Oneri di sistema

“ In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo” (G.Prezzolini)

Il governo Draghi tolse provvisoriamente gli “oneri di sistema” dalle bollette e i consumatori, specialmente quelli che avevano difficoltà a pagarle, se ne accorsero, eccome!

Domani verrà depositata una richiesta di referendum il cui quesito, nella sostanza, è :

“  Volete voi che sia abrogata nel comma 11 dell’art. 3 del d. lgs. n. 79 (G.U. n. 75 del 31 marzo 1999), che istituisce degli oneri parafiscali detti   “oneri generali di sistema” decisi in sede politica per aiutare aziende ed imprese, la seguente frase “L’Autorità per l’energia elettrica e il gas provvede al conseguente adeguamento del corrispettivo di cui al comma 10”, che autorizza non correttamente l’Autorità ad aggiungere senza alcuna giustificazione i suddetti oneri nel corrispettivo pagato dai consumatori per il trasporto dell’energia, previsto dal comma 10, aggravando impropriamente l’importo delle bollette pagate dalle famiglie e dalle imprese?

Il quesito è basato su leggi e sentenze che stabiliscono che gli “oneri di sistema” non sono riferibili alla fornitura di energia elettrica e perciò non possono essere richiesti ai consumatori, tramite le bollette.

Nello specifico, il quesito referendario chiede di abrogare un passaggio del c.d. decreto Bersani che, nel 1999, autorizzava, e tuttora autorizza, il regolatore – oggi Arera – ad aumentare il corrispettivo del trasporto dell’energia, ponendo a carico delle bollette gli “oneri generali del sistema elettrico” introdotti dallo stesso decreto.

Oneri che non avevano, e non hanno alcuna attinenza con i costi di trasporto dell’energia.

Nel 1999, gli oneri furono “creati”, per sostenere i costi della dismissione delle centrali nucleari, di proprietà dell’Enel – ente privato dal 1992 – oltre a quelli per sostenere istituti di ricerca, bisognosi di fondi.

Il primo “balzello” da un miliardo di euro, fu addossato ingiustamente ai consumatori, invece che essere socializzati su tutta la cittadinanza, visto il risultato del referendum sul nucleare.

Negli ultimi ventisei anni, i vari governi, con gli oneri di sistema, hanno sovvenzionato imprese decotte, come Ilva, Alitalia etc. piuttosto che imprese private energivore oltre che specifiche categorie di produttori privati di energia elettrica, che nulla hanno a che vedere con il servizio elettrico.

L’entità degli oneri nella bolletta può essere facilmente verificata da chi legge, essendo una voce specifica della stessa; voce che, in alcuni periodi, ne ha rappresentato il 50% del valore.

Il Consiglio di Stato, la Corte di Cassazione, la Corte dei conti, quella dell’Unione Europea, oltre a una legge del Parlamento del 2021, hanno già confermato che gli oneri non devono essere inseriti tra i costi effettivi del servizio elettrico prestato ai consumatori.

È del tutto iniquo ritenere che famiglie e imprese, contrariamente a quanto stabilito dal diritto costituzionale, vengano chiamate, con i loro consumi a finanziare soggetti che operano in attività consolidanti redditi, anche molto elevati.

Il quesito referendario non chiede l’abrogazione degli oneri generali di sistema, ma ne sollecita lo spostamento della riscossione dal consumatore al cittadino contribuente.

Questo il tendenziale del costo degli oneri di sistema negli anni.

 

 

Il prezzo marginale dell’energia elettrica

Pubblico la lettera dell’ing. Filippo Giusto al Corriere della Sera in merito all’ultima Data Room di Milena Gabanelli. Concetti totalmente condivisibili.

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dopo aver letto il suo articolo su DATA ROOM  dal titolo  “Caro bollette, quello che i governi non dicono” mi permetto di avanzare una idea a completamento della sua in merito a quello che i governi  non dicono sulle bollette.

Faccio riferimento a quanto lei mi permise di dire nel 2009 a Report, inchiesta condotta da Michele Buono, circa  il sistema italiano di gestione della borsa elettrica che regola il bilanciamento fra l’energia prodotta e quella consumata. 

Affermai che la borsa elettrica non avrebbe condotto ad una riduzione del prezzo neppure in presenza di produzione da fonte nucleare perché sicuramente il prezzo marginale,che oggi lei cita nel suo articolo, non poteva ancorarsi al nucleare, non prevalente come fonte di generazione, in presenza  della una piu’ onerosa generazione a gas.  

E quindi la produzione elettro-nucleare anche se costava poco sarebbe stata pagata dal cittadino al prezzo del gas.

Vi fu una sollevazione politica contro Report, una  interrogazione parlamentare e  molti politici  attaccarono Michele Buono ( e forse anche lei)  che però se la cavò per l’enorme successo che ebbe la trasmissione.

Io ero fautore, come lo  sono adesso, dell’idea  che  almeno per il nucleare si dovesse accettare un criterio di determinazione del prezzo   con il criterio pay as bid, ovvero il mercato paga quanto effettivamente richiesto dall’offerta  e non il marginale.  Considerando che oggi il nucleare potrebbe costare per esempio 30 euro MWh rispetto ai 150 euro per mWh del marginale per gas battuto oggi dalla borsa elettrica, pensi quanto potrebbe risparmiare il cittadino italiano.  

Lei oggi, smentendo la battaglia di Report, si adegua al main stream che vige da 23 anni e ritiene ineluttabile il sistema del marginal price.   

Queste le sue parole  : “Questo accade perché il costo finale dell’elettricità dipende dal «prezzo marginale», ossia il «prezzo dell’ultima unità di energia necessaria per soddisfare la domanda in un dato momento» (vedi Regolamento Ue qui art. 6 e Testo integrato dispacciamento elettrico, Tide, Arera qui articolo 3-13.3.8 pag. 64). In altre parole, il prezzo è determinato dall’ultima goccia di energia che entra nel sistema. In Italia, questa goccia è principalmente il gas, il cui costo, al contrario delle fonti rinnovabili, è legato all’andamento della quotazione di borsa di Amsterdam, e alle speculazioni di mercato innescate dalle questioni geopolitiche”.

Lei cita, a difesa della sacralità del prezzo marginale, l’articolo 6 del Regolamento UE del 2019 che determina il costo dell’attività di bilanciamento, ovvero il costo dell’energia prodotta impiegata dal sistema elettrico a bilanciamento dell’energia consumata per mantenere il sistema elettrico in piedi, in questo modo:  

la compensazione dell’energia di bilanciamento per prodotti standard di bilanciamento e prodotti specifici di bilanciamento si basa sul prezzo marginale, «pay-as-cleared», a meno che tutte le autorità di regolazione approvino un metodo alternativo di determinazione dei prezzi sulla base di una proposta congiunta di tutti i gestori dei sistemi di trasmissione, a seguito di un’analisi che dimostri la maggiore efficacia del metodo alternativo di determinazione dei prezzi.

 Sulla base di questo ragionamento lei dice che la nostra unica speranza di salvezza è fare in modo che il prezzo marginale non sia più determinato dalla produzione a gas ma dall’auspicabile, per lei, aumento delle produzione rinnovabile che ha prezzi più bassi del gas (80 euro del rinnovabile rispetto ai 130 euro del gas).

A parte che solo con il sostegno degli “oneri generali di sistema” che paghiamo noi tutti in bolletta, l’energia rinnovabile scende a 80 euro. 

Infatti, il prezzo delle rinnovabili senza questo sostegno sarebbe forse superiore a quello del gas.

Sostegno che permette a questi produttori di vendere al GSE a 80 euro con buon margine. Ma sostegno che consente al GSE di rivendere l’energia  rinnovabile in borsa al famoso prezzo marginale del gas di 130 euro  producendo extra utili che sono incamerati dal GSE.

Senza che nessuno,invece, si preoccupi di ridurre gli oneri Generali di sistema che continuiamo a pagare in bolletta a vantaggio dei sicuri redditi dei produttori di rinnovabili e delle capienti tasche del GSE, società notoriamente governativa che dovrebbe proteggere noi  i consumatori.

Ma a parte questo problema di giustizia sociale e fiscale, che rende del tutto opinabile la sua idea di aumentare il volume delle rinnovabili per ridurre la nostra bolletta, vorrei insistere nel dire che la causa dell’enormità delle nostre bollette sta proprio in questo marginal priceche ci ha rubato in questi vent’anni di borsa elettrica almeno 200 miliardi di euro.

E le vorrei dimostrare che il marginale price non è un totem da onorare a tutti i costi.

Ed iniziamo col dire che l’energia di bilanciamento che secondo la UE sarebbe sottoposta ad una valutazione con il prezzo marginale non è tutta l’energia prodotta che viene  in borsa.

Infatti, secondo il regolamento europeo cosa si intende per bilanciamento?   

Secondo la UE il «bilanciamento» è  l’insieme di azioni e processi, in tutti gli orizzonti temporali, grazie ai quali i gestori dei sistemi di trasmissione “provvedono in modo continuativo a mantenere la frequenza del sistema entro limiti predefiniti di stabilità e ad adeguare l’entità delle riserve necessarie ai requisiti di qualità”.

Ma se è così possiamo rilevare che vi sono sicuramente due tipologie di energia prodotta che non contribuiscono affatto a regolare la frequenza, ma al contrario determinano a volte delle problematiche di frequenza in quanto hanno delle caratteristiche di produzione che non sono flessibili e utilizzabili  per controllare la frequenza. 

La prima tipologia si riferisce alle energie rinnovabili che  sono aleatorie e dipendono da circostanze atmosferiche del tutto casuali. Anzi le energie rinnovabili pongono problemi al controllo di frequenza.

La seconda tipologia è sicuramente quella della produzione nucleare che, per la complessità del controllo della reazione nucleare, deve andare sempre ad un regime costante e continuo senza alcuna possibile flessibilità nell’intervenire nel controllo della frequenza.

Queste due categorie di produzioni potrebbero  essere tolte subito dal criterio del marginal price e considerate in borsa al di fuori del tale criterio e fatturate a pay as bid.

Già oggi, infatti, noi potremmo avere in borsa, pur con regime generale per il gas ed il carbone con marginal price,  che le energie rinnovabili potrebbero essere pagate da noi ad 80 euro e non a 140!

La Spagna, usando già questo evidente possibilità che ci offre addirittura il Regolamento UE da lei citato, ha scorporato, utilizzando il criterio dello splitting condiviso dalla UE, le energie rinnovabili dal marginal price, facendo crollare il prezzo medio di borsa.

E se fra breve andremo a mettere in rete reattori nucleari di nuova generazione, potremo con efficacia comperare questa energia in borsa al prezzo di offerta e non all’eccessivo prezzo marginale del gas.

Spero che lei si faccia portavoce di questo problema come lo fece in report e potremmo già oggi ottenere subito in base  al regolamento da lei citato, una riduzione immediato dell’attuale prezzo dell’energia del 20%, allineandoci a tutti gli altri paesi europei che non hanno poi grandi differenze nei sistemi produttivi, ma hanno rispetto a noi una gestione del mercato elettrico più trasparente ed onesto del nostro. Soprattutto una gestione a vantaggio del cittadino come predica da vent’anni la UE. 

E’ inteso che, qualora Le fosse necessario un approfondimento su questa articolata materia, mi rendo da subito disponibile ad ogni Sua richiesta.

Cordialmente

Filippo Giusto

  

      

Chiamo i Carabinieri!

“L’Arma dei Carabinieri ed Enel ancora più vicine per la prevenzione e il contrasto all’illegalità, la tutela dell’ambiente e del territorio….la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, la lotta ai cambiamenti climatici e il contributo per uno sviluppo economico sostenibile. Particolare attenzione sarà dedicata alla tutela alla sicurezza e continuità operativa delle reti e delle infrastrutture elettriche, alla protezione del personale preposto alla loro gestione e al patrimonio aziendale.”

Il comunicato stampa è del novembre 2021, gestione Starace.

Il contrasto all’illegalità compete ai Carabinieri, mentre Enel è una società privata che produce, distribuisce e vende energia elettrica.

Non si occupa di tutela ambientale, del territorio e delle risorse naturali mentre sono di sua specifica competenza “la sicurezza e la continuità operativa delle reti e delle infrastrutture“.

Trattasi di linee di distribuzione di energia elettrica in bassa e media tensione che i consumatori pagano con le bollette.

Quindi, se i Carabinieri collaboreranno con Enel, il consumatore dovrà pagare anche i Carabinieri oppure la Convenzione prevede che i servizi dei Carabinieri sia a titolo gratuito?

Il rischio é che il “guardi che se non fa il bravo chiamo i carabinieri” valga alla fine più per Enel che per il normale cittadino/consumatore, che invece si sente rispondere, sempre più spesso, “abbiamo tutte le pattuglie impegnate“.

Alcuni lettori del blog hanno già segnalato simili comportamenti e una sorprendente solerzia dei Carabinieri a intervenire, per poi andarsene senza neppure verbalizzare l’ intervento.

L’intervento dovrebbe infatti risolversi sempre con la redazione del verbale: definire il soggetto che ha telefonato, luogo, data, ora e del motivo della richiesta, e una sommaria descrizione dei fatti accertati.

E’ il caso, ricorrente, del consumatore che rifiuta la sostituzione del vecchio contatore con quello di nuovo tipo, utilizzato peraltro illegalmente dal distributore.

Se “tutela della continuità operativa delle reti” significa anche imporre i contatori, con la minacciosa presenza dei Carabinieri, c’è il sospetto che a trarne vantaggio sia la società proprietaria del contatore.

La forma di collaborazione, tra una società privata e un corpo militare dello Stato, dovrebbe essere legittimata da un provvedimento amministrativo.

Non esistono precedenti perché è come se il distributore venisse investito di un potere ispettivo, e di generico controllo sul territorio, sconosciuto nelle proprie finalità societarie.

Una situazione allarmante perché le reti, sempre più intelligenti e ricche di dati sensibili dei cittadini, sarebbero controllate dal monopolista della distribuzione elettrica.

Le perdite di rete (ee)

Senza neppure sapere cosa siano, l’utente paga le “perdite di rete”, finite nei meandri della bolletta.

Non lo sa perché non legge i contratti, non sa quanto consuma e non capisce le offerte che gli fanno e quindi i fornitori lo fregano.

In passato, le perdite di rete venivano esplicitate in bolletta e ora fanno parte della “quota materia prima energia” e le paghiamo allo stesso prezzo dell’energia che consumiamo.

In questo modo paghiamo così l’inefficienza cronica di quelli che distribuiscono energia elettrica.

Il consumatore domestico tipo – quello che secondo Arera consuma 2.700 kWh all’anno – paga, da più di quindici anni, il 10 % in più di quanto consuma, quindi 270 kWh per circa 110/120 €/anno.

Sorprende che si paghino anche le altre voci della bolletta come gli oneri di sistema, le tasse e l’IVA anche sulle perdite di rete, cioè su qualcosa che non si utilizza.

Le perdite di rete sono state decise da Arera, dopo che la stessa Arera ha chiesto il parere proprio a quelli che trasportano e distribuiscono energia elettrica.

Cosí che le perdite siano vere o meno non interessano a nessuno, visto che tutti le pagano!

Il gioco sembra semplice: ARERA chiede, sempre agli addetti, “quanta energia è stata prodotta e quanta é stata venduta”.

Questi rispondono e la differenza finisce “convenzionalmente” in bolletta.

Compresi, ovviamente, i furti di energia che così restano, non solo impuniti per anni ma già pagati.

La prova che le perdite di rete vengano stabilite arbitrariamente potrebbe risiedere nel fatto che, nonostante il consumo in Italia si sia considerevolmente ridotto negli ultimi anni, le perdite di rete sono rimaste le stesse.

Il consumatore italiano è una garanzia: paga l’energia rinnovabile, che sbilancia la rete, paga il ri-bilanciamento della rete stessa, paga le linee di trasmissione e paga le perdite di rete.

Quando firmate un contratto di fornitura, la voce “perdite di rete” é uno dei trucchi per fregarvi e dovete accertarvi che il prezzo le includa se no l’offerta che vi stanno facendo risulta falsamente più a buon mercato.

Contratti vessatori

Sono intestatario di due POD e due PDR, serviti ognuno da un contratto “di maggior tutela”.

Desidero far presente che i contratti furono stipulati, e da me controfirmati, nel luglio 1993 con AEM (P.IVA 01199250158) e che, negli ultimi 30 anni, non ho mai firmato nessun nuovo contratto, né mi è stato richiesto di approvare aggiunte e/o modifiche che allineassero i contratti in essere alle disposizioni via via emanate da codesta Autorità.

Inoltre, negli ultimi 30 anni, non ho mai conferito mandato al Fornitore (prima AEM e poi A2A) per la stipula di contratti di trasporto con il Distributore.

Di fatto il mio è un contratto mai modificato rispetto alle pattuizioni iniziali, per l’inerzia del fornitore e del distributore.

A seguito delle nuove disposizioni che prevedono il termine del “Servizio di maggior tutela” ho esaminato le proposte contrattuali di alcuni fornitori e non ho trovato nessuna proposta di fornitura chiara ed esaustiva su alcuni aspetti contrattualmente significativi.

Ad esempio:

  • per quanto riguarda i rapporti con il Distributore vengono proposte condizioni di fornitura in cui il Cliente è obbligato ad accettare le condizioni tecniche eventualmente definite dal Distributore (e chi è? che cosa ha deciso? come faccio a controllare quali esse siano?? E se cambia il Distributore che faccio?’ chi mi tutela?’)
  • si dice che i contratti possano essere modificati – senza obblighi di informazione al Cliente – in base a norme emanate da ARERA (ma devo forse verificare in maniera continuativa e sistematica la vostra produzione normativa??) – a disposizioni di enti competenti (e chi sono?? come faccio a controllare la congruità?)
  • Viene chiesto di accettare disposizioni contrattuali che sono in palese conflitto con la fattispecie contrattuale in essere (email modificate con il mio assenso). Mi viene poi, ad esempio, richiesto di dare mandato al Fornitore a sottoscrivere un contratto con il Distributore, senza nessuna pubblicità di quanto sottoscritto.A supporto di quanto affermo, allego le condizioni generali di fornitura previste da A2A. Preciso che altre società di vendita prevedono clausole del tutto simili (e palesemente vessatorie nei confronti del Consumatore)

Conclusioni

Alla luce di quanto evidenziato, essendo chiaramente impossibilitato a compiere una scelta consapevole ed informata per il passaggio al Mercato libero,

Chiedo cortesemente a codesta Autorità di attivarsi con il mio fornitore A2A (come sopra identificato)

per mantenere in essere per i quattro contratti di fornitura, la presente situazione contrattuale, “Servizio di maggior tutela” oppure, in alternativa, di prevedere che venga predisposta dai Fornitori una contrattualistica che sia completa, corretta ed esaustiva a tutela dei diritti del consumatore.

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Lettera di un consumatore di Milano ad Arera (settembre 2023)

Strategie verdi

I numeri restano numeri ed è impossibile tirarli da una parte o dall’altra.

Le ore di utilizzo degli impianti che producono energia rinnovabile, che sono la metà di quelli fossili, sono diminuite del 14%, con una media di 1621.

Ciò perchè, nell’ultimo quinquennio, abbiamo installato più fotovoltaico (9 su 11 GW di incremento).

La media del FV è di 1090 ore, la più bassa tra eolico (1809), idroelettrico (1890) e biomasse (7171) il cui contributo è però irrisorio. Il termoelettrico ha prodotto a una media di 2936 ore.

Ne deriva che, per sostituire la produzione dei 61 GW di termoelettrico (2023) servirebbero circa 111 GW di fotovoltaico e/o eolico, oltre ad un buon libro di preghiere, per essere sicuri che vento e sole siano sempre puntuali quando servono.


Con i fiumi di incentivi,erogati agli impianti green, abbiamo oggi 66 GW di installato.

Con la coperta corta, e il piatto statale che piange, in quanto penseremmo di installare anche solo la metà di quegli ulteriori 111 GW che servono?


Il traffico illecito dei dati sensibili

Quanto valgono i vostri dati al mercato nero

Pochi leggono le bollette e i contratti prima di firmarli, molti non conoscono la differenza tra fornitore, che emette la bolletta, e distributore, che ci fa arrivare luce e gas a casa, dove li misura con i contatori.

I nuovi contatori, che ci stanno installando da anni, possono essere letti e gestiti dai distributori “da remoto”, cioè attraverso i tasti di un computer.

Non si sa cosa i distributori possano effettivamente fare “da remoto” perché i protocolli di comunicazione non sono pubblici.

Quindi potrebbe anche darsi che il sistema “operatore-contatore” venga utilizzato in modo non ammissibile per es. stabilendo da remoto il nostro consumo.

Infatti, se ad utente moroso viene ridotta la potenza, perché non farlo anche con quelli che la bolletta la pagano? Sarebbe truffa, ma chi potrebbe provarla?

Quali siano i dati raccolti dai contatori é un altro mistero; prova ne è che, quando ci sostituiscono il contatore, utilizzano accessori di lettura e di comando non omologati.

Comunque, con quanta facilità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto? O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza neppure sapere quanto consumiamo? Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di regalare dati sensibili? Firmiamo polizze assicurative senza leggerle e magari cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto di fornitura di luce e gas?

Quei dati finiscono in rete e i tabulati vengono offerti anche su Facebook.

É grazie a quelle informazioni che poi riceveremo tutte quelle telefonate!

E in effetti, con i nuovi contatori potrebbero sapere tutto di noi: le nostre abitudini di consumo, quando siamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori, e magari il nostro numero di telefono e l’IBAN.

E poi chi garantisce la sicurezza del dato che viene trasmesso?

Meglio perlomeno tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e di PDR (per il gas).

Con quei numeri possono millantare contratti non richiesti. Digitare quei numeri sui siti dei comparatori di offerte in rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro perché il mercato di luce e gas è un mercato di offerta, e i dati dei consumatori sono oro.

Così i distributori raccolgono i dati e li passano poi ai venditori, che sono spesso società collegate sotto lo stesso ombrello e che risultano ovviamente avvantaggiati.

Siccome i contatori nascevano anche per utilità dell’utente, ho provato la procedura per verificare i miei consumi sul SII – Sistema Informativo Integrato.

Ci si accede solo con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo. Dopo uno slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una di tre utenze a me intestate, delle altre due il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera, il venduto di Enel supera l’80%, stessa percentuale dell’energia elettrica distribuita da edistribuzione, di intera proprietà di Enel. Sui nuovi contatori c’è il logo Enel, e quindi, in futuro, saremo tutti più liberi di comprare energia da Enel.

Le altre centinaia di venditori si limiteranno a mercanteggiare i nostri dati.

La caccia agli ultimi polli

Scegliere tra mercato libero e tutelato

Dopo decenni di tira e molla,sembra concludersi la telenovela del libero/tutelato.

Metà delle famiglie italiane, circa dieci milioni di utenti, preferisce rimanere “tutelata” perché non ha alcuna idea di quanto consuma e a malapena sa quanto spende.

Il consumatore italiano non solo è ricco ma é anche pigro: non legge i contatori, non verifica le bollette e sentirsi dire che è “tutelato” lo affascina.

Ma se l’anno scorso avesse dedicato un paio d’ore al problema, e avesse scelto il mercato libero, magari un prezzo fisso, avrebbe risparmiato un bel mucchio di quattrini.

Il mercato tutelato rassicura perché nel libero ci sono più di mille fornitori, tra luce e gas, non tutti sono corretti e non esiste un albo.

Nel caso sceglieste il mercato libero dovrete leggere e capire, riga per riga, il contratto se no é meglio lasciar stare. Potreste avere delle brutte sorprese perché ci sono fornitori molto più aggressivi che professionali, specialmente con i consumatori più deboli!

Dopo avervi asfissiati al telefono, verranno di persona chiedendovi di poter esaminare insieme una bolletta:“con noi risparmierà, firmi qua…. non la sto truffando… avrà tempo per pensarci e, se cambierà idea, quando le telefoneranno, potrà dire di no”.

Il pollo firma senza leggere e, quando gli telefonano, si è già dimenticato tutto, dovrebbe dire di no e invece risponde con una serie di si alla cieca.

Magari la prima telefonata l’ha ricevuta il nonno e nessuno in casa sa nulla.

Comunque tutti i metodi per fregarlo sono buoni.

Chi propone al pollo “uno sconto del 20% sui primi 200 kWh consumati nel mese”.

In questo caso, il pollo non si chiede neppure quanti kWh consuma, né rispetto a quale prezzo si basa lo sconto

L’idea dello sconto lo affascina e firma, firma e firma moduli, tanti!

Magari non si rende conto, tra i vari documenti, di firmare anche una polizza assicurativa, che non copre nulla e serve solo al cacciatore di polli per rifarsi dello sconto offerto.

Solo dopo, il pollo scopre che spende il doppio di prima perché consuma più dei kWh scontati e i kWh eccedenti li paga salatissimi.

Poi ci sono i cacciatori di polli che raccontano la favola dell’energia verde al 100% senza avvisare il pollo che già paga l’energia verde,per legge, con la voce “oneri di sistema” della bolletta.

I cacciatori più creativi propongono lo sconto del 100% sulla quota energia del primo mese: bastano quattro conti per capire che lo sconto equivale a due caffè e che non giustifica il cambio di fornitore.

Ma il pollo gode all’idea del 100% di sconto sul nulla e firma.

In TV lo sconto è di 50€: non dicono su cosa, ma i polli saranno milioni.

Preparatevi per tempo oppure credete ai sondaggi di Nomisma Energia, secondo i quali solo sei consumatori su cento dichiarano di non capire nulla!

Auguri!

I costi indiretti delle rinnovabili

Non basta sostituire 1 GW di potenza affidabile (> 8000 ore/anno) con 1 GW di potenza rinnovabile intermittente (<2000 ore/anno).

È necessario aggiungere:
✖️Più volte la potenza richiesta: da 3 a 6GW
➕capacità di trasmissione
➕una centrale di riserva a fossile da 1GW
➕la corrispondente linea elettrica.


Oppure sostituire le due ultime voci con sistemi di accumulo.

Se l’obiettivo è lo zero netto, occorrono 72-168 GWh di stoccaggio di energia per affrontare l’intermittenza.

Analizziamo i numeri dello zero netto utilizzando i dati 👉dell’EIA https://lnkd.in/gSekCRtm:
Solare: 1,5 $/W con un fattore di capacità del 20%; eolico: 1,5 $/W con un fattore di capacità del 33%; e le batterie che attualmente costano $ 400 / kWh secondo il NREL👉https://lnkd.in/gBuKtYQ9, il che significa che stiamo parlando di $ 28,8 / W nel migliore dei casi, quattro volte il costo di costruzione della controversa espansione della centrale nucleare di Vogtle.

L’industria solare e quella eolica sono nate sull’ottimismo, non sulla realtà. Quando le reti elettriche hanno iniziato a destabilizzarsi a causa dell’eccessiva generazione intermittente, alcuni paesi si sono resi conto che dovevano tornare a soluzioni pulite, collaudate e affidabili come l’idroelettrico, il nucleare e la geotermia.

Altri hanno raddoppiato l’ottimismo che li ha portati all’attuale disastro della rete, aggiungendo batterie con la falsa speranza che avrebbe risolto il problema, solo per scoprire che i prezzi degli utenti finali sono saliti ulteriormente.

Ed i disastri come la California, che non riduce la sua impronta di carbonio dal 2011, anche dopo aver speso miliardi per l’energia solare e le batterie 👉https://lnkd.in/gtnuMx57; o la Germania, che avrebbe speso la metà e decarbonizzato la sua rete elettrica tre volte più velocemente se avesse scommesso sull’energia nucleare invece che sul disastro delle rinnovabili intermittenti 👉https://lnkd.in/g3QzKN2T.

Nessun paese ha mai ridotto le bollette dell’energia elettrica con le fonti di energia intermittenti.

L’unica soluzione collaudata da decenni nei paesi con la più bassa impronta di carbonio come Francia, Islanda, Norvegia o Svezia è quella di fonti pulite e affidabili come l’idroelettrico, il nucleare e la geotermia,

Razionare si deve!

Dovremmo consumare di meno perché, come diceva Scaroni, la nostra unica risorsa energetica è il risparmio.

Siamo stati costretti a farlo dopo la guerra in Ucraina perché il prezzo del gas era esploso.

Ma non c’è stata alcuna campagna di sensibilizzazione.

Sono proseguite invece le martellanti e torbide proposte commerciali.

Eppure dovremmo “darci una regolata” memori di quanto avvenne, per ben due volte, negli anni ‘70, lasciandoci con il culo per terra.

Non so quali piani di emergenza siano stati nel frattempo predisposti. Ma l’unica cosa che ricordo è che nel 2012, quando c’è stato veramente bisogno di gas, gli stoccaggi erano vuoti. Con Mario Monti al governo fu una catastrofe.

In Germania, per risparmiare, spengono le luci dei negozi nelle notte invernali, razionano il gas e premiano il minor consumo di energia elettrica.

A Milano, invece, i negozi tengono sempre le porte aperte, raffreddando e riscaldando le strade a seconda della stagione. E questo in barba a un preciso divieto dell’ineffabile sindaco.

In Francia ha sempre funzionato il criterio del “non consumare in quei giorni”. Sono gli stessi francesi, che ci permettiamo di criticare nonostante ci forniscano il 15% dell’energia elettrica che produciamo.

Metodo semplice ed efficace: sono previsti 22 giorni di picco in un anno, durante i quali l’energia costa un patrimonio.

Gli utenti, preventivamente informati, diminuiranno volontariamente il consumo, risparmiando e aiutando il sistema.

Non posso credere che quei capolavori di tecnologia, come i nuovi contatori dell’Enel, non permettano una simile operazione.

Ma forse non occorre perché da noi l’energia elettrica costa sempre un patrimonio, h24/365.

Oneri di sistema: referendum!

“Con le bollette dell’energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima, commercializzazione e vendita), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi.
Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali.Gli oneri generali sono applicati come maggiorazione della tariffa di distribuzione, (quindi all’interno dei servizi di rete), in maniera differenziata per tipologia di utenza.”

A3 é solo una delle componenti degli oneri di sistema.

Le bollette come bancomat: raccolgono soldi che non nulla hanno a che vedere con l’energia che acquistiamo.

Comprino temporaneamente i buchi di Alitalia, Ilva, Alcoa, o di operatori elettrici falliti, come Gala o GreenNetwork, solo per citarne alcuni, e poi si perdono.

Le industrie “energivore” pagano l’energia elettrica troppo cara? Ci pensano le bollette!

Volete installare un impianto fotovoltaico? Ci pensano le bollette!

I treni costano troppo cari? Ci pensano le bollette!

C’è il furbo che la bolletta non la paga, nessun problema, ci pensano pensano le bollette!

Istituti di ricerca deficitari? Ci pensano le bollette!

Verificate quanto pagate gli “oneri di sistema” ad ogni bolletta e poi moltiplicate per le decine di milioni di utenze!

Continuano a ripeterci che gli oneri di sistema sono imposizioni parafiscali. Che dovrebbero essere pagati da tutti i cittadini, e non solamente dai consumatori, che invece ci pagano sopra pure tasse e IVA.

Le origini degli oneri di sistema sono trattate in un altro post di questo blog.

Il metodo d’imposizione resta lo stesso: governo e parlamento decidono e incaricano Arera di spalmare il tutto nelle bollette.

Per anni fila tutto liscio ma quando la voce “materia prima” esplode, la bolletta esplode e il governo è costretto a sospendere le altre voci!

Lo ha fatto Draghi ma era solo temporaneo.

Arrivano così conti stratosferici ma nessuno protesta anche perché, al di fuori di chi incassa, nessuno sa come girano i soldi.

Gli oneri vengono incassati dal distributore,che li gira al GSE e poi si perdono nei meandri di un sistema tutt’altro che trasparente.

Il consumatore paga gli oneri ma non ha mai visto le bollette scendere!

É la stessa situazione della benzina con la differenza che della macchina puoi anche fare a meno, ma della luce in casa no.

È il futuro é tutt’altro che roseo!

All’orizzonte abbiamo infatti i sistemi di accumulo, necessari, ci raccontano, a immagazzinare l’energia rinnovabile che nessuno consuma, quella stessa energia che già incentiviamo con i conti energia di venti anni fa.

Le rinnovabili sbilanciano la rete? Nessun problema, ci pensano di nuovo le bollette, che incentivano i produttori di energia da fossile perché tengano a disposizione le centrali pronte a produrre. Solo pronte a produrre a costi stratosferici.

Poi ci sono le reti da rimettere a posto. Enel, che ha ancora il monopolio della distribuzione, annuncia 17 miliardi d’investimenti che alla fine saranno pagati dalle bollette.

Stessa cifra,17 miliardi Terna!

Come sia stato possibile piazzare le rinnovabili al sud quando la domanda é al nord é difficile da spiegare se non perché c’erano gli incentivi.

Così adesso, dopo vent’anni, ci pensa Terna a sbottigliare il sud con nuovi elettrodotti pagati sempre dalle bollette.

Passando per gli eolici, offshore o onshore, sarà un disastro per il consumatore italiano che guarda impotente la competitività dei partner europei

In una memoria di Arera, presentata alla commissione d’inchiesta della Camera sui diritti del consumatore, è scritto:

Inoltre, la catena di esazione di tali componenti, che passa attraverso le società di vendita, comporta la presenza di rischi di controparte di complessa gestione, che hanno portato all’esigenza di socializzare importi rilevanti corrispondenti ad insoluti all’interno della medesima catena. Ciò in particolare alla luce delle sentenze della giustizia amministrativa, che hanno limitato la responsabilità delle società di vendita in relazione al versamento degli oneri in caso di insoluti del cliente finale”

Socializzare oneri para-fiscali, derivanti dalla morosità di quelli che non pagano le bollette, sulla platea di quelli la pagano non é equo e senz’altro non rientra nelle competenze di Arera.

In attesa che qualcuno si svegli, l’unica soluzione è il referendum!

Il mercato dei dati

Sono pochi quelli che leggono i contatori, meno quelli che confrontano i numeri delle bollette con quelle dei contatori, ancor meno quelli che leggono, parola per parola,i contratti di fornitura che firmeranno.

Pochi sanno che il distributore locale – che non é il venditore che li fattura con le bollette – ci fa arrivare gas e luce in casa e gestisce da remoto i contatori

Cosa possano fare i distributori da remoto sui contatoti non è dato a sapersi, i protocolli di comunicazioni sono segreti!

Quali dati sensibili i distributori possano raccogliere con i contatori neppure.

E la privacy?

Con quanta superficialità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto?

O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza sapere quanto consumiamo?

Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di dare gratuitamente i nostri dati sensibili?

O, ancora,firmiamo polizze assicurative senza leggerle e cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto.

“Cosa vuoi che cambi?” Ci chiediamo ogni volta!

Eppure con i nuovi contatori sapranno tutto: le nostre abitudini di consumo, quanti giorni all’anno andiamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori e, magari, il nostro numero di telefono e l’IBAN.

Nessuno sa quali e quanti dati vengono raccolti dai nuovi contatori,e siccome non c’è nessuno che garantisce la sicurezza del dato che viene trasmesso, saremo tutti a rischio.

In bolletta c’è una rassicurazione, ma è quella del venditore non quella del distributore, e quindi non ha alcun valore.

Meglio quindi tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e PDR (per il gas)!

Con quei numeri possono raggirarvi con i contratti non richiesti.

Digitare quei numeri nelle schermate dei comparatori di offerte della rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro al “mercato nero”!

specialmente con i nuovi contatori, ci potranno “profilare”  e sapranno benissimo come guadagnare alle nostre spalle.

Il mercato di luce e gas è un mercato di offerta e i dati dei consumatori sono oro.

I venditori devono conoscere bene i polli e cosa c’è di meglio di un contatore intelligente e di una piattaforma che li gestisce tutti da remoto.

I distributori raccolgono i dati e li passano sottobanco ai venditori dei quali sono quasi sempre “parenti stretti“.

Ho provato personalmente la procedura per verificare i miei consumi. L’accesso si fa con con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo.

Dopo uno snervante slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una delle mie utenze, delle altre il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. 

Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando ce lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera del 2017, Enel, attraverso Servizio Elettrico Nazionale, vendeva l’86,5% dell’energia destinata al mercato tutelato e, attraverso edistribuzione, la distribuiva alla stessa percentuale di utenti domestici.

Anche gli altri distributori utilizzano i contatori fabbricati da Enel: possibile che nessuno si chieda il perché?

Conguagli non dovuti

“In caso di contestazione, l’onere della prova dei consumi effettivi é a carico del fornitore, che deve periodicamente rilevare il consumo”.

Un giudice di pace annulla un bolletta di conguaglio “per mancanza di prova del credito“.

Le bollette di conguaglio sono come le cartelle delle tasse: in alcuni casi sono esorbitanti e sono sempre difficili da capire.

Restano un problema anche con i nuovi contatori elettronici che si guastano più di quelli vecchi, con il risultato che spesso il dato di consumo si perde per strada.

Le bollette di conguaglio nascono perché il distributore, un soggetto pressoché sconosciuto al consumatore e con il quale il consumatore non ha alcun rapporto contrattuale diretto:

  1. decide di sostituire il contatore e così si accorge che il precedente misurava male, sempre,ovviamente, a favore del consumatore;
  2. su richiesta dello stesso consumatore, verifica il funzionamento del misuratore;
  3. si accorge, per caso, e quando finalmente effettua una lettura fisica, che il misuratore era male impostato, magari da anni.
  4. nel caso di subentro.

Se il distributore legge il nuovo contatore – da remoto – si accorge del guasto dopo mesi, o anche anni, ma la cosa non lo preoccupa più di tanto perchè, nel frattempo, l’utente continua a pagare consumi stimati che, non é un caso, sono sempre maggiori di quelli reali con i risultato che tutti ci guadagnano, meno il consumatore

La sostituzione del contatore é un operazione molto delicata alla quale il consumatore dovrebbe assolutamente partecipare apponendo la sua firma al verbale d’intervento.

Per Arera, invece, la presenza dell’utente non é necessaria e la verbalizzazione dei dati risulta unilaterale e quindi soggettiva.

Il caso di un utente salentino, al quale arriva una bolletta di conguaglio “in conseguenza della sostituzione del contatore” ci fa capire che ogni tanto la giustizia prevale.

Il Giudice di Pace accoglie la domanda di accertamento negativo del credito annullando, di fatto, la fattura di conguaglio e ribadendo il principio secondo il quale l’onere della prova dei consumi rimane a carico dell’azienda che ha l’onere di effettuare periodicamente il rilevamento effettivo del consumo.

Il fornitore – la società che emette le bollette – deve far effettuare, periodicamente al distributore, il rilevamento effettivo del consumo per verificare gli eventuali conguagli per consumi superiori a quelli preventivati o di eventuali crediti dell’utente, per aver pagato consumi superiori a quelli effettivi.

Onere che la società erogatrice – cioè il fornitore – deve svolgere al fine di permettere all’utente un controllo sui consumi effettivi, e tale consumo effettivo dell’energia può essere calcolato solo mediante la lettura del contatore.

Ne consegue l’importanza basilare del contatore al fine della quantificazione del corrispettivo contrattuale. 

Nel caso in esame, e per ammissione del fornitore, il contatore non trasmetteva al centro operativo del distributore il dato di consumo.

A seguito delle contestazioni dell’utente, che riguardavano il periodo 2013 – 2014 nel quale il deducente aveva pagato regolarmente tutte le fatture pervenutegli, la società elettrica aveva provveduto ad un ricalcolo, ritenendo dovuto l’importo di 1.300€.

Per il Giudice di Pace spetta al fornitore provare la corrispondenza tra quanto registrato dal contatore e gli effettivi consumi.

E in tal senso osserva che «in ossequio al condiviso principio affermato dalla giurisprudenza di legittimità, deve ritenersi, ai fini della ripartizione dell’onere probatorio gravante sulle parti, che costituisce onere del somministrante offrire la prova del corretto funzionamento del contatore e dell’affidabilità dei valori registrati (cfr. Cass. Civ. 2008, n. 18231 e Cass. Civ. 2004 n. 10313) mentre, laddove tale onere è stato assolto, costituisce onere dell’utente quello di allegare e provare le circostanze che univocamente lo portano a presumere che è avvenuta un’utilizzazione esterna nel periodo al quale gli addebiti si riferiscono.

La bolletta elettrica esibita dal fornitore è atto unilaterale di natura contabile non dissimile dalla fattura (Cass., 947/1986), che costituisce “prova delle registrazioni riportate e validamente emessa solo se l’utente non le contesta“(Cass., 8901/1997).

A ciò aggiungasi che la fattura riportante il dettaglio dei consumi o scheda di riepilogo esibita dal fornitore non è sottoscritta da alcuno né, in alcun modo, provata la provenienza di chi l’ha formato e su quali dati è basato.

Nel caso di contestazione dei consumi, come nella fattispecie, la bolletta elettrica perde qualsiasi efficacia probatoria e il fornitore ha l’onere di fornire la dimostrazione della corrispondenza delle registrazioni del contatore ai consumi effettivi dell’utente.

A ciò aggiungasi che la parte convenuta non ha dato prova certa a partire da quando il contatore non ha più comunicato l’autolettura ovvero manca la prova certa del momento iniziale relativo al difetto manifestato dallo strumento di misura, nonché la prova che il fornitore, accertata la mancanza di autolettura è intervenuta subito per verificare il funzionamento o meno del contatore.

A comprova poi che i conteggi effettuati dal fornitore non erano corretti lo si rileva anche dalla circostanza che il fornitore non ha esibito in giudizio la stima dettagliata della ricostruzione e della metodologia di stima utilizzata, prima dell’eventuale sostituzione del contatore e successivamente alla sostituzione.

In buona sostanza, nella fattispecie, il consumatore nulla deve alla società di fornitura dell’energia elettrica che dev’essere anche condannata alle spese di lite.

Morale: vi stanno sostituendo il contatore,se non siete presenti e non verbalizzate la lettura del contatore vecchio, siete già fregati!

Arera sinallagmatica

Vale solo quello che leggete sul contatore!

Definizione di sinallagma: nel legame, nel nesso di reciprocità che unisce una prestazione all’altra per quanto riguarda alcune categorie di contratti.

Il contratto di fornitura di energia elettrica, o di gas naturale, è un tipico contratto “a misura” cioè il corrispettivo viene addebitato in base al dato di consumo letto sul contatore.

Per ARERA – regolatore del mercato elettrico – sembra non sia così! E oltretutto ARERA interviene su un tema non di sua competenza, cioè la metrologia legale che compete invece esclusivamente al MISE – Ministero dello Sviluppo Economico e sue successive denominazioni.

Una delle voci di costo delle bollette è proprio la “gestione del contatore”, che i distributori incassano proprio per misurare e quindi, se il contatore non misura correttamente, se è difettoso o se é impostato male, ne devono rispondere i distributori e, se sulla base di misurazioni errate, il fornitore incassa il non dovuto, l’utente non solo non dovrebbe pagare il non dovuto ma neppure il servizioo di misurazione, che fa parte della voce “gestione del contatore”. e il corrispettivo non dovrebbe essere pagato.

In merito Arera si esprime così:

Fai clic per accedere a 00000024.pdf

“Con la delibera 3 dicembre 2019, 498/2019/E/eel, “Decisione del reclamo presentato da Fontel S.p.A. nei con- fronti di e-distribuzione S.p.A.”, l’Autorità ha rilevato che l’impresa distributrice deve garantire la corretta instal- lazione e manutenzione degli apparecchi di misura e il corretto valore delle misure messe a disposizione degli aventi diritto; pertanto, costituisce inadempimento ai suddetti obblighi l’applicazione di una errata costante di lettura K ai prelievi rilevati dal misuratore. Tuttavia, siffatto errore non inficia, sotto il profilo regolatorio, la corret- tezza della ricostruzione dei consumi derivante dalla giusta applicazione della costante di lettura; ciò in quanto l’errore non è dipeso dal malfunzionamento del misuratore, bensì da un’errata moltiplicazione delle letture da parte del sistema informatico del gestore. Tale errore ha comportato una mera attività di ricalcolo dei consumi realmente prelevati dal misuratore, riflettendo così il carattere sinallagmatico delle obbligazioni contrattuali in atto. L’Autorità ha precisato, inoltre, che i soggetti aventi diritto alla prescrizione biennale per i consumi energe- tici sono individuati esclusivamente dall’art. 1, comma 4, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 e che la disciplina prevista dalla delibera 11 aprile 2018, 264/2018/R/com opera anche in presenza di un cliente finale connesso in media tensione”

La “costante di lettura” non fa parte di alcun documento contrattuale mentre la legge è cristallina: il dato fide-facente la transazione è unicamente quello indicato sul contatore, quello che viene letto dal consumatore, e non quello che viene moltiplicato per coefficienti ignoti o costanti di lettura.

Coefficienti e costanti ignoti al consumatore alla firma del contratto.

Secondo Arera, “tale errore ha comportato una mera attività di ricalcolo dei consumi realmente prelevati dal misuratore, riflettendo così il carattere sinallagmatico delle obbligazioni contrattuali in atto“.

Affermare che non ci sia nulla da eccepire “sotto il profilo regolatorio” è del tutto gratuito, come è inutile che un consumatore, alle prese con questo problema, debba tentare di “conciliare” alla presenza di Arera.

La crisi energetica del 2022

L’impreparazione dei nostri governi é stata fatale

Colpita soprattutto l’Italia, che dipende fatalmente dall’estero e che riaccende le centrali a carbone, in attesa di un inverno che potrebbe diventare complicato.

I rincari delle bollette sono stati in parte ridotti con la sospensione dal pagamento della voce “oneri di sistema”, con i quali vengono finanziate le energie rinnovabili e tutta una serie di attività che con l’energia elettrica hanno poco da spartire.

Va peggio con il gas: milioni di italiani che lo utilizzano per scaldarsi riceveranno, a parità di consumi, bollette triplicate.

Il governo ha intenzione di tassare gli extra-profitti delle società che in questi mesi hanno speculato sull’emergenza ma il provvedimento, ammesso che vada in porto, avrà effetto solo l’anno prossimo.

La relazione annuale che il regolatore – Arera – presenta al Parlamento evidenzia che l’importazione di gas naturale avviene in base a contratti pluriennali indicizzati al prezzo del petrolio.

Ma non sono indicizzati a quel prezzo i contratti con i quali l’importatore rivende il gas a valle, che si basa sul TTF della borsa di Amsterdam, un dato estremamente volatile perché si applica a quantità esigue.

Il rapporto che si stabilisce tra importatore e clienti è quindi essenzialmente finanziario, e non più fisico, e gli operatori possono scambiarsi più volte le stesse partite di gas a prezzi sempre più elevati, facendo così lievitare artificialmente il prezzo al consumo.

Nel 2020 il meccanismo ha fatto sì che, a fronte di una immissione nella rete nazionale di 70 miliardi di metri cubi di gas, siano state scambiate partite di gas per circa 368 miliardi, cinque volte le quantità fisiche.

Permettere il giochetto in tempo di guerra è stato devastante!

Il cliente finale paga poi un prezzo ancora maggiore, che include i ricarichi e il costo del trasporto del gas in rete.

Il costo del gas naturale indicizzato al Brent (prezzo pagato dagli importatori) è passato così dai 22 centesimi al metro cubo standard del gennaio 2021 ai 53 del giugno 2022.

L’incremento dovrebbe riguardare solo il gas contrattualizzato a giugno 2022, non quello contrattualizzato in precedenza.

Invece nello stesso periodo il prezzo TTF (applicato dall’importatore a intermediari e distributori) passa da 0,22 a 1,30 €/smc, con un rincaro del 489%.

In questo modo il prezzo pagato dall’utenza non ha più alcun rapporto con quello pagato dall’importatore.

Per spezzare la catena speculativa sarebbe sufficiente obbligare gli importatori a fissare il prezzo di vendita del gas in base ai prezzi di acquisto, pur sommandovi un adeguato profitto di impresa.

Si potrebbe inoltre vietare l’accesso al mercato ai troppi che svolgono esclusivamente attività di intermediazione: 250 soggetti, tra grossisti, venditori e operatori misti.

Ma evidentemente la decisione scontenterebbe quanti da anni in Italia speculano liberamente sul gas sotto il “monitoraggio” consenziente di Arera, ricavando margini che, secondo alcuni magistrati, andrebbero in parte a finanziare la politica.

E così anche il governo, anziché imporre i necessari correttivi in sede nazionale, preferisce ricorrere alla Commissione Europea chiedendo a marzo di fissare un tetto al prezzo massimo del gas.

Non ricevendo alcun riscontro, a fine di giugno chiede una riunione del Consiglio Europeo da tenersi a luglio sul tema energetico.

Ma il Consiglio si limita ad invitare la Commissione a produrre uno studio entro settembre per discuterne nel Consiglio di ottobre.

La formula utilizzata è la seguente: “Il Consiglio europeo ribadisce il suo invito alla Commissione ad esplorare con i nostri partner internazionali i modi per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi delle importazioni dell’energia, dove appropriato”.

Successivamente il governo punta sulla diversificazione delle forniture, avviando una vera e propria questua di gas “virtuale” in Angola, Congo e Mozambico.

Virtuale perché la risposta è sempre la stessa “se volete il gas venite a scavare”.

Quindi adesso speriamo sul gas che proviene dall’Algeria, che già fornisce circa il 30% del fabbisogno italiano. L’aumento previsto dovrebbe essere di 3 miliardi di m3 nell’immediato, che diventeranno 6 miliardi nel 2023 e 9 miliardi successivamente.

E così le chiavi della nostra economia passeranno dalle mani della Russia a quelle dell’Algeria, paese dove anche i russi scavano da anni e ad alta instabilità politica,

.Alla fine giugno il fallimento della politica energetica italiana è conclamato. Carlo Calenda, leader di Azione e fresco vincitore delle elezioni amministrative di Roma, rilancia il nucleare, invitando il governo a rivalutare l’opzione.

Ma la proposta cade nel vuoto: i tempi del nucleare vanno ben oltre la scadenza della legislatura, e i politici italiani preferiscono decidere giorno per giorno e solo nella logica dell’emergenza; il futuro del paese è argomento che affronteranno altri.

A proposito di futuro, c’è chi rammenta che la nuova crisi energetica deriva anche dalle improvvide decisioni assunte dopo Chernobyl e dopo Fukushima.

Grazie a quelle decisioni (“il metano ti dà una mano”) le chiavi del nostro sistema elettrico (e della nostra economia) sono passate dalle mani di chi ci forniva il petrolio negli anni Settanta a quelle di chi ci fornisce oggi il gas naturale, senza che i governi che si sono succeduti abbiano fatto alcunché per riorientare le scelte, limitandosi ad accettare supinamente le follie che Bruxelles e gli ambientalisti ci hanno imposto sulle fonti rinnovabili.

Senza considerare il fatto che gli altri partner europei potevano pagare quelle follie grazie alle sostanziose quote della produzione elettrica affidate al nucleare e al carbone.

Nel 2022 il sistema elettrico italiano si trova ancora nell’occhio del ciclone.

Eppure siamo ancora costretti ad ascoltare imbecillità come “il nucleare non avrebbe risolto il problema” oppure “tutto ciò accade perché non abbiamo investito abbastanza sulle fonti rinnovabili”.

Il monopolio della liberalizzazione

La tabella, allegata alla relazione annuale di Arera, non necessita di spiegazioni.

Evidente la posizione dominante di Enel – tramite la controllata edistribuzione – nell’attività di distribuzione e misurazione dell’energia elettrica nazionale.

Se si considera poi che anche gli altri distributori hanno dovuto installare contatori Enel il quadro è completo.

Come in ogni attività commerciale, chi trasporta in monopolio – Terna – e chi distribuisce e misura in monopolio – Enel – controllano facilmente il mercato.

Se poi lo si fa in forza di concessioni – quella di Enel scadrà nel 2030 – non esiste alcuna liberalizzazione da completare ( un motivetto cantato spesso dai politici ) e il decreto Bersani del 1999 resta una bufala.

Con l’aggravante che Enel la produce e la vende, sia sul mercato libero che su quello tutelato a decine di milioni di utenti.

Appena ottenuta la concessione, fin dai primi anni 2000, Enel ha progettato, prodotto e installato decine di milioni di contatori di energia elettrica – mai omologati e quindi illegali – che determinano il valore delle nostre bollette.

Nel 2018, Enel ha poi deciso di sostituirli con contatori di nuovo tipo, di seconda generazione; questa volta li ha omologati, ma li gestirà da remoto, violando la normativa europea di omologazione e la privacy dei consumatori.

L’operazione contatori, del valore di svariati miliardi di euro, é garantita dalle bollette e rafforzerà il monopolio di Enel che, stando a quanto si legge in questi giorni, con la controllata Gridspertise potrà gestire a piacimento la rete elettrica nazionale.

Solo Enel sa quali informazioni i nuovi contatori saranno in grado di reperire, sono informazioni sensibili capaci di profilare il consumatore.

Per il garante, che si sveglia raramente, tutto regolare!

Un’altra tabella della relazione fotografa l’attività di vendita. Inutile commentarla!

I parassiti non diligenti

«Gli utenti del dispacciamento delle unità fisiche di produzione e consumo sono tenuti a definire programmi di immissione e prelievo utilizzando le migliori stime dei quantitativi di energia elettrica effettivamente prodotti dalle medesime unità, in conformità ai principi di diligenza, prudenza, perizia e previdenza»

(Deliberazione Arera 111/06 – All. A – Art.14.6)

Traduzione: dovete fare i bravi! Quanto bravi? Lo decideremo quando, secondo noi, farete i cattivi.

Questo è il regolatore del mercato elettrico italiano!

L’enunciato così inconsistente farà saltare, dieci anni dopo, numerosi traders di energia elettrica, i “parassiti”, come li definì l’AD di Enel, appena insediato, in un’intervista al Sole 24Ore.

E cosa hanno combinato i parassiti” che operano in un mercato monopolizzato da Terna e controllato da Enel?

Con i loro arbitraggi avrebbero condizionato il prezzo dell’energia elettrica sbilanciando la rete.

I grandi attori, cioè i non parassiti, possono sbilanciare di poco l’85% del mercato, senza che nessuno se ne accorga, mentre gli altri invece, i parassiti, possono farlo solo sul 15%.

Per la loro imprudente condotta, i parassiti vengono accusati di sbilanciare la rete, che Terna deve poi ri-bilanciare, e il costo finisce nell’uplift.

Nel 2016, l’uplift s’impenna e fa esplodere le bollette, Renzi non ci sta e Arera tira fuori dal cassetto la delibera di dieci anni prima: i parassiti vengono immediatamente escussi per quello che, secondo Arera, si erano messi in tasca

Gli avvocati stappano bottiglie di champagne perchè dovranno discutere per anni su come, quando e quanto ogni parassita possa essere stato più o meno diligente, alcuni parassiti chiudono, falliscono o vanno con Enel.

Le delibere, con le quali Arera chiede il maltolto, vengono inviate “ad aziendam”, una alla volta e in tempi diversi, uno stillicidio che permette a Bortoni – ex-presidente di Arera – di vantarsi in pubblico del numero di delibere che la sua gestione ha partorito.

Nel frattempo, l’Antitrust chiude in tutta fretta le istruttorie su Enel e Sorgenia, sospettate di aver offerto a Terna, prezzi eccessivamente gravosi per l’utilizzo delle loro centrali. Anche questi incidevano sull’uplift ma delle centrali non si può fare a meno. Anzi quella di Brindisi di Enel viene subito  ammessa al regime delle unità essenziali per centinaia di milioni.

I parassiti si difendono in tutti modi, ne va della loro esistenza, e i primi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato sospendono i provvedimenti di Arera.

La sospensione viene decisa “considerato che, in ragione della rilevante complessità delle questioni attinenti al presente contenzioso, si rende opportuno attendere l’adozione di eventuali ulteriori provvedimenti da parte dell’Autorità e/o di Terna, finalizzati a chiarire l’ambito di applicazione della normativa posta alla base dei provvedimenti impugnati dalla parte ricorrente”.

Bisogna quindi rivolgersi a Terna che, per anni, non si é accorta di nulla mentre nel buco normativo ci hanno sguazzato in tanti.

Il Consiglio di Stato chiede così una verifica tecnica sull’effettivo impatto delle presunte attività di programmazione non diligenti del parassita. Una verifica per interpretare la deliberazione di Arera e quantificare i flussi finanziari conseguenti al comportamento non diligente.

Dopo quattro anni, e un ricorso perso al TAR, una sentenza del Consiglio di Stato dà ragione al parassita al quale, forse, verrà restituito il maltolto ma sarà troppo tardi, perché ha già chiuso i battenti.

Gli sbilanciamenti ci sono stati, se siano legali non è ancora chiaro ma è invece pacifico che il costo resterà a carico delle bollette.

A parte i parassiti che hanno chiuso, tutti hanno guadagnato, dai manager di Arera, agli avvocati, ai giudici, ai consiglieri di stato e ai politici che hanno avuto il loro breve momento di gloria, grindando “al lupo”.

E i consumatori hanno pagato, diligentemente, questo immondo casino.

Le comunità energetiche

Tra pochi giorni Arera aggiornerà le tariffe dei contratti in tutela e, a meno dei soliti giochi di prestigio, sarà una bella botta.

D’altro canto, nulla è stato fatto in questi anni per migliorare la situazione con il risultato che, quando scende la materia prima aumentano gli oneri di sistema e quando la materia prima sale, come nell’ultimo anno, la bolletta esplode.

Il governo non è interessato al tema bollette e alla difficoltà di pagarle per milioni di consumatori.

Promette invece incentivi a pioggia senza dire chi li pagherà e così, magari dopo mesi o anni, ce li troveremo in bolletta.

Un decreto del MISE promuove l’autoproduzione dell’energia elettrica nelle c.d. “comunità energetiche”.

I governi che si succedono alla guida del paese, vedono solo il lato “onirico” della medaglia, quello dell’ambiente più sano delle rinnovabili e, più attuali, dell’idrogeno o del biometano.

Meglio quindi ricordare il passato per capire cosa ci riserva il futuro.

Il decreto arriva quindici anni dopo il “primo conto energia“, al quale ne sono seguiti altri quattro, con il risultato che oggi paghiamo oneri di sistema per 13 miliardi ai produttori di energia rinnovabile.

Sono cifre importanti: verificate la voce “oneri di sistema” sulle vostre bollette e moltiplicatela per le decine di milioni di consumatori. Oppure dividetela per i kWh consumati.

Gli ultimi “conti energia” risalgono al 2014 e avevan una durata ventennale, estesa da Renzi a 25.

Siccome più di 600 mila impianti di energia rinnovabile, sparsi per tutta la penisola, sbilanciano la rete, sono già previsti 15 GW di potenza convenzionale a gas per ri-bilanciarla.

Lo scherzetto vale un miliardo di euro che verrà spalmato in bolletta ma nessuno lo dice, come nessuno dice che le bollette aiutano ogni anno Alitalia, Alcoa, Ilva e i monopolisti storici come Terna,Enel,Smam etc.

Il comunicato del MISE sulle comunità energetiche:

Il provvedimento rende, infatti, operativa una misura introdotta nel dicembre 2019 con il decreto Milleproroghe, che anticipando l’attuazione di una direttiva europea consente di costituire l’autoconsumo collettivo, attivabile da famiglie e altri soggetti che si trovano nello stesso edificio o condominio, e le comunità energetiche, a cui possono partecipare persone fisiche, PMI, enti locali, ubicati in un perimetro più ampio rispetto a quello dei condomini

In Germania le comunità energetiche esistono da sempre e gli impianti sono stati realizzati in base alle loro necessità.

Da noi no, impianti a pioggia dappertutto tanto pagano le bollette!

Anche in questa occasione il rischio è che si formino società di scopo che installino potenze superiori alle reali necessità locali, proprio per riversare in rete l’eccesso di energia, facendoselo pagare il doppio del prezzo di mercato.

E quali sarebbero le ragioni per stabilire, adesso, il prezzo del surplus di energia prodotta, se non per dare la possibilità di sovradimensionare gli impianti, invece di calibrarli sull’effettiva domanda locale?

È un nuovo CIP6 , che ancora,dopo trent’anni continua ad elargire incentivi ai produttori, prelevandoli dalle bollette?

Anche i conti energia limitavano la potenza degli impianti a 1 MW, ma poi abbiamo visto come sono andate le cose con le aggregazioni fittizie e la creazione di impianti monstre, specialmente al sud.

Accorgersi che molti ne approfittano non è facile anche perche i controlli, dopo anni, si fanno così.

Una priorità del nuovo governo era affrontare il problema degli oneri di sistema delle bollette con l’obbiettivo di ridurli.

Con questo decreto, si va nella direzione opposta e così, prima di metterli in bolletta, il presidente di Arera può gridare, a vuoto, in Parlamento che gli oneri di sistema sono troppi.

La commedia è sempre la stessa dove, al governo, tutti recitano la propria parte con la certezza che, alla fine, arrivano consumatori con i soldi.

Misurazioni errate e coefficiente K

Una delibera dell’Autorità per l’energia si pronuncia in merito ad alcuni casi di errata misurazione di energia elettrica.

Nessun degli addetti sembra fare correttamente il proprio lavoro:

  1. il distributore di energia elettrica rileva, e trasmette per anni al fornitore dati di consumo errati – la metà del reale consumo – per sua colpa evidente e, quando finalmente se ne accorge, presenta il conto;
  2. il fornitore, che deve fatturare il maggior costo al suo cliente, non sa come giustificarlo e sporge reclamo all’Autorità. Nella prassi, il fornitore prende sempre per buono quanto gli viene comunicato dal distributore: come si vede, un errore madornale perché ne risponde sempre lui al cliente!
  3. l’Autorità fa da paciere, allargandosi però su problematiche di metrologia legale che non le competono come contatori illegali, installati o rilevati male, coefficienti K: temi che hanno conseguenze economiche rilevanti, visti i consumi dei casi in esame.
  4. il Ministero, cui compete la metrologia legale, legge e tace invece di pronunciarsi su coefficienti che andrebbero sicuramente capiti e legalizzati. Com’è possibile che ci siano contatori in funzione dove é necessario moltiplicare il consumo per un coefficiente “K”? Sono o non sono legali?

Da notare la grottesca autodifesa del distributore: “i vostri clienti, furbetti, sapevano benissimo che consumavano più di quello che io misuravo, ma si sono ben guardati dal dirlo”.

clienti, furbetti o meno, che pagano da anni energia elettrica misurata da sistemi illegali, non denunciano la situazione perché gli allegati della delibera vengono secretati dall’Autorità; non potranno quindi che continuare a pagare, anche se a rate.

Sicuri che i casi, come quelli presi in esame, siano solo 113 in tutta Italia?

 

I mantenuti

I “mantenuti” vivono sulle bollette e presentano bilanci trionfali per i tempi che corrono.

Alitalia, Ilva e Alcoa, FFSS coprono parte dei buchi con le bollette.

Questo il dettaglio ( energia elettrica) delle voci in bolletta di una piccola impresa:

1) Corrispettivi per sbilanciamento e dispacciamento

Corrispettivo per l’approvvigionamento delle risorse del Mercato Servizio Dispacciamento

Copertura costi delle unità essenziali per la sicurezza del sistema.

Corrispettivo a copertura dei costi della modulazione della produzione eolica.

Corrispettivo di reintegrazione salvaguardia transitoria.

Costi per la capacità produttiva.

Costi per la remunerazione dell’interrompibilità del carico.

Corrispettivi riconosciuti per il funzionamento di Terna.

Costo per l’aggregazione misure.

2) Corrispettivi per l’uso della rete e il servizio di misura

Costo distribuzione.

MIS – Corrispettivo per la misura.

TRAS – corrispettivo per la trasmissione energia assorbita.

SIGMA3 – Distribuzione – quota energia.

SIGMA 1 – Distribuzione – quota fissa.

SIGMA 2 – Distribuzione – quota potenza.

3) Componenti A – UC – parte fissa (indipendenti dal consumo )

A2 – attività nucleari residue

A3 – promozione della produzione da fonti rinnovabili (e assimilate)

A5 – finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo

UC6 – remunerazione dei miglioramenti della continuità di servizio

4) Componenti A – UC – parte variabile ( proporzionali al  consumo)

A2 – attività nucleari residue.

A3 – promozione della produzione da fonti rinnovabili e assimilate.

A4 – finanziamento dei regimi tariffari speciali.

A5 – finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo.

UC6 – remunerazione dei miglioramenti della continuità di servizio.

AS – corrispettivo per la copertura utenze disagiate.

UC3 – costi per gli squilibri del sistema di perequazione della trasmissione e distribuzione.

UC4 – copertura delle integrazioni tariffarie alle imprese minori.

UC6 – remunerazione dei miglioramenti della continuità di servizio.

MCT – finanziamento per la compensazione territoriale.

UC7 – copertura oneri derivanti da interventi per la promozione dell’efficienza energetica.

Ae – per finanziare le agevolazioni alle imprese con elevati consumi di energia.

I mantenuti sono tanti: chi trasporta energia in alta o in bassa tensione, chi distribuisce gas in alta e in bassa pressione; i produttori di energia rinnovabile che portano gli utili all’estero esentasse; quelli che, dopo ventisette anni, incassano ancora gli incentivi CIP6 del 1992; quelli che il nucleare non c’è ma comunque si paga; quelli della liberalizzazione con il monopolio della misurazione; quelli delle multi-utilities para-comunali che fanno tutto, dalla luce alla spazzatura,dall’acqua al gas.

La liberalizzazione all’italiana ha creato ARERA, GSE, GME e l’Acquirente Unico, tutti riferibili allo Stato e gestiti da manager indicati e scelti dai partiti.

Un turbillon di poltrone in conflitto d’interessi, con sontuosi bonus ad ogni giro.

Nessun vantaggio economico per i consumatori, che non capiscono neppure quello che pagano e perché lo pagano.

Le nostre bollette finanziano quelli che non le pagano, quelli che pagano tariffe agevolate;  i lavoratori di Alcoa, dell’ILVA e dell’Alitalia, le imprese energivore, le bollette degli ex-dipendenti delle società elettriche; le bollette dei parlamentari e dei partiti, forse quelle del Vaticano di San Marino e della RAI.

Le tariffe dell’energia elettrica hanno lo stesso destino della benzina, che paga da decine, o centinaia di anni, le calamità naturali.  

Le rendite delle nostre infrastrutture, che chissà quante volte sono state vendute anche se le avevamo pagate noi o i nostri genitori, adesso finiscono in tasche cinesi.