Oneri di sistema: socializzazione delle perdite

Paghiamo 15 miliardi all’anno con le bollette, ricordatelo quando voterete al prossimo referendum.

Proprio per sensibilizzare i votanti, alcuni esempi di allegra gestione dei nostri soldi.

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La Procura di Roma indaga su una faccenda che potrebbe costare cara ai consumatori.

Enel e Green Network, con la benedizione di Arera,  transavano a carico dei consumatori con le delibere n° 50/2018 e n° 568/2019.

E adesso Arera denuncia Green Network.

Questo l’antefatto (2020)

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I debiti di alcune società fornitrici di energia elettrica vengono coperti dai consumatori.

Un giochetto molto semplice, in apparenza.

I fornitori di energia elettrica operano in un mercato controllato, a monte, dal distributore di riferimento – edistribuzione – al quale devono pagare “sull’unghia” gli OGS – oneri generali di sistema – a prescindere dal fatto che il cliente finale paghi o non paghi la bolletta.

Il distributore monopolista, che fa capo a Enel e che distribuisce quasi tutta l’energia elettrica nel paese, è il vero arbitro del mercato: decide chi deve pagare e chi no, chi può vivere o chi deve morire.

Erano 500 i milioni del buco di  Gala, che poi è fallita, e sono 166 quelli attuali di Green Network, ma ne deve il doppio a Enel.

Così si siedono attorno ad un tavolo e si mettono d’accordo, creditore e debitore, perchè quello che manca la mettano i consumatori.

Non si comprende come sia possibile una tale operazione sulla testa dei consumatori.

Com’è possibile che Enel, attraverso la controllata edistribuzione, possa concludere accordi transattivi – benedetti da Arera – che riguardano soldi che i consumatori hanno già pagato con le bollette e che il fornitore, invece di versare, ha trattenuto per far quadrare i conti

In base a quale specifica delega Arera può decidere di socializzare, a suo modo, le perdite di una società privata gestita malamente?

Forse è per questa ragione che i fornitori sono più di 600, spesso società nate dal nulla e senza alcun controllo, il più destinate a chiudere lasciando debiti che tanto saranno pagati dai consumatori.

Trionfale, invece, il cammino dei distributori e, in particolare, di quello di proprietà di Enel – edistribuzione – che distribuisce e misura, più o meno, tutta l’energia elettrica nazionale.

Può decidere chi e quando deve fallire e chi invece, come Green Network può continuare a vivere e magari tornare utile in futuro.

Se si possono scaricare i debiti dei privati sui consumatori sarà una passeggiata socializzare gli oneri di sistema, per 18 miliardi all’anno

Nelle casse della CSEA, dove arriva annualmente questa montagna di denaro, ci sono sempre un paio di miliardi pronti per le emergenze, come per Alitalia.

Anche quelli sono soldi nostri, pagati perché avrebbero dovuto darci dei benefici, e invece vengono utilizzati per scopi diversi.

E sfido chiunque a dimostrare i benefici economici dell’energia rinnovabile per i consumatori.

E adesso, che il valore degli oneri si avvicina al terzo della bolletta, e la morosità aumenta, ecco la resa dei conti!

Secondo il TAR del caso Gala, gli oneri di sistema sono oneri “fiscali”, rivolti cioè alla generalità dei cittadini.

Mentre, per il regolatore, è l’ex presidente Bortoni che parla: “le sentenze della giustizia amministrativa si rispettano ma hanno travisato la materia; la richiesta di socializzare sarà l’ultima spiaggia, non si andrà subito a socializzare il buco; dovremo riformare le decisioni della giustizia che non stanno in piedi, pur rispettandole; dovremo definire formule di sopravvivenza da qui al nuovo assetto ‘a canone Rai’, spero che il transitorio sia di alcuni mesi, vedremo; stiamo già pensando ai criteri da rispettare per iscriversi all’albo previsto dal Ddl concorrenza“.

Ad oggi, non solo non esiste l’albo dei fornitori ma i piazzisti di energia proliferano, tanto sanno che, come nel caso Green Network, non possono fallire.

Il traffico illecito dei dati sensibili

Quanto valgono i vostri dati al mercato nero

Pochi leggono le bollette e i contratti prima di firmarli, molti non conoscono la differenza tra fornitore, che emette la bolletta, e distributore, che ci fa arrivare luce e gas a casa, dove li misura con i contatori.

I nuovi contatori, che ci stanno installando da anni, possono essere letti e gestiti dai distributori “da remoto”, cioè attraverso i tasti di un computer.

Non si sa cosa i distributori possano effettivamente fare “da remoto” perché i protocolli di comunicazione non sono pubblici.

Quindi potrebbe anche darsi che il sistema “operatore-contatore” venga utilizzato in modo non ammissibile per es. stabilendo da remoto il nostro consumo.

Infatti, se ad utente moroso viene ridotta la potenza, perché non farlo anche con quelli che la bolletta la pagano? Sarebbe truffa, ma chi potrebbe provarla?

Quali siano i dati raccolti dai contatori é un altro mistero; prova ne è che, quando ci sostituiscono il contatore, utilizzano accessori di lettura e di comando non omologati.

Comunque, con quanta facilità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto? O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza neppure sapere quanto consumiamo? Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di regalare dati sensibili? Firmiamo polizze assicurative senza leggerle e magari cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto di fornitura di luce e gas?

Quei dati finiscono in rete e i tabulati vengono offerti anche su Facebook.

É grazie a quelle informazioni che poi riceveremo tutte quelle telefonate!

E in effetti, con i nuovi contatori potrebbero sapere tutto di noi: le nostre abitudini di consumo, quando siamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori, e magari il nostro numero di telefono e l’IBAN.

E poi chi garantisce la sicurezza del dato che viene trasmesso?

Meglio perlomeno tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e di PDR (per il gas).

Con quei numeri possono millantare contratti non richiesti. Digitare quei numeri sui siti dei comparatori di offerte in rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro perché il mercato di luce e gas è un mercato di offerta, e i dati dei consumatori sono oro.

Così i distributori raccolgono i dati e li passano poi ai venditori, che sono spesso società collegate sotto lo stesso ombrello e che risultano ovviamente avvantaggiati.

Siccome i contatori nascevano anche per utilità dell’utente, ho provato la procedura per verificare i miei consumi sul SII – Sistema Informativo Integrato.

Ci si accede solo con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo. Dopo uno slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una di tre utenze a me intestate, delle altre due il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera, il venduto di Enel supera l’80%, stessa percentuale dell’energia elettrica distribuita da edistribuzione, di intera proprietà di Enel. Sui nuovi contatori c’è il logo Enel, e quindi, in futuro, saremo tutti più liberi di comprare energia da Enel.

Le altre centinaia di venditori si limiteranno a mercanteggiare i nostri dati.

Breve storia dell’energia (3): liberalizzazione, tangenti e rinnovabili

Dal CIP6 in avanti, l’idea di scaricare tutto in bolletta prende piede. Ci finirà, alla fine, anche il canone RAI che con l’energia elettrica non c’entra per niente.

Dal 1995 AEEG – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas poi Arera – stabilisce come, quando e in quale misura, gli incentivi saranno spalmati nelle bollette.

É meglio però che il consumatore, utile idiota del sistema, non sappia come gli vengono sfilati i soldi dalle tasche e così le bollette diventano sempre più complicate.

Il 1999 è l’anno del c.d. decreto Bersani “di liberalizzazione”. Favorisce gli ex-monopolisti di allora, stiracchiando i criteri di una delibera europea, e per la prima volta impone il pagamento degli “oneri generali di sistema“, che non solo sono ancora lì, in bolletta, ma ne sono una delle voci più importanti.

Nel 2002 Enel vende il 60% delle sue centrali. Una parte viene rilevata dalla spagnola Endesa, che poi tornerà Enel. La rete di trasmissione passa a Terna, che diventa così il monopolista concessionario dell’alta tensione. Enel mantiene il monopolio della distribuzione, si fa da sé i nuovi contatori intelligenti (per chi?) in odore di illegalità.

Attraverso Enelpower si lancia in ardite e sconclusionate acquisizioni all’estero mentre in Italia tornano le tangenti.

L’energia viene ora venduta alla borsa elettrica.

Berlusconi, grande amico di Putin, cerca di tagliare fuori ENI, impegnandosi direttamente con i Russi per il gas con l’amico Mentasti ma non passa.

In un delirio di onnipotenza, Enel, sotto il comando di kaiser Franz Tató, va a cercare gas liquefatto in Nigeria, s’impegna a comprarlo ma poi non riuscirà a farlo arrivare in Italia direttamente e dovrà passare dalla Francia.

Senza una strategia e con la benedizione delle banche, le centrali elettriche esistenti vengono convertite a gas e ne vengono costruite nuove dovunque.

Le ultime centrali non sono ancora entrate in servizio, pur avendone già pagata una parte, con il buco MPS che ha salvato anche Sorgenia, quando nasce la vera energia rinnovabile, quella da sole e vento.

Verrà trionfalmente incentivata con le bollette e con i cinque conti energia.

Pagheremo tutto noi: oggi 15 miliardi di euro all’anno.

Con la garanzia delle bollette, le banche finanziano qualsiasi progetto: c’è chi mette i terreni e chi addomestica i funzionari comunali; i pannelli sono cinesi progettati in Germania.

I primi ad annusare l’affare sono i fondi verdi stranieri che oggi incassano incentivi multipli del prezzo d’energia in borsa.

Come accaduto per il CIP6, si assegnano anticipatamente i diritti anche a piccole società locali, spesso legate all’illegalità e al malaffare; si specula sulla rivendita dei diritti e gli utili finiscono esentasse in Lussemburgo.

Le rinnovabili, e il crollo della domanda, mettono definitivamente fuori mercato le centrali a gas appena ultimate. E Sorgenia affonderà MPS.

Con il “capacity payment” : pagheremo anche le centrali perché non producano ma siano lì a disposizione per quando non c’è sole o vento.

Adesso tutti vogliono chiuderle, Enel per prima 23, perché non sono remunerative e abbiamo una potenza installata più che doppia del picco della domanda.

Sono tutti indebitati e cercano compratori e alleati.

Enel ripete gli stessi errori di Enelpower,con investimenti nelle rinnovabili di dubbio ritorno economico.

L’industria elettromeccanica nazionale è sparita: Ansaldo è dei cinesi che entrano anche nel capitale dei nostri fondi infrastrutturali e nelle strutture: CDP e Terna.

13/11/2016

(continua…)

Breve storia dell’energia (1): nazionalizzazione, referendum e tangenti

Nel 1962, in pieno boom economico, i politici capiscono che l’energia elettrica sarà un grande affare per un paese energivoro come l’Italia e, su richiesta dei socialisti, Fanfani la nazionalizza, creando ENEL – Ente nazionale per l’energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche – che rileva, strapagandole, tutte le imprese elettriche nazionali.

Fino ad allora, l’energia elettrica era prodotta, e distribuita, da aziende di piccole dimensioni, sparse sul territorio, in qualche modo collegate e controllate da poche aziende più grandi.

Enel rileva anche tre centrali nucleari – delle 52 operanti nel mondo – oltre a quelle  a carbone e numerose idroelettriche.

Le industrie elettromeccaniche lavorano su licenza, prevalentemente americana, per produrre i componenti delle centrali che Enel costruirà negli anni ’70.

Nel 1973, la prima crisi petrolifera, confermerà che il programma nucleare, che prevedeva la costruzione delle centrali di Caorso, Montalto di Castro e Trino Vercellese, era non solo corretto ma anche particolarmente lungimirante.

Il piano energetico nazionale del 1975 consente a Enel di proseguire gli studi sull’energia nucleare e di ottenere l’autorizzazione a costruire nuove centrali.

Nel 1979 la seconda crisi petrolifera giunge in piena crisi economica e i consumi crollano.

Enel non costruisce più centrali e le industrie elettromeccaniche, che lavoravano prevalentemente per Enel, con commesse peraltro molto remunerative, si espandono all’estero con il GIE.

Nel 1983 arriva finalmente, con parecchio ritardo, il gas algerino.

I comuni ottengono contributi per distribuirlo e acquisiscono il controllo del territorio, erogando servizi energetici.

il business dell’acqua va ai democristiani mentre il gas ai socialisti

Sono gli anni delle lottizzazioni e delle prime grandi tangenti, con la benedizione del CDA dell’Enel, rappresentanza diretta del pentapartito al governo.

Dobbiamo a quel periodo buona parte dell’attuale debito pubblico.

Ma tutti sono responsabili e quindi nessuno è responsabile, proclama Craxi in Parlamento.

Nel 1986, dopo l’incidente di Chernobyl, con un referendum dall’esito scontato, ma senza che venisse spiegato al popolo quanti soldi sarebbe costata le rinuncia, termina l’esperienza nucleare italiana; vengono chiusi la centrale di Caorso, che ha prodotto poco o niente, e i cantieri di Montalto di Castro e Trino Vercellese.

Tutti gli investimenti dell’industria elettromeccanica vanno perduti, ma i costi per lo smantellamento del nucleare finiscono in bolletta: li stiamo pagando oggi e li pagheremo per sempre.

Le centrali termoelettriche vengono convertite a gas, il cui prezzo è legato a quello del petrolio, con la differenza che il gas dovrà essere pagato a russi, algerini e libici, anche se non lo si utilizza.

I primi vagiti ambientali denunciano i fumi delle centrali a carbone e anche i costosi sistemi di trattamento dei fumi verranno spartiti a suon di tangenti.

Nel 1992, a trent’anni dalla sua costituzione, ENEL diventa una società per azioni e, passando per tangentopoli, si cambia gioco: arrivano gli incentivi.

(continua..)

#dodobeltrame

La “soap opera” dei contatori

I contatori? Non si sa cosa sono!

Bisognerebbe capire cosa sia andato storto nel processo di liberalizzazione del mercato elettrico, invece di sentirsi dire da ventiquattro anni che deve essere completato. Il decreto Bersani del 1999 é diventato legge nel 2007.

Ad esempio, i contatori sono fabbricati da Enel, sono gestiti da Enel e misurano energia elettrica, prodotta da Enel e distribuita da Enel, concessionaria della distribuzione nazionale fino al 2030.

Anche se i nomi degli attori cambiano, la commedia resta sempre la stessa: dopo 15 anni c’è ancora il mercato tutelato, controllato da SEN, che è di nuovo Enel.

Una ventennale “soap opera” come la definì Davide Crippa, quando era ancora all’opposizione, prima di diventare sottosegretario del MISE del governo Conte 2.

Crippa pubblicó questo interessante intervento sulla piattaforma del M5S, che poi venne cancellato per finire nel dimenticatoio, assieme allo stesso Crippa.

Recuperato il post e premesso che:

  • la metrologia legale – che tutela la fede pubblica nelle transazioni commerciali che utilizzano strumenti di misura – compete unicamente al Ministero dello Sviluppo Economico;
  • prosegue la sostituzione di decine di milioni di contatori;
  • la sostituzione viene imposta ai consumatori in forza a delibere di Arera ma in assenza di pronunciamenti del MISE;
  • i misuratori, una volta installati, diventano parte integrante di un sistema che permette ai distributori di “gestirli” illegalmente da remoto;
  • il sistema, inteso come misuratore in campo, più la struttura della sua gestione da remoto, predisposta presso i centri operativi dei distributori, non è mai stato legalizzato dal MISE;
  • la gestione da remoto dei misuratori è espressamente vietata dal D.Lgs. 22.2.2007, n.22: non è ammesso cioè modificare da remoto le variabili metrologiche che concorrono alla formazione del dato di consumo;
  • lo stesso D.Lgs stabilisce che l’unico dato legalmente valido della transazione è quello che si forma sul posto e non quello letto da remoto.

Non si comprende perché i consumatori debbano pagare sistemi di misurazione non trasparenti e quantità di energia elettrica misurate dagli stessi.

Per come è stato predisposto, il sistema é molto più utile ai distributori che ai consumatori: i nuovi contatori dovrebbero facilitare i consumatori nella rilevazione dei propri consumi, e invece molto complicati e, proprio per questa ragione, non conformi alla legge.

Gestendoli da remoto, i distributori potranno raccogliere e utilizzare una notevole serie di dati sensibili, mettendoli a disposizione delle società di vendita collegate.

Alla sostituzione dei contatori, infatti, non viene richiesto alcun assenso per la privacy e sul mercato nero dei dati un contratto residenziale – gas e luce – vale un migliaio di €.

Tenuto conto che la quasi totalità dei contatori è fabbricata da Enel, e che milioni di clienti dovranno passare da SEN al mercato libero, la posizione dominante del gruppo non potrà, in questo modo, che rafforzarsi.

Il portale del SII

Il portale del Sistema Informativo Integrato (SII) è a disposizione dei consumatori più curiosi, ma dotati di tempo e pazienza.

Potrebbe essere lo stesso portale di e-distribuzione visto che, secondo Arera, gestisce l’85% dei contatori nazionali? Probabile.

È in questo modo che si rendono “terzi” i monopoli?

Arera spiega a cosa dovrebbe servire il portale,una volta entrati.

Nel portale di e-distribuzione si legge “il Cliente riconosce che l’uso dei Servizi avviene a proprio esclusivo rischio“.

Quindi i dati non sono attendibili?E quando arrivano nel SII lo diventano?

E chi paga per questi “doppi servizi” del tutto inutili?

Scrive Arera: “il distributore, responsabile della lettura (più propriamente della “raccolta della misura”)

La novità è che il distributore non misura più ma “raccoglie” i dati, dei quali non è responsabile, il che dimostra che della misurazione non importa nulla a nessuno, tanto meno al consumatore, che la paga con la bolletta, che sia corretta o meno.

La legge è chiara: il distributore è responsabile della corretta misurazione ma Arera non lo conferma perché la metrologia legale non le compete, e per statuto non deve neppure sapere cos’è.

La validazione del dato di consumo da parte del distributore è infatti un altro buco nero del sistema: tutti aspettano la validazione, da chi misura, ma non è facile ottenerla.

Meglio i consumi stimati: sono senz’altro maggiori di quelli reali!

Ancora Arera:“I dati di misura trasmessi al SII sono quelli rilevati con le letture periodiche del contatore” quindi sono quelli prodotti dai contatori o sono quelli che il distributore ogni tanto raccoglie mandando in giro i letturisti?

Il SII é costituito presso l’Acquirente Unico, all’indirizzo è detto:

“Acquirente Unico, gestore del Sistema Informativo Integrato, è stato individuato dalla Legge Bilancio 2018 (art 1, comma 8, legge n. 205 del 27 dicembre 2017) come il soggetto deputato a mettere a disposizione dei clienti finali i loro dati di consumo di energia elettrica e di gas, secondo le modalità stabilite dall’ARERA e nel rispetto delle indicazioni del Garante in materia di protezione dei dati.

Acquirente Unico è la società pubblica, interamente partecipata dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. – ovvero dal G.S.E. – interamente posseduto dal Ministero dell’economia e delle finanze – costituita dal decreto legislativo 16 marzo 1999 n. 79 allo scopo di garantire la fornitura di energia elettrica ai consumatori domestici e alle piccole imprese che non sono ancora passati al mercato libero.

Era il 1999 e, ancora oggi, decine di milioni di consumatori sono ancora serviti dal mercato tutelato

In quanto soggetto terzo, pubblico ed indipendente, negli anni sono state attribuite ad Acquirente Unico crescenti responsabilità e diverse attività quali lo Sportello per il Consumatore Energia e Ambiente, il Portale Offerte, l’Organismo centrale di stoccaggio dei prodotti petroliferi (OCSIT), Cassa Conguaglio GPL, oltre all’originaria funzione di approvvigionamento di energia elettrica per il Mercato Tutelato, per accompagnare lo sviluppo dei mercati energetici”.

Vi invito ad una prova pratica del funzionamento del portale: è un esperienza onirica!

L’accompagnamento dura da 22 anni e il numero di “badanti” cresce ma, alla fine, la nostra ultima “badante” sarà proprio il vecchio monopolista, che oggi fa più figo chiamare “incumbent”.

E’ probabile che il SII servirà solo per profilare la nostra “vita” energetica, in spregio a qualsiasi garanzia sulla privacy, e aiuterà i venditori, specialmente gli amici e i parenti dei distributori, e in particolare modo la famiglia dell’incumbent, a fornirvi l’energia elettrica al miglior prezzo, per loro.

Il portale di e-distribuzione

Le condizioni generali, del servizio di distribuzione dell’energia elettrica, sono pubblicate sul sito di e-distribuzione che, secondo i dati pubblicati da ARERA, gestisce l’85% dei contatori operanti in Italia.

L’art. 9 recita:

9. Limitazione di responsabilità di e-distribuzione 

“Il Cliente riconosce che l’uso dei Servizi avviene a proprio esclusivo rischio. I Servizi vengono forniti così “come sono” e “come disponibili” sul Portale di E-Distribuzione”.

Se il portale è di proprietà di e-distribuzione, e se e-distribuzione lo gestisce a spese dei clienti, perchè e-distribuzione non dovrebbe essere responsabile dei dati reperibili?

Potenza del monopolio!

Il monopolio della liberalizzazione

La tabella, allegata alla relazione annuale di Arera, non necessita di spiegazioni.

Evidente la posizione dominante di Enel – tramite la controllata edistribuzione – nell’attività di distribuzione e misurazione dell’energia elettrica nazionale.

Se si considera poi che anche gli altri distributori hanno dovuto installare contatori Enel il quadro è completo.

Come in ogni attività commerciale, chi trasporta in monopolio – Terna – e chi distribuisce e misura in monopolio – Enel – controllano facilmente il mercato.

Se poi lo si fa in forza di concessioni – quella di Enel scadrà nel 2030 – non esiste alcuna liberalizzazione da completare ( un motivetto cantato spesso dai politici ) e il decreto Bersani del 1999 resta una bufala.

Con l’aggravante che Enel la produce e la vende, sia sul mercato libero che su quello tutelato a decine di milioni di utenti.

Appena ottenuta la concessione, fin dai primi anni 2000, Enel ha progettato, prodotto e installato decine di milioni di contatori di energia elettrica – mai omologati e quindi illegali – che determinano il valore delle nostre bollette.

Nel 2018, Enel ha poi deciso di sostituirli con contatori di nuovo tipo, di seconda generazione; questa volta li ha omologati, ma li gestirà da remoto, violando la normativa europea di omologazione e la privacy dei consumatori.

L’operazione contatori, del valore di svariati miliardi di euro, é garantita dalle bollette e rafforzerà il monopolio di Enel che, stando a quanto si legge in questi giorni, con la controllata Gridspertise potrà gestire a piacimento la rete elettrica nazionale.

Solo Enel sa quali informazioni i nuovi contatori saranno in grado di reperire, sono informazioni sensibili capaci di profilare il consumatore.

Per il garante, che si sveglia raramente, tutto regolare!

Un’altra tabella della relazione fotografa l’attività di vendita. Inutile commentarla!

La tassa “bolletta”

Bilanci trionfali delle società energetiche dopo la un anno di pandemia e di consumi ridotti.

Terna, Enel, A2A,Snam, Acea, Hera, Iren solo per citarne alcune, operano in mercati regolati ein forza di concessioni monopolistiche.

Possonocosì permettersi utili netti superiori al 30%, garantiti come per Autostrade.

Il settore si basa su regole, assetti di mercato e comunicazioni mediatiche che consentono ai monopolisti – tollerati da autorità compiacenti – di guadagnare quanto vogliono mentre chi non fa parte del “giro” é un bandito.

Adesso sono tutti impegnati a spiegare le bollette, a comparare offerte, e ad avvertire che,con il mercato libero,bisognerà scegliersi un nuovo fornitore, ma nessuno denuncia le parassitarie rendite di posizione, dove le componenti regolate della bolletta, che pesano per più di un terzo, aumentano senza alcun controllo.

Patetico l’intervento del governo e pericoloso congelare gli aumenti – per un miliardo di euro – in attesa, e nella speranza di tempi migliori.

Nove milioni di consumatori non riescono a pagare le bollette, diventando immediatamente preda delle società di recupero del credito, che telefonano dai paesi più strani minacciando il distacco della luce.

Si fanno tanti condoni, e allora perché non condonare le bollette piuttosto che girare i soldi ai cinesi, ai quali abbiamo già svenduto buona parte dell’argenteria e intendiamo continuare.

Ci stanno sostituendo i contatori illegali con altri, che opereranno in sistemi illegali, solo perché li pagheremo con la bolletta; non avremo alcun beneficio anzi chi li gestirà potrà taroccarli con un computer e succhiarci tutti i dati sensibili: quanto consumiamo, che potenza utilizziamo, a che ora saremo in casa.

I nuovi contatori li pagheremo quasi tutti all’Enel, assieme al canone della Rai e a quello della fibra ottica, visto l’accordo tra Enel e Tim.

E’ scandaloso che ci martellino con lo spread mentre la “tassa bollette” come i bonus a managers del tutto regalati in società monopoliste, vengono pagati senza problema.

Illegali e li paghiamo pure

La sostituzione dei contatori di energia elettrica prosegue calpestando i diritti dei consumatori.

Se ci si oppone, chiamano i carabinieri oppure s’inventano difetti del contatore da sostituire.

Nessuna raccomandata, nessuna comunicazione del fornitore, che resta l’unica nostra controparte contrattuale.

Ora basta un avviso del distributore, che nemmeno conosciamo, lasciato in portineria, con la data dell’intervento, che durerà pochi minuti, e senza la presenza dell’utente.

Con un criptico messaggio :”non c’è nulla da pagare”!

Così i kWh del vecchio contatore, magari difettoso o illeggibile, vengono travasati in quello nuovo: un’operazione illegale!

I nuovi contatori riportano il logo Enel, a conferma di in operazione squisitamente industriale da miliardi di euro messa a carico dei consumatori.

I nuovi contatori verranno a far parte di un sistema che potrà gestirli da remoto, sistema che la legge non prevede.

Rispondendo alle numerose interrogazioni parlamentari, il MISE tace sul fatto che, con il nuovo sistema, il distributore potrà, da remoto, modificare i parametri del contatore, come la potenza a disposizione dell’utente e il tempo, che concorrono alla formazione del dato di consumo.

Inoltre, per come è stato omologato in Europa, “se al contatore è collegato un software, che svolge altre funzioni oltre alla misurazione, il software che risulti critico ai fini delle caratteristiche metrologiche dev’essere identificabile e non può essere influenzato in modo inammissibile dal software collegato”.

E quindi poter modificare da remoto i dati che formano il consumo è inammissibile!

Un esempio:all’utente moroso viene ridotta la potenza a disposizione ma non c’è alcuna garanzia che l’operazione venga fatta anche al contatore dell’utente che la bolletta la paga.

In questa torbida iniziativa c’è quindi un baco e il contatore, per come potrebbe essere utilizzato, rafforzerebbe il monopolio della società che distribuisce l’energia elettrica in Italia, monopolio sul quale l’antitrust non interviene.

La cronica latitanza del MISE ha coinvolto Arera su temi che non le competono : non competeva ad Arera definire le specifiche dei contatori e quindi giustificarsi con “lo ha detto il regolatore” su questo tema è fuorviante!

In attesa del MISE, cui unicamente compete la metrologia legale, chi si farà sostituire il contatore non sarà più certo del suo consumo e di quanto andrà a pagare.

Per completare il quadro, il comunicato di Arera conferma che il contatore non è gratis!

Sembra di tornare al 2007, quando Enel doveva “legalizzare” e addebitare agli utenti, le decine di milioni di contatori illegali che aveva installato dal 2002 utilizzando, anche allora, l’esca del “tutto gratis”.

Nel 2007, il decreto di recepimento di una direttiva europea fece il miracolo di rendere legali tutti i contatori che non lo erano, e che senz’altro non lo potevano diventare per decreto. 

Un decreto “salvifico” in odore di incostituzionalità. Pochi mesi prima del decreto, una delibera dell’autorità, che scriveva pacificamente il falso, stabiliva come scaricare il costo dei contatori in bolletta.

Adesso è il turno di Unareti che, a Milano, installerá i contatori dell’Enel, è non lo farà gratis.

Prepariamoci quindi a pagare con le bollette, per anni, un contatore del quale non sappiamo nulla e anche un operatore che da remoto, battendo sui tasti di un computer, potrà decidere quanto consumiamo oltre a violare la nostra privacy, visto che il nuovo contatore conoscerà le nostre abitudini.

L’incombente creativo

“La nuova offerta con tre ore di componente energia gratis ogni giorno. Scegli le tue ore free, cambiale in libertà e monitora con un click i tuoi consumi”

L’incombente creativo – ENEL – è alla caccia di clienti perché, tra sette mesi, sembra che venti milioni di utenti dovranno cambiare fornitore.

Dopo avergli sostituito il contatore, ecco come tratta il consumatore gonzo che non capisce nulla ma “gratis” è una parola che lo affascina da sempre, e l’incombente creativo, che con il gonzo gioca in casa, lo sa.

Quattro conti per capire di cosa stiamo parlando: un’utente domestico, con una potenza a disposizione di 3 kW, in un ora può consumare 3kWh, in tre ore 9 kWh.

La “componente energia” di 9 kWh vale circa 50 centesimi e, per 365 gg all’anno, 180 €.

Improbabile però che il gonzo resti a casa per tre ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, solo per non pagare la componente energia della luce. Facendo funzionare contemporaneamente lavatrice, lavastoviglie, forno, asciugacapelli, e tenendo accese tutte le luci di casa per informare gli altri gonzi che la luce costa meno.

Senza dimenticare che, se il gonzo sfora, il contatore salta e deve riarmarlo.

I 180 euro teorici annui diventano così 40, o anche meno, ma il gonzo non lo sa.

Ma cercare di ottenere il risparmio,sul sito dell’incombente creativo, non è facile!

Prima di tutto il gonzo deve avere già il contatore di seconda generazione, il c.d. contatore 2G con il quale l’incombente creativo saprà tutto di lui.

Il gonzo infatti deve digitare il numero di POD e se il sistema scopre che il contatore non è un 2G il gioco finisce, ma non prima di aver dato all’incombente creativo un’informazione preziosa: il contatore deve essere ancora sostituito!

Il gonzo vorrebbe sapere “come fanno a saperlo, chi glielo ha detto” ma poi scopre che chi ha installato i nuovi contatori è uno stretto parente dell’incombente creativo e quindi è meglio lasciare perdere.

Con le altre domande del sito, l’incombente creativo fa una bella radiografia del gonzo che non potrà più scappare.

Resta il problema del cambio tariffa in funzione delle ore scelte, una procedura che la legge non prevede, ma cos’è la legge rispetto alla creatività di un incombente?

 

Gli omissis delle autorità

Le liberalizzazioni vengono spesso sbandierate da chi non sa neppure di cosa parla oppure da chi pretende di distorcere la realtà.

Dopo ben dodici anni di presunta liberalizzazione del mercato elettrico, è utile leggere questo documento di Arera, disseminato di omissis, messi lì apposta per non innervosire il vecchio monopolista – Enel – che adesso si fa chiamare “incumbent”.

Enel che, tra parentesi, ma resta il maggior finanziatore di Arera.

Anche se il processo di liberalizzazione del mercato elettrico è cominciato nel 1999,  solo dal 2007 ognuno, inteso come ognuno, può vendere energia elettrica.

E così, ad oggi, sono 550 le società attive nella vendita di energia elettrica senza che nessuno, inteso come nessuno, possa stilare una lista di buoni/cattivi per la privacy.

Il trasporto e la distribuzione sono monopoli,nazionali e locali, e i contatori, che ci stanno sostituendo a decine di milioni, sono tutti marcati Enel.

Con venti milioni di consumatori, che dovranno passare tra un anno al mercato libero, senza sapere cosa significhi, si indaga ancora sul mancato umbundling e sulla mancata separazione tra produttore, distributore e venditore che guarda caso, nella liberalizzazione all’italiana, fanno sempre capo ad un unica società.

Contro la chiusura dell’istruttoria dell’Antitrust sullo stesso argomento, un documento ineccepibile ma anch’esso pieno di omissis, Enel ha fatto ricorso al TAR.

La sentenza arriverà a tempo scaduto e saremo quindi tutti più liberi di acquistare energia elettrica dall’Enel.

Concessioni senza rischi

Il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi si riflette sulla remunerazione degli investimenti, garantita a chi gestisce servizi regolati, per ripagare reti elettriche, elettrodotti, gasdotti, stoccaggi, contatori etc.

Uno spread di 300 punti base potrebbe costare agli utenti italiani circa 460 milioni di euro all’anno in più sulle tariffe di elettricità e gas.

Il parametro tariffario, calcolato in base molteplici fattori di natura finanziaria, fiscale e di rischio paese dovrà essere aggiornato dall’Autorità  entro fine anno e inciderà sulla voce “spese per il trasporto” di luce e gas.

Le reti del gas e dell’energia elettrica, come per le autostrade, pagate da generazioni di utenti, garantiscono un ritorno sull’investimento a due cifre, e senza nessun tipo di rischio, tanto meno il rischio paese il cui premio assicurativo è pagato da ogni bolletta.

Meglio per tutti quindi che lo spread non salga ma sarebbe anche il caso rivedere le concessioni, che nel caso della distribuzione dell’energia elettrica, è monopolio di Enel.

 

La Cassazione sui consumi anomali

L’ordinanza della Corte di Cassazione – Cass. civ. Sez. III, Ord., (ud. 15-03-2018) 19-07-2018, n. 19154 – tratta un caso di  consumo anomalo di acqua.

La Corte stabilisce che, in caso di contestazione, è il gestore del servizio a dover fornire in primo luogo la prova del corretto funzionamento del contatore e l’utente può quindi limitarsi, in prima battuta e ove lamenti un non corretto computo dei propri consumi, a denunciarne il cattivo funzionamento.

Spetta quindi al gestore dimostrare il corretto funzionamento del sistema di misurazione, attività che non può essere illegittimamente addossata all’utente.

In tema di contratti di somministrazione, la rilevazione dei consumi mediante contatore è assistita da una mera presunzione semplice di veridicità, sicchè, in caso di contestazione, grava sul gestore l’onere di provare che il contatore era perfettamente funzionante, mentre l’utente deve dimostrare che l’eccessività dei consumi è dovuta a fattori esterni al suo controllo.

Le conclusioni della Corte, se applicate ai contratti di fornitura di energia elettrica, dove il gestore  non fosse  in grado di dimostrare lo stato di legalità, dei contatori o dei sistemi di misurazione, potrebbero riaffermare i diritti dei consumatori.

 

 

Il consumatore utile idiota

Risparmiare si potrebbe anche, basterebbe sapere quanto consumiamo, ma non sembra interessare a nessuno: tutti sanno quanto pagano ma pochi quanto consumano.

Non leggiamo i contatori e le bollette addebitano consumi stimati: secondo Arera, responsabile di questo scandalo,  35 milioni di utenti del gas e 10 milioni di utenti di energia elettrica ricevono bollette basate su consumi stimati.

I consumi stimati sono sempre maggiori di quelli reali e quindi sono miliardi gli euro versati in anticipo.

Allo stato vanno così più accise e tasse mentre le società del settore presentano ottimi bilanci. In tanti vivono sulle nostre bollette e il consumatore é diventato solo merce di scambio nelle operazioni di M&A.

Molti utenti non sanno neppure quale sia il proprio contatore; tutti si fidano di contatori vetusti, imprecisi o illegali, e appoggiano le bollette in banca senza fiatare.

Quando arriva la bolletta di conguaglio le cifre sono tali che la rateizzazione viene proposta in automatico e senza chiedere neppure scusa.

Adesso si sono inventati il tentativo di conciliazione, senza il quale non é possibile contestare. Un altro “fuori gioco” dell’Autorità, perché questo non é regolazione del mercato ma di contenziosi. Ci vogliono mesi per riuscire a far valere i propri diritti.

Ma se a milioni di consumatori non interessa neppure quanto consumano è del tutto inutile rifilare loro contatori sempre più sofisticati e a loro carico.

A chi servono in realtà i nuovi contatori?

Raccontano balle dicendo che serve a noi, raccontano balle dicendo che é gratis e quando non sanno più cosa dire  ecco che “lo chiede l’Europa”.

Una serie di balle solo per piazzarci questi aggeggi che funzioneranno illegalmente, per poterci entrare in casa e stabilire da remoto il nostro consumo perché, appunto, sanno che nessuno controlla.

Incumbent

Con questo termine, per deferenza, ci si riferisce in Italia a Enel, la cui posizione dominante viene analizzata nella recente lettera di Iberdrola.

Le enormi, e sicure risorse raccolte con le bollette italiane, vengono così impiegate in mirabolanti iniziative all’estero, che evidentemente danno fastidio

E così, una società spagnola, desiderosa di partecipare al ricco banchetto nazionale, fa le pulci su temi da Antitrust, che con la benedizione dell’Autorità per l’energia, ha permesso questa situazione.

Il prezzo dell’energia elettrica italiana è il più alto in Europa e i consumi verranno rilevati da sistemi di misurazione illegali, come giá denunciato alla Camera.

Nessuno hai poi detto niente anche perché i contatori saranno tutti di Enel.

Antitrust in catalessi

E’ passato quasi un’anno dall’avvio di un’istruttoria di AGCM sulla posizione dominante dei maggiori fornitori di energia elettrica del paese.

Il problema é semplice: la società che distribuisce energia elettrica conosce vita, morte e miracoli di milioni di consumatori: come consumano, quando sono in casa e se pagano.

I nuovi contatori, che vorrebbero installarci, serviranno proprio a questo!

Ora, se la società che distribuisce energia elettrica é parente di quella che la vende é meglio che tutte le informazioni restino in famiglia.

E a nulla serve modificare il nome del distributore che, per il consumatore, resta una figura evanescente che si va viva quando c’è un guasto o quando vorrebbe sostituire il contatore.

Ci sono voluti anni perché i distributori cambiassero nome, pensando che in questo modo, si sarebbe risolto il problema dell’umboundling, ma al consumatore che paga la bolletta importa veramente poco sapere che c’è Areti, Unareti o e-distribuzione.

Sono nomi che non vedrà mai sulla bolletta anche se partecipano considerevolmente al suo costo.

Resta quindi squisitamente un problema di mercato e di strategia dei suoi maggiori attori specialmente nella fase di migrazione di decine di milioni di consumatori dalla maggior tutela al mercato libero.

L’istruttoria, del maggio 2017, riguardava Enel, A2A e Acea ma, solo oggi e solo per Roma, AGCM delibera di “estendere oggettivamente il procedimento all’attività di acquisizione e sfruttamento commerciale di informazioni privilegiate da parte di Acea Energia S.p.A. e di estendere soggettivamente il procedimento alla società Areti S.p.A.”

Ma quale liberalizzazione?

Grande agitazione in vista della fine del mercato tutelato:venti milioni di consumatori presi in giro da vent’anni di promesse di risparmi, di contatori illegali e di bollette incomprensibili che dovranno scegliere un nuovo fornitore.

Gli unici a non capire cosa stia succedendo sono proprio loro, i consumatori, perseguitati ogni giorno da fornitori insistenti e da offerte incomprensibili. In vent’anni non si é visto alcun risparmio in bolletta e i consumatori sono stati volutamente mantenuti nell’ ignoranza: non sanno quanto consumano, quanto e come pagano le bollette più care in Europa.

La distribuzione é solidamente in mano a Enel che misura tutta l’energia, consumata e prodotta, ne controlla la produzione e – dicono gli esperti del ministero – il 73% della vendita.

Le bollette sono bancomat gravate da una tale serie di balzelli e tasse che é ormai impossibile quantificare la pura energia elettrica, prodotto originario della transazione.

Sono bastati pochi di anni di liberalizzazione del mercato all’ingrosso per fare pulizia dei traders parassiti e far lievitare i prezzi, con grande soddisfazione dei produttori che ricominciano a fare soldi.

Messa in sicurezza Enel e sodali, adesso intervengono gli esperti del ministero che propongono di introdurre un tetto antitrust progressivo al solo operatore dominante, ossia Enel, considerando che la posizione dominante dei distributori locali delle grandi città “non appare in sé lesiva della concorrenza”.

La prevista riduzione del monopolio é onirica: 60% al 2019, 50% al 2020, 40% al 2021, 30% nel 2022.

Quindi, nel 2023, i consumatori che non avranno ancora scelto il fornitore verranno messi all’asta con gare che saranno organizzate, e gestite da un soggetto terzo, quale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ( fantastico!) o l’Autorità per l’energia.

“Al di là dell’eventuale violazione delle norme antitrust già vigenti” è l’unico riferimento ad una Autorità antitrust che ignora da sempre la situazione.

È ora il momento di convegni e simposi dove blaterare sulla centralità del consumatore che però deve restare inconsapevole – Girotto M5S – e al quale gettare qualche bonus ogni tanto, senza che capisca perché lo riceve.

Un’attenta lettura del rapporto Enel al settembre 2017 dà un idea di cosa sta succedendo.

Manovra sulle bollette

Gli oneri di sistema valgono un terzo della bolletta dell’energia elettrica e, senza consumare un solo kWh, paghiamo bollette da 30€ al mese.

Al solo scopo di incassare gli oneri di sistema, i venditori si inventano kWh inesistenti che non vengono né trasportati né consumati: le bollette sono degli autentici falsi.

Ovvio che c’è qualcosa che non funzione e allora ecco l’idea: toglierli dalle bollette e trasformarli in tasse, facendoli pagare a tutti, utenti e non.

Se è possibile “socializzare” i buchi delle banche, e nessuno spara, perché non farlo con le bollette?

Sono 16 miliardi di euro all’anno!

Con la morosità in crescita, i primi fallimenti e il rischio di non incassarli tutti, devono essere messi al sicuro come tasse.

Il presidente uscente dell’Autorità per l’energia sarà ricordato per aver abbassato le stesse bollette che, durante il suo mandato sono  diventate le più care d’Europa.

Sembrano ormai tutti d’accordo: un TAR ha definito gli oneri  “parafiscali” mentre AGCM, riconosce che “al crescere del peso relativo degli oneri di sistema, nonché del tasso di insolvenza dei clienti finali legato anche alle difficoltà create dalla crisi economica, le citate previsioni contenute nei contratti di distribuzione hanno determinato una situazione di crescente esposizione debitoria dei venditori nei confronti dei distributori stessi, che ha portato in alcuni casi alla risoluzione del contratto di trasporto, e conseguentemente all’uscita dal mercato di alcuni soggetti”.

Cioè il problema non è l’utente, che non riesce più a pagare le bollette, ma che quelli che trasportano energia elettrica, oppure la producono incassando gli incentivi, continuino a guadagnare, a prescindere.

AGCM parla di  “ridotta marginalità e quindi una scarsa capacità competitiva dei venditori non direttamente riconducibile a carenze di efficienza, bensì a effetti di clausole contrattuali che, addossando sui venditori la responsabilità integrale del pagamento degli oneri di sistema, determinano una ripartizione del tutto squilibrata del rischio derivante dalla insolvenza dei clienti finali relativamente a elementi, quali gli oneri di sistema, che prescindono dalla gestione industriale del servizio”.

Il problema di un umbundling farlocco viene sfiorato da AGCM: “Il descritto effetto di alterazione del mercato aggravato dalla circostanza che nel mercato italiano della vendita di energia elettrica al dettaglio operino in concorrenza fra loro soggetti presenti solo in questo segmento della filiera e soggetti verticalmente integrati, a monte, nella distribuzione”.

AGCM non può assolutamente dire che Enel, con 44 milioni di nuovi contatori, avrà il totale controllo della misurazione e quindi del mercato; e questo in concomitanza con la fine del mercato tutelato.

Secondo AGCM ci sono oggetti che “oltre a godere di vantaggi nella gestione finanziaria del rischio di insolvenza dei clienti finali in quanto appartenenti a gruppi societari (parent company guarantee) – possiedono, data la contestuale natura di concorrenti diretti e controparte obbligatoria dei soggetti venditori non integrati nei richiamati contratti, forti incentivi a comportamenti anticoncorrenziali”.

Il risveglio di AGCM mette anche in luce “la carenza di potestà regolatoria della stessa Autorità per l’Energia” nel senso di “carenza di potere di ( etero ) integrazione del contratto tra distributore e venditore rispetto alle previsioni in materia di garanzie per la parte relativa agli oneri”.

Si capisce poco se non che l’Autorità ha le sue colpe!

E così, in attesa delle nuove tasse, tutti avranno fatto il proprio lavoro: AEEGSI nutrire il sistema, con cifre da capogiro senza opporsi, AGCM di ritenere solo ora “necessario e urgente un intervento di carattere normativo” con due opzioni: “riconoscere pienamente la natura fiscale degli oneri ed eliminare la necessità di una loro specifica trattazione nell’ambito delle pattuizioni fra venditori e distributori”; oppure “prevedere una diversa distribuzione del rischio finanziario derivante da un’eventuale insolvenza dei clienti finali per gli oneri di sistema, in modo tale che lo stesso sia ripartito nell’ambito della filiera elettrica, evitando che esso gravi unicamente sulla parte liberalizzata del mercato”.

Traduzione: se ne occuperanno come sempre Governo e Parlamento che, con i tempi che corrono, non potranno che metterci le mani nelle tasche, con la novità che lo faranno anche se non consumiamo nulla, come peraltro stanno già facendo.

Ci si chiede a cosa servano le Autorities visto che ci costano centinaia di milioni all’anno.

 

La fine della liberalizzazione

La relazione annuale dell’Autorità per l’energia propone due tabelle interessanti.

Con la prevista installazione di 44 milioni di nuovi contatori elettronici di seconda generazione, comandati da remoto da Enel in in accordo a protocolli di comunicazione noti solo ad Enel, la finta liberalizzazione del mercato sarà finalmente completata.

distribuzione energia 2016

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