Baumgarten

A seguito dell’incidente all’impianto di Baumgarten in Austria, é stato sospeso il passaggio del gas russo essenziale, in questa stagione, per scaldarci e produrre.

Nel corso della giornata successiva all’esplosione, si sono succeduti scomposti comunicati degli addetti ai lavori che si sono conclusi solo nel pomeriggio con la dichiarazione dello stato di emergenza, generando forti turbative sul mercato del gas e distorsioni di prezzo a favore non si sa ancora di chi, tant’è che l’Autorità per l’energia ha aperto un’inchiesta.

Di primo mattino, il ministro Calenda dà la colpa a Emiliano e alla mancata costruzione del TAP e preannuncia, senza peraltro dichiararlo, lo stato di emergenza.

Secondo De Scalzi, AD di ENI e l’unico in grado di valutare i danni in tempo reale: “…se finisse domani non è un problema, se dura qualche giorno o settimana lo possiamo compensare. Tra gli addetti ai lavori non c’è allarmismo”

E’ ovvio che, se é emergenza va dichiarata subito in caso contrario si tace e si aspetta di capire cos’é successo, si attendono le valutazioni dei danni e s’incomincia a prelevare gas dagli stoccaggi, perché gli stoccaggi sono lì apposta per queste emergenze.

Ovviamente se c’è gas negli stoccaggi, ma questo è un segreto di stato.

Il prezzo che si paga quando si preleva gas dagli stoccaggi è “amministrato” , con un massimo di 82,28 €/m3.

Durante la giornata, il prezzo degli scambi si é sempre mantenuto attorno ai 50€/m3, quasi il doppio rispetto a quello della settimana prima.

La decisione del ministero arriva nel pomeriggio, quando la liquidità è scarsa e il prezzo esplode a 75 €/m3, un valore molto più prossimo al prezzo amministrato.

Le comunicazioni effettuate ai sensi del Piano di Emergenza dovrebbero garantire trasparenza e chiarezza, soprattutto in relazione alla natura delle misure attivate e alla conseguente possibile applicazione del prezzo amministrato.

Modifiche di tale portata andrebbero comunicate con almeno un giorno di anticipo, rispetto alla data di decorrenza, in modo tale che siano correttamente recepite da tutti gli operatori del mercato.

I consumatori, destinati a pagare di più, anche se non era necessario, possono solo ringraziare la dea bendata, perché siamo a dicembre, e brindare ad un cocktail di improvvisazione e incompetenza su cui si allungano troppe ombre.

Quanto è costato agli italiani il dilettantismo del ministro? Chi ha speculato ? C’è qualche metaniera che scaricherà prima della fine dell’anno a Livorno? Il popolo dei consumatori pretende le cifre e vuole nomi e cognomi.

 

L’allegra gestione del freddo

Gas a 35€/MWh, il doppio rispetto all’anno scorso; la quota energia vale un terzo del valore della bolletta e quindi l’aumento atteso a gennaio è del 15%.

Le prime piogge hanno spento le rinnovabili e placato i loro sostenitori e, come ogni inverno, il “fossile” passa alla cassa.

Patetico incolpare il freddo, perché siamo solo in dicembre, eccezionale invece il programma di manutenzione del gasdotto del nord, che dimezzerà il flusso del gas fino a marzo 2019.

Ecco allora lo stato di pre-allarme diramato dal ministero.

La manutenzione di un tubo del gas, o di un impianto nucleare in Francia ci stanno e non dovrebbero portare a situazioni di emergenza ma in Italia tutto è emergenza a cominciare dalle condizioni avverse del tempo che, statisticamente e fortunatamente, si risolvono sempre in una settimana.

Eppure riusciamo a dare il meglio anche in quelle occasioni perché le emergenze in Italia portano disagi al popolo ma enormi vantaggi ai furbi.

Facciamo allora un ulteriore passo indietro, al gennaio 2015 quando si pompava troppo gas dagli stoccaggi perché ne arrivava poco dalla Russia.

Il ministero spiegava : “La condizione di allarme prevede che siano gli operatori a mettere in campo tutte le azioni di mercato più opportune per consentire il ritorno alla normalità”.

Quello che non dicono è che il gas in allarme si paga molto di più, come è giusto che sia.

Il giorno dopo l’allarme si materializzava una metaniera al largo del gassificatore di Livorno dove scaricava 60.000 di m3 di gas liquefatto equivalenti a 36 milioni di m3 di gassoso.

Un nulla per la rete, ma un tempismo perfetto!

Un ulteriore salto indietro. Nel febbraio del 2012 faceva molto freddo e il consumo giornaliero era di 440 milioni di m3 al giorno senz’altro un record, stando alle dichiarazioni di Scaroni.

Tra l’ilarità generale di una sala d’albergo di Milano, l’AD di Eni disse che in Russia faceva freddo e che i russi si tenevano il loro gas se no sarebbero morti. Aggiunse, con grande serenità, che se i consumi fossero rimasti a quel livello ci sarebbe stato gas solo per tre giorni.

Cioè negli stoccaggi c’erano solamente 1,5 miliardi di m3. Spariti gli stoccaggi strategici che servono proprio per queste evenienze, già pagati profumatamente dalle bollette.

Monti non si chiese neppure come mai non ci fosse gas negli stoccaggi, e di chi fosse la colpa ma, da buon tecnico, andò subito nel panico e autorizzò l’accensione delle vecchie centrali a olio combustibile, che rimasero pronte a produrre fino al luglio, perché anche Enel doveva banchettare.

Il senatore Mucchetti, scrisse sul Corriere un pruriginoso articolo dove metaniere andavano e venivano e i conti del gas, presente o assente, non tornavano.

Gli attuali criteri per stabilire i gradi di allerta e di emergenza sono talmente obsoleti che il prezzo in emergenza può valere anche 4/5 volte quello di borsa.

Solo quando finisce l’emergenza diventa chiaro come è stata affrontata, non si sa mai chi ci ha profumatamente guadagnato, ma si sa con certezza chi ha pagato.

Il conto infatti arriva nei mesi successivi con le bollette, quando ormai dell’emergenza si sono dimenticati tutti e il sole è tornato a splendere.

La SEN, strategia energetica nazionale, avrebbe dovuto affrontare prima di tutto questo problema che si ripresenta puntuale ad inverni alterni per la felicità dei molti che sulle emergenze del paese sguazzano.

Decàde il Cade

Periodo delicato per l’Autorità per l’energia: dopo aver perso, per ora, al TAR sulle multe comminate retroattivamente ai traders, colpevoli di speculare troppo – ma non c’era  alcuna regola chiara che lo vietasse – il Consiglio di Stato annulla un’altra deliberazione.

Nel 2015, l’Autorità aveva imposto ai traders di fornire garanzie a favore delle imprese di distribuzione – Enel – nel caso di mancato pagamento dei consumatori, a copertura degli oneri generali di sistema, che rappresentano circa un terzo del valore delle bollette.

Dopo due anni, il Consiglio di Stato annulla tutto perché non vi era  alcuna norma che conferisse un tale potere all’Autorità e l’imposizione ai traders di prestare garanzie,prevalentemente all’ENEL, è “foriera d’asimmetria contrattuale”.

Illegittima anche la disposizione che attribuisce ai distributori – prevalentemente Enel – il potere di risolvere il contratto con i traders, nell’ipotesi di mancato versamento degli oneri del sistema.

E’ particolarmente grave che l’Autorità non abbia previsto queste eventualità e inoltre, considerato che Enel distribuisce quasi tutta l’energia italiana e che, per l’AD di Enel, i traders sono dei parassiti, l’assimetria contrattuale é sempre stata palese.

Qualche parassita nel frattempo é fallito ma la mina vagante restano gli oneri di sistema che molto probabilmente verranno tolti dalle bollette, per far credere ai consumatori che la luce costa meno, e messi a carico della fiscalità generale.

Chi paga la grid parity?

Grande risalto mediatico alle concessioni di centrali di produzione di energia rinnovabile, vinte a da Enel all’estero.

I prezzi di aggiudicazione, che comprendono la costruzione degli impianti e la vendita ventennale dell’energia prodotta, sono un decimo di quanto i produttori italiani incassano con i primi conti energia.

Con la voce “oneri di sistema” della bolletta il consumatore rende felici i produttori di energia rinnovabile.

Sono 13 miliardi di euro all’anno, per i prossimi dieci, eppure si organizzano simposi dove si parla a vanvera di grid parity che si dovrebbe raggiungere quando l’energia elettrica, prodotta con sole e vento, costa quanto produrla con il fossile, e le due energie sono disponibili in rete.

Ma, dipendendo da sole e vento, l’energia da rinnovabile é discontinua e allora il consumatore paga i produttori solo per tenere ferme, ma pronte a funzionare, le centrali a fossile , cioè a gas, carbone o petrolio.

Vero é che con sole e vento migliora il clima, ma quanto ci costa e chi ci guadagna?

La grid parity andrebbe sempre valutata da due punti di vista: da quello di chi l’energia la produce, e la vende, e da quello di chi la acquista.

Al consumatore italiano la grid party interessa molto meno di chi invece gliela offre, certificata, con una certa leggerezza, e ad un prezzo di affezione.

In Italia le grid parity sarebbero due: quella raggiunta con gli incentivi e l’altra che, senza incentivi, in realtà non esiste. Non esiste perché se ci fosse stata avrebbe ridotto drasticamente la differenza tra il prezzo all’ingrosso e quello al dettaglio, cosa che invece non é accaduta.

La grid parity all’italiana è onirica: bello bruciare meno fossile e mantenere l’aria pulita, peccato però che tutto venga posto a carico dei consumatori.

Per il consumatore é anzi andata molto peggio perché ora non solo non approfitta del basso prezzo del petrolio ma paga l’energia più cara in Europa.

Se avessimo per tempo previsto queste distorsioni e avessimo sbottigliato il sole del sud verso il nord, o solo verso la Sicilia, o il vento della Sicilia verso il continente, potremmo oggi parlare di grid parity.

Avessimo, con tali risorse, strutturato una filiera industriale.

Nulla! I pannelli sono cinesi, le pale eoliche danesi o tedesche, gli inverters cinesi o tedeschi, i quadri di potenza francesi e tedeschi, i contatori cinesi, commercializzati e controllati dal distributore monopolista, di proprietà della stessa società che vince le concessioni all’estero.

In compenso i fondi verdi ci sfilano i soldi dalle tasche a ogni bolletta e li spediscono esentasse in Lussemburgo, per la soddisfazione di banche e finanziarie estere.

Alla fine avremo speso centinaia di  miliardi e non avremo creato nulla se non una montagna di debiti, che peseranno sulla prossima generazione.

.

La capacitazione

Decine di milioni di utenti dovrebbero cambiare il fornitore di luce e gas entro il 2019.

Il condizionale è d’obbligo perché al consumatore italiano, piuttosto che capire, piace essere tutelato.

Meglio sarebbe sarebbe cominciare ad informarsi piuttosto che accettare contratti al telefono.

Oltre a qualche istruzione spicciola, reperibile nel blog, il consumatore avrebbe diritto a semplici informazioni semplici come, per esempio, si fa in Inghilterra.

La capacitazione dell’utente – termine usato non a caso in urologia – è sempre stato il pallino di Guido Bortoni, attuale presidente dell’autorità per l’energia.

Ma il risultato,per come si stanno mettendo le cose, è che le bollette, già scandalosamente incomprensibili, lo diverranno ancora di più.

L’utente vorrebbe sapere: quanto consuma, ma non lo sa perché non legge i contatori, impresa impossibile, e perché i consumi delle bollette sono cronicamente stimati. Quanto paga, ma se lo deve calcolare, e il prezzo,che gli viene offerto, vale un terzo del valore finale della bolletta.

Pratica comune dei venditori quella blandire i clienti con sconti assolutamente incomprensibili.

Una nuova delibera dell’Autorità impone ai fornitori in regime di maggior tutela per la luce, e di tutela gas, nuovi adempimenti per il passaggio al mercato libero dei loro clienti:

1) riportare nella fattura sintetica i testi delle comunicazioni resi noti dell’Autorità con le seguenti modalità:
– informativa contenente il primo testo della comunicazione, da riportare in 2 fatture emesse nel primo semestre 2018;
– informativa contenente il secondo testo della comunicazione, da riportare in tutte le fatture emesse nel secondo semestre 2018;
– informativa contenente il terzo testo della comunicazione, da riportare in tutte le fatture emesse nel primo semestre 2019;

2) pubblicare, a decorrere dal 1/1/2018 sulla home page del proprio sito web il link alla sezione “Evoluzione mercati al dettaglio” del sito web AEEGSI dedicato al superamento delle tutele di prezzo;

3) indirizzare il cliente, che preso da curiosità telefonasse, al sito web dell’Autorità e al call center dello Sportello per il consumatore.

AEEGSI ha inoltre previsto l’individuazione e attivazione di ulteriori azioni complementari e si avvarrà di AU – acquirente unico – per sviluppare un progetto di comunicazione multimediale, strutturato in fasi temporali, volto a pubblicizzare e diffondere informazioni sulla piena apertura del mercato e sulle condizioni di svolgimento dei servizi, nonché strumenti per rafforzare la capacitazione dei clienti. Tale progetto dovrebbe essere avviato a partire da marzo 2018.

Quindi decine di milioni di utenti, secondo l’Autorità per l’energia, dovrebbero dotarsi di computer e seguire i corsi di capacitazione  per essere finalmente in grado di scegliere il fornitore.

L’esempio della bolletta inglese, pubblicata sopra, é disarmante per semplicità, ed é così da anni mentre in Italia tutto dev’essere complicato per principio tanto l’utente, capacitato o meno, paga lo stesso.

Ma quale liberalizzazione?

Grande agitazione in vista della fine del mercato tutelato:venti milioni di consumatori presi in giro da vent’anni di promesse di risparmi, di contatori illegali e di bollette incomprensibili che dovranno scegliere un nuovo fornitore.

Gli unici a non capire cosa stia succedendo sono proprio loro, i consumatori, perseguitati ogni giorno da fornitori insistenti e da offerte incomprensibili. In vent’anni non si é visto alcun risparmio in bolletta e i consumatori sono stati volutamente mantenuti nell’ ignoranza: non sanno quanto consumano, quanto e come pagano le bollette più care in Europa.

La distribuzione é solidamente in mano a Enel che misura tutta l’energia, consumata e prodotta, ne controlla la produzione e – dicono gli esperti del ministero – il 73% della vendita.

Le bollette sono bancomat gravate da una tale serie di balzelli e tasse che é ormai impossibile quantificare la pura energia elettrica, prodotto originario della transazione.

Sono bastati pochi di anni di liberalizzazione del mercato all’ingrosso per fare pulizia dei traders parassiti e far lievitare i prezzi, con grande soddisfazione dei produttori che ricominciano a fare soldi.

Messa in sicurezza Enel e sodali, adesso intervengono gli esperti del ministero che propongono di introdurre un tetto antitrust progressivo al solo operatore dominante, ossia Enel, considerando che la posizione dominante dei distributori locali delle grandi città “non appare in sé lesiva della concorrenza”.

La prevista riduzione del monopolio é onirica: 60% al 2019, 50% al 2020, 40% al 2021, 30% nel 2022.

Quindi, nel 2023, i consumatori che non avranno ancora scelto il fornitore verranno messi all’asta con gare che saranno organizzate, e gestite da un soggetto terzo, quale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ( fantastico!) o l’Autorità per l’energia.

“Al di là dell’eventuale violazione delle norme antitrust già vigenti” è l’unico riferimento ad una Autorità antitrust che ignora da sempre la situazione.

È ora il momento di convegni e simposi dove blaterare sulla centralità del consumatore che però deve restare inconsapevole – Girotto M5S – e al quale gettare qualche bonus ogni tanto, senza che capisca perché lo riceve.

Un’attenta lettura del rapporto Enel al settembre 2017 dà un idea di cosa sta succedendo.

I gattopardi dell’energia

Il grafico mostra i prezzi dell’energia elettrica di domani in tre zone: nord, sud e Sicilia.

La Sicilia consuma 21 TWh all’anno, il 7% del paese.

Da sempre, le nostre bollette pagano il pizzo ai produttori siciliani: domani vale 1,5 €/MWh in più sul PUN (prezzo unico nazionale).

Ci sono voluti più di dieci anni per costruire una linea elettrica che é costantemente in manutenzione e il cavo con la Grecia è interrotto.

Sull’isola del sole si produce poca energia fotovoltaica ma quella pugliese, che non costa nulla, non ci deve arrivare.

Per non lasciarla al buio, bisogna quindi accendere ogni sera, ma ora anche di giorno, centrali termiche degli anni ’60 con rendimenti arcaici.

Terna poi le dichiara essenziali e il gioco é fatto: raddoppio del pizzo!

Il prezzo dell’energia tedesca di domani é la metà di quello siciliano e con l’utilizzo parziale della centrale di Brindisi per problemi d’inquinamento, anche lì c’è qualcuno che ci marcia.

Un’altra IMU?

Pochi si rendono conto che illuminare una seconda casa può costare come l’IMU.

Si pagano da 30 a 40 €/mese senza accendere una sola lampadina.

Sulla bolletta di un non residente il prezzo medio é da record.

lucesecondacasa

Il trucco dei venditori consiste nell’addebitare 1 kWh, anche se non è stato consumato, ciò che peró rende la bolletta un documento falso e impugnabile.

Quanti non residenti pagano 12€/kWh venti volte il prezzo dell’energia all’ingrosso?

Invece di chiudere tutto, come fate sempre quando ve ne andate, lasciate accese un po’ di lampadine a basso consumo, favorirete lo scioglimento dei ghiacciai e il buco dell’ozono ma terrete lontani i ladri gratis.

Contatori sequestrati

Quattro anni fa, l’ufficio stampa di Enel giudicava un mio articolo “destituito di ogni fondamentopesantemente diffamatorio e gravemente lesivo della reputazione di Enel” e diffidava Linkiesta, il giornale online che pubblicava i miei interventi,dal continuare a farlo.

Ma sullo stato d’illegalità dei contatori interviene la Prefettura di Milano, con la confisca e successiva distruzione.

L’articolo 692 del Codice Penale è sufficientemente chiaro:

“Chiunque, nell’esercizio di un’attività commerciale, o in uno spaccio aperto al pubblico, detiene (1) misure o pesi (2)[472 2] diversi da quelli stabiliti dalla legge, ovvero usa misure o pesi senza osservare le prescrizioni di legge, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da centotre euro a seicentodiciannove euro.

In un’attività commerciale, quale la vendita di energia elettrica contro un corrispettivo, la legge vieta l’utilizzo di pesi e misure diversi da quelli stabiliti per legge, e chi usa pesi o misure senza osservare le prescrizioni di legge viene sanzionato.

  • L’art. 11 del Testo Unico delle Leggi Metriche stabilisce che, per determinare le quantità, devono essere impiegati strumenti legali.
  • L’articolo 12 li definisce: “sono legali quegli strumenti che sono stati sottoposti alla Verificazione prima e alla verificazione periodica. In ciascuna di queste, il Verificatore appone i pertinenti bolli metrici”

Gli strumenti di misura sprovvisti di bolli, perchè non sono stati omologati, sono pertanto illegali e da qui il sequestro da parte della Prefettura, i cui atti sono pubblici.

Per essere legale, lo strumento deve rispondere ai requisiti del Regolamento di Fabbricazione Metrica oppure deve essere ammesso alla verifica metrica da un apposito Decreto Ministeriale. Procedure necessarie a definire le caratteristiche costruttive, i requisiti metrologici e le condizioni d’impiego dello strumento in esame.

La legge prevede che gli strumenti di misura utilizzabili siano quelli della Tabella B allegata alla Legge (Testo Unico delle leggi metriche 1890/7088), e altri non ancora contemplati, purché, con le procedure di cui all’art. 6 e 7 del Regolamento di Fabbricazione e, previa opportuna domanda e istruttoria tecnica, il Ministero rilasci il Decreto Ministeriale d’ammissione.

ENEL, come ammesso dall’allora sotto-segretario del MISE, De Vincenti che rispondeva all’interrogazione Parlamentare del 17/10/13, non ha mai presentato alcuna domanda di Verificazione prima per i suoi contatori.

Quindi, non essendo stata presentata domanda di Verificazione Prima, i contatori dell’Enel non hanno conseguito alcuna omologazione ed è quindi impossibile sottoporli a verifica in contraddittorio con l’utente,proprio perché non possono essere legali le procedure di prova.

Tutto ciò lede pacificamente il diritto del consumatore.

Ecco la ragione dei provvedimenti sanzionatori nei confronti di chi impiega strumenti illegali in rapporto con terzi, con gravissima lesione della fede pubblica.

I sequestri, disconosciuti quattro anni fa dal Ministero, sono continuati perché i contatori risultano sprovvisti dei sigilli metrici che attestano l’esecuzione della Verificazione prima metrologica, prevista dall’art. 12 del Testo Unico delle leggi metriche.

In sostanza, l’apposizione dei sigilli su uno strumento di misura presume la sua conformità a un modello depositato e quindi identifica la sua legalizzazione.

Il Ministero competente, nei primi anni 2000, non sollecitò azioni che costringessero Enel a omologare il contatore, lasciando che l’installazione di decine di milioni di contatori potesse avere luogo in pacifica violazione della legge.

In merito alle altre considerazioni della diffida di Enel:

  • non si comprende il ruolo di IMQ, cui non competeva la verifica metrico-legale di strumenti non omologati, nell’apporre marcature del tutto inefficaci a tale effetto;
  • non si comprende a quale scopo venga richiamata l’Autorità per l’energia che, non solo non ha alcuna competenza in metrologia legale ma, con la sua delibera 292/06, travisava platealmente la realtà;
  • non si comprende come la direttiva MID che, solo dal 2007, consente la commercializzazione in Europa di contatori omologati e legali, possa estendere a decine di milioni di contatori illegali, i medesimi titoli di legalità;
  • non si comprende come il decreto di recepimento della direttiva MID, abbia potuto sortire il salvifico effetto di rendere legale quello che legale non era, non é e non sara mai, consentendone peraltro  l’utilizzo a vita.

E’ scandaloso non poter effettuare una verifica legale in contraddittorio di un contatore di energia elettrica.

Il Prefetto di Milano prosegue nelle azioni di sequestro di contatori illegali sanzionando, non il distributore,il proprietario,  ma il fornitore che incassa un corrispettivo illegale.

 

Manovra sulle bollette

Gli oneri di sistema valgono un terzo della bolletta dell’energia elettrica e, senza consumare un solo kWh, paghiamo bollette da 30€ al mese.

Al solo scopo di incassare gli oneri di sistema, i venditori si inventano kWh inesistenti che non vengono né trasportati né consumati: le bollette sono degli autentici falsi.

Ovvio che c’è qualcosa che non funzione e allora ecco l’idea: toglierli dalle bollette e trasformarli in tasse, facendoli pagare a tutti, utenti e non.

Se è possibile “socializzare” i buchi delle banche, e nessuno spara, perché non farlo con le bollette?

Sono 16 miliardi di euro all’anno!

Con la morosità in crescita, i primi fallimenti e il rischio di non incassarli tutti, devono essere messi al sicuro come tasse.

Il presidente uscente dell’Autorità per l’energia sarà ricordato per aver abbassato le stesse bollette che, durante il suo mandato sono  diventate le più care d’Europa.

Sembrano ormai tutti d’accordo: un TAR ha definito gli oneri  “parafiscali” mentre AGCM, riconosce che “al crescere del peso relativo degli oneri di sistema, nonché del tasso di insolvenza dei clienti finali legato anche alle difficoltà create dalla crisi economica, le citate previsioni contenute nei contratti di distribuzione hanno determinato una situazione di crescente esposizione debitoria dei venditori nei confronti dei distributori stessi, che ha portato in alcuni casi alla risoluzione del contratto di trasporto, e conseguentemente all’uscita dal mercato di alcuni soggetti”.

Cioè il problema non è l’utente, che non riesce più a pagare le bollette, ma che quelli che trasportano energia elettrica, oppure la producono incassando gli incentivi, continuino a guadagnare, a prescindere.

AGCM parla di  “ridotta marginalità e quindi una scarsa capacità competitiva dei venditori non direttamente riconducibile a carenze di efficienza, bensì a effetti di clausole contrattuali che, addossando sui venditori la responsabilità integrale del pagamento degli oneri di sistema, determinano una ripartizione del tutto squilibrata del rischio derivante dalla insolvenza dei clienti finali relativamente a elementi, quali gli oneri di sistema, che prescindono dalla gestione industriale del servizio”.

Il problema di un umbundling farlocco viene sfiorato da AGCM: “Il descritto effetto di alterazione del mercato aggravato dalla circostanza che nel mercato italiano della vendita di energia elettrica al dettaglio operino in concorrenza fra loro soggetti presenti solo in questo segmento della filiera e soggetti verticalmente integrati, a monte, nella distribuzione”.

AGCM non può assolutamente dire che Enel, con 44 milioni di nuovi contatori, avrà il totale controllo della misurazione e quindi del mercato; e questo in concomitanza con la fine del mercato tutelato.

Secondo AGCM ci sono oggetti che “oltre a godere di vantaggi nella gestione finanziaria del rischio di insolvenza dei clienti finali in quanto appartenenti a gruppi societari (parent company guarantee) – possiedono, data la contestuale natura di concorrenti diretti e controparte obbligatoria dei soggetti venditori non integrati nei richiamati contratti, forti incentivi a comportamenti anticoncorrenziali”.

Il risveglio di AGCM mette anche in luce “la carenza di potestà regolatoria della stessa Autorità per l’Energia” nel senso di “carenza di potere di ( etero ) integrazione del contratto tra distributore e venditore rispetto alle previsioni in materia di garanzie per la parte relativa agli oneri”.

Si capisce poco se non che l’Autorità ha le sue colpe!

E così, in attesa delle nuove tasse, tutti avranno fatto il proprio lavoro: AEEGSI nutrire il sistema, con cifre da capogiro senza opporsi, AGCM di ritenere solo ora “necessario e urgente un intervento di carattere normativo” con due opzioni: “riconoscere pienamente la natura fiscale degli oneri ed eliminare la necessità di una loro specifica trattazione nell’ambito delle pattuizioni fra venditori e distributori”; oppure “prevedere una diversa distribuzione del rischio finanziario derivante da un’eventuale insolvenza dei clienti finali per gli oneri di sistema, in modo tale che lo stesso sia ripartito nell’ambito della filiera elettrica, evitando che esso gravi unicamente sulla parte liberalizzata del mercato”.

Traduzione: se ne occuperanno come sempre Governo e Parlamento che, con i tempi che corrono, non potranno che metterci le mani nelle tasche, con la novità che lo faranno anche se non consumiamo nulla, come peraltro stanno già facendo.

Ci si chiede a cosa servano le Autorities visto che ci costano centinaia di milioni all’anno.

 

Un contatore “spaziale”

La legge é cristallina: “lo strumento deve essere dotato di un visualizzatore facilmente accessibile al consumatore, senza alcun ausilio”.

Eppure stanno sostituendo i vecchi contatori del gas – quelli con le tamburelle la cui lettura era a prova di pirla – con un aggeggio elettronico così complicato da non farci capire quanto consumiamo ma in grado di chiudere il flusso del gas, se riceve un impulso da remoto.

La fotografia mostra un contatore, tra i vari fabbricanti, che UNARETI sta installando a Milano.

smartgas

Se sarete riusciti a leggere, e ad eseguire in sequenza le operazioni previste dal foglietto lasciato sul contatore, sarete ormai degli esperti.

istrsmartgas2istrsmartgas1

Adesso chiedetevi come farete a controllare ogni volta che quanto vi addebitano è corretto, se lo farete regolarmente o non lo farete mai.

Chiedetevi anche quanto vi sta costando in bolletta uno strumento così sofisticato e quanto pagherete perché leggano, o magari stabiliscano da remoto, il vostro consumo.

Per ora i contatori non sono ancora attrezzati per la trasmissione del dato di consumo oppure il dato si perde; molto probabilmente continueranno quindi a fatturarvi consumi stimati.

C’è inoltre un problema di sicurezza sulla valvola interna che dovrebbe permettere la chiusura dell’erogazione da remoto. Non è omologata!

Se poi dovrete fare una voltura leggete questo servizio chat.

Da ricordare che il gioiello di tecnologia viene imposto al consumatore per sensibilizzarlo sul risparmio energetico.

La fine della liberalizzazione

La relazione annuale dell’Autorità per l’energia propone due tabelle interessanti.

Con la prevista installazione di 44 milioni di nuovi contatori elettronici di seconda generazione, comandati da remoto da Enel in in accordo a protocolli di comunicazione noti solo ad Enel, la finta liberalizzazione del mercato sarà finalmente completata.

distribuzione energia 2016

vedite energia 2016

SalvaSalva

SalvaSalva

La sostituzione coatta

Ci stanno sostituendo i contatori del gas con quelli di tipo elettronico.

Nel caso di un condominio di Milano  il distributore locale – UNARETI –  fa esporre in portineria l’avviso che entro quattro giorni verrà sostituito il contatore a tredici utenti, elencandoli.

Saranno solo clienti A2A? Probabile: gli utenti dell’edificio sono più di venti, UNARETI é di A2A e l’umbundling in Italia funziona così.

Nell’avviso viene espressamente richiesta la presenza dell’utente.

Il giorno successivo, il fornitore di UNARETI, incaricato dell’appalto, telefona all’amministrazione dello stabile confermando la data degli interventi, dichiarando “che non é necessaria la presenza dell’inquilino perché, se non c’è, vuol dire che non usa il gas” e quindi chiede il permesso di poter effettuare le sostituzioni.

L’amministratore rifiuta, non avendo alcun titolo in merito ai contratti tra gli inquilini e i loro fornitori e non potendo,ovviamente, impegnare gli assenti.

Inutili le rimostranze di chi vuole intervenire, il richiamo alle delibere dell’Autorità per l’energia e alla “prassi” seguita altrove.

Questo é il risultato di una regolazione raffazzonata che non difende i consumatori ma solo il sistema che li spreme.

Il consumatore dovrebbe presenziare alla sostituzione, non fosse altro che per verbalizzare la lettura del contatore “vecchio” e per evidenti ragioni di sicurezza.

Per i contatori di energia elettrica è ancora peggio e le associazioni dei consumatori dormono.

Contratti vocali

Attenzione alle proposte telefoniche!

Enel Energia scrive all’utente “che il Codice Civile non stabilisce l’obbligo della forma scritta ed é prevista espressamente la possibilità di stipula del contratto di fornitura attraverso forme di comunicazione a distanza quale il telefono”.

Il contratto vocale  rappresenta la conclusione legittima dell’accordo tra le parti, senza che lo stesso debba essere sottoscritto dall’utente.

Uno specifico decreto regola la materia, mentre ulteriori considerazioni sono reperibili qui.

Entro un paio d’anni, tutti dovremo scegliere un fornitore di mercato libero ma i fornitori si sono attivati da tempo con un autentico bombardamento di telefonate.

La quasi totalità degli utenti non é in grado di capire e di valutare quanto viene proposto in una telefonata, fatta spesso in un italiano stentato, che si conclude con una registrazione.

Ovvio che in famiglia l’argomento dovrà essere affrontato per evitare che persone impreparate, o senza titolo per rispondere, possano prendere impegni e cadere nella trappola.

Le tarature dei contatori

Un impianto fotovoltaico, con potenza superiore ai 20 kWp, deve effettuare la taratura del contatore ogni tre anni, richiesta dall’Agenzia delle Dogane per la corresponsione degli incentivi da parte del GSE

Per impianti di potenza inferiore non é richiesta alcuna taratura.

Se il contatore non é omologato MID, ed é quindi illegale, non é possibile effettuare alcuna operazione legale di taratura successiva alla sua installazione, per mancanza delle procedure previste dall’inesistente documento di omologazione.

Il contatore del consumatore invece può continuare a funzionare a vita, senza essere verificato.

 

 

 

I conti in tasca all’Autorità

Clamoroso aumento dei contributi a favore dell’Autorità per l’energia il gas e l’acqua al 0,35 per mille dei ricavi dei soggetti operanti in Italia nei settori dell’energia elettrica e del gas.

Il bilancio di AEEGSI , che andrebbe letto con cura, presenta un avanzo di 18,4 milioni su un totale di entrate di 84,8.

Sorprende anche il versamento al bilancio dello Stato di 6,7 milioni che fa presumere che  sia stato il governo ad imporre l’aumento.

Il criterio di contribuzione prevede che pochi grandi operatori partecipano per decine di milioni di euro mentre i piccoli per mille volte di meno.

In questa situazione é lecito mettere in dubbio l’effettiva autonomia dell’Autorità la cui remunerazione dovrebbe dipendere da altri indicatori come, per esempio, dal rapporto tra i tassi d’interesse e la remunerazione del capitale dei regolati.

Stanti le esigenze dell’Autorità, il mercato dovrebbe valere 240 miliardi di euro? Quante volte il mercato “fisico”?

Nulla cambia per i consumatori costretti a pagare anche questo aumento e a mantenere una struttura che poco ha fatto per loro.

La neurobolletta

Questa è una bolletta della luce: com’è stato possibile arrivare a tanto?

45768205-729a-4173-82c4-5d8cf069f08c-original

Gli addebiti variano dai pochi centesimi alle centinaia di euro: solo una squadra di menti contorte può aver creato una tale mostruosità, che nessuno leggerà mai, ed forse questo il fine che si prefiggevano.

A parte la lista dei beneficiati, quelli che cioè vivono delle bollette, nessun utente sarà in grado di verificare la correttezza delle voci di costo, se non andando a spulciare  ogni singola delibera dell’Autorità per l’energia – Arera – che le ha generate.

Nessuno sarà in grado di verificare se, in mezzo a questi numeri, qualcuno tenta di “marciarci” inserendo qualche voce in più..

Nessuno si rende conto dei costi per fatturare, ogni mese, in questo modo.

A nessuno interessa perchè tanto il consumatore paga paga e per ricevere questo dettaglio paga anche un extra; se invece si accontenta della bolletta 2.0 (quella con sole quattro voci) parte già fregato.

Con il finto obbiettivo della trasparenza, la bolletta diventa ogni anno più complicata perché le voci di costo si moltiplicano; ma nessuno dice niente.

Con il risultato che l’utente non sa neppure quanto consuma e quindi non deve capire quanto paga.

Invece la bolletta dev’essere uno strumento utile all’utente, come le tutte le bollette europee pubblicate nel blog.

Non ci dev’essere nessuno che spiega una bolletta!

Con queste premesse stiamo lasciando il mercato tutelato a favore di quello libero e non potrà che andare peggio: vi proporranno un prezzo, ma non vi espliciteranno le voci che lo compongono o ne sottaceranno alcune.

Alla faccia della “capacitazione” dell’utente, termine caro al presidente Bortoni che purtroppo si usa, non a caso, solo in urologia.

SalvaSalva

Il baco dei contatori

Il vizio, nella ormai avviata sostituzione dei contatori dell’Enel, non è il contatore elettronico in sé, ma il suo utilizzo in un sistema interconnesso di tele-gestione. 

Dal centro operativo che controlla i contatori da remoto, per esempio, si può modificare la variabile “tempo”, quella cioè che consente l’applicazione di diverse fasce tariffarie. 

Ma da remoto si possono fare tante altre cose: se l’utente scopre, e denuncia, anomalie nei propri consumi, rispetto a quelli che il distributore registra da remoto, il distributore può metterci una pezza senza dirlo all’utente millantando che é tutto a posto.

Se l’utente non paga, dal centro operativo gli si riduce la potenza contrattuale installata a disposizione (per la maggioranza degli utenti sono i 3kW) e non esiste alcuna possibilità di verifica che l’operazione venga effettuata anche quando l’utente paga regolarmente.

L’illegalità consiste quindi nell’utilizzo di un contatore, omologato come strumento autonomo (stand alone), che diventa illegale se connesso con altri strumenti o con programmi che ne possano modificare le variabili di calcolo del consumo.

Un sistema così strutturato viola la direttiva europea MID sugli strumenti di misura che al punto 8.1 – protezione dall’alterazione – recita:” le caratteristiche metrologiche dello strumento di misura non debbono essere influenzate in modo inammissibile dal collegamento di tale strumento ad altro dispositivo, da alcuna caratteristica del dispositivo collegato o da alcun dispositivo remoto che comunichi con lo strumento di misura”.

E cosa significa “in modo inammissibile”: significa per caso “fraudolento” ?

Nella pratica, solamente chi tele-gestisce il contatore da remoto – cioè il distributore – dispone delle credenziali per accedervi ed é ovvio che potrebbe variare, in modo arbitrario, il consumo dell’utente o la produzione di un impianto fotovoltaico.

L’illeicità della telelettura veniva peraltro richiamata dall’Autorità per l’energia nel verbale esito della consultazione n° 27/07 del 9 luglio 2007, n. 27/07 dove é scritto: ” Con riferimento al tema della metrologia legale in soggetto, invocando il punto 10.5  dell’allegato I al decreto MID, afferma che l’utilizzo dei dati rilevati a distanza non  è riconosciuto dall’attuale legislazione metrologica. Sul tema della metrologia legale  l’Autorità non ha poteri istituzionali e non può, di conseguenza, dare risposta alle questioni ad essa inerenti.”

Traduzione: ci dev’essere un pazzo in giro ma non sono affari miei!

L’atteggiamento di AEEGSI su questi argomenti é sempre coerente: quando sente puzza di bruciato si chiama fuori.

Per la MID, gli obblighi dei fabbricanti di strumenti di misura sono: “All’atto dell’immissione sul mercato  o  della  messa  in  servizio  dei  loro strumenti di  misura,  i  fabbricanti  garantiscono  che  sono  stati progettati e fabbricati conformemente ai requisiti essenziali di  cui all’allegato I e agli allegati specifici dello strumento.”

Tale rispetto, preclude la possibilità di omologare apparecchi di misura come strumenti autonomi per poi collegarli ad un sistema di telegestione in violazione appunto dei requisiti essenziali, di cui all’Allegato I della MID.

Grottesco il fatto che la MID sia nata per garantire il consumatore: con quanto sta succedendo in Italia, i principi della direttiva risultano talmente stravolti da rendere scontato un ricorso alla Corte europea.

Chi volesse approfondire può riferirsi al dossier Enel.

 

Titoli fuorvianti

Al popolo dei consumatori, che paga 13 miliardi di euro all’anno alle energie rinnovabili, va perlomeno detta la verità, a differenza di quanto capita di leggere sulla stampa.

Nell’articolo in questione si sarebbe dovuto spiegare ai lettori, che potrebbero farsi idee sbagliate, che il 21 maggio 2017 é stato sì raggiunto il picco dell’87% di quota di rinnovabile, ma solamente per un’ora.

In quell’ora di domenica, la domanda di energia è molto scarsa e gli impianti da rinnovabile la riversano in rete per primi, perché il costo marginale di produzione é nullo, però incassano gli incentivi provenienti dalle nostre bollette.

Che la produzione sia stata del 120% significa che, quel giorno, i danesi l’hanno buttata via mentre i tedeschi, in parecchi giorni dell’anno, pagano per versare in rete energia piuttosto che chiudere gli impianti.

Da noi no, perché il prezzo non può “girare in negativo”, se no i produttori non guadagnerebbero e i consumatori non potrebbero pagarli.

Se fosse così anche in Italia, l’87% non sarebbe lontano dal 20% – 30%, che è la quota mensile media da rinnovabile, più bassa in inverno e più alta proprio a maggio.

Basta verificare i rapporti mensili di Terna e fare quattro conti.

Che poi Terna debba ulteriormente investire per bilanciare la rete, sbilanciata dalle stesse rinnovabili, è un’altra brutta notizia perché pagheremo bollette ancora più care.

Scrivere che il picco di un’ora “dimostra come la transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti verdi proceda più velocemente delle previsioni e in modo irreversibile” é inutile pubblicità perché ormai le rinnovabili in Italia, senza incentivi, sono arrivate al capolinea.

 

I contatori illegali

Un articolo di Qualenergia riportava le dichiarazioni di Enel:

  • “Non c’è nessuno strumento non a norma. Quelli prima del recepimento italiano della MID, seguivano le norme vigenti fino  a quel momento previste dal Comitato Elettrotecnico Italiano; quelli installati dopo il 18 maggio 2007, hanno sì la M e la data in etichetta, come previsto dal MID, ma sono sempre gli stessi apparecchi, perché rispettano specifiche tecniche che non sono cambiate con la nuova normativa europea. Per quanto riguarda la scritta CE, nei modelli pre 2007 ci sono effettivamente errori nella scelta dei caratteri, ma CE vuol dire sempre Conformità Europea. La storia del China Export è una bufala”.

Commento:

non possono essere gli stessi apparecchi perché quelli MID sono omologati e quelli dell’Enel no e se le caratteristiche e il funzionamento dei contatori omologati MID sono noti e conformi a un modello depositato, degli altri non si sa nulla. Un contatore non omologato é come un’autovettura priva del libretto di  circolazione. Se vi fermano senza libretto sequestrano il mezzo e se denunciate un contatore illegale, pure.

La legge esige marcature regolari perché garantiscono la conformità; l’errore nella scelta dei caratteri non è previsto ed é punito dalla legge.

  • “Circa il 30% dei contatori viene costruito in Italia, poco più del 30% in Europa e il resto in altri paesi. Anche in questi ultimi non è che li facciamo fare a un artigiano in un sottoscala. Il progetto italiano dei contatori è stato realizzato tenendo conto di tutte le specifiche tecniche richieste per questi strumenti di misura ed è stato validato prima dall’Istituto Italiano del Marchio di Qualità e, dopo il 2007, dalla Nederlands Meetinstituut, una società olandese indipendente di certificazione, che compie anche controlli indipendenti nelle fabbriche dei contatori per verificare che rispettino il progetto».

Commento: IMQ non aveva alcuna alcuna competenza in Metrologia Legale e non poteva certificare in merito prima del 2007.

  • “Finora la legge non prevedeva nessuna verifica periodica dei contatori elettrici in bassa tensione. Nel frattempo, però, come Enel, effettuiamo già circa 150mila controlli ogni anno sui contatori, soprattutto quelli in media tensione, per cui l’obbligo di controllo periodico già sussiste. I casi in cui si rilevano irregolarità sono pochissimi. Del resto i nostri contatori sono stati progettati proprio per dare letture sicure per almeno 20 anni”.

Commento: Lo scandalo è che i contatori pre-MID non possono essere verificati legalmente. Le responsabilità ricadono sul Ministero dello Sviluppo Economico, che latita da dieci anni e definisce la legge “lacunosa”. Nel frattempo si stanno spegnendo i display e i consumatori non possono sapere quanto consumano.

  • “Può sicuramente farlo controllare. Se chiama noi e si rilevano irregolarità, il controllo è gratuito e, se è il cliente ad essere stato danneggiato, riceverà una compensazione pari a quanto letto in più dal contatore negli ultimi 5 anni. Se però non si rilevano irregolarità, allora il cliente dovrà pagare il controllo (circa 50 €, ndr). In alternativa, a differenza di quanto è previsto in altri paesi europei, il cliente può far controllare il contatore da un proprio tecnico, anche se poi, per confermare la sua valutazione, servirà comunque un’ulteriore verifica dei nostri operatori”.

Commento: Enel misura e vende l’energia che produce e “vigila” sul corretto funzionamento del suo contatore: un trionfo!