La vicenda Volkswagen dimostra quanto sia semplice utilizzare l’elettronica per fini fraudolenti: le emissioni non venivano misurate prelevando dagli scarichi delle autovetture, ma erano dedotte dall’elaborazione di dati secondari, prodotti da centraline elettroniche.
Le centraline e il software possono essere soggetti a manomissioni,i gas di scarico no.
Se nessuno verifica gli scarichi, tutto risulterà regolare anche se il laboratorio europeo di Ispra lo diceva.
Quindi, se é senz’altro colpevole chi ha taroccato le centraline, è incomprensibile come si siano potuti autorizzare criteri di verifica di dati senza la sicurezza della loro attendibilità e senza alcun controllo delle procedure di rilevamento.
La direttiva europea MID definisce i criteri ai omologazione e messa in commercio di diversi strumenti di misura.
L’allegato 10 della direttiva tratta gli analizzatori dei gas di scarico ma, per questo specifico strumento, la direttiva MID non è stata ancora recepita dall’Italia.
In Italia la misurazione di energia elettrica, gas ed energia termica è stata implementata con l’elettronica: il dato di consumo viene generato dai contatori e poi elaborato da componenti elettronici.
Il caso della misurazione dell’energia elettrica é eclatante: il dato viene generato da strumenti non omologati, i c.d. contatori intelligenti o smart meters, e viene successivamente concentrato e trasmesso a mezzo di protocolli ignoti al consumatore, non normati né controllati da nessuno se non da chi lo gestisce.
La legge però è chiara: è il dato del contatore quello valido per la transazione così come è la condizione del gas di scarico delle autovetture a essere ora sotto esame.