli dalle bollette e trasformarli in tasse, facendoli pagare a tutti, utenti e non.
Se è possibile “socializzare” i buchi delle banche, e nessuno spara, perché non farlo con le bollette?
Sono 16 miliardi di euro all’anno!
Con la morosità in crescita, i primi fallimenti e il rischio di non incassarli tutti, devono essere messi al sicuro come tasse.
Il presidente uscente dell’Autorità per l’energia sarà ricordato per aver abbassato le stesse bollette che, durante il suo mandato sono diventate le più care d’Europa.
Sembrano ormai tutti d’accordo: un TAR ha definito gli oneri “parafiscali” mentre AGCM, riconosce che “al crescere del peso relativo degli oneri di sistema, nonché del tasso di insolvenza dei clienti finali legato anche alle difficoltà create dalla crisi economica, le citate previsioni contenute nei contratti di distribuzione hanno determinato una situazione di crescente esposizione debitoria dei venditori nei confronti dei distributori stessi, che ha portato in alcuni casi alla risoluzione del contratto di trasporto, e conseguentemente all’uscita dal mercato di alcuni soggetti”.
Cioè il problema non è l’utente, che non riesce più a pagare le bollette, ma che quelli che trasportano energia elettrica, oppure la producono incassando gli incentivi, continuino a guadagnare, a prescindere.
AGCM parla di “ridotta marginalità e quindi una scarsa capacità competitiva dei venditori non direttamente riconducibile a carenze di efficienza, bensì a effetti di clausole contrattuali che, addossando sui venditori la responsabilità integrale del pagamento degli oneri di sistema, determinano una ripartizione del tutto squilibrata del rischio derivante dalla insolvenza dei clienti finali relativamente a elementi, quali gli oneri di sistema, che prescindono dalla gestione industriale del servizio”.
Il problema di un umbundling farlocco viene sfiorato da AGCM: “Il descritto effetto di alterazione del mercato aggravato dalla circostanza che nel mercato italiano della vendita di energia elettrica al dettaglio operino in concorrenza fra loro soggetti presenti solo in questo segmento della filiera e soggetti verticalmente integrati, a monte, nella distribuzione”.
AGCM non può assolutamente dire che Enel, con 44 milioni di nuovi contatori, avrà il totale controllo della misurazione e quindi del mercato; e questo in concomitanza con la fine del mercato tutelato.
Secondo AGCM ci sono oggetti che “oltre a godere di vantaggi nella gestione finanziaria del rischio di insolvenza dei clienti finali in quanto appartenenti a gruppi societari (parent company guarantee) – possiedono, data la contestuale natura di concorrenti diretti e controparte obbligatoria dei soggetti venditori non integrati nei richiamati contratti, forti incentivi a comportamenti anticoncorrenziali”.
Il risveglio di AGCM mette anche in luce “la carenza di potestà regolatoria della stessa Autorità per l’Energia” nel senso di “carenza di potere di ( etero ) integrazione del contratto tra distributore e venditore rispetto alle previsioni in materia di garanzie per la parte relativa agli oneri”.
Si capisce poco se non che l’Autorità ha le sue colpe!
E così, in attesa delle nuove tasse, tutti avranno fatto il proprio lavoro: AEEGSI nutrire il sistema, con cifre da capogiro senza opporsi, AGCM di ritenere solo ora “necessario e urgente un intervento di carattere normativo” con due opzioni: “riconoscere pienamente la natura fiscale degli oneri ed eliminare la necessità di una loro specifica trattazione nell’ambito delle pattuizioni fra venditori e distributori”; oppure “prevedere una diversa distribuzione del rischio finanziario derivante da un’eventuale insolvenza dei clienti finali per gli oneri di sistema, in modo tale che lo stesso sia ripartito nell’ambito della filiera elettrica, evitando che esso gravi unicamente sulla parte liberalizzata del mercato”.
Traduzione: se ne occuperanno come sempre Governo e Parlamento che, con i tempi che corrono, non potranno che metterci le mani nelle tasche, con la novità che lo faranno anche se non consumiamo nulla, come peraltro stanno già facendo.
Ci si chiede a cosa servano le Autorities visto che ci costano centinaia di milioni all’anno.
Questa è una bolletta della luce: com’è stato possibile arrivare a tanto?
Gli addebiti variano dai pochi centesimi alle centinaia di euro: solo una squadra di menti contorte può aver creato una tale mostruosità, che nessuno leggerà mai, ed forse questo il fine che si prefiggevano.
A parte la lista dei beneficiati, quelli che cioè vivono delle bollette, nessun utente sarà in grado di verificare la correttezza delle voci di costo, se non andando a spulciare ogni singola delibera dell’Autorità per l’energia – Arera – che le ha generate.
Nessuno sarà in grado di verificare se, in mezzo a questi numeri, qualcuno tenta di “marciarci” inserendo qualche voce in più..
Nessuno si rende conto dei costi per fatturare, ogni mese, in questo modo.
A nessuno interessa perchè tanto il consumatore paga paga e per ricevere questo dettaglio paga anche un extra; se invece si accontenta della bolletta 2.0 (quella con sole quattro voci) parte già fregato.
Con il finto obbiettivo della trasparenza, la bolletta diventa ogni anno più complicata perché le voci di costo si moltiplicano; ma nessuno dice niente.
Con il risultato che l’utente non sa neppure quanto consuma e quindi non deve capire quanto paga.
Invece la bolletta dev’essere uno strumento utile all’utente, come le tutte le bollette europee pubblicate nel blog.
Non ci dev’essere nessuno che spiega una bolletta!
Con queste premesse stiamo lasciando il mercato tutelato a favore di quello libero e non potrà che andare peggio: vi proporranno un prezzo, ma non vi espliciteranno le voci che lo compongono o ne sottaceranno alcune.
Alla faccia della “capacitazione” dell’utente, termine caro al presidente Bortoni che purtroppo si usa, non a caso, solo in urologia.