Il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi si riflette sulla remunerazione degli investimenti, garantita a chi gestisce servizi regolati, per ripagare reti elettriche, elettrodotti, gasdotti, stoccaggi, contatori etc.
Uno spread di 300 punti base potrebbe costare agli utenti italiani circa 460 milioni di euro all’anno in più sulle tariffe di elettricità e gas.
Il parametro tariffario, calcolato in base molteplici fattori di natura finanziaria, fiscale e di rischio paese dovrà essere aggiornato dall’Autorità entro fine anno e inciderà sulla voce “spese per il trasporto” di luce e gas.
Le reti del gas e dell’energia elettrica, come per le autostrade, pagate da generazioni di utenti, garantiscono un ritorno sull’investimento a due cifre, e senza nessun tipo di rischio, tanto meno il rischio paese il cui premio assicurativo è pagato da ogni bolletta.
Meglio per tutti quindi che lo spread non salga ma sarebbe anche il caso rivedere le concessioni, che nel caso della distribuzione dell’energia elettrica, è monopolio di Enel.