Privatizzazioni e concessioni

Come sarebbe andata lo anticipava il prof. Ponti, già nel 2004, parlando di autostrade.

L’anno successivo, Report affrontò il tema degli strumenti di misura e, nello specifico, dei contatori di energia elettrica, alimentando il dubbio che non fossero strumenti legali e che quindi solo Enel, che li aveva realizzati e installati, avrebbe potuto controllarne il corretto funzionamento.

Ad oggi, i contatori si troverebbero nella stessa situazione degli Autovelox, sui quali peraltro è intervenuto il Ministero dell’Interno senza alcuna competenza in materia.

Tornando al 2005, nonostante la confisca da parte dell’Ufficio Metrico di Milano di centinaia di contatori, con segnalazione al Prefetto, nessuno intervenne, anche perché il vice-ministro del MISE dell’epoca negò i fatti in un’audizione alla Camera.

Nella puntata di Report, la dirigente del MISE liquida l’intervistatrice affermando che “le domande erano capziose e che le sue risposte sarebbero potute andare contro gli interessi dello Stato”.

Recentemente la concessione a edistribuzione è stata rinnovata per altri vent’anni e quanto edistribuzione pagherà allo Stato verrà addebitato ai consumatori, come l’AD di Enel e il presidente di Arera hanno confermato.

Enel misura così, ancora oggi, quasi tutta l’energia elettrica del paese e sta sostituendo decine di milioni di contatori, istallati nei primi anni 2000 – e successivamente “salvati” con un decreto ad hoc del 2007 – con il nuovo contatore “di seconda generazione” del quale non si sa nulla.

In completa autonomia, e senza alcun controllo di terzi, Enel misurerà così la bolletta elettrica nazionale, producendo inoltre il 37,5% della domanda.

Il caso di edistribuzione è analogo a quello di Autostrade, con le bollette paghiamo tariffe invece di pedaggi.

Tariffe che consentono a edistribuzione un margine operativo lordo di 5 miliardi di euro nel 2024, confermando un trattamento particolarmente generoso da parte del regolatore, mentre l’Antitrust dorme. Stesso discorso vale per Terna, che ha la concessione del trasporto dell’energia elettrica in alta tensione.

E’ dagli anni ’60, che il governo di turno nazionalizza, privatizza, liberalizza, tutela o libera il consumatore italiano che paga le bollette più care inEuropa.

Il criterio è sempre lo stesso: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite, e purtroppo, nel caso del ponte di Genova, anche perdita di vite umane.

La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è la più grande bufala propinata agli italiani da venticinque anni e una qualsiasi bolletta ne è la prova evidente.

La fede pubblica delle transazioni commerciali, che era e resta di responsabilità del MISE, è andata a farsi benedire diciotto anni fa, quando gli uffici provinciali metrici sono stati soppressi e gli ispettori sono passati alle dipendenze delle CCIAA, in palese conflitto d’interesse con quei compiti di tutela chiamati ad assicurare per legge.

Il decreto Bersani, che intendeva liberalizzare il settore, prevedeva la creazione di venti aree di distribuzione, che avrebbero creato sì una vera concorrenza, cosa che invece non si è mai realizzata.

Così come non si è mai realizzato l’umbundling, cioè la netta separazione verticale tra le attività di produzione, distribuzione e vendita.

Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto comportare l’annullamento del contributo derivante dall’attività monopolistica di distribuzione, nei risultati complessivi di Enel.

Le inutili delibere dell’Antitrust

Cosa é cambiato in sei anni? Dopo una multa, il ricorso al TAR etc.

Nulla!

“Svuotare la maggior tutela prima che arrivi l’Autorità”, “accelerare la migrazione” dal mercato tutelato al mercato libero “in attesa che si definisca il quadro normativo-regolatorio” sulla fine dei prezzi tutelati su cui incombe un rischio aste, “l’obiettivo da raggiungere è far migrare i 21 milioni di clienti” dal mercato tutelato di Enel ( SEN) al mercato libero (Enel Energia).

Secondo il Garante, Enel ha perseguito la finalità di favorire la migrazione dalla tutela al libero in “modo abusivo”, sfruttando informazioni non accessibili ai concorrenti laddove “avrebbe viceversa potuto legittimamente attuare azioni commerciali lecite alla luce della disciplina antitrust, quali la proposizione di offerte economiche convenienti alla generalità dell’utenza, individuata mediante liste disponibili sul mercato, e quindi anche per i competitors”.

Nella delibera l’Antitrust rileva “profonde interessenze” e “osmosi informativa” tra le società di vendita in maggior tutela (Servizio Elettrico Nazionale – SEN) e sul mercato libero (Enel Energia), che afferiscono entrambe alla struttura Mercato Italia Enel. SEN, si legge ancora, svolge attività commerciali per conto di Enel Energia in virtù di un contratto di servizio, con un certo numero di dipendenti che svolge attività per conto di entrambe le società, in funzioni condivise.

Il Garante fa notare come tale vicinanza si sia acuita con la riorganizzazione effettuata nel 2014 dall’attuale vertice, che ha fatto scalare in basso di due livelli organizzativi la separazione operativa tra le due attività. Una circostanza indicata come problematica, negli anni passati, dalla stessa funzione antitrust Enel, che in una mail del 2016 al Mercato Italia, giudicava “evidente che abbassando il livello organizzativo al quale si effettua la separazione fra i due mercati, aumenta il rischio che la stessa organizzazione possa essere considerata come non adeguata”, incrementando il “numero delle persone che hanno simultaneo accesso ad entrambe le banche dati peraltro con mansioni sempre più operative”.

Centrale è il passaggio della fine dei prezzi tutelati,prevista ora a luglio 2020.

E’ in vista di questo passaggio – in particolare per limitarne i potenziali impatti negativi, ad esempio in termini di riduzione forzata delle quote di mercato tramite cessione all’asta di pacchetti di clienti – che, secondo l’Autorità, le società del gruppo hanno messo in atto le condotte censurate.

Secondo l’Antitrust è emersa “piena evidenza” della “volontà strategica del gruppo di neutralizzare il più possibile gli effetti di una simile
eventualità (le aste, ndr)”. Un incentivo per Enel a cercare di accelerare la migrazione dei propri clienti dal tutelato al libero, prosegue il Garante, è stato il rischio “di perdere i clienti nella propria customer base a esito di un processo pubblicamente definito di riallocazione della clientela in maggior tutela, ovvero di poterli acquisire, nel caso di aggiudicazione delle aste competitive, con una marginalità non in anticipo prevedibile, ma in ogni caso ragionevolmente inferiore a quella ottenibile anticipando il processo di acquisizione a mercato libero”.

Invece dell’asta, si legge nella delibera, in vista del 2020 la preferenza di Enel è per il modello “simil-gas”, ossia il passaggio dei clienti ex tutelati alla società di mercato libero del fornitore in tutela dopo un avviso in bolletta che li avverta della scadenza dei prezzi tutelati e della possibilità di cambiare fornitore.

Al tempo stesso, si legge ancora, comprendendo la potenziale problematicità di una tale soluzione che avvantaggerebbe gli incumbent (molti nuovi entranti da tempo sostengono infatti la messa all’asta), in questi anni Enel aveva valutato anche cessioni volontarie di pacchetti di clienti con o senza ramo d’azienda annesso o, ancora, l’ipotesi di un’offerta a prezzo fisso particolarmente vantaggiosa per clienti ex
tutelati, per mantenerli nel gruppo e fare da ponte verso il modello “simil-gas”.

Negli impegni Enel aveva promesso di non usare più le c.d. “anagrafiche privacy”, liste di clienti in maggior tutela compilate tramite la raccolta del consenso dei clienti SEN alla condivisione con società del gruppo. Liste definite infatti “strategiche” per l’acquisizione di clienti liberi in un documento dell’area Mercato Italia di Enel.

Le contestazioni dall’Antitrust ruotano appunto intorno alla fornitura di tali liste da SEN a EE (e non ai concorrenti, per i quali è previsto un consenso separato da parte dei clienti) e al loro utilizzo da parte della stessa EE per la proposta di offerte libere, in particolare la c.d. “Sempre Con Te” a prezzo fisso, pensata proprio in vista della fine dei prezzi tutelati con l’obiettivo di mantenere ‘in casa’ il maggior numero possibile di clienti.

Il Garante non ha invece censurato altre pratiche di Enel relative all’organizzazione delle attività all’interno dei punti fisici sul territorio e a presunte politiche di winback praticate in particolare verso l’operatore concorrente Green Network.

“Ampie sono le evidenze – scrive l’Agcm – in merito all’esistenza di un costante scambio di informazioni tra Areti e AE (Acea Energia ndr), che ha dato luogo all’utilizzo, nell’ambito dei piani strategici di AE, di dati sull’esatta consistenza numerica della base clienti dei principali venditori di energia allacciati alla rete distributiva di Areti e, quindi, concorrenti di AE. Queste informazioni, che hanno determinato una trasparenza sull’evoluzione delle dinamiche di mercato a solo vantaggio delle Parti (gruppo Acea ndr) nella fase delicatissima di programmata cessazione del SMT (servizio di maggior tutela ndr), sono state, infatti, sistematicamente utilizzate da AE nella pianificazione della propria strategia commerciale focalizzata sul c.d. “svuotamento”, a proprio vantaggio, della base clienti servita in maggior tutela”.

L’Antitrust ricostruisce da un lato come con gli aggiornamenti dei sistemi informatici Acea degli ultimi anni sia stata creata una piattaforma condivisa tra AE e Areti, con una funzione che tiene traccia tra le altre cose dei profili di buon o cattivo pagatore dei singoli clienti.

Dall’altro evidenzia una “gestione sostanzialmente unitaria da parte di AE delle attività di esercente il SMT e di venditore sul ML”, con le informazioni da trasmettere alla Capogruppo per la predisposizione di documenti di rendicontazione dell’attività di vendita “gestite dalle stesse persone e con documenti unici” e la “possibilità di accessi promiscui al data base dei clienti serviti in regime di maggior tutela”.

I database con i clienti così profilati venivano messi a disposizione anche delle agenzie di vendita esterne, i cui operatori erano tra le altre cose incaricati di usarle per effettuare check creditizi sui potenziali clienti prima di inserire le proposte di contratto nel sistema.

 

L’uplift e il potere di Terna – post Covid

Terna aumenta l’uplift, Arera benedice e le bollette aumentano.

L’“uplift” paga tutte le attività messe in campo da Terna per mantenere in sicurezza il sistema elettrico nazionale ed evitare che il paese resti al buio: lo sbilanciamento delle rinnovabili, le interconnessioni con gli altri paesi, l’acquisto di energia di riserva, i rapporti con le utenze interrompibili, l’essenzialità di alcune centrali etc.

Due voci su tutte: l’energia di riserva, approvvigionata da Terna sul MSD  – Mercato Servizio Dispacciamento ( le “chiamate” delle centrali, secondo criteri non sempre trasparenti e le aste con prezzi in salita ) e gli sbilanciamenti.

I due grafici sono piuttosto eloquenti: gli scostamenti mostrano che qualcosa non va e che, come sempre, l’emergenza paga, e il covid non fa eccezione.

Era ingiustificato il picco del 2016, ma in quel periodo, bisognava far morire i traders “non diligenti” – Starace fresco AD di Enel li definì parassiti – che secondo Terna e Arera speculavano.

L’uplift puntava inspiegabilmente a  20 €/MWh, ma la quota degli sbilanciamenti non arrivava a 5

Di nuovo, nel 2017, eliminato qualche parassita, l’uplift s’impenna perchè, questa volta, sono i produttori a sbilanciare, prima che Terna se ne accorga.

Dopo l’aumento comunicato da Terna in questi giorni, se confrontiamo il grafico del PUN – Prezzo Unico Nazionale – con quello dell’uplift,  notiamo che  quando il PUN scende  il dispacciamento sale e i produttori si rifanno dei margini persi col PUN facendosi “chiamare” da Terna nel MSD.

Il tutto con la benedizione di Arera, che non ha alcun controllo sul monopolio di Terna e sul costo dei suoi servizi o dei suoi progetti.

Così Terna fa utili trionfali sulla pelle di quelli che pagano le bollette.

Evidente, come nel caso dell’emergenza covid, l’incapacità di Terna a gestire il problema se non comprando, cara, energia di riserva per evitare il peggio.

Il potere di Terna, forte di un monopolio che dura da decenni, è devastante.

Le analisi costi&benefici “fatte in casa” sono insindacabili e senza programmi stringenti: il collegamento Calabria – Sicilia, gli interconnectors, e la farsa del Montenegro , le centrali essenziali strapagate per restare ferme, 50 nuovi GW di potenza conferiti con i medesimi criteri del CIP6 e la nuova linea Sicilia/Sardegna sono solo alcuni esempi.

Andate vedere i risultati di Terna, i bonus dei managers e come e quando vengono decise le opere. Poi moltiplicate i 20 €/MWh del uplift appena deciso per i 300 milioni di MWh consumati ogni anno in Italia.

19/6/2020

 

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Oneri di sistema e Covid

Un salto indietro, ottobre 2021, un anno dopo i look down e cinque mesi prima dell’invasione dell’Ucraina.

La Delibera n° 396/2021 di Arera attuava le misure del Governo per calmierare il costo delle bollette del mercato tutelato del quarto trimestre 2021: erano 4 miliardi di euro, dopo 1,2 miliardi messi a disposizione per il trimestre precedente.

Così la delibera “Cassa e GSE prevedono che la liquidità complessiva dei conti di gestione si esaurisca verso la metà dell’anno 2022, diventando negativa nella seconda metà del medesimo anno”.

Ma può diventare negativa?

La sospensione temporanea del pagamento degli oneri di sistema, solo per alcune categorie di consumatori creerà, nel 2022, un buco di 7,5 miliardi di euro.

Vista l’emergenza energetica, con i conti fuori controllo, sarebbe stata un’ottima occasione per affrontare il problema degli oneri di sistema che pesano sulle bollette per oltre 15 miliardi di euro all’anno e che non devono essere nelle bollette.

Imbarazzante l’ottimismo del Governo nel prevedere da un lato il rialzo del PIL del 6% e dall’altro far pagare alle industrie, con potenza installata maggiore di 16,5 kW, bollette talmente salate da costringerle a ridurre la produzione, se non a chiudere l’attività.

In presenza di una volatilità dei mercati energetici sempre più marcata, e di un tasso d’inflazione esplosivo, gli interventi trimestrali spostavano solo la resa dei conti che arrivava puntuale un anno dopo, quando il sistema sarebbe collassato.

Tutto poi è rientrato nella normalità, gas ed energia elettrica sono raddoppiati, gli oneri di sistema sono stati rimessi!

Passata la paura: i consumatori italiani resistono e pagano le bollette.

Perché l’energia elettrica è così cara?

Il mercato del gas:una tragedia!

Sono passati due anni da questo post, ma non succede nulla.

Tante parole, molte sciocchezze ma il nulla é cosmico!

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Il mercato a “prezzo marginale” dell’energia elettrica funziona così: in un grande magazzino scegliamo calze, mutande, camicie, maglioni che costano dai 15 ai 50€ e, alla fine, ci piace un cappotto da 1000€.

Alla cassa ci fanno pagare tutti i pezzi a 1000€, anche le mutande!

Da un anno paghiamo l’energia elettrica come se fosse prodotta tutta con il gas. L’energia idroelettrica, per esempio, la paghiamo dieci volte il prezzo marginale centrali idrauliche.

Il governo dei “ migliori” non si é accorto di cosa stava succedendo, già ad ottobre del 2021, e tra “le bollette che sarebbero calate a marzo“ di Cingolani e “ la pace o condizionatori” di Draghi, nessuno ha fatto nulla.

Ci sono voluti mesi e il recupero disperato con la tassa sugli extra-profitti, dai risultati piuttosto deludenti o aver tolto gli oneri di sistema dalle bollette.

Nel dubbio, Enel ha chiesto al governo 16 miliardi di finanziamento, il 70% garantito dallo stato, forse proprio per pagare parte della tassa, nel caso fosse costretta.

Per avere un’idea di quanto sia costata l’estrema disattenzione del governo dei “migliori”, facciamo quattro conti, partendo dal 2021:

Gli speculatori entrano in azione in estate quando i “migliori” sono già in vacanza.

Il PUN di dicembre è quattro volte e mezzo quello di gennaio, mancano ancora due mesi alla guerra ma il governo ci mette solo qualche pezza.

Ad agosto, quindi molto prima della guerra, il PUN a 112 €/MWh, quasi il doppio di gennaio e a settembre l’indice con scadenza marzo esplodeva.

Noi non sappiamo a quale prezzo sia stata venduta l’energia elettrica non prodotta con il gas, ma sappiamo che vale poco meno della metà di tutta quella prodotta in Italia.

Sicuramente é stata venduta ad un prezzo inferiore al massimo prezzo pagato dal mercato ed é stata acquistata per prima, perchè cosi funziona.

Nulla dovrebbe essere cambiato dopo la crisi russa. Quindi tutto fa supporre che i produttori del 46 % del totale ( percentuale esatta del non prodotto con il gas ) per correttezza avrebbero dovuto continuare a offrire a 112, il prezzo di agosto.

Con la guerra il PUN prende il volo, raggiungendo punte di 441 a luglio, 543 ad agosto e 430 settembre, con una media da giugno a settembre di 421, mandando al collasso il sistema industriale.

Oggi possiamo indicarlo prudenzialmente a 350 €/MWh.

Tentando una valutazione su base annua e sapendo che, grosso modo, il consumo annuo in Italia é di 300 miliardi di kWh e stimando un PUN medio annuale di 350€ /MWh €, il 46% di 300 miliardi equivale a 138 miliardi di kWh e cioé 138 milioni di MWh.

138 milioni MWh moltiplicati per 238 € – cioè la differenza tra 350 € e 112€ – fanno 33 miliardi di euro, ed è una valutazione per difetto perché partiamo da agosto ‘21.

Un governo davvero migliore avrebbe dovuto accorgersi molto prima che, senza il gas russo, bisognava correggere e che l’emergenza stava arricchendo la banda dei “cassieri“( quelli del cappotto) che hanno sempre avuto la possibilità di “coprirsi” con gli acquisti a termine di gas.

Invece di tentare voli pindarici sul CAP del prezzo del gas, a livello europeo, tentativi che sono destinati a fallire, bastava disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, ma forse i “cassieri” erano contrari.

Con il risultato che non é stato fatto nulla, se non rincorrere la crisi su fronti sbagliati e cioè cercando il gas all’estero e aiutare il popolo dei consumatori a pagare i “cassieri”.

Oneri di sistema: il disastro

Nel 2016 le bollette dell’energia elettrica esplodono.

Con un documento di consultazione – con quale credibilità – l’autorità per l’energia e il gas chiede – a chi – come mai si è arrivati a questa insana situazione e come ripartire gli oneri di sistema che quest’anno ammonteranno a 16 miliardi.

Fanno 6 cents/kWh, una volta e mezza l’attuale prezzo all’ingrosso.

La sola componente A3 sarà di 14,5 miliardi di euro.

L’inverosimile quantità di denaro mantiene il sistema dei produttori, trasportatori e distributori i cui bilanci,nonostante l’aria che tira, sono trionfali.

La quota parte energia (30% del totale della bolletta ) é invece calata, in linea con il prezzo del petrolio.

Cosa succederà quando la tendenza s’invertirà e dovesse arrivare la ripresa.

Il governo e l’autorità per l’energia difendono il sistema mentre i cinquestelle parlano forse di un futuro troppo lontano. 

 

 

 

 

 

Oneri di sistema: coprite i buchi!

Altri esempi di come venivano utilizzati i fondi raccolti con la voce “oneri di sistema” delle bollette.

Voce che il referendum promosso da http://www.aept.it chiede al popolo di eliminare.

Una porcata risale ai tempi di Alitalia, altra beneficiata dai consumatori.

Cosa c’entrava Alitalia con le bollette?

Nulla, come non c’entrano le FFSS, ma siccome le bollette sono bancomat,e i soldi ci sono, tanto vale prenderli, magari per pagare i bonus ai manager della decotta compagnia di bandiera!

Il prestito di 900 milioni ad Alitalia – previsto dal decreto Crescita del 2019 – veniva “garantito” dalle bollette: erano soldi destinati a pagare i produttori di energia rinnovabile ed erano già stati incassati dal GSE.

E siccome, non si sa perché, erano ancora lì tanto valeva utilizzarli per il baraccone volante.

Succhiare soldi ai consumatori di energia elettrica è una costante attività dei vari governi : lo aveva fatto Renzi per ILVA e Gentiloni continua con Alitalia.

Ricordiamo allora la vicenda di Alcoa.

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La legge 129/2010, conosciuta come decreto  “Salva Alcoa”, fece esplodere il settore del fotovoltaico in Italia che peraltro continuiamo a sovvenzionare dopo 15 anni, per una decina di miliardi all’anno a prezzi folli.

Il “salva Alcoa” estendeva gli incentivi del “secondo conto energia” che erano più generosi di quelli del terzo, che sarebbe entrato in vigore nel 2011.

Il decreto dava la possibilità anche agli impianti allacciati alla rete entro il 30 giugno del 2011 di accedere alle tariffe del secondo conto energia, purché la comunicazione di fine lavori venisse inviata al GSE entro il 31 dicembre 2010.

Il decreto di fatto prorogava, fino al 30 giugno 2011, il periodo di operatività del secondo conto energia, destinato inizialmente ad esaurirsi nel 2010, per effetto dell’entrata in vigore del terzo.

Il decreto prevedeva inoltre misure urgenti per garantire il potenziamento e la sicurezza dell’energia elettrica in Sicilia e Sardegna e fu ribattezzato “salva Alcoa” proprio perché affrontava anche la questione della multinazionale americana che, a quel tempo, minacciava la chiusura dello stabilimento in Sardegna, per il costo, troppo elevato, dell’energia elettrica.

Così, dopo un decennio, scopriamo che, per rendere profittevole il piano industriale di Alcoa, il costo dell’energia per la stessa era meno della metà di quello di mercato.

In questa situazione Arera non può fare altro che segnalare, a Governo e Parlamento, l’impatto devastante sulle bollette, mettendo in ulteriore difficoltà proprio quelli che consumano meno.

Con i continui salvataggi, gli oneri di sistema, che valgono 15 miliardi di euro all’anno, non potranno mai ridursi ma solo inesorabilmente aumentare. Basta fare quattro conti sui BESS, gli accumuli. Chi pensate pagherà?

#referendumoneridisistema

#associazioneenergiapertutti

 

 

Oneri di sistema: se questo è un regolatore

In una audizione alla commissione d’inchiesta sui diritti dei consumatori ( febbraio 2022) il presidente Besseghini ha presentato una memoria.

A pag. 62 così si legge:

….socializzare importi rilevanti corrispondenti ad insoluti all’interno della medesima catena

Curioso come venga utilizzato il verbo “socializzare” visto che in questo caso significa che chi paga paga anche per quelli che non pagano. Vi sembra giusto?

Arera non può spingersi a tanto!

Oneri di sistema: socializzazione delle perdite

Paghiamo 15 miliardi all’anno con le bollette, ricordatelo quando voterete al prossimo referendum.

Proprio per sensibilizzare i votanti, alcuni esempi di allegra gestione dei nostri soldi.

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La Procura di Roma indaga su una faccenda che potrebbe costare cara ai consumatori.

Enel e Green Network, con la benedizione di Arera,  transavano a carico dei consumatori con le delibere n° 50/2018 e n° 568/2019.

E adesso Arera denuncia Green Network.

Questo l’antefatto (2020)

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I debiti di alcune società fornitrici di energia elettrica vengono coperti dai consumatori.

Un giochetto molto semplice, in apparenza.

I fornitori di energia elettrica operano in un mercato controllato, a monte, dal distributore di riferimento – edistribuzione – al quale devono pagare “sull’unghia” gli OGS – oneri generali di sistema – a prescindere dal fatto che il cliente finale paghi o non paghi la bolletta.

Il distributore monopolista, che fa capo a Enel e che distribuisce quasi tutta l’energia elettrica nel paese, è il vero arbitro del mercato: decide chi deve pagare e chi no, chi può vivere o chi deve morire.

Erano 500 i milioni del buco di  Gala, che poi è fallita, e sono 166 quelli attuali di Green Network, ma ne deve il doppio a Enel.

Così si siedono attorno ad un tavolo e si mettono d’accordo, creditore e debitore, perchè quello che manca la mettano i consumatori.

Non si comprende come sia possibile una tale operazione sulla testa dei consumatori.

Com’è possibile che Enel, attraverso la controllata edistribuzione, possa concludere accordi transattivi – benedetti da Arera – che riguardano soldi che i consumatori hanno già pagato con le bollette e che il fornitore, invece di versare, ha trattenuto per far quadrare i conti

In base a quale specifica delega Arera può decidere di socializzare, a suo modo, le perdite di una società privata gestita malamente?

Forse è per questa ragione che i fornitori sono più di 600, spesso società nate dal nulla e senza alcun controllo, il più destinate a chiudere lasciando debiti che tanto saranno pagati dai consumatori.

Trionfale, invece, il cammino dei distributori e, in particolare, di quello di proprietà di Enel – edistribuzione – che distribuisce e misura, più o meno, tutta l’energia elettrica nazionale.

Può decidere chi e quando deve fallire e chi invece, come Green Network può continuare a vivere e magari tornare utile in futuro.

Se si possono scaricare i debiti dei privati sui consumatori sarà una passeggiata socializzare gli oneri di sistema, per 18 miliardi all’anno

Nelle casse della CSEA, dove arriva annualmente questa montagna di denaro, ci sono sempre un paio di miliardi pronti per le emergenze, come per Alitalia.

Anche quelli sono soldi nostri, pagati perché avrebbero dovuto darci dei benefici, e invece vengono utilizzati per scopi diversi.

E sfido chiunque a dimostrare i benefici economici dell’energia rinnovabile per i consumatori.

E adesso, che il valore degli oneri si avvicina al terzo della bolletta, e la morosità aumenta, ecco la resa dei conti!

Secondo il TAR del caso Gala, gli oneri di sistema sono oneri “fiscali”, rivolti cioè alla generalità dei cittadini.

Mentre, per il regolatore, è l’ex presidente Bortoni che parla: “le sentenze della giustizia amministrativa si rispettano ma hanno travisato la materia; la richiesta di socializzare sarà l’ultima spiaggia, non si andrà subito a socializzare il buco; dovremo riformare le decisioni della giustizia che non stanno in piedi, pur rispettandole; dovremo definire formule di sopravvivenza da qui al nuovo assetto ‘a canone Rai’, spero che il transitorio sia di alcuni mesi, vedremo; stiamo già pensando ai criteri da rispettare per iscriversi all’albo previsto dal Ddl concorrenza“.

Ad oggi, non solo non esiste l’albo dei fornitori ma i piazzisti di energia proliferano, tanto sanno che, come nel caso Green Network, non possono fallire.

Oneri di sistema e le truffe secretate

Gli “oneri di sistema” si pagano con le bollette dal 1999, anno dal decreto Bersani.

Nati per compensare Enel per le centrali nucleari dismesse dal referendum, negli anni sono diventati un bengodi per i beneficiari che hanno chiesto ai governi di turno di partecipare alla festa finanziata dalle bollette.

Una rara slide di Arera, della già catastrofica situazione di dieci anni fa.

L’utilizzo di questa immensa quantità di denaro è un atto di fede, tutti pagano, nessuno chiede e, come vedremo, nessuno controlla. Ovviamente qualcuno ne approfitta e ha tutto il tempo per farla franca.

Una delibera dell’Autorità per l’energia – ARERA – mostra come non funziona il sistema:

un produttore di energia elettrica assimilata alle rinnovabili” – che risulta ancora oggi incentivata con un decreto del 1992 – immette in rete più energia di quella contrattata col GSE incassando più di quanto avrebbe diritto.

La truffa va avanti per anni, non interviene la magistratura ma l’indagine viene invece affidata da ARERA, il regolatore, al GSE, il potenziale truffato.

Conflitto d’interessi a parte, ARERA delibera il recupero amministrativo di quanto indebitamente incassato dal produttore, ma non è chiaro perché:

  • siano necessari dieci anni per chiedere la restituzione dei soldi, ammesso che possano essere ancora recuperati;
  • nessuno ha mai controllato;
  • se ne occupino ARERA, il GSE, la Guardia di Finanza e non la Magistratura;
  • l’Allegato A della delibera, con i dettagli della convenzione tra GSE e produttore e su quanto indebitamente incassato, non viene reso pubblico, “perché contiene dati e informazioni commercialmente sensibili”

I dati sono sensibili per chi ha fatto il furbo e ha rubato, e non per il consumatore che l’ha riempito di soldi?

Da pag.165, la relazione annuale di ARERA enumerava gli interventi ispettivi effettuati.

Non erano tanti 258 controlli, tenuto conto delle cifre in ballo, come erano insignificanti le poche decine di milioni di euro recuperati, su oltre tredici miliardi versati.

E dieci anni fa i produttori di energia fotovoltaica erano solo un terzo degli attuali!

Ci si chiede quanti siano quelli che hanno fatto e continuano a fare i furbi e quando c’è ne accorgeremo?

Eppure un metodo ci sarebbe: confrontare l’energia verde prodotta (rapporti di Terna), o solamente dichiarata verde, con quella venduta.

E se, per esempio si scoprisse che l’energia elettrica venduta è il doppio di quella prodotta? E che magari ci sono i furbi che pure ci speculano!

La situazione aggiornata è questa

Energia alla “francese” (2)

I francesi pagano molto meno

La bolletta francese é semplice, mezza pagina!

Eppure sono solo due le informazioni utili per il consumatore: quanto consuma e quanto paga.

Un criterio che la nostra autorità di regolazione -Arera- ignora da sempre.

Sembra che in Italia la bolletta debba essere complicata proprio perché nessuno la legga, perché nessuno capisca quanto paga gas e luce e non sia in grado di fare confronti!

Lo dimostrano un fiorente mercato nero di dati personali e una pletora di società di comparazione.

In Francia, in mezza pagina, ci sono tutte le informazioni essenziali.

Siamo sei mesi dopo l’invasione dell’Ucraina: 82,42 € per 343 kWh, di 24 cent/kWh dei quali 13,74 per la materia prima.

La potenza installata di questo utente é 6 kVA il doppio di quella dell’utente “domestico tipo” italiano.

Da notare l’unità di misura francese! In Italia, per la gioia delle contestazioni, stiamo ancora a discriminare tra energia attiva e reattiva con franchigie e penali.

Nella bolletta sono inoltre inclusi due mesi di trasporto in abbonamento (fissi).

Le tasse pesano per il 12% e l’IVA per il 10%

Devastante il confronto con le nostre bollette, nella forma e nella sostanza. Nello stesso periodo la materia prima in Italia costava più del doppio. L’aspetto fiscale poi è imbarazzante.

Le perdite di rete (ee)

Senza neppure sapere cosa siano, l’utente paga le “perdite di rete”, finite nei meandri della bolletta.

Non lo sa perché non legge i contratti, non sa quanto consuma e non capisce le offerte che gli fanno e quindi i fornitori lo fregano.

In passato, le perdite di rete venivano esplicitate in bolletta e ora fanno parte della “quota materia prima energia” e le paghiamo allo stesso prezzo dell’energia che consumiamo.

In questo modo paghiamo così l’inefficienza cronica di quelli che distribuiscono energia elettrica.

Il consumatore domestico tipo – quello che secondo Arera consuma 2.700 kWh all’anno – paga, da più di quindici anni, il 10 % in più di quanto consuma, quindi 270 kWh per circa 110/120 €/anno.

Sorprende che si paghino anche le altre voci della bolletta come gli oneri di sistema, le tasse e l’IVA anche sulle perdite di rete, cioè su qualcosa che non si utilizza.

Le perdite di rete sono state decise da Arera, dopo che la stessa Arera ha chiesto il parere proprio a quelli che trasportano e distribuiscono energia elettrica.

Cosí che le perdite siano vere o meno non interessano a nessuno, visto che tutti le pagano!

Il gioco sembra semplice: ARERA chiede, sempre agli addetti, “quanta energia è stata prodotta e quanta é stata venduta”.

Questi rispondono e la differenza finisce “convenzionalmente” in bolletta.

Compresi, ovviamente, i furti di energia che così restano, non solo impuniti per anni ma già pagati.

La prova che le perdite di rete vengano stabilite arbitrariamente potrebbe risiedere nel fatto che, nonostante il consumo in Italia si sia considerevolmente ridotto negli ultimi anni, le perdite di rete sono rimaste le stesse.

Il consumatore italiano è una garanzia: paga l’energia rinnovabile, che sbilancia la rete, paga il ri-bilanciamento della rete stessa, paga le linee di trasmissione e paga le perdite di rete.

Quando firmate un contratto di fornitura, la voce “perdite di rete” é uno dei trucchi per fregarvi e dovete accertarvi che il prezzo le includa se no l’offerta che vi stanno facendo risulta falsamente più a buon mercato.

Contratti vessatori

Sono intestatario di due POD e due PDR, serviti ognuno da un contratto “di maggior tutela”.

Desidero far presente che i contratti furono stipulati, e da me controfirmati, nel luglio 1993 con AEM (P.IVA 01199250158) e che, negli ultimi 30 anni, non ho mai firmato nessun nuovo contratto, né mi è stato richiesto di approvare aggiunte e/o modifiche che allineassero i contratti in essere alle disposizioni via via emanate da codesta Autorità.

Inoltre, negli ultimi 30 anni, non ho mai conferito mandato al Fornitore (prima AEM e poi A2A) per la stipula di contratti di trasporto con il Distributore.

Di fatto il mio è un contratto mai modificato rispetto alle pattuizioni iniziali, per l’inerzia del fornitore e del distributore.

A seguito delle nuove disposizioni che prevedono il termine del “Servizio di maggior tutela” ho esaminato le proposte contrattuali di alcuni fornitori e non ho trovato nessuna proposta di fornitura chiara ed esaustiva su alcuni aspetti contrattualmente significativi.

Ad esempio:

  • per quanto riguarda i rapporti con il Distributore vengono proposte condizioni di fornitura in cui il Cliente è obbligato ad accettare le condizioni tecniche eventualmente definite dal Distributore (e chi è? che cosa ha deciso? come faccio a controllare quali esse siano?? E se cambia il Distributore che faccio?’ chi mi tutela?’)
  • si dice che i contratti possano essere modificati – senza obblighi di informazione al Cliente – in base a norme emanate da ARERA (ma devo forse verificare in maniera continuativa e sistematica la vostra produzione normativa??) – a disposizioni di enti competenti (e chi sono?? come faccio a controllare la congruità?)
  • Viene chiesto di accettare disposizioni contrattuali che sono in palese conflitto con la fattispecie contrattuale in essere (email modificate con il mio assenso). Mi viene poi, ad esempio, richiesto di dare mandato al Fornitore a sottoscrivere un contratto con il Distributore, senza nessuna pubblicità di quanto sottoscritto.A supporto di quanto affermo, allego le condizioni generali di fornitura previste da A2A. Preciso che altre società di vendita prevedono clausole del tutto simili (e palesemente vessatorie nei confronti del Consumatore)

Conclusioni

Alla luce di quanto evidenziato, essendo chiaramente impossibilitato a compiere una scelta consapevole ed informata per il passaggio al Mercato libero,

Chiedo cortesemente a codesta Autorità di attivarsi con il mio fornitore A2A (come sopra identificato)

per mantenere in essere per i quattro contratti di fornitura, la presente situazione contrattuale, “Servizio di maggior tutela” oppure, in alternativa, di prevedere che venga predisposta dai Fornitori una contrattualistica che sia completa, corretta ed esaustiva a tutela dei diritti del consumatore.

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Lettera di un consumatore di Milano ad Arera (settembre 2023)

Il traffico illecito dei dati sensibili

Quanto valgono i vostri dati al mercato nero

Pochi leggono le bollette e i contratti prima di firmarli, molti non conoscono la differenza tra fornitore, che emette la bolletta, e distributore, che ci fa arrivare luce e gas a casa, dove li misura con i contatori.

I nuovi contatori, che ci stanno installando da anni, possono essere letti e gestiti dai distributori “da remoto”, cioè attraverso i tasti di un computer.

Non si sa cosa i distributori possano effettivamente fare “da remoto” perché i protocolli di comunicazione non sono pubblici.

Quindi potrebbe anche darsi che il sistema “operatore-contatore” venga utilizzato in modo non ammissibile per es. stabilendo da remoto il nostro consumo.

Infatti, se ad utente moroso viene ridotta la potenza, perché non farlo anche con quelli che la bolletta la pagano? Sarebbe truffa, ma chi potrebbe provarla?

Quali siano i dati raccolti dai contatori é un altro mistero; prova ne è che, quando ci sostituiscono il contatore, utilizzano accessori di lettura e di comando non omologati.

Comunque, con quanta facilità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto? O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza neppure sapere quanto consumiamo? Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di regalare dati sensibili? Firmiamo polizze assicurative senza leggerle e magari cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto di fornitura di luce e gas?

Quei dati finiscono in rete e i tabulati vengono offerti anche su Facebook.

É grazie a quelle informazioni che poi riceveremo tutte quelle telefonate!

E in effetti, con i nuovi contatori potrebbero sapere tutto di noi: le nostre abitudini di consumo, quando siamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori, e magari il nostro numero di telefono e l’IBAN.

E poi chi garantisce la sicurezza del dato che viene trasmesso?

Meglio perlomeno tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e di PDR (per il gas).

Con quei numeri possono millantare contratti non richiesti. Digitare quei numeri sui siti dei comparatori di offerte in rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro perché il mercato di luce e gas è un mercato di offerta, e i dati dei consumatori sono oro.

Così i distributori raccolgono i dati e li passano poi ai venditori, che sono spesso società collegate sotto lo stesso ombrello e che risultano ovviamente avvantaggiati.

Siccome i contatori nascevano anche per utilità dell’utente, ho provato la procedura per verificare i miei consumi sul SII – Sistema Informativo Integrato.

Ci si accede solo con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo. Dopo uno slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una di tre utenze a me intestate, delle altre due il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera, il venduto di Enel supera l’80%, stessa percentuale dell’energia elettrica distribuita da edistribuzione, di intera proprietà di Enel. Sui nuovi contatori c’è il logo Enel, e quindi, in futuro, saremo tutti più liberi di comprare energia da Enel.

Le altre centinaia di venditori si limiteranno a mercanteggiare i nostri dati.

Consumare informati

Consigli pratici

Qualche consiglio pratico visto che la maggiore risorsa energetica di questo paese è il risparmio (P.S.)

  1. Sapere quanto consumate, in kWh e m3 di gas. Leggete i contatori!
  2. Confrontare i numeri dei contatori con quelli delle bollette.
  3. Limitare la potenza contrattuale: a una famiglia di quattro persone basta una potenza di 3 kW utilizzando un elettrodomestico e a pieno carico.
  4. Non cambiare fornitore senza capire tutte le condizioni che vi vengono offerte. Evitare fornitori non referenziati.
  5. Non comunicare mai al telefono, o compilare moduli sulle piattaforme internet con i dati sensibili delle vostre forniture che sono il numero di POD per la luce e il PDR per il gas.
  6. Annullare l’addebito diretto in banca perché solo in questo modo sarete costretti a capire quanto consumate e quanto pagate.
  7. Dopo avere verificato le bollette, dovete pagarle nei termini perché i morosi verranno “staccati” per primi.
  8. Dovete verificare tutti i termostati di casa, dal boiler dell’acqua calda al frigorifero e alle valvole termostatiche dei termosifoni.
  9. Se usate il gas solo per cucinare, sostituitelo con piastre a induzione.
  10. Usate lampade a led e spegnete tutti gli apparecchi elettronici in stand-by, dal televisore allo stereo, dai computers alla Wi-Fi etc.
  11. Cambiate tutti i vecchi elettrodomestici energivori con i nuovi A++, utilizzare programmi eco sui nuovi e a pieno carico

Oneri di sistema – l’emergenza

L’aumento previsto del costo delle bollette dovrebbe far riflettere il governo sull’opportunità di eliminare definitivamente gli oneri di sistema, messi a carico dei soli consumatori invece che della fiscalità generale.

Durante la crisi ucraina Draghi ci mise una pezza temporanea, da 8 miliardi, peraltro insufficiente perché gli oneri valevano molto di più.

Degli oneri di sistema si sa poco: non ci sono consuntivi, né preventivi; impossibile sapere di quanti soldi si tratta, come vengano realmente utilizzati e quali siano poi i reali vantaggi per i consumatori.

Un buco nero, un bancomat con il quale si servono tutti gli addetti del sistema.

Eppure il consumatore, o l’impresa che li pagano hanno diritto di sapere come vengono utilizzati, fino all’ultimo centesimo.

Gli oneri di sistema vengono raccolti dai distributori di energia elettrica ( vedi la voce in bolletta ) e poi se ne perdono le tracce.

Se, per anni, gli oneri di sistema sono sempre aumentati, e il costo della materia prima è rimasto pressoché costante, è facilmente prevedibile che, al primo serio rialzo della materia prima, la bolletta prenderà il volo, costringendo il governo a cercare di salvaguardare i consumatori più deboli.

D’altro canto la situazione era già esplosiva nell’ottobre del 2021 quando il GSE dichiarava di poter pagare i beneficiari, solo per i primi sei mesi del 2022; ciò significa, per esempio, che, senza intervenire, i produttori di energia rinnovabile il prossimo anno verranno pagati a singhiozzo.

La modifica “strutturale” promessa dal governo non si è vista e quindi, tra tre mesi quando, secondo il governo, il costo della materia prima scenderà, gli oneri di sistema non potranno che essere reintegrati e, alla fine, non ci sarà alcuna calo delle bollette, con buona pace di politici, ministri e funamboli della transizione energetica.

Ma Arera è legittimata ad imporre gli oneri di sistema nei contratti di vendita dell’energia elettrica e, quindi, farli pagare ai consumatori?

La Suprema Corte di Cassazione – R.G.N. 5917/2018 e 30804/2019 – conferma “l’inesistenza di una norma che attribuisce all’Autorità il potere di imporre tali oneri”

Se quindi è vero che Arera non può imporli, perché chi vende energia continua a esporli in bolletta? E cosa succede se poi il consumatore non li paga?

E’ auspicabile che la recente istituzione della Commissione Parlamentare d’inchiesta per la tutela dei consumatori, possa chiarire queste criticità chiedendo anche perché, dopo anni, gli oneri siano ancora destinati a floridi enti governativi e a imprese private .

Gennaio 2022

Il canone RAI

Il canone in bolletta

Da dieci anni le bollette dell’energia elettrica ci addebitano il canone della RAI.

Nel 2024 fanno 7 euro al mese, per dieci mesi, da gennaio a ottobre; ora il governo sta pensando di ri-aumentarlo

Il canone è dovuto solamente per l’abitazione di residenza; i non residenti non lo devono pagare, dichiarandolo al proprio fornitore, quando firmano il contratto.

Va verificato che, ad ogni bolletta, il canone venga addebitato e le bollette devono essere conservate per dieci anni, prova che lo avete pagato.

Ma se il fornitore li riceve e non li paga cosa succede?

Una volta incassato, il vostro fornitore deve versarli, per vostro conto, all’Agenzia delle Entrate, segnalando sia il numero di POD della vostra utenza, presso la vostra residenza, che il codice fiscale.

Numerosi lettori segnalano di aver ricevuto una comunicazione dell’Agenzia con la richiesta di pagamento, a distanza di anni.

Per evitare simili sorprese, dovreste verificare prima di tutto che il canone vi sia stato correttamente addebitato.

La confusione é tale che qualche fornitore se lo dimentica, per far diventare la sua offerta più “competitiva”.

La brillante idea di scaricare il canone RAI in bolletta venne al governo Renzi  nel dicembre del 2015 e l’Autorità dell’Energia si limitò a disquisizioni teoriche.

Da tempo cercavano gli “abusivi” ma il risultato, al di là dell’impatto mediatico, fu scadente con notevoli problemi nella messa a punto della procedura.

Dopo il ricevimento, da parte dei consumatori, delle comunicazioni dell’Agenzia, seguiranno le cartelle esattoriali con la richiesta di pagamento per ogni anno.

Il consumatore dovrà quindi dimostrare di aver pagato il canone ammesso, ovviamente, che il suo fornitore glielo abbia addebitato con la bolletta e poi lo abbia regolarmente “girato” all’Agenzia delle Entrate

Siccome sono pochi quelli che verificano le bollette, se non c’è stato addebito, la richiesta dell’Agenzia é quindi corretta.

Ma anche se l’utente ha pagato, il consumatore deve sperare che il fornitore abbia fatto il suo dovere e tra le centinaia di sconosciuti fornitori che operano nel mercato, ci saranno sicuramente quelli che non l’hanno fatto.

Se poi il consumatore ha cambiato fornitore o magari, nel tempo, più fornitori, il controllo sarà ancora più complicato. 

Stesso problema se su quel POD è subentrato un altro utente.

Le ultime proposte di subentro pubblicizzano “il canone RAI ve lo paghiamo noi “,e magari, dopo tre anni, scoprirete che non era vero.

#canonerai

 

 

 

Al freddo o al buio?

Riaccendiamo le caldaie, quasi tutte a gas, e il prossimo inverno potremmo restare proprio senza gas, che ci serve anche per produrre metà dell’energia elettrica nazionale.

Se invece il gas ci sarà, lo pagheremo il triplo rispetto all’anno scorso.

I prezzi dell’energia sono impazziti: prima della pandemia il gas costava 15€/MWh mentre il TTF di febbraio ‘22 era a 100. Oggi viaggia tra 30 e 40.

Il prezzo dell’energia elettrica é parametrato a quello del gas e colpisce le industrie che si stavano appena riprendendo dalla pandemia.

E la volatilità è destinata a perdurare.

Un aumento reale del PIL del 6%, in questa situazione altamente inflattiva, non è pensabile!

Soluzioni a breve non ce ne sono, se non pagare e aspettare che la tempesta passi, se passerà.

Scomposte le reazioni: abbiamo dato subito la colpa ai russi, che ogni inverno ci scaldano e che teniamo sotto embargo da anni.

Uno degli ultimi messaggi di Angela Merkel, che ha raddoppiato il gasdotto Nord Stream, che porta gas russo direttamente in Germania, è chiaro: forse l’Europa compra poco gas russo.

Ursula Von Der Leyen era invece di parere contrario: basta gas, solo rinnovabili!

E così tutti a blaterare di transizione energetica contro le fossili, che rappresentano il 60% della nostra produzione, senza prima dire ai russi: “stiamo pensando di diminuire le fonti fossili, ma avremo ancora bisogno del vostro gas, mettiamoci d’accordo sul prezzo, torniamo ai contratti take-or-pay”.

Contratti che invece abbiamo fatto scadere, fidandoci del gas naturale liquefatto americano, che doveva arrivare in Europa, ma chissà a quale prezzo, e che che adesso finisce tutto in Cina.

Il cambiamento climatico invia segnali chiari e gli eventi atmosferici estremi s’intensificano con conseguenze difficili da prevedere, come il calo del vento in Germania con i parchi eolici che non producono.

Da tempo ci si chiede quale sia l’affidabilità delle rinnovabili, sulle quali abbiamo deciso di puntare.

E l’affidabilità delle altre infrastrutture?

I gasdotti sono obsoleti, gli stoccaggi sono talmente strategici che non si sa mai quanto gas c’è, o ci sarà, le vecchie centrali nucleari francesi garantiscono il 15% dei nostri consumi e, alla fine, saranno finanziate dall’Europa perché, e su questo i francesi hanno ragione, l’energia delle nucleari é carbon free.

E gli incidenti? Ci stanno anche quelli, come 2003, quando restammo al buio per un fantomatico albero caduto in Svizzera.

Ora tutto é interconnesso e ci vuole poco per far saltare il sistema.

C’è bisogno di un serio piano di resilienza energetica, che faccia tesoro degli errori del passato.

Partendo proprio dagli stoccaggi visto che statisticamente il grande freddo da noi dura al massimo una settimana e i consumatori già pagano in tariffa il gas delle emergenze.

Quando serve, ci deve essere gas per resistere una settimana, fatecelo pagare quanto volete ma la gente non può ammalarsi di nuovo perché fa freddo.

Ogni inverno, invece, o c’è ne sempre una oppure gli ignoranti fanno il solito terrorismo e appena arriva il freddo andiamo in confusione.

Nel 2012 fa molto freddo e l’AD di ENI informa che si consumano 440 milioni di m3 al giorno. (ndr. un volume da ricordare per i prossimi mesi). Viene fuori che c’è gas solo per tre giorni: stoccaggi vuoti!

Preso dal panico il governo Monti accende le centrali a olio combustibile, che restano pronte a produrre fino a luglio, mentre Mucchetti, ancora al Corriere prima di finire al Senato, scrive di metaniere che vagano nel Mediterraneo.

Nel Gennaio 2015 arriva poco gas dalla Russia e si pompa troppo dagli stoccaggi .

Il ministero dichiara l’allarme che “prevede che siano gli operatori a mettere in campo tutte le azioni di mercato più opportune per consentire il ritorno alla normalità”.

Detto fatto: il giorno dopo, con un tempismo perfetto, una metaniera scarica GNL a Livorno.

Nel 2015 i russi sospendono le forniture all’Ukraina perché non paga il gas. Attraverso l’Ukraina passa il gas per l’Europa e, se l’Europa non scalda l’Ukraina pagandole il gas, il gas non arriva. Per questa ragione i tedeschi si riforniranno direttamente dalla Russia con il Nord Stream.

In Marzo 2017 l’incidente di Baumgarten in Austria blocca il gasdotto del nord e nel dicembre dello stesso anno il prezzo del gas raddoppia a 35 €/MWh (ndr. un prezzo da ricordare per i prossimi mesi) perché il gasdotto va in manutenzione e la portata dimezzerà per due anni.

Nel 2018 una nuova crisi con l’Ukraina, che si risolve di nuovo con i soldi dell’Europa.

Comunque tutti i contratti di fornitura di gas sono secretati: dove finisca il gas e a quale prezzo nessuno può saperlo.

Con queste incertezze bisogna muoversi adesso, con una cabina di regia ad hoc, che preveda tutti gli scenari possibili e i criteri per affrontarli senza ritrovarsi a dover agire, come sempre, nel panico.

Bisognerebbe poi pensare nel lungo periodo perché se i prezzi energetici resteranno a questi livelli dovremo davvero consumare di meno!

E’ un cambio epocale e le scelte condizioneranno il nostro futuro.

Oneri di sistema: referendum!

“Con le bollette dell’energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima, commercializzazione e vendita), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi.
Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali.Gli oneri generali sono applicati come maggiorazione della tariffa di distribuzione, (quindi all’interno dei servizi di rete), in maniera differenziata per tipologia di utenza.”

A3 é solo una delle componenti degli oneri di sistema.

Le bollette come bancomat: raccolgono soldi che non nulla hanno a che vedere con l’energia che acquistiamo.

Comprino temporaneamente i buchi di Alitalia, Ilva, Alcoa, o di operatori elettrici falliti, come Gala o GreenNetwork, solo per citarne alcuni, e poi si perdono.

Le industrie “energivore” pagano l’energia elettrica troppo cara? Ci pensano le bollette!

Volete installare un impianto fotovoltaico? Ci pensano le bollette!

I treni costano troppo cari? Ci pensano le bollette!

C’è il furbo che la bolletta non la paga, nessun problema, ci pensano pensano le bollette!

Istituti di ricerca deficitari? Ci pensano le bollette!

Verificate quanto pagate gli “oneri di sistema” ad ogni bolletta e poi moltiplicate per le decine di milioni di utenze!

Continuano a ripeterci che gli oneri di sistema sono imposizioni parafiscali. Che dovrebbero essere pagati da tutti i cittadini, e non solamente dai consumatori, che invece ci pagano sopra pure tasse e IVA.

Le origini degli oneri di sistema sono trattate in un altro post di questo blog.

Il metodo d’imposizione resta lo stesso: governo e parlamento decidono e incaricano Arera di spalmare il tutto nelle bollette.

Per anni fila tutto liscio ma quando la voce “materia prima” esplode, la bolletta esplode e il governo è costretto a sospendere le altre voci!

Lo ha fatto Draghi ma era solo temporaneo.

Arrivano così conti stratosferici ma nessuno protesta anche perché, al di fuori di chi incassa, nessuno sa come girano i soldi.

Gli oneri vengono incassati dal distributore,che li gira al GSE e poi si perdono nei meandri di un sistema tutt’altro che trasparente.

Il consumatore paga gli oneri ma non ha mai visto le bollette scendere!

É la stessa situazione della benzina con la differenza che della macchina puoi anche fare a meno, ma della luce in casa no.

È il futuro é tutt’altro che roseo!

All’orizzonte abbiamo infatti i sistemi di accumulo, necessari, ci raccontano, a immagazzinare l’energia rinnovabile che nessuno consuma, quella stessa energia che già incentiviamo con i conti energia di venti anni fa.

Le rinnovabili sbilanciano la rete? Nessun problema, ci pensano di nuovo le bollette, che incentivano i produttori di energia da fossile perché tengano a disposizione le centrali pronte a produrre. Solo pronte a produrre a costi stratosferici.

Poi ci sono le reti da rimettere a posto. Enel, che ha ancora il monopolio della distribuzione, annuncia 17 miliardi d’investimenti che alla fine saranno pagati dalle bollette.

Stessa cifra,17 miliardi Terna!

Come sia stato possibile piazzare le rinnovabili al sud quando la domanda é al nord é difficile da spiegare se non perché c’erano gli incentivi.

Così adesso, dopo vent’anni, ci pensa Terna a sbottigliare il sud con nuovi elettrodotti pagati sempre dalle bollette.

Passando per gli eolici, offshore o onshore, sarà un disastro per il consumatore italiano che guarda impotente la competitività dei partner europei

In una memoria di Arera, presentata alla commissione d’inchiesta della Camera sui diritti del consumatore, è scritto:

Inoltre, la catena di esazione di tali componenti, che passa attraverso le società di vendita, comporta la presenza di rischi di controparte di complessa gestione, che hanno portato all’esigenza di socializzare importi rilevanti corrispondenti ad insoluti all’interno della medesima catena. Ciò in particolare alla luce delle sentenze della giustizia amministrativa, che hanno limitato la responsabilità delle società di vendita in relazione al versamento degli oneri in caso di insoluti del cliente finale”

Socializzare oneri para-fiscali, derivanti dalla morosità di quelli che non pagano le bollette, sulla platea di quelli la pagano non é equo e senz’altro non rientra nelle competenze di Arera.

In attesa che qualcuno si svegli, l’unica soluzione è il referendum!

I tedeschi premiano il risparmio

I tedeschi hanno fatto sempre sul serio

Il governo tedesco ha deciso, da più di un anno , di aiutare le industrie e i consumatori con un piano di emergenza da duecento miliardi di euro.

Per un decennio, mentre noi spendevamo, i tedeschi accumulavano surplus commerciali che, stando alle regole UE, avrebbero dovuto restituire, ma nessuno insisteva più di tanto, perché c’era la Merkel.

Il nuovo piano tedesco è semplice: se consumi meno energia ti premio!

Da noi, non solo non se ne parla ma si continua invece ad installare potenza senza tenere conto della domanda.

Siccome tutto viene messo a carico delle bollette perché premiare chi consuma meno?

Meglio staccare l’energia se il sistema va in crisi.