Le colonne di ricarica spuntano ovunque, come le discussioni da bar sport sul futuro della mobilità.


Chi paga la connessione delle stazioni di ricarica alla rete di distribuzione?
In attesa di indicazioni da parte del regolatore, Arera, il remunerativo business delle ricariche prosegue con grande soddisfazione sia per quelli che l’energia la vendono che per quelli che la distribuiscono.
Per mettere a disposizione nuova potenza elettrica, e tanta, bisogna mettere mano alla rete di distribuzione e così una parte dei costi non può che scivolare nelle bollette anche dei consumatori che con le ricariche delle macchine elettriche non hanno nulla da spartire.
Attesi, come l’anno scorso, i blackout a Milano dove Unareti – il distributore di proprietà di A2A – si era impegnata a rinnovare la rete e sostituire parte dei 7.000 km di cavi.
Ma non sarebbe stato meglio rinnovare la rete prima di installare le stazioni di ricarica? Qual’è il criterio del loro posizionamento? È vero che chiunque può chiederne l’installazione?
Le ricariche sono di tipo diverso, il suolo è pubblico e il suo utilizzo dovrebbe essere regolato.
E non si sa neppure come viene effettuata la misurazione.
Questo succede solo a Milano ma, nel resto del paese, si segue lo stesso non-criterio?