Spending review

Gli oneri di sistema delle bollette valgono 17 miliardi di euro all’anno e, prima di socializzarli, sarebbe corretto analizzarli fino all’ultimo euro e ridurli.

Sarebbe anche interessante capire come nutriamo le società che trasportano e distribuiscono energia elettrica e gas che, grazie a noi, conseguono margini operativi da record, con grande soddisfazione degli azionisti esteri.

Perché non c’è un Cottarelli di turno che riduca queste spese?

Saltano i primi operatori che non possono onorare i debiti e dobbiamo pagare tutti!

Perché non ci spiegano, prima di farci pagare ogni volta un extra diverso, quanti soldi incassa il sistema, facendoci consumare l’energia più cara in europa.

In Inghilterra, Ofgem – la locale autorità per energia – punta a risparmiare 5 miliardi di sterline nel periodo 2021-2026.

Risparmi che si otterranno mettendo un tetto ai dividendi, riducendo i periodi regolatori aprendo alla concorrenza la realizzazione di infrastrutture, abolendo la remunerazione di strutture inutilizzate e condividendo con gli utenti le efficienze realizzate.

Quindi richieste più stringenti per i business plan delle società di rete,  misure per assicurare che la capacità non utilizzata non gravi sulle bollette e misure di salvaguardia per i consumatori.

Un tetto ai prezzi retail dell’energia, come proposto dal governo, per i clienti domestici che non si riforniscono ancora sul mercato libero, e che, ancora oggi, sono il 60%; tetto da aggiornare ogni sei mesi.

Da noi niente di tutto questo, ma solo un costante aumento dei costi – freschi i 5,8 miliardi di euro del dimissionario Calenda – e delle bugie date  in pasto ai media, come l’ultima del costo di un caffè in più in bolletta per colpa degli utenti morosi.

Prepararsi al mercato libero

In vista della fine del mercato tutelato, peraltro rinviata ogni anno, sarebbe opportuno esaminare le bollette per prepararci alle proposte che ci arrivano, al telefono e sui media.

Prepararsi significa prima di tutto sapere quanto consumiamo e, sorpresa, sono pochi quelli che lo sanno. Senza sapere quanto consumiamo non occorre neppure porsi il problema e quindi diamo un occhiata ai contatori, se sappiamo dove sono.

Nel frattempo, rifiutare qualsiasi proposta telefonica che inizia con con: prenda una bolletta che la leggiamo assieme, così gliela spiego”. Se non siamo in grado di capire una bolletta, e non sappiamo quanto paghiamo, non occorre neppure porsi il problema.

In compenso, leggere una bolletta al telefono é pericoloso perché potremmo dare informazioni sensibili, come il numero di POD che é prezioso non meno dell’IBAN.

Cerchiamo invece di capirla per primi, perché la spesa per gas e luce può valere migliaia di euro, e se non sappiamo come spendiamo migliaia di euro, é grave.

La mia recente esperienza personale passa per una prima lunga conversazione telefonica, durante la quale mi vengono sommariamente presentate  le condizioni economiche dell’offerta.

L’offerta riguarda la materia prima energia e la materia prima gas, che rappresenta circa il 30% del totale delle bollette che riceverò.

Non mi viene chiesto però quanto consumo.

Se il fatto non sembra essere importante per chi vende, lo è per chi compra: il nuovo fornitore comincerà infatti a fatturarmi consumi stimati, e andrà avanti così per mesi, fino a quando il distributore non si degnerà di leggere il contatore.

Con questa procedura, il cliente finanzia per mesi, il nuovo fornitore che potrà, o non potrà, prendere in considerazione nel frattempo le nostre auto-letture perché, soggette alla conferma del distributore, latitante per definizione.

Alla fine della lunga telefonata dò il mio assenso, che viene registrato.

Dopo un paio di giorni mi arriva il contratto: 14 pagine per il gas e 14 pagine per l’energia elettrica, che dovrò leggere con una lente d’ingrandimento per scoprire le sorprese,che non sono poche.

 

L’allegra gestione del freddo

Gas a 35€/MWh, il doppio rispetto all’anno scorso; la quota energia vale un terzo del valore della bolletta e quindi l’aumento atteso a gennaio è del 15%.

Le prime piogge hanno spento le rinnovabili e placato i loro sostenitori e, come ogni inverno, il “fossile” passa alla cassa.

Patetico incolpare il freddo, perché siamo solo in dicembre, eccezionale invece il programma di manutenzione del gasdotto del nord, che dimezzerà il flusso del gas fino a marzo 2019.

Ecco allora lo stato di pre-allarme diramato dal ministero.

La manutenzione di un tubo del gas, o di un impianto nucleare in Francia ci stanno e non dovrebbero portare a situazioni di emergenza ma in Italia tutto è emergenza a cominciare dalle condizioni avverse del tempo che, statisticamente e fortunatamente, si risolvono sempre in una settimana.

Eppure riusciamo a dare il meglio anche in quelle occasioni perché le emergenze in Italia portano disagi al popolo ma enormi vantaggi ai furbi.

Facciamo allora un ulteriore passo indietro, al gennaio 2015 quando si pompava troppo gas dagli stoccaggi perché ne arrivava poco dalla Russia.

Il ministero spiegava : “La condizione di allarme prevede che siano gli operatori a mettere in campo tutte le azioni di mercato più opportune per consentire il ritorno alla normalità”.

Quello che non dicono è che il gas in allarme si paga molto di più, come è giusto che sia.

Il giorno dopo l’allarme si materializzava una metaniera al largo del gassificatore di Livorno dove scaricava 60.000 di m3 di gas liquefatto equivalenti a 36 milioni di m3 di gassoso.

Un nulla per la rete, ma un tempismo perfetto!

Un ulteriore salto indietro. Nel febbraio del 2012 faceva molto freddo e il consumo giornaliero era di 440 milioni di m3 al giorno senz’altro un record, stando alle dichiarazioni di Scaroni.

Tra l’ilarità generale di una sala d’albergo di Milano, l’AD di Eni disse che in Russia faceva freddo e che i russi si tenevano il loro gas se no sarebbero morti. Aggiunse, con grande serenità, che se i consumi fossero rimasti a quel livello ci sarebbe stato gas solo per tre giorni.

Cioè negli stoccaggi c’erano solamente 1,5 miliardi di m3. Spariti gli stoccaggi strategici che servono proprio per queste evenienze, già pagati profumatamente dalle bollette.

Monti non si chiese neppure come mai non ci fosse gas negli stoccaggi, e di chi fosse la colpa ma, da buon tecnico, andò subito nel panico e autorizzò l’accensione delle vecchie centrali a olio combustibile, che rimasero pronte a produrre fino al luglio, perché anche Enel doveva banchettare.

Il senatore Mucchetti, scrisse sul Corriere un pruriginoso articolo dove metaniere andavano e venivano e i conti del gas, presente o assente, non tornavano.

Gli attuali criteri per stabilire i gradi di allerta e di emergenza sono talmente obsoleti che il prezzo in emergenza può valere anche 4/5 volte quello di borsa.

Solo quando finisce l’emergenza diventa chiaro come è stata affrontata, non si sa mai chi ci ha profumatamente guadagnato, ma si sa con certezza chi ha pagato.

Il conto infatti arriva nei mesi successivi con le bollette, quando ormai dell’emergenza si sono dimenticati tutti e il sole è tornato a splendere.

La SEN, strategia energetica nazionale, avrebbe dovuto affrontare prima di tutto questo problema che si ripresenta puntuale ad inverni alterni per la felicità dei molti che sulle emergenze del paese sguazzano.

Un contatore “spaziale”

La legge é cristallina: “lo strumento deve essere dotato di un visualizzatore facilmente accessibile al consumatore, senza alcun ausilio”.

Eppure stanno sostituendo i vecchi contatori del gas – quelli con le tamburelle la cui lettura era a prova di pirla – con un aggeggio elettronico così complicato da non farci capire quanto consumiamo ma in grado di chiudere il flusso del gas, se riceve un impulso da remoto.

La fotografia mostra un contatore, tra i vari fabbricanti, che UNARETI sta installando a Milano.

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Se sarete riusciti a leggere, e ad eseguire in sequenza le operazioni previste dal foglietto lasciato sul contatore, sarete ormai degli esperti.

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Adesso chiedetevi come farete a controllare ogni volta che quanto vi addebitano è corretto, se lo farete regolarmente o non lo farete mai.

Chiedetevi anche quanto vi sta costando in bolletta uno strumento così sofisticato e quanto pagherete perché leggano, o magari stabiliscano da remoto, il vostro consumo.

Per ora i contatori non sono ancora attrezzati per la trasmissione del dato di consumo oppure il dato si perde; molto probabilmente continueranno quindi a fatturarvi consumi stimati.

C’è inoltre un problema di sicurezza sulla valvola interna che dovrebbe permettere la chiusura dell’erogazione da remoto. Non è omologata!

Se poi dovrete fare una voltura leggete questo servizio chat.

Da ricordare che il gioiello di tecnologia viene imposto al consumatore per sensibilizzarlo sul risparmio energetico.

I conti in tasca all’Autorità

Clamoroso aumento dei contributi a favore dell’Autorità per l’energia il gas e l’acqua al 0,35 per mille dei ricavi dei soggetti operanti in Italia nei settori dell’energia elettrica e del gas.

Il bilancio di AEEGSI , che andrebbe letto con cura, presenta un avanzo di 18,4 milioni su un totale di entrate di 84,8.

Sorprende anche il versamento al bilancio dello Stato di 6,7 milioni che fa presumere che  sia stato il governo ad imporre l’aumento.

Il criterio di contribuzione prevede che pochi grandi operatori partecipano per decine di milioni di euro mentre i piccoli per mille volte di meno.

In questa situazione é lecito mettere in dubbio l’effettiva autonomia dell’Autorità la cui remunerazione dovrebbe dipendere da altri indicatori come, per esempio, dal rapporto tra i tassi d’interesse e la remunerazione del capitale dei regolati.

Stanti le esigenze dell’Autorità, il mercato dovrebbe valere 240 miliardi di euro? Quante volte il mercato “fisico”?

Nulla cambia per i consumatori costretti a pagare anche questo aumento e a mantenere una struttura che poco ha fatto per loro.

Il gas come la benzina?

La bolletta del gas di un utente dell’area milanese dimostra la tendenza.

Per un consumo di 130 m3 – 2300 m3/anno in tutela – vengono addebitati:

  • 46€   di gas                                      (16,2%)
  • 163€ di oneri di sistema              (57,6%)
  • 74€   di imposte e tasse                (26,2%)

La materia prima vale, in questa bolletta, il 16,2% del suo valore totale; trasportare, distribuire e neppure misurare il gas, perché l’utente effettua l’autolettura, costa tre volte e mezzo la materia prima.

Un nuovo fornitore che vi proponga di subentrare potrà scontare solamente la materia prima senza quindi alcun risparmio sostanziale.

Tra una settimana, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas aggiornerà i prezzi del mercato tutelato validi per i prossimi tre mesi, facendo i salti mortali per dimostrare che l’utente domestico tipo pagherà di meno, ma voi dovrete fare i conti solamente sulle vostre bollette, prendendo in considerazione le bollette di un anno.

Oneri di sistema: Bortoni

Più del 30% del valore delle bollette viene incassato da chi ci vende energia elettrica, per conto di terzi.

Per chi vende energia elettrica sono voci di costo passanti: oneri di sistema, trasporto, distribuzione e gestione del contatore.

Una recente sentenza del TAR sembra esonerare i venditori, non solo dall’obbligo di prestare garanzie, ma anche di versare ai distributori gli oneri che non siano stati effettivamente riscossi dai clienti finali.

Quella voce di costo resta così scoperta perché, per ora, i distributori non non hanno alcun titolo per riscuotere direttamente dai clienti e la morosità delle bollette, tra gas ed energia, vale miliardi di euro.

Così, per il presidente dell’Autorità “servirà un mix di soluzioni” e finirà male per che quelli che già pagano le bollette che dovranno pagare anche per quelli che non lo fanno.

Bortoni che non ritiene “opportuno che le imprese di distribuzione si interfaccino direttamente con i clienti, per ragioni di unbundling”  esprime “perplessità su soluzioni alternative che pesino in bolletta, quali un fondo ad hoc o l’imposizione della garanzia per gli oneri direttamente in capo al cliente finale”.

Il problema avrebbe potuto essere affrontato molto prima di una sentenza del TAR mentre Bortoni sa benissimo che i distributori s’interfacciano già con i consumatori, quando, senza alcun titolo, pretendono di sostituire il contatore.

Che gli oneri di sistema stessero esplodendo non é una novità, tanto che lo sempre Bortoni ipotizzava di trasferirli sulla fiscalità generale perché le bollette non sono più in grado di sostenerli. E infatti, anche per la precaria situazione del paese, la morosità aumenta.

Oggi si vorrebbe che i consumatori  fossero consapevoli dopo averli presi in giro per anni con bollette incomprensibili, imposte dalla stessa Autorità, con il risultato che nessuno conosce, tra canoni TV e letture stimate, quanto consuma.

Una regolazione seria avrebbe evitato il c.d. turismo energetico di consumatori che, nel portafoglio di agenti senza scrupoli, cambiavano fornitore ogni mese senza pagare.

La mancanza di una regolazione seria non solo ha danneggiato i venditori seri, ma tutti i cittadini che saranno chiamati, con le bollette e con le tasse, a coprire il buco.

Uno degli errori fondamentali dell’Autorità é stato quello di identificare il consumatore unicamente con un POD o un PDR, alimentando così un vero e proprio mercato illegale di questi codici, senza collegarli al numero di matricola del contatore.

Un errore che potrebbe essere evitato, adesso che vogliono sostituirceli ma, anche in questo caso, l’Autorità resta contro i consumatori.

Miracolo: il milionesimo di metrocubo!

La bolletta mostra la lettura del contatore – 415 m3 – ma ne addebita 416,030175 Smc

Sei cifre dopo la virgola e l’utilizzo di un’unità di misura scientifica e non legale.

Risulta  difficile misurare un milionesimo di metro cubo, anche in un laboratorio.

Nessuno ci fa caso, ma i sei decimali derivano da un’operazione aritmetica.

L’Autorità dell’energia spiegava – ma la pagina è sparita – che i sei decimali derivano dalla moltiplicazione del numero del contatore, per un coefficiente così “tutti i consumatori pagano uguale”.

Ma perché l’unico dato legale della transazione, cioè quello indicato dal contatore, viene moltiplicato per un coefficiente?

Perché un’altra legge, quella sulle accise, stabilisce che le stesse vengano calcolate e pagate sul prodotto di quella moltiplicazione.

La metrologia legale afferma però che solo strumenti legali possono essere impiegati nei rapporti tra terzi, come legali devono essere le unità di misura”.

L’Italia ha recepito la Direttiva Europea che stabilisce che “il volume del gas si misura in metri cubi”. In tutta Europa, il gas viene misurato legalmente in metri cubi e addebitato legalmente in kWh, unità di misura legale dell’energia.

In Italia, l’unità di misura utilizzata non é legale, con tutto quanto consegue.

Un’unità di misura resta, per sua definizione, unica mentre per misurare il gas italiano ne vengono usate due.

Due pesi e due misure? Chi ci perde e chi ci guadagna?

 

I signori dell’energia: i truffatori 

Il caso Marenco prima, e il caso Giuli poi, provano come sia facile rubare al sistema del gas.

Come sia stato possibile prelevare per anni gas dagli stoccaggi strategici senza dare le garanzie di pagamento più non può essere un mistero ma é senz’altro uno scandalo.

Il costo degli stoccaggi strategici é a carico dei consumatori che, con le bollette, pagano anche la disponibilità di gas nei casi di emergenza, come può essere, ad esempio, un ondata di gelo.

Com’è possibile fare buchi di miliardi di euro, oltre a centinaia di milioni di accise e di IVA sottratti allo Stato, prima di accorgersi che c’è qualcuno che fa il furbo? 

Oltre agli stoccaggi strategici, il consumatore paga con la bolletta anche il corrispettivo CVbl per sistemare parte delle magagne della rete, dagli sbilanciamenti ai buchi dei truffatori.

Un millesimo di euro al metrocubo, per sessanta milioni all’anno.

 

Il gas costa troppo

Faccio quattro conti sulle mie ultime bollette del gas: divido semplicemente gli euro totali per i metri cubi che mi vengono addebitati.

Con il risultato che il prezzo unitario varia da 71 centesimi a 2,17 € per metro cubo. 

Mi chiedo allora a cosa serve una bolletta che mi dà queste indicazioni e mi addebita, peraltro, sempre consumi stimati.

Il mio consumo invernale è di 45 m3/mese mentre in estate ne consumo 8 quindi in un anno consumo all’incirca 320 m3.

Secondo l’Autorità per l’energia,l’utente domestico tipo consuma 1.400 m3 di gas all’anno.

Quindi chi consuma meno, per cucinare e/o per scaldare l’acqua sanitaria, risulta clamorosamente penalizzato rispetto a chi consuma di più e quindi:

  • prendere in seria considerazione l’utilizzo della sola energia elettrica, risolvendo il contratto del gas e risparmiando su oneri di sistema, tasse, accise e la fastidiosa revisione annuale della caldaia che costa altri 100 euro;
  • ricordarsi del decreto legislativo n° 206 dove all’art.13 vengono trattati i “prezzi per unità di misura”.

Addio all’hub italiano del gas

“Innanzitutto i nostri più grandi mercati come Germania, Francia e Italia”.

Sono per Gazprom i principali sbocchi del raddoppio del Nord Stream, il gasdotto russo-tedesco sotto il Baltico che assorbirà gli attuali transiti di gas attraverso l’Ucraina.

Concentrerà l’80% delle importazioni di gas russo in Germania su un’unica direttrice dando così a Gazprom una posizione dominante sul mercato tedesco.

Per ora nulla cambia: il gas russo continuerà a passare per l’Ucraina grazie alla garanzia europea sui pagamenti del gas russo usato dagli ucraini; se l’Europa non scalda gli ucraini il gas russo durante l’inverno non ci arriva.

La strategia dei russi, con l’accordo con i nordeuropei sul Nord Stream, é chiara.

Sotto embargo, hanno cancellato South Stream, contrattato e sospeso il Turkish Stream con i turchi, e confermato il raddoppio del Nord Stream con i tedeschi, un gasdotto che già trasporta 55 miliardi di m3 gas direttamente in Germania, passando sotto il Baltico.

Con il raddoppio del Nord Stream i russi hanno anche concluso importanti scambi di assets con le principali società energetiche nordeuropee. È la dimostrazione che, per l’Europa, non ci saranno valide alternative al gas russo, che resterà sempre il più competitivo.

Dimostra anche che l’Italia molto difficilmente potrà diventare un hub del gas, come da Passera in poi, i governi volevano farci credere, proponendo opere del tutto inutili.

Le velleità degli americani di fornirci lo shale-gas, il mantenimento dell’embargo europeo a Mosca e la critica situazione siriana, che vede americani e russi su fronti opposti e gli europei in ordine sparso, ci hanno isolati anche dal punto di vista energetico.

Il nord Europa ha scelto il suo partner energetico e, se ne avremo bisogno, ci manderà il gas.

Fate verificare il contatore

Nel caso abbiate deciso di farvi di sostituire il contatore del gas,che non é obbligatorio, il vostro attuale fornitore deve seguire questa procedura:

  • informarvi via posta 15 giorni lavorativi prima della data prevista per la sostituzione;
  • precisare il vostro diritto di richiedere la verifica del contatore vecchio.

Dovrete quindi confermare la richiesta di verifica facendola pervenire al vostro fornitore sette giorni prima della data prevista per la sostituzione.

Se la verifica accerterà che il contatore funziona correttamente, il costo della verifica sarà di:

  • 5 € se il contatore è stato fabbricato prima del 1980
  • 40 € se il contatore è stato fabbricato successivamente.

Se la verifica accerta che il contatore non misura correttamente, si procederà alla ricostruzione dei consumi.

Se il vostro contatore è stato fabbricato prima del 1980 ( l’anno di fabbricazione é impresso sulla targhetta del contatore) fatelo verificare. 

Perché il nuovo contatore del gas?

 

In arrivo gli avvisi della sostituzione del contatore del gas con oggetto: “adeguamento ai requisiti funzionali minimi del gruppo di misura del gas”.

Il consiglio é di inviare al vostro fornitore una raccomandata A.R. diffidandolo dall’installare il contatore in vostra assenza e richiedendo:

  • il nuovo contratto di fornitura, con indicazione del numero di matricola del contatore, abbinato al PDR;
  • la  dichiarazione di conformità, firmata dal fabbricante del contatore;
  • il manuale d’istruzione, con lista e significato delle voci indicate dal visualizzatore;
  • caratteristiche e modalità della trasmissione dei dati;
  • la conferma che il volume di gas consumato sarà fatturato in unità di misura legali;
  • l’indicazione degli addebiti, presenti e futuri, relativi alla sostituzione del contatore e al servizio di telelettura.
  • la conferma della data d’inizio del servizio di tele-lettura;
  • la conferma che il contatore, una volta installato, farà parte di un sistema di misurazione non previsto dalla Direttiva MID.
  • la conferma che il dato di consumo sarà adeguatamente protetto e che il contatore non potrà essere in alcun modo influenzato dal sistema del quale fa parte;
  • la conferma che la registrazione degli eventi, effettuati anche da remoto, sarà evidente all’utente e agli organi di vigilanza;
  • la conferma che il software del sistema non interferirà con il contatore e non ne influenzerà le caratteristiche metrologiche.

La sostituzione potrà inoltre essere effettuata a condizione che la lettura del vecchio contatore venga contestualmente verbalizzata dagli intervenuti, che opereranno in forza di delega scritta.

 

 

Perché i nuovi contatori del gas?

In attesa dei nuovi contatori elettrici vogliono cambiarci quelli del gas.

Mentre in tutta Europa i contatori del gas venivano sostituiti dopo un certo numero di anni, in Italia non é mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo di una legge del 1991, senza il quale non sussiste ancora l’obbligo di sostituirli.

Pezzi d’antiquariato industriale del primo dopoguerra sono ancora in funzione.

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Nel 2008, la Procura di Milano indagò sulla misurazione del gas e l’Autorità per l’energia, prima segnalò al Governo e al Parlamento rilevanti problemi di Metrologia Legale e poi, senza aver avuto nessuna risposta,deliberò sulle procedure di teletrasmissione del dato di consumo.

Incurante del fatto che il dato di consumo potesse venire generato da contatori obsoleti, l’Autorità impose un onerosissimo programma di adeguamento elettronico, scaricandone il costo in bolletta. Tutti i sistemi di misura del gas, che peraltro la Metrologia Legale non ha ancora  definito, sarebbero stati interessati:dai più grandi, per i consumi industriali e commerciali, a quelli domestici.

Ma perché trasmettere e gestire un dato che nasce male?

Quali i reali vantaggi per il consumatore? 

Se, per utenze industriali e commerciali, l’intervento era giustificato dal valore economico  del volume del gas consumato, proporre lo stesso intervento a decine di milioni di utenti che utilizzano il gas per cucinare o per farsi una doccia, sembrò subito un’inutile forzatura.

Ma in Italia siamo per il progresso e anzi, dobbiamo essere un faro anche per gli altri paesi.

Si attendono sessant’anni per sostituire un contatore, che il consumatore avrà nel frattempo pagato chissà quante volte, per mettergli in casa la Ferrari dei contatori, senza aver ancora capito come funziona e raccontandogli le solite balle.

Da noi il gas è già il più caro d’Europa, il consumatore non sa neppure quanto consuma, nessuno legge il contatore e non saranno quindi 500 € in più a mandarlo in rovina.

Non se ne accorgerà neppure perché saranno spalmati negli anni con la voce “gestione del contatore”, magicamente comparsa nelle nuove bollette,aggregata alla voce “trasporto”.

Con l’avviso della sostituzione, devono avervi proposto di provare il vecchio contatore: se la prova confermerà che il contatore è conforme – e quindi non vi ha fregato negli ultimi decenni – dovrete pagarla; se invece risulterà non conforme – e quindi probabilmente vi sta fregando da decenni – è gratuita.

I risultati della gestione del dato di consumo sui primi due milioni di contatori installati sono deprimenti, le bollette continuano a fatturare il consumo stimato e il consumatore paga un servizio inesistente.

 

Quanti pesi e quante misure?

Adeguandosi alla sentenza della Corte Costituzionale n. 113 del 29 aprile/18 giugno 2015 che ha dichiarato ” l’illegittimità costituzionale dell’art. 45, co. 6 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura”.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che, deve ritenersi affermato il principio che tutte le apparecchiature di misurazione della velocità – elemento valutabile e misurabile – devono essere periodicamente tarate e verificate nel loro corretto funzionamento, che non può essere dimostrato o attestato con altri mezzi quali le certificazioni di omologazione e conformità (Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 11 maggio 2016, n. 9645).

La sentenza vale per la velocità – valutabile e misurabile – ma non si applica né ai contatori della luce né a quelli del gas. Come mai ?

Gas e terremoti

Il legame tra estrazione di metano dal sottosuolo e terremoti viene confermato da due notizie olandesi:

  • il governo olandese “si scusa per i terremoti causati dal prelievo di gas naturale nella provincia di Groningen”,
  • i responsabili, Shell e Exxon, si dichiarano colpevoli e stanziano 1,2 miliardi di euro per risarcire i proprietari di 30.000 edifici danneggiati dai terremoti verificatisi dopo il 2008

L’indennizzo non ha precedenti ed é una novità il danno ambientale:procurato sisma.

Fino ad ora i rischi erano collegati al naufragio di una petroliera, o all’esplosione di una piattaforma, con le conseguenti perdite di greggio in mare.

I giacimenti sotterranei di gas sono in pressione ed estrarne grandi quantità può alterare l’equilibrio del terreno: se il giacimento è profondo, in superficie si avvertiranno solo piccole scosse, ma se è prossimo alla superficie e si estraggono decine di miliardi di m3 all’anno, come nel caso di Groningen, le scosse aumentano e le case si crepano.

In Olanda, che é un grande produttore di gas, il problema si era presentato già nel ’91, aggravandosi con l’aumento della produzione di gas degli ultimi anni.

E cosa succede in Italia?

Dopo il terremoto in Emilia, la conclusione degli esperti: é praticamente escluso che l’attività umana sia stata l’unica causa ma non è invece possibile escludere, ma neanche provare, che abbia avuto un qualche ruolo nell’innescare quei terremoti, stimolando una faglia già vicina al punto di rottura”.

La localizzazione dei pozzi, e la loro gestione, non é facile e lo dimostra il recente disastro in California, di cui nessuno parla.

E’ certo invece che la tecnica della fratturazione idraulica degli scisti é molto più invasiva dello svuotamento e della reiniezione di un pozzo. La fratturazione si ottiene con micro-esplosioni e iniezioni di prodotti chimici che creano altri tipi di problemi.

Stiamo procedendo alla cieca e se in Olanda ci sono voluti vent’anni per riconoscere il problema ce ne vorranno altrettanti per capire quello che succederà con il fracking.

Le ragioni del referendum

Adesso ne discutono tutti ma come siamo arrivati al referendum?

L’articolo 35 del “decreto Sviluppo” fu voluto da Corrado Passera, Ministro allo Sviluppo economico del Governo Monti, per incentivare la “crescita sostenibile del paese”.

Si trattava di un vero e proprio condono per le trivellazioni petrolifere in mare. Soprattutto per quei procedimenti concessori in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto ‘correttivo ambientale’.

Con ‘correttivo ambientale’ si fa riferimento al decreto legislativo n.128 del 29 giugno 2010, a firma dell’allora ministro all’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che andava ad integrare il Testo unico dell’Ambiente (152/2006) in seguito all’esplosione della piattaforma della BP, del 2010 nel Golfo del Messico.

Mosso dall’onda emotiva, il ministro chiese – e ottenne – che le attività petrolifere fossero vietate lungo tutta la fascia costiera italiana.

Nel 2012 intervenne così Corrado Passera, che estese sì il divieto di trivellare entro le 12 miglia, ma lo circoscrisse ai soli progetti futuri, sbloccando – di fatto – tutti i procedimenti che erano in corso al 2010.

Per queste ragioni il Coordinamento nazionale No Triv e l’associazione “A Sud”, denunciavano un’accelerazione dei procedimenti entro le 12 miglia (alcuni anche entro le 5 miglia).

Secondo i dati forniti dal ministero dello Sviluppo economico i procedimenti sarebbero una trentina, con quattro regioni coinvolte (Marche, Abruzzo, Molise e Puglia) che rilanciano per la primavera del 2016 la strada del referendum abrogativo, contemplata dall’articolo 75 della Costituzione, che da una parte eviterebbe il rischio di non raggiungere le 500mila firme previste e, dall’altra, inchioderebbe le amministrazioni locali alle loro responsabilità.

Anche perché su questo tema i presidenti di Giunta e Consiglio regionali stanno indugiando da tempo.

Il 9 novembre 2012 i Consigli regionali di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo e Puglia lanciarono una proposta di referendum popolare “a salvaguardia dell’Adriatico e delle sue coste” approvando all’unanimità un documento che impegnava tutte le assemblee legislative regionali d’Italia a chiedere l’abrogazione proprio dell’articolo 35 del “Decreto Sviluppo”.

Di quell’impegno non si è saputo più nulla. Così come sembra più lacunosa la posizione dei governatori di Basilicata, Puglia e Calabria che a partire dal 15 luglio 2015 – giorno della manifestazione di Policoro organizzata dagli stessi in difesa del mare – hanno dato vita ad una sorta di trattativa con il ministero dello Sviluppo economico per cercare di trovare un accordo.

Dal ministero fanno sapere che “i rappresentanti delle Regioni hanno manifestato la loro contrarietà all’avvio delle attività di prospezione e ricerca offshore nello Ionio e nell’Adriatico in quanto contraddittorie rispetto alle politiche avviate dalle stesse Regioni, chiedendo al Governo una moratoria di questi programmi”.

Il ministero si era impegnato ad approfondire questi temi annunciando un nuovo incontro con le Regioni che non hanno ancora deliberato nulla, in balia di dibattiti interni tra favorevoli e contrari.

La richiesta di abrogazione dell’articolo 35 del “decreto Sviluppo” si inserisce nel dibattito avviato a fine 2014 con l’impugnazione del decreto “Sblocca Italia” da parte di sette Regioni, cui si aggiungono i numerosi ricorsi presentati al Tar Lazio contro i decreti di compatibilità ambientale e contro il nuovo “disciplinare tipo” che rende operativo lo “Sblocca Italia”.

 

Una bolletta spagnola

Come quella  francese, anche la bolletta  spagnola fattura luce e gas in un’unica pagina.

Da notare che:

  • la bolletta, datata 10 febbraio, conteggia i consumi effettivi di gas fino al 4 febbraio, e di energia elettrica fino al 28 gennaio. Quindi, tra la lettura dei contatori e l’emissione della bolletta passano pochi giorni.
  • viene addebitato il solo consumo effettivo e non vengono fatturati consumi stimati, presunti o futuri.
  • le voci di costo,tra gas e luce, sono in tutto 12.
  • il consumo di gas viene fatturato in kWh, unità di misura legale europea dell’energia.

Il fattore di conversione, tra i metri cubi di gas indicati dal contatore e i kWh addebitati, si ricava sul sito del fornitore.

Luce e gas come la benzina

E’ bene sapere cosa paghiamo, quando compriamo un litro di carburante.

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Un euro al litro di benzina mantiene il sistema: 50 litri dànno 50 euro al sistema.

Nessun fornitore di luce e gas vi informerà nello stesso modo: dovrete capirlo leggendo le bollette; non é impresa semplice perché il sistema é restio a dare queste informazioni.

Dicono da quest’anno sarà più facile perché tutte le voci di costo che non riguardano la materia prima – energia e gas – saranno raggruppate in un unica cifra e per quelli che la bolletta non la guardano, sarà una sorpresa.

Nessuna novità sull’IVA, che si continuerà a pagare sulle accise ma a chi paga ancora la guerra d’Etiopia non può importare di meno.

I valori percentuali della materia prima gas non si discostano da quelli dei carburanti ma per la luce il tendenziale é quello dei carburanti. 

Con la differenza che dell’autovettura possiamo fare anche a meno, del riscaldamento e della luce no.

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I rischi del fracking

Arsenico, benzene, formaldeide, piombo e mercurio sono solo alcune delle sostanze tossiche trovate nei fluidi utilizzati per il fracking – fratturazione idraulica – finiscono nelle acque reflue e possono quindi rappresentare gravi rischi per la salute.

Ma per Nicole Deziel, esperta di salute ambientale all’Università di  Yale, l’elenco sarebbe più lungo perché alcune sostanze chimiche sono note solamente alle imprese che operano nel controverso processo di perforazione, che spara acqua pressurizzata nelle rocce per liberare gli idrocarburi.

Negli Stati Uniti hanno deciso che lo shale gas é il futuro, mentre in Inghilterra cominciano a porsi il problema dei terremoti.