Ricariche e blackout

Una colonna = un condominio

Le colonne di ricarica spuntano ovunque, come le discussioni da bar sport sul futuro della mobilità.

Chi paga la connessione delle stazioni di ricarica alla rete di distribuzione?

In attesa di indicazioni da parte del regolatore, Arera, il remunerativo business delle ricariche prosegue con grande soddisfazione sia per quelli che l’energia la vendono che per quelli che la distribuiscono.

Per mettere a disposizione nuova potenza elettrica, e tanta, bisogna mettere mano alla rete di distribuzione e così una parte dei costi non può che scivolare nelle bollette anche dei consumatori che con le ricariche delle macchine elettriche non hanno nulla da spartire.

Attesi, come l’anno scorso, i blackout a Milano dove Unareti – il distributore di proprietà di A2A – si era impegnata a rinnovare la rete e sostituire parte dei 7.000 km di cavi.

Ma non sarebbe stato meglio rinnovare la rete prima di installare le stazioni di ricarica? Qual’è il criterio del loro posizionamento? È vero che chiunque può chiederne l’installazione?

Le ricariche sono di tipo diverso, il suolo è pubblico e il suo utilizzo dovrebbe essere regolato.

E non si sa neppure come viene effettuata la misurazione.

Questo succede solo a Milano ma, nel resto del paese, si segue lo stesso non-criterio?

Antitrust in catalessi

E’ passato quasi un’anno dall’avvio di un’istruttoria di AGCM sulla posizione dominante dei maggiori fornitori di energia elettrica del paese.

Il problema é semplice: la società che distribuisce energia elettrica conosce vita, morte e miracoli di milioni di consumatori: come consumano, quando sono in casa e se pagano.

I nuovi contatori, che vorrebbero installarci, serviranno proprio a questo!

Ora, se la società che distribuisce energia elettrica é parente di quella che la vende é meglio che tutte le informazioni restino in famiglia.

E a nulla serve modificare il nome del distributore che, per il consumatore, resta una figura evanescente che si va viva quando c’è un guasto o quando vorrebbe sostituire il contatore.

Ci sono voluti anni perché i distributori cambiassero nome, pensando che in questo modo, si sarebbe risolto il problema dell’umboundling, ma al consumatore che paga la bolletta importa veramente poco sapere che c’è Areti, Unareti o e-distribuzione.

Sono nomi che non vedrà mai sulla bolletta anche se partecipano considerevolmente al suo costo.

Resta quindi squisitamente un problema di mercato e di strategia dei suoi maggiori attori specialmente nella fase di migrazione di decine di milioni di consumatori dalla maggior tutela al mercato libero.

L’istruttoria, del maggio 2017, riguardava Enel, A2A e Acea ma, solo oggi e solo per Roma, AGCM delibera di “estendere oggettivamente il procedimento all’attività di acquisizione e sfruttamento commerciale di informazioni privilegiate da parte di Acea Energia S.p.A. e di estendere soggettivamente il procedimento alla società Areti S.p.A.”

Un contatore “spaziale”

La legge é chiara: “lo strumento deve essere dotato di un visualizzatore facilmente accessibile al consumatore, senza alcun ausilio”.

Eppure stanno sostituendo i vecchi contatori del gas – quelli con le tamburelle la cui lettura era a prova di stupido – con un aggeggio elettronico così complicato da non far capire quanto consumiamo ma in grado di toglierci il gas da remoto, se non paghiamo la bolletta

Questo é solo un esempio, tra i vari fabbricanti di contatori, che UNARETI sta installando a Milano.

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Se sarete riusciti a leggere, e ad eseguire in sequenza le operazioni previste dal foglietto lasciato sul contatore, sarete ormai degli esperti.

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Adesso chiedetevi come farete a controllare ogni volta che quanto vi addebitano è corretto, se lo farete regolarmente o non lo farete mai, quanto vi sta costando in bolletta uno strumento così sofisticato e quanto pagherete perché leggano, o magari stabiliscano da remoto, il vostro consumo.

Per ora i contatori non sono ancora attrezzati per la trasmissione del dato di consumo oppure il dato si perde; molto probabilmente continueranno quindi a fatturarvi consumi stimati. C’è inoltre un problema di sicurezza sulla valvola interna che dovrebbe permettere la chiusura dell’erogazione da remoto.

Se poi dovrete fare una voltura leggete questo servizio chat.

Da ricordare che il gioiello di tecnologia viene imposto al consumatore per sensibilizzarlo sul risparmio energetico.

La sostituzione coatta

Ci stanno sostituendo i contatori del gas con quelli di tipo elettronico.

Nel caso di un condominio di Milano  il distributore locale – UNARETI –  fa esporre in portineria l’avviso che entro quattro giorni verrà sostituito il contatore a tredici utenti, elencandoli.

Saranno solo clienti A2A? Probabile: gli utenti dell’edificio sono più di venti, UNARETI é di A2A e l’umbundling in Italia funziona così.

Nell’avviso viene espressamente richiesta la presenza dell’utente.

Il giorno successivo, il fornitore di UNARETI, incaricato dell’appalto, telefona all’amministrazione dello stabile confermando la data degli interventi, dichiarando “che non é necessaria la presenza dell’inquilino perché, se non c’è, vuol dire che non usa il gas” e quindi chiede il permesso di poter effettuare le sostituzioni.

L’amministratore rifiuta, non avendo alcun titolo in merito ai contratti tra gli inquilini e i loro fornitori e non potendo,ovviamente, impegnare gli assenti.

Inutili le rimostranze di chi vuole intervenire, il richiamo alle delibere dell’Autorità per l’energia e alla “prassi” seguita altrove.

Questo é il risultato di una regolazione raffazzonata che non difende i consumatori ma solo il sistema che li spreme.

Il consumatore dovrebbe presenziare alla sostituzione, non fosse altro che per verbalizzare la lettura del contatore “vecchio” e per evidenti ragioni di sicurezza.

Per i contatori di energia elettrica è ancora peggio e le associazioni dei consumatori dormono.

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