L’origine del TTF

Perché paghiamo il gas con il TTF

TTF è l’acronimo di Title Transfer Facility, un indice regionale, l’Europa, trattato alla borsa olandese. Non è un prezzo, non é il prezzo del gas fisico ma un indice e, come tale, ci si può scommettere e speculare. Un indice estremamente volatile che rappresenta una minima percentuale degli scambi europei di gas.

Non essersi accorti in tempo che con il TTF, e la guerra in Ucraina, si andava a sbattere é stato devastante. Peraltro bisogna anche riconoscere che per dieci anni é andata bene ma non sapremo mai quanto gas é entrato in Italia, in forza dei contratti takeorpay con i russi o con il TTF. Sappiamo però che il GNL americano é stato pagato con il TTF.

Questo l’andamento dell’indice!

La brillante idea di utilizzare il TTF venne a Paolo Scaroni, nel 2012, quando era amministratore delegato di ENI e al governo c’erano gli altri tecnici, quelli di Mario Monti.

L’inverno precedente era stato piuttosto complicato : a febbraio non arrivava il gas russo, faceva molto freddo e gli stoccaggi erano vuoti.

I tecnici, che di gas e di energia – al Mise c’era il banchiere Passera – capivano poco o nulla, andarono nel panico e fecero riaccendere anche le vecchie centrali termiche a olio combustibile, che rimasero a disposizione, anche senza produrre,fino a luglio, per la gioia dei consumatori che se le ritrovarono in bolletta.

Il comunicato che segue é del 10 ottobre 2012

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ROMA ( Reuters ) – L’Eni sta valutando l’eventualità di non rinnovare i contratti di approvvigionamento “take or pay” divenuti troppo onerosi, ma considerando il tema della sicurezza nazionale nell’approvvigionamento ha avviato su questo dossier un confronto con il governo e l’Autorità per l’energia.

Lo ha detto l’Ad della società Paolo Scaroni nel corso di una audizione in commissione Industria del Senato.

“Possiamo come Eni tentare di non rinnovare i contratti take or pay e risolvere quelli ancora in vigore perché divenuti eccessivamente onerosi.

Avremmo un netto miglioramento della nostra performance sia economica sia finanziaria abdicando al ruolo di fornitore di ultima istanza che ci viene attribuito per ragioni storiche”, ha detto Scaroni nel corso della sua introduzione all’audizione.

Per take or pay si intente la clausola inclusa nei contratti di acquisto di gas naturale in base alla quale l’acquirente è tenuto a corrispondere comunque, interamente o parzialmente, il prezzo di una quantità minima di gas prevista dal contratto, anche nell’eventualità che non la ritiri.

L’Ad ha proseguito che “oppure potremmo rinegoziare i contratti di lungo termine ma in questo caso la componente di sicurezza di approvvigionamento dovrebbe essere valorizzata. L’Eni ha già avviato un confronto sul tema con il ministero dell’Economia, il ministero dello sviluppo e l’Autorità per l’energia e il gas”.

Scaroni ha detto che i contratti in scadenza sono quelli con Norvegia e Olanda mentre quelli che si stanno rinegoziando sono con Russia e Algeria.

L’Ad ha precisato che “sono contratti nati negli anni 80 e oggi vorrei cercare di cancellarli”, ma in questo modo “si priverebbe il Paese della sicurezza nell’approvvigionamento”.

“Il capacity payment è quello che riconosce il valore alla sicurezza dell’approvvigionamento e quindi quello potrebbe essere una risposta. Possono essercene delle altre. Io credo che ci chiariremo le idee nei prossimi mesi proprio in questo dialogo con i ministeri e l’Autorità”, ha spiegato Scaroni.

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Alcune osservazioni:

1) che i contratti con i russi fossero diventati “troppo onerosi” lo sapeva solo ENI, e lo credettero i tecnici, senza poter controllare, perché i contratti erano e restano segreti!

3) non é mai stato chiaro se il “troppo oneroso“ si riferisca all’ENI o all’Italia. Ambiguità confermata dalla questua di gas dello scorso anno in giro per il mondo, con i ministri sempre al traino di ENI;

2) Le condizioni dei contratti take-or-pay sono appunto segrete ma si ipotizza che il prezzo del gas sia, in qualche modo, legato a prezzo del petrolio, molto più stabile di un indice come il TTF;

4) le forniture di gas russo sono sempre state essenziali per la sicurezza nazionale. Lo erano nel 2012, lo sono rimaste dopo l’invasione della Crimea nel 2014 e anche durante l’invasione dell’Ucraina. I contratti quindi erano e restano validi, ma chi può verificarlo?

5) nel 2012, cioè 12 anni dopo il decreto Letta – liberalizzazione del mercato del gas – ENI restava il fornitore “storico” di ultima istanza al quale competeva la sicurezza nazionale che Scaroni, voleva maggiormente valorizzata per riempire gli stoccaggi;

6) la Russia ha avuto quasi un anno per prefinanziarsi la guerra in Ucraina con il TTF (vedi grafico) mentre norvegesi e olandesi, sponsor del TTF, diventavano ricchi come i sauditi;

7) la domanda attuale di gas é crollata anche perché la speculazione sul TTF é per ora sospesa e ha lasciato il posto al mercato del gas “fisico”, che sembra non volere più nessuno. Il TTF vale comunque il doppio dell’estate 2021.

Baumgarten

A seguito dell’incidente all’impianto di Baumgarten in Austria, é stato sospeso il passaggio del gas russo essenziale, in questa stagione, per scaldarci e produrre.

Nel corso della giornata successiva all’esplosione, si sono succeduti scomposti comunicati degli addetti ai lavori che si sono conclusi solo nel pomeriggio con la dichiarazione dello stato di emergenza, generando forti turbative sul mercato del gas e distorsioni di prezzo a favore non si sa ancora di chi, tant’è che l’Autorità per l’energia ha aperto un’inchiesta.

Di primo mattino, il ministro Calenda dà la colpa a Emiliano e alla mancata costruzione del TAP e preannuncia, senza peraltro dichiararlo, lo stato di emergenza.

Secondo De Scalzi, AD di ENI e l’unico in grado di valutare i danni in tempo reale: “…se finisse domani non è un problema, se dura qualche giorno o settimana lo possiamo compensare. Tra gli addetti ai lavori non c’è allarmismo”

E’ ovvio che, se é emergenza va dichiarata subito in caso contrario si tace e si aspetta di capire cos’é successo, si attendono le valutazioni dei danni e s’incomincia a prelevare gas dagli stoccaggi, perché gli stoccaggi sono lì apposta per queste emergenze.

Ovviamente se c’è gas negli stoccaggi, ma questo è un segreto di stato.

Il prezzo che si paga quando si preleva gas dagli stoccaggi è “amministrato” , con un massimo di 82,28 €/m3.

Durante la giornata, il prezzo degli scambi si é sempre mantenuto attorno ai 50€/m3, quasi il doppio rispetto a quello della settimana prima.

La decisione del ministero arriva nel pomeriggio, quando la liquidità è scarsa e il prezzo esplode a 75 €/m3, un valore molto più prossimo al prezzo amministrato.

Le comunicazioni effettuate ai sensi del Piano di Emergenza dovrebbero garantire trasparenza e chiarezza, soprattutto in relazione alla natura delle misure attivate e alla conseguente possibile applicazione del prezzo amministrato.

Modifiche di tale portata andrebbero comunicate con almeno un giorno di anticipo, rispetto alla data di decorrenza, in modo tale che siano correttamente recepite da tutti gli operatori del mercato.

I consumatori, destinati a pagare di più, anche se non era necessario, possono solo ringraziare la dea bendata, perché siamo a dicembre, e brindare ad un cocktail di improvvisazione e incompetenza su cui si allungano troppe ombre.

Quanto è costato agli italiani il dilettantismo del ministro? Chi ha speculato ? C’è qualche metaniera che scaricherà prima della fine dell’anno a Livorno? Il popolo dei consumatori pretende le cifre e vuole nomi e cognomi.

 

Addio all’hub italiano del gas

“Innanzitutto i nostri più grandi mercati come Germania, Francia e Italia”.

Sono per Gazprom i principali sbocchi del raddoppio del Nord Stream, il gasdotto russo-tedesco sotto il Baltico che assorbirà gli attuali transiti di gas attraverso l’Ucraina.

Concentrerà l’80% delle importazioni di gas russo in Germania su un’unica direttrice dando così a Gazprom una posizione dominante sul mercato tedesco.

Per ora nulla cambia: il gas russo continuerà a passare per l’Ucraina grazie alla garanzia europea sui pagamenti del gas russo usato dagli ucraini;se l’Europa non scalda gli ucraini il gas russo durante l’inverno non ci arriva.

La strategia dei russi, con l’accordo con i nordeuropei sul Nord Stream, é chiara.

Sotto embargo, hanno cancellato South Stream, contrattato e sospeso il Turkish Stream con i turchi, e confermato il raddoppio del Nord Stream con i russi, un gasdotto che già trasporta 55 miliardi di m3 gas direttamente in Germania, passando sotto il Baltico.

Con il raddoppio del Nord Stream i russi hanno anche concluso importanti scambi di assets con le principali società energetiche nordeuropee. È la dimostrazione che, per l’Europa, non ci saranno valide alternative al gas russo, che resterà sempre il più competitivo.

Dimostra anche che l’Italia molto difficilmente potrà diventare un hub del gas, come da Passera in poi, i governi volevano farci credere, proponendo opere del tutto inutili.

Le velleità degli americani di fornirci lo shale-gas, il mantenimento dell’embargo europeo a Mosca e la critica situazione siriana, che vede americani e russi su fronti opposti e gli europei in ordine sparso, ci hanno isolati anche dal punto di vista energetico.

Il nord Europa ha scelto il suo partner energetico e, se ne avremo bisogno, ci manderà il gas.

Business is businnes, apart from embargo

While media interest focuses on refugees, Gazprom has reduced its commitment on the Turkish Stream pipeline and moved to more reliable customers, Germany Northern Europe.

Recent the agreement for the doubling of Nord Stream, a pipeline that already carries gas directly to Germany, through the Baltic, with no transit risks. The goal is to increase the annual capacity from the current 55 billion cubic meters to 110.

This is an evidence that, for Europe, there will not be so many alternatives to the Russian gas which will always appear as the most competitive.

It is also an evidence that Italy shall never become a gas hub, as the italian governments led to believe, by imposing useless works. Algerian and Libian pipelines are in trouble, Turkish Stream shall connect Russia to Turkey and from there to Balkans and the Tap from Greece is still to be defined. Small chances for the american shale being competitive, once it will be available.

Assets exchange, with the German BASF, will allow Gazprom to take control of a major share of the distribution system and gas storage in central Europe, as well as shares in oil fields in the North Sea.

Similar swap transactions are envisaged for Austrian OMV and with Dutch Shell.

Gazprom will fully control Wingas, which distributes gas in the central Europe and has storage facilities in Austria and Germany. In addition to other distribution companies, Gazprom will acquire 50% of Winz, active in extracting offshore in the Netherlands, Denmark and Britain. In return, Gazprom will sell units of two blocks of rich siberian Urengoy field.

On one hand Europe must maintain the embargo to Moscow,as imposed by Brussels, on the other hand Germany and northern Europe are doing excellent business ensuring themselves the supply of gas, which in case will be addressed to south.

When the MOU of Nord Stream doubling was signed, Brussels officially deemed it as “superfluous”.

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