Abuso di Autorità

Ogni tre mesi, Arera aggiorna i prezzi di gas e luce del mercato tutelato, che serve tre consumatori su quattro.

I cospicui  aumenti degli ultimi due trimestri dipendono,secondo Arera, dalla stagionalità dei prezzi all’ingrosso – una balla perché il prezzo è in costante e anomala ascesa –  dal fermo estivo dei reattori nucleari francesi  – un’altra balla perché succede ogni anno – dal calo della produzione idroelettrica – che pesa pochissimo sul totale – e dall’aumento della domanda legato al caldo anomalo – tutt’altro che anomalo.

Nei due ultimi aggiornamenti stesso copione per mostrare una situazione migliore di quella reale, dando in pasto ai media notizie rassicuranti e facendo gridare i politici di turno che bisogna ridurre il costo delle bollette.

Ma c’è un importante novità: siccome gli aumenti sarebbero troppo elevati, Arera mette in piedi una piccola finanziaria, congelando un miliardo di euro di oneri di sistema, nella speranza di recuperali in tempi migliori.

In pratica fa come il governo, facendo debito con la speranza che PIL migliori.

Gli oneri di sistema incentivano anche l’energia rinnovabile e resta un mistero perché debbano calare in futuro.

Ma non è un mistero che, venendo a mancare una quota di oneri, lo Stato non incassa le relative imposte.

Se sussiste quindi il dubbio che Arera possa intervenire sulla fiscalità, prerogativa di  governo e parlamento, ne è chiara la ragione: non era bello che il collegio uscente di Arera presentasse in giugno un aumento a due cifre e non è bello che il collegio entrante, espressione politica del nuovo governo, faccia lo stesso

Il risultato è che stiamo facendo debiti anche con le bollette.

La bufala del gas azero

Il metano estratto in Azerbajan costa cinque centesimi, quello estratto dai russi, uno.

Inoltre, il trasporto dal Caspio costa il 50% in più rispetto ad altri tragitti.

Il gas del giacimento azero di Shah Deniz, nel Mar Caspio, che dopo 3.500 chilometri, e cinque nazioni, dovrebbe giungere con il TAP a Melendugno (Lecce), non si sa  se arriverà nelle quantità previste e costerà caro.

Lo afferma un rapporto dell’Oxford institute for energy con il il titolo è “Non esageriamo: prospettive del Corridoio sud del gas al 2030”.

L’Oxford institute ha tra i suoi finanziatori le maggiori compagnie del settore, comprese Bp (a capo del consorzio che ha in concessione Shah Deniz e tra i principali azionisti Tap), Snam (altro grande azionista Tap) ed Enel (cliente del nuovo gas). E infatti il ricercatore che firma il rapporto, Simon Pirani, autore di una lunga serie di pubblicazioni sull’argomento, avverte che la ricerca, basata su dati di autorità regolatorie, compagnie petrolifere, banche e Commissione europea, “non rappresenta necessariamente il punto di vista dell’Istituto”.

Gli 878 chilometri di gasdotto tra il confine greco-turco e l’Italia, 4,5 miliardi di dollari di spesa prevista, sono il proseguimento del Tanap (Trans anatolic pipeline) che va dal Mar Caspio alla Turchia. Per il governatore pugliese, Michele Emiliano, il Tap va fatto, ma non in prossimità del paradiso naturalistico di San Foca (litorale di Melendugno); per il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, “è superfluo, dato che i consumi di gas sono in calo”; per il premier Giuseppe Conte “è strategico”; mentre per il vicepremier Matteo Salvini serve perché “l’energia costerà il 10% meno”.

Affermazione, quest’ultima, smentita pochi giorni fa dallo stesso Viminale: “Questa amministrazione non detiene alcuna documentazione” in merito alle previsioni di risparmi nelle bollette del gas, per effetto del Tap, hanno 11 risposto al costituzionalista salentino Michele Carducci, che aveva richiesto un accesso agli atti per conto delle associazioni No Tap.

Lo stesso dai ministeri di Affari esteri, del Sud e dell’Ambiente; il Mise non ha risposto.

Il Tap rientra nel progetto del 2012 del governo Monti di fare dell’Italia un hub del gas, cioè un centro di smistamento e vendita.

Idea che, al di là di ogni altra valutazione, funziona se di gas ce n’è abbastanza e a prezzi convenienti.

Quantità.

La Bp ha siglato contratti di fornitura con nove clienti europei, tra cui Enel, Edison, Hera, la tedesca E.On e la francese Gdf Suez: oltre 10 miliardi di metri cubi di metano l’anno (il 2% circa dei consumi europei) per 25 anni. Verrebbero dalla fase II dello sfruttamento del giacimento azero, 16 miliardi di metri cubi l’anno previsti. La Turchia è tra i principali clienti anche in questa nuova fase di produzione, le prime consegne di un contratto da 6 miliardi di metri cubi annui sono arrivate nel giugno scorso. Un miliardo di metri cubi è inoltre destinato alla Grecia e uno alla Bulgaria. Vuol dire che quanto rimane per l’Italia e gli altri Paesi europei sarebbe già il 20% meno del previsto. Inoltre, secondo le stime, la nuova produzione di Shah Deniz raggiungerà un picco di 16 miliardi di metri cubi annui entro il 2022, per declinare dal 2030, scendendo a circa 6 miliardi nel 2035. La società Tap, interpellata dal Fatto Quotidiano, conferma che il gas contrattualizzato è quello annunciato da Bp, con consegne a partire dal 2020. Se anche il gasdotto fosse pronto per quella data, quantità di metano vicine a quelle previste, stando alle stime di Pirani, si avrebbero per solo un paio d’anni. “In realtà ci sono altri giacimenti nell’area – spiega Pirani – ma non si sa quando saranno sviluppati e a chi andrà il gas”.

L’Azerbaijan ha infatti aumentato i suoi consumi, così come la Georgia, e il gas del Caspio può essere venduto alla Turchia o, via Turkmenistan, ai mercati est europei e del subcontinente indiano, a costi molto minori.

Prezzi.

In Italia, 75 miliardi di metri cubi di consumi annui, il gas è acquistato per l’80% con contratti a lungo termine, i cosiddetti take or pay (paghi anche se non si ritiri); sono segreti industriali ben custoditi, ma ci sono stime. Secondo Nomisma Energia, i prezzi dei contratti take or pay e quelli del mercato libero, in Europa ora sono quasi allineati, circa 27 centesimi di euro i primi, 28 i secondi. Dice Davide Tabarelli, presidente del centro studi e favorevole all’opera: “Il gas azero, se anche arrivasse a San Foca a 10 centesimi al metro cubo, renderebbe il gasdotto conveniente”. Il problema è che mentre il costo di produzione del gas russo è attorno a un centesimo di euro al metro cubo, quello estratto di Shah Deniz II, 600 metri sotto il Caspio, costa, in euro, tra i 4 e 5 centesimi. Ma a renderlo caro è soprattutto il trasporto: tra i 27 e i 29 centesimi di dollaro al metro cubo, tra i 23 e i 25 centesimi in euro: almeno il 50% in più di quanto costa portarlo per altri tragitti. Tap, invece, non ha fornito sue cifre. Bollette. Fino a Melendugno il gasdotto è a carico di Tap.

La “bretella” da 55 chilometri che da lì si allaccerebbe al terminal di Brindisi, opera “di carattere strategico”, sarà invece pagata nelle bollette, voce “servizi di rete”. Quindi rappresenterà un costo in più. L’investimento (stimato da Snam in 210 milioni) è remunerato con un tasso stabilito dall’Autorità dell’energia al 5,5% circa. Inoltre, “per le opere definite strategiche c’è una sorta di garanzia dei ricavi – spiega Carlo Scarpa, ordinario di Economia all’Università di Brescia – se scendono i consumi la società mantiene i suoi ricavi aumentando le tariffe”. L’ultimo bilancio semestrale di Snam mostra ricavi a 1,2 miliardi, in aumento del 2,3% (utile netto più 3,8%) nonostante una domanda di gas naturale in calo dell’1,6%.

da Marco Maroni – Il Fatto Quotidiano, 19-09-18

La Cassazione sui consumi anomali

L’ordinanza della Corte di Cassazione – Cass. civ. Sez. III, Ord., (ud. 15-03-2018) 19-07-2018, n. 19154 – tratta un caso di  consumo anomalo di acqua.

La Corte stabilisce che, in caso di contestazione, è il gestore del servizio a dover fornire in primo luogo la prova del corretto funzionamento del contatore e l’utente può quindi limitarsi, in prima battuta e ove lamenti un non corretto computo dei propri consumi, a denunciarne il cattivo funzionamento.

Spetta quindi al gestore dimostrare il corretto funzionamento del sistema di misurazione, attività che non può essere illegittimamente addossata all’utente.

In tema di contratti di somministrazione, la rilevazione dei consumi mediante contatore è assistita da una mera presunzione semplice di veridicità, sicchè, in caso di contestazione, grava sul gestore l’onere di provare che il contatore era perfettamente funzionante, mentre l’utente deve dimostrare che l’eccessività dei consumi è dovuta a fattori esterni al suo controllo.

Le conclusioni della Corte, se applicate ai contratti di fornitura di energia elettrica, dove il gestore  non fosse  in grado di dimostrare lo stato di legalità, dei contatori o dei sistemi di misurazione, potrebbero riaffermare i diritti dei consumatori.

 

 

Proroga tutela a condizione che

ARERA ritorni alla sua missione originale e cioè ” la promozione della concorrenza e dell’efficienza nel settore dei servizi di pubblica utilita’, di seguito denominati “servizi”, nonche adeguati livelli di qualita’ nei servizi medesimi in condizioni di economicita’ e redditivita’, assicurandone la fruibilita’ e la diffusione in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori”.

Non intervenga in materie che non le competono, come la metrologia legale, della quale è unico responsabile il MISE. Nello specifico, vengono installati decine di milioni di sistemi di misurazione illegali, che funzionano male e che oltretutto il consumatore paga con la bolletta.

Denunci l’impossibilità di promuovere la concorrenza, e quindi la tutela degli interessi di utenti e consumatori, in presenza della chiara posizione dominante di Enel, che dalla fine del mercato tutelato, e con il monopolio della distribuzione, sarebbe l’unica a trarre vantaggio.

Metta in condizione i consumatori, attraverso una seria e mirata campagna di informazione, di capire quanto consumano e quanto spenderebbero passando al mercato libero. I comparatori di offerte non sono assolutamente adeguati, né fruibili  dalla quasi totalità dei consumatori.

Semplifichi radicalmente le bollette, sull’esempio di quelle degli altri paesi europei, che sono utili e non aggravano il lavoro dei fornitori, che in Italia viene poi scaricato sul prezzo.

Rediga, con il MISE, l’atteso albo dei fornitori per evitare in futuro situazioni oggettivamente sconcertanti.

Riveda il contratto di maggior tutela a garanzia dei consumatori. Quello attuale non funziona per evidente responsabilità dominante del distributore.

Annulli la procedura di conciliazione che allontana ulteriormente i consumatori dal far valere i propri diritti.

Quantifichi, con precisione, l’ammmontare degli oneri di sistema, che ormai pesano per più di un terzo sul valore delle bollette, da qui a dieci anni confutando, in modo molto più efficace del passato, gli ulteriori aggravi.

 

 

Oneri di sistema: primi fallimenti

Per il fallimento della Alter Eco, due anni fa andava all’asta un campo fotovoltaico da 1 MW , finanziato con il quinto conto energia del 2012.

Il prezzo base d’asta – 650 €/kW – era otto volte inferiore al valore iniziale.

Solamente la speculazione spiega l’installazione di gran parte degli impianti fotovoltaici, installati tra il 2010 e il  2012.

Impianti pagati dalle nostre bollette con i “conti energia” , per miliardi di euro all’anno e per vent’anni.

Il futuro lo insegnano i cinesi, gli stessi che abbiamo arricchito strapagando i pannelli, oppure Enel, che si vanta di vincere gare in giro per il mondo a prezzi anche dieci volte inferiori a quelli strappati in Italia dai conti energia.

Un paese serio avrebbe dato priorità strategica a progetti basati sulle necessità locali, come fanno ora in Germania, e non più di 600.000 impianti sparsi nelle campagne, dove i primi furbi che arrivano fanno i soldi.

Un paese serio decide per una strategia energetica a vantaggio non di avidi fondi lussemburghesi, ma di tutta la popolazione.

Un paese serio fa bandi per acquisti poliennali di energia prodotti da impianti di decine MW di potenza installata e non di kW.

Un lettore racconta la sua esperienza.

Nel 2006, con mezzi propri, ha installato 22 kW (primo conto energia) aggiungendone altri 23 nel 2009 (secondo conto energia): il pareggio – capitale investito e incentivi incassati – arriva solo nel 2017, ma non tiene conto dei mancati interessi e del tempo dedicato a superare gli innumerevoli ostacoli burocratici. Adesso il GSE lo paga con un anno di ritardo.

Nel 2006 in effetti erano pochi quelli che ci credevano e non c’era speculazione.

Facile immaginare quello che è successo dopo, quando tutti hanno creduto di fiutare l’affare, hanno acceso un mutuo gonfiato, mettendo magari a garanzia solamente il terreno.

A quando il loro pareggio?

Secondo le stime di Banca d’Italia, i NP delle rinnovabili ammontano a 707 milioni di euro.

Dumb meter

Altro che contatore intelligente: ecco cosa sta succedendo in Inghilterra e da noi è molto peggio,sia per la luce che per il gas.

Alcuni passaggi dell’articolo del Telegraph.

The roll-out of smart meters has cost customers around £11 billion and yet the projected savings are questioned, and as many as one-in-10 meters currently operate in dumb mode, meaning they don’t send readings to suppliers or display data.

Talking about his own “smart” display, Mike O’Brien, a former minister for energy, this week told the Daily Telegraph that he “barely looked at it, didn’t use it and in the end got rid of it”.

It’s a classic regulatory story. The smart meter roll-out found inspiration in one of those meddling EU directives back in 2006, but it would be unfair to blame Europe in isolation. It was British politicians – Left and Right, competing for the green vote – who decided to gold-plate the directive and who bungled its implementation, handing it over to the UK’s patchwork of suppliers and proceeding customer by customer. The idea that consumers could see precisely what they were spending and thus cut down was sound in theory, but the IT had to be perfect (it wasn’t) and the roll-out needed proper political scrutiny (which it didn’t get). Here was the green agenda running out of control, dealing itself a blow of bad publicity.

GSE e nucleare

DiUaT4PXcAA-8NDNon sapevamo che in Italia si produce ancora energia elettrica con il nucleare e magari viene pure incentivata. Perché vengono pubblicate queste fesserie?

Il biometano ti dà una mano

Stanno per scadere gli incentivi agli impianti di biogas, prodotto da scarti agricoli e utilizzato per produrre energia elettrica, pagata ai produttori 300 €/MWh , cinque volte l’attuale prezzo di mercato, ed ecco allora il biometano – neologismo creato ad hoc – che sarà prodotto dagli stessi impianti che producevano il biogas con l’aggiunta del Forsu, la parte umida della spazzatura.

Se prima, con le bollette della luce, pagavamo l’energia prodotta con biogas, d’ora in avanti pagheremo il biometano con le bollette del gas.

Sembra una replica del CIP6, che assimilava gli scarti delle raffinerie alle energie rinnovabili.  D’ora in avanti, con la spazzatura si creerà metano, assimilabile a quello di pozzo,che usiamo tutti i giorni.

Anche la procedura di assegnazione degli incentivi – varata due giorni prima delle elezioni – resta la stessa: chi primo arriva,entro il 2022, vince e, in previsione del nuovo esborso, il GSE ha rallentato il pagamento degli incentivi al fotovoltaico.

Invece di costruire inceneritori, a beneficio di tutti, continuiamo così ad incentivare i privati a macchia di leopardo,senza un minimo criterio di programmazione e di priorità locali e nazionali .

Il consumatore utile idiota

Risparmiare si potrebbe anche, basterebbe sapere quanto consumiamo, ma non sembra interessare a nessuno: tutti sanno quanto pagano ma pochi quanto consumano.

Non leggiamo i contatori e le bollette addebitano consumi stimati: secondo Arera, responsabile di questo scandalo,  35 milioni di utenti del gas e 10 milioni di utenti di energia elettrica ricevono bollette basate su consumi stimati.

I consumi stimati sono sempre maggiori di quelli reali e quindi sono miliardi gli euro versati in anticipo.

Allo stato vanno così più accise e tasse mentre le società del settore presentano ottimi bilanci. In tanti vivono sulle nostre bollette e il consumatore é diventato solo merce di scambio nelle operazioni di M&A.

Molti utenti non sanno neppure quale sia il proprio contatore; tutti si fidano di contatori vetusti, imprecisi o illegali, e appoggiano le bollette in banca senza fiatare.

Quando arriva la bolletta di conguaglio le cifre sono tali che la rateizzazione viene proposta in automatico e senza chiedere neppure scusa.

Adesso si sono inventati il tentativo di conciliazione, senza il quale non é possibile contestare. Un altro “fuori gioco” dell’Autorità, perché questo non é regolazione del mercato ma di contenziosi. Ci vogliono mesi per riuscire a far valere i propri diritti.

Ma se a milioni di consumatori non interessa neppure quanto consumano è del tutto inutile rifilare loro contatori sempre più sofisticati e a loro carico.

A chi servono in realtà i nuovi contatori?

Raccontano balle dicendo che serve a noi, raccontano balle dicendo che é gratis e quando non sanno più cosa dire  ecco che “lo chiede l’Europa”.

Una serie di balle solo per piazzarci questi aggeggi che funzioneranno illegalmente, per poterci entrare in casa e stabilire da remoto il nostro consumo perché, appunto, sanno che nessuno controlla.

Sistemi di misura illegali

La metrologia legale, che garantisce la correttezza delle transazioni, compete al Ministero dello Sviluppo Economico. La regolazione dei mercato dell’energia elettrica compete all’autorità per l’energia, ora ARERA.

Da più di dieci anni, l’Autorità per l’energia viene coinvolta in attività che non le competono mentre il Ministero latita con idee confuse.

Davide Crippa – senatore e sottosegretario al MISE – da deputato aveva presentato varie interpellanze in merito allo stato di legalità dei contatori di energia elettrica, sia all’Autorità (aeegsi) che al Ministero (mise).

Nonostante risposte evasive o errate, decine di milioni di contatori, per miliardi di euro scaricati sulle bollette, continuano a essere sostituiti.

Oltretutto l’Autorità per l’energia andava chiaramente oltre le sue funzioni istituzionali, rispondendo su temi che non le competono. la confusione di ruoli dura da un decennio.

Tutte le risposte erano contrarie al dispositivo di una sentenza della Corte di Giustizia Europea la quale stabiliva – e non per i contatori di energia elettrica  – che la connessione di uno strumento di misura a un sistema di tele-gestione da remoto integra la fattispecie di un sistema di misurazione, il quale, per le vigenti leggi metriche italiane, deve essere legalizzato.

L’ufficio legislativo del MISE, e non la Direzione competente, scrive invece che il sistema di misurazione non è oggetto della Direttiva Comunitaria MID, negando che proprio la direttiva prevede le misure di sicurezza della formazione del dato di consumo, a tutela del consumatore.

E’ lecito quindi chiedersi a cosa serva il contatore se non per gli interessi dei distributori di energia elettrica e gas che hanno deciso di sostituire i contatori, solamente perché pagati dalle bollette.

I distributori non mettono a disposizione degli Organismi di Vigilanza le caratteristiche delle interfacce dei sistemi di misura, dei protocolli utilizzati per la trasmissione dei dati di consumo né, soprattutto, dei criteri di tutela atti a impedire la modifica dei parametri di misurazione da remoto.

Possibile che il MISE ignori che la gestione di un contatore da remoto viola pacificamente i requisiti essenziali della Direttiva MID ?

Stanno sostituendo, a nostre spese anche se raccontano che é tutto gratis, gli strumenti con i quali ci misureranno gas e luce per i prossimi quindici anni e il minimo che possiamo pretendere é che la transazione sia legale, cosa che nessuno può invece garantire.

Incumbent

Con questo termine, per deferenza, ci si riferisce in Italia a Enel, la cui posizione dominante viene analizzata nella recente lettera di Iberdrola.

Le enormi, e sicure risorse raccolte con le bollette italiane, vengono così impiegate in mirabolanti iniziative all’estero, che evidentemente danno fastidio

E così, una società spagnola, desiderosa di partecipare al ricco banchetto nazionale, fa le pulci su temi da Antitrust, che con la benedizione dell’Autorità per l’energia, ha permesso questa situazione.

Il prezzo dell’energia elettrica italiana è il più alto in Europa e i consumi verranno rilevati da sistemi di misurazione illegali, come giá denunciato alla Camera.

Nessuno hai poi detto niente anche perché i contatori saranno tutti di Enel.

I misteri del TAP

Il Decreto-Legge 25/9/2009, n. 135, all’art. 7 recita:

  • A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, al fine di semplificare gli scambi sul mercato nazionale ed internazionale del gas naturale, i sistemi di misura relativi alle stazioni per le immissioni di gas naturale nella rete nazionale di trasporto, per le esportazioni di gas attraverso la rete nazionale di trasporto, per l’interconnessione dei gasdotti appartenenti alla rete nazionale e regionale di trasporto con le reti di distribuzione e gli stoccaggi di gas naturale e per la produzione nazionale di idrocarburi non sono soggetti all’applicazione della normativa di metrologia legale ……….
  • alla data di entrata in vigore del presente decreto devono conformarsi alle disposizioni in materia di metrologia legale entro il termine di un anno da tale data…….

Il decreto è stato poi convertito con la Legge 20 novembre 2009, n. 166. 

L’esclusione dalla metrologia legale dei sistemi di misurazione del gas contrastava con le disposizioni della Direttiva 2004/22/CE del 31 marzo 2004, recepita con D.Lgs.2 febbraio 2007, n.22.

La direttiva prevedeva infatti che, per gli usi legali, quali l’impiego di strumenti di misurazione per motivi di interesse pubblico, sanità pubblica, sicurezza pubblica, ordine pubblico, protezione dell’ambiente,imposizione di tasse e diritti, tutela dei consumatori elealtà delle transazioni commerciali, è d’obbligo che gli strumenti di misura utilizzati siano conformi ai dettami della suddetta Direttiva.

Nella sostanza il decreto bloccava il procedimento della Procura di Milano che aveva concluso l’indagine sull’intera filiera nazionale del gas, dalla stazione di Mazara del Vallo in Sicilia ai consumatori finali.

Il decreto impediva inoltre qualsiasi futura verifica: legale sulle quantità misurate, e, fiscale, sulle accise e sulle imposte sottese.

La direttiva 2004/22/CE è stata sostituita dalla Direttiva 2014/32/UE del 26/2/2014, recepita con D. Lgs. 19 maggio 2016, n.84.

Questa direttiva definisce “controlli metrologici legali” quelli effettuati per motivi di interesse pubblico, sanità pubblica, ordine pubblico, protezione dell’ambiente, imposizione di tasse e diritti, tutela dei consumatori e lealtà delle transazioni commerciali, intesi a verificare che uno strumento di misura sia in grado di svolgere le funzioni cui è destinato.

Pertanto i sistemi di misurazione del gas, espunti dai controlli metrologici previsti con Legge 20 novembre 2009, n. 166 – tornano ad essere assoggettati ai requisiti metrologici previsti dalla nuova Direttiva 2014/32/UE e relativo D. Lgs. 84/2016 di recepimento, in quanto ogni legge che regola una certa materia, ha l’effetto di abrogare le norme di quelle con essa in contrasto emanate in precedenza.

Con tali premesse, si leggono le notizie di stampa:

I periti, ciascuno per conto delle parti in causa – Procura, Tribunale e Tap – sono chiamati a valutare se, come sostiene l’accusa, il tracciato del gasdotto Tap e la condotta Snam, che arriva fin nel Brindisino, siano in realtà un’unica opera.

In caso di valutazione positiva, cambierebbe tutto nell’iter di autorizzazione del gasdotto: l’opera dovrà essere sottoposta a una nuova Valutazione di impatto ambientale e soprattutto dovrà sottostare ai limiti imposti dalla direttiva Seveso, che disciplina la prevenzione dei grandi rischi industriali.

Discutere sulle tonnellate di gas, che la stazione dovrà trattare, per sottostare o meno alla legge Seveso, e senza conoscere il volume del gas a regime, sembra peraltro prematuro e fuorviante.

Appare invece evidente, visto lo schieramento a difesa della catalogazione della stazione, non come officina di gas ma come quelle salvate in un primo tempo – e poi tornate nello stato d’illegalità – il tentativo di sottrarre a qualsiasi controllo una delle principali fonti nazionali di approvvigionamento di gas, con tutto quanto consegue.

Oppure tutto il gas che arriverà con il TAP è già venduto agli altri paesi europei e la stazione di arrivo non riguarda l’Italia ma allora è inutile parlare di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. E’ una struttura messa lì a solo vantaggio di TAP.

Senza ritegno

Consumo “reale” in bolletta, ma per Enel il contatore non va.

Così un lettore di Repubblica:

” Il 9 aprile ho ricevuto da Enel una raccomandata, in cui mi chiedeva di regolarizzare i consumi (in base ad un prospetto con tutte le rilevazioni da loro stimate dal 2014 al 2018) in quanto il contatore secondo loro non trasmetteva la lettura.

Abbiamo sempre pagato tutte le bollette, sulle quali tra l’altro c’è scritto “lettura reale”. Nel 2016 ci hanno anche mandato una bolletta con conguaglio (a nostro debito) per discordanza tra rilevazione remota e lettura reale. Potete indicarmi come mi posso comportare? Devo rispondere adeguatamente entro 30 giorni a Enel”

La risposta é semplice:

Se il contatore è di tipo omologato MID, e cioè sulla targa dello strumento si rileva una M dopo il marchio CE, vale l’art.10.5 dell’Allegato I alla Direttiva 2004/22/CE.

Da sempre, e non dall’entrata in vigore della direttiva MID, è il dato che l’utente legge sul contatore e non quello teletrasmesso a far fede nella transazione commerciale. Inoltre, se le bollette precedenti dichiaravano “letture reali”, essendo documenti fiscali, potrebbe ipotizzarsi il reato di falso, con l’aggravante che il documento viene emesso da un incaricato di pubblico servizio di tipo essenziale. Per quanto precede, la bolletta di conguaglio può essere pacificamente impugnata.

Ravvedimento sui contatori in UK

Un articolo del Telegraph denunciava l’anno scorso i problemi degli smart meters: difficile controllo delle bollette, rilevamento dei dati di consumo simile a una lotteria, cattivo segnale di trasmissione, display illeggibile, sicurezza del software e privacy.

In definitiva, nessun risparmio per il consumatore.

Il governo, che inizialmente voleva sostituirli tutti entro il 2020, dopo i primi sette milioni ha fatto retromarcia perché la sostituzione aumenta solo le bollette.

Molto interessanti le recenti considerazioni di Ofgem – l’autorità inglese per l’energia – in merito ai diritti del consumatore.

In Italia la situazione é grottesca: l’incumbent – per i non addetti l’Enel – decide di punto in bianco, e senza chiedere il permesso a nessuno, di sostituire 44 milioni di contatori perché, non solo li costruisce ma potrà anche gestirli come meglio gli aggrada.

Per dare un minimo di ufficialità all’operazione, il cui costo sarà a totale carico dei consumatori, le specifiche vengono predisposte dall’Autorità per l’energia, che però non ha alcuna competenza in metrologia legale.

Con il risultato che il nuovo contatore diverrà parte di un sistema di misura illegale e sarà manipolabile da remoto dall’incumbent, che deciderà quanto consumiamo.

 

 

Chissa linea un save a fari

Non si capisce chi non voglia questa linea di trasmissione!

Un’altra proroga per il completamento dell’elettrodotto tra la Sicilia e il continente, una scandalosa telenovela.

Dopo quella del febbraio 2014 e del febbraio 2016, sono stati accordati altri due anni con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e di quello dell’Ambiente.

La richiesta di Terna dello scorso gennaio è stata accettata: “non essendo in grado di ultimare, nel termine stabilito, i lavori relativi alla suddetta variante in considerazione dei tempi necessari all’espletamento delle procedure di progettazione esecutiva e appalti in fase di ultimazione”.

Già in luglio il progetto aveva incassato una proroga relativa alle “rimanenti opere” del progetto, autorizzate da Mise e Minabiente con decreto separato a luglio 2010, successivo a quello di febbraio 2009, relativo al progetto principale.

Inaugurata in pompa magna da Renzi nel 2016, la linea di trasmissione non sembra ancora in grado di eliminare il cronico differenziale di prezzo tra Sicilia e resto del paese dovuto all’isolamento del sistema siciliano e al costo medio di generazione del suo parco centrali, con rendimenti catastrofici.

Facciamo tanto rumore con la digitalizzazione del paese, ma che per una linea di trasmissione siano necessari più di dieci anni é devastante!

Raddoppiato nel frattempo, il costo che sarà spalmato senza pudore nelle bollette, siciliane e non.

Spending review

Gli oneri di sistema delle bollette valgono 17 miliardi di euro all’anno e, prima di socializzarli, sarebbe corretto analizzarli fino all’ultimo euro e ridurli.

Sarebbe anche interessante capire come nutriamo le società che trasportano e distribuiscono energia elettrica e gas che, grazie a noi, conseguono margini operativi da record, con grande soddisfazione degli azionisti esteri.

Perché non c’è un Cottarelli di turno che riduca queste spese?

Saltano i primi operatori che non possono onorare i debiti e dobbiamo pagare tutti!

Perché non ci spiegano, prima di farci pagare ogni volta un extra diverso, quanti soldi incassa il sistema, facendoci consumare l’energia più cara in europa.

In Inghilterra, Ofgem – la locale autorità per energia – punta a risparmiare 5 miliardi di sterline nel periodo 2021-2026.

Risparmi che si otterranno mettendo un tetto ai dividendi, riducendo i periodi regolatori aprendo alla concorrenza la realizzazione di infrastrutture, abolendo la remunerazione di strutture inutilizzate e condividendo con gli utenti le efficienze realizzate.

Quindi richieste più stringenti per i business plan delle società di rete,  misure per assicurare che la capacità non utilizzata non gravi sulle bollette e misure di salvaguardia per i consumatori.

Un tetto ai prezzi retail dell’energia, come proposto dal governo, per i clienti domestici che non si riforniscono ancora sul mercato libero, e che, ancora oggi, sono il 60%; tetto da aggiornare ogni sei mesi.

Da noi niente di tutto questo, ma solo un costante aumento dei costi – freschi i 5,8 miliardi di euro del dimissionario Calenda – e delle bugie date  in pasto ai media, come l’ultima del costo di un caffè in più in bolletta per colpa degli utenti morosi.

Furbetti e morosi

Arera – nuovo nome dell’Autorità per l’energia – scarica su tutti gli utenti, parte degli oneri di sistema che i fornitori non incassano dai clienti morosi.

In sostanza, Arera attua quanto disposto da una serie di sentenze, di TAR e del Consiglio di Stato, che hanno confermato che non si può imporre ai venditori di assumere l’intero rischio finanziario che deriva dal mancato incasso, da parte dei clienti morosi, degli oneri generali di sistema.

Fino ad ora, i venditori riscuotevano le relative componenti delle bollette, anticipandone il versamento alle imprese di distribuzione, alla Cassa Conguaglio e al GSE, che le distribuiscono poi ai destinatari, che per la maggior parte sono i produttori di energia da fonti rinnovabili.

Il meccanismo proposto ora da ARERA vorrebbe rappresentare una soluzione, peraltro non definitiva, per la tenuta economica del sistema: una parte degli oneri verrebbe quindi posta a carico di tutti gli utenti.

Il fenomeno del “non pago”  – 1,2 milioni di sospensioni per morosità solo nel 2016 – si sarebbe potuto facilmente evitare se il regolatore fosse intervenuto, per tempo e in modo incisivo, sulla procedura di switching da un fornitore all’altro, per evitare il c.d. turismo energetico.

Non averlo fatto ma aver mantenuto invece milioni di consumatori nella completa ignoranza, costretti oltretutto a scegliere a breve un nuovo fornitore, ha reso il mercato preda di venditori senza scrupoli, nati dal nulla e dei quali manca tuttora una lista certificata, interessati solamente a incrementare il numero di clienti, morosi e non, con il risultato che pagheremo noi anche per quelli che non pagano.

Comunque, tra inadempienze dei venditori e morosità di milioni di utenti, tutti pagheranno, secondo ARERA, il 2% degli oneri di sistema e cioè 280 milioni di euro.

Ma questa resta solo una stima, basata su un valore degli oneri di 14 miliardi annui del 2016 quando invece ammontava già a 16 miliardi: del 2018 nessuno sa ancora nulla!

 

 

 

 

Antitrust in catalessi

E’ passato quasi un’anno dall’avvio di un’istruttoria di AGCM sulla posizione dominante dei maggiori fornitori di energia elettrica del paese.

Il problema é semplice: la società che distribuisce energia elettrica conosce vita, morte e miracoli di milioni di consumatori: come consumano, quando sono in casa e se pagano.

I nuovi contatori, che vorrebbero installarci, serviranno proprio a questo!

Ora, se la società che distribuisce energia elettrica é parente di quella che la vende é meglio che tutte le informazioni restino in famiglia.

E a nulla serve modificare il nome del distributore che, per il consumatore, resta una figura evanescente che si va viva quando c’è un guasto o quando vorrebbe sostituire il contatore.

Ci sono voluti anni perché i distributori cambiassero nome, pensando che in questo modo, si sarebbe risolto il problema dell’umboundling, ma al consumatore che paga la bolletta importa veramente poco sapere che c’è Areti, Unareti o e-distribuzione.

Sono nomi che non vedrà mai sulla bolletta anche se partecipano considerevolmente al suo costo.

Resta quindi squisitamente un problema di mercato e di strategia dei suoi maggiori attori specialmente nella fase di migrazione di decine di milioni di consumatori dalla maggior tutela al mercato libero.

L’istruttoria, del maggio 2017, riguardava Enel, A2A e Acea ma, solo oggi e solo per Roma, AGCM delibera di “estendere oggettivamente il procedimento all’attività di acquisizione e sfruttamento commerciale di informazioni privilegiate da parte di Acea Energia S.p.A. e di estendere soggettivamente il procedimento alla società Areti S.p.A.”

I ripartitori di energia termica

ripartitori

Il termine per l’installazione dei c.d. ripartitori viene prorogato ogni anno ma nessuno dovrà pagare multe per non aver installato strumenti di misura che  conteggiano unità di misura illegali.

Su condominioweb un produttore conferma che i ripartitori non sono strumenti omologati.

Ciò significa che non c’è alcuna garanzia legale sul loro impiego, su cosa e come misurino.

Non possano essere verificati da terzi in caso di contestazione edè possibile manometterli senza essere perseguiti.

Sullo sito viene denunciato un caso di contabilizzazione e di addebito di riscaldamento, durante il periodo estivo, perchè lo strumento rileva la differenza di temperatura sia d’estate che d’inverno.

Comunque, se non sono strumenti legali, non possono essere utilizzati per ripartire quote di riscaldamento addebitandone il corrispettivo: la legge é inderogabile anche dalle assemblee condominiali.

Il produttore intervistato è ancora più esplicito:

“L’incertezza di misura, nel caso dei ripartitori, deriva principalmente dal fatto che il sensore posteriore deve accoppiarsi con il corpo scaldante su cui è montato, pertanto vi è un’operazione umana che influisce significativamente sul risultato della misura”.

“Abbiamo visto ripartitori fissati con nastro isolante da elettricista. Abbiamo visto ripartitori fissati sul tubo di mandata anziché al centro del radiatore. Anche in casi dove il posizionamento era accettabile, abbiamo visto ripartitori montati senza il necessario supporto posteriore (che deve essere riempito con gel conduttivo)” 

L’omologazione di uno strumento di misura serve proprio per impedire questi interventi, che possono favorire, o sfavorire, i singoli condòmini.

I ripartitori non misurano l’energia termica che entra nel radiatore, ma stimano, grossolanamente, quella che ne esce, con palese arbitrarietà:

  • nell’installazione;
  • nell’imputazione dei dati geometrici del termosifone nel ripartitore;
  • nella gestione dei dati trasmessi;
  • nell’imputazione di coefficienti correttivi che dovrebbero tener conto della dispersione di energia termica del locale riscaldato.

La richiamata norma tecnica di riferimento, la UNI 10200 è estremamente complicata mentre lo studio dell’Enea é chiaro.

In assenza di un’omologazione metrologico/legale, ognuno fa quello che vuole e lo strumento non solo può essere installato male, ma può essere manomesso senza che nessuno se ne accorga per anni.

E il proprietario dell’unità immobiliare dovrebbe essere sanzionato se non installa questi sistemi ?  Ma state scherzando?

Prepararsi al mercato libero

In vista della fine del mercato tutelato, peraltro rinviata ogni anno, sarebbe opportuno esaminare le bollette per prepararci alle proposte che ci arrivano, al telefono e sui media.

Prepararsi significa prima di tutto sapere quanto consumiamo e, sorpresa, sono pochi quelli che lo sanno. Senza sapere quanto consumiamo non occorre neppure porsi il problema e quindi diamo un occhiata ai contatori, se sappiamo dove sono.

Nel frattempo, rifiutare qualsiasi proposta telefonica che inizia con con: prenda una bolletta che la leggiamo assieme, così gliela spiego”. Se non siamo in grado di capire una bolletta, e non sappiamo quanto paghiamo, non occorre neppure porsi il problema.

In compenso, leggere una bolletta al telefono é pericoloso perché potremmo dare informazioni sensibili, come il numero di POD che é prezioso non meno dell’IBAN.

Cerchiamo invece di capirla per primi, perché la spesa per gas e luce può valere migliaia di euro, e se non sappiamo come spendiamo migliaia di euro, é grave.

La mia recente esperienza personale passa per una prima lunga conversazione telefonica, durante la quale mi vengono sommariamente presentate  le condizioni economiche dell’offerta.

L’offerta riguarda la materia prima energia e la materia prima gas, che rappresenta circa il 30% del totale delle bollette che riceverò.

Non mi viene chiesto però quanto consumo.

Se il fatto non sembra essere importante per chi vende, lo è per chi compra: il nuovo fornitore comincerà infatti a fatturarmi consumi stimati, e andrà avanti così per mesi, fino a quando il distributore non si degnerà di leggere il contatore.

Con questa procedura, il cliente finanzia per mesi, il nuovo fornitore che potrà, o non potrà, prendere in considerazione nel frattempo le nostre auto-letture perché, soggette alla conferma del distributore, latitante per definizione.

Alla fine della lunga telefonata dò il mio assenso, che viene registrato.

Dopo un paio di giorni mi arriva il contratto: 14 pagine per il gas e 14 pagine per l’energia elettrica, che dovrò leggere con una lente d’ingrandimento per scoprire le sorprese,che non sono poche.