‘O paese do’ sole

“Con il crollo del prezzo del petrolio ormai la mia auto va ad accise”.

La pressione fiscale sul carburante é vergognosa.

Applicate la tabella al consumo stimato annuo che é di cinque miliardi di litri.

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Stesso destino per energia elettrica e gas.

La voce “materia prima energia” vale oggi un terzo della bolletta e tutto il resto, oltre a imposte e IVA, finisce nelle tasche di molti che non sono certo terremotati.

E questo perché in Italia si é incentivato di tutto: dalle centrali CIP6 alle biomasse, dal fotovoltaico all’eolico, dai certificati verdi ai bianchi e all’efficientamento energetico.

E tutto finisce nelle bollette, per decine di miliardi di euro all’anno! 

Li distribuisce il GSE, Gestore dei Servizi Energetici.

Una buona parte ai fondi green lussemburghesi, che incassano e spediscono tutto all’estero esentasse.

Noi ci mettiamo il sole, i terreni, i maneggioni che hanno fatto merenda con i comuni, i debiti delle banche e qualche elettricista che ha montato in fretta parti d’impianto fabbricate all’estero.

Ci sono 150.000 società, con partecipazioni e interessi incrociati, e i passaggi di mano sono continui.

Sono 19.000 MW installati con ritorni, per i tempi che corrono, stellari.

 

Quale politica energetica?

Consumiamo l’energia elettrica più cara in Europa e la domanda cala da anni.

Perché le bollette sono sempre più care se la domanda cala e il prezzo del petrolio è ai minimi?

Dimenticati i 350 TWh annui di un tempo, la produzione del 2015 è stata di 271 TWh e il calo previsto nel 2016 è di un ulteriore 3%.

Le industrie se ne sono andate, quelle che sono rimaste producono meno e il risparmio energetico ha fatto il resto.

L’energia da sole e vento rappresenta 15% del totale; le centrali a fossile producono la metà di quanto producevano otto anni fa.

La potenza installata è due volte il picco della domanda, eppure importiamo quasi il 20% del fabbisogno, prevalentemente dalla Francia, e ce ne stiamo accorgendo in questi giorni.

Vecchie centrali a olio combustibile e nuovissime a gas sono spente.

Non  sbottigliamo al nord l’energia prodotta dal sole al sud e neppure quella prodotta al sud verso la Sicilia.

Invece delle linee di trasmissione, abbiamo costruito centrali e ora ne paghiamo la sola disponibilità, cioè anche se non producono.

Solo ora Enel ne chiude 23 dopo che ci sono costate miliardi di euro per produrre poco o niente per anni o produrre in emergenza a prezzi stellari.

L’obiettivo europeo è stato raggiunto otto anni prima del 2020 ma le rinnovabili ci costeranno 13 miliardi all’anno, per i prossimi quindici.

Senza il nucleare, il carbone resta il combustibile più economico e sicuro al mondo per disponibilità. Tutti lo usano ma noi no perché non filtriamo gli scarichi dei camini.

In Francia producono energia da nucleare che noi importiamo per miliardi di euro. Ci renderemo conto nei prossimi mesi di quanto ci costerà questa dipendenza.

Da noi é stato molto più semplice chiedere al popolo cosa ne pensasse del nucleare, subito dopo l’incidente di Chernobyl.

Recentemente é stato chiesto al popolo cosa pensasse delle trivellazioni marine, ma il popolo é andato al mare.

Nel ’92, quando Tangentopoli scoprì il marcio delle commesse Enel, inventarono il CIP6 che finanziava impianti a energia rinnovabile e “assimilata” nella quale finirono rifiuti, scarti di raffineria e porcherie varie; dopo 24 anni, lo paghiamo ancora con le bollette.

In Spagna, Germania e Danimarca l’energia eolica prodotta è doppia della nostra; la Germania ha investito nell’industria del fotovoltaico, mentre noi arricchivamo i cinesi, che producevano i pannelli su licenza tedesca, le banche e i fondi.

La mancanza di una strategia energetica di lungo termine ha permesso la costruzione di inutili centrali a gas e allo stesso tempo ha esageratamente incentivato le rinnovabili, indebitando i consumatori di questa e della prossima generazione.

Bisognerebbe fare reti di trasmissione e di distribuzione, e dedicare risorse allo sfruttamento delle ultime centrali idroelettriche reversibili, a quelle a carbone e agli accumuli di energia.

Bisognerebbe poi cominciare a pensare all’elettrificazione del trasporto su strada.

Il ruolo dell’energia rinnovabile, devastante per gli incentivi che paghiamo con bolletta, e  clamorosa rendita per quelli che la producono, è sempre più importante.

Secondo Terna é un fenomeno “repentino e inatteso e le centrali sono distanti dai luoghi classici di consumo, nei quali sorgono gli impianti manifatturieri, ossia al nord”

Se per le rinnovabili, e per il fotovoltaico in particolare, la naturale localizzazione era il Sud, perché sono state costruite centrali convenzionali a gas al Sud se non servivano?

Così paghiamo noi  il capacity payment, con le bollette abbiamo salvato Sorgenia indebitata per miliardi con MPS.

Dovevamo diventare un hub europeo del gas ma abbiamo tenuto sotto embargo i russi mentre i tedeschi ci facevano affari e il proprio personale gasdotto sotto il Baltico..

Aver lasciato il settore in balia delle “libere” forze di mercato, dal decreto Bersani in poi, ci ha portati allo sfascio a totale carico dei consumatori e dei cittadini: la logica di mercato è di breve termine, mentre il ciclo degli investimenti di questa entità è su scala trentennale.

Il mercato va bene se limitato ai beni di consumo ma sulle infrastrutture energetiche occorreva una logica nazionale, o europea, coerente e univoca, per non distruggere valore.

Tutti s’illudono che il mercato sia la forma di allocazione ottimale delle risorse ma questa teoria, e il mercato elettrico ne è un chiarissimo esempio, non sempre funziona: ne stiamo pagando e ne pagheremo le conseguenze.

Il frettoloso e raffazzonato documento di Strategia Energetica Nazionale, firmato da Clini e Passera sul letto di morte del governo Monti, non é altro che una dichiarazione d’intenti presa per buona dai saggi di Napolitano, qualcuno dei quali finito nei guai, da quelli di Letta e infine da Renzi.

Con il risultato che continueremo a perforare il paese tra un terremoto e l’altro.

 

Dalla banda larga al monopolio con i contatori

Per il nuovo AD di Enel: “l’operazione banda larga ha senso se si coprono i 33 milioni di contatori. La nostra proposta è di posare la fibra nel cosiddetto ultimo miglio.  Se si fa coincidere questa disponibilità con il nostro piano di sostituzione di 33 milioni di contatori che abbiamo installato 15 anni fa, a partire dal 2016 gli oneri per il sistema diventano decisamente inferiori”.

La benedizione di Renzi non si è fatta attendere.

Traduzione: se voi del Governo ci fate succhiare qualche miliardo dalle bollette, noi sostituiamo decine di milioni di contatori illegali, prima che vengano tutti sequestrati.  Fate pure rientrare l’operazione nella banda larga telefonica, che con i contatori non  c’entra nulla. Così manterremo il monopolio e in cambio vi promettiamo cospicui dividendi per i prossimi vent’anni.

Attenzione quindi perché potrebbero farci lo stesso scherzetto di quindici anni fa quando Enel iniziò a installare senza farli omologare da nessun ente terzo indipendente con il risultato che oggi non è possibile verificare legalmente se misurino correttamente né quanto tempo possano durare senza perdere la precisione di misurazione.  

Con l’aggravante che solo Enel, che li gestisce da remoto, sa come funzionano.

Il Ministero dovrebbe pronunciarsi sul sistema di misura comprensivo di: contatore, protocolli di comunicazione e sistemi remoti perché l’Autorità per l’energia non ha alcuna competenza in Metrologia.

Enel potrebbe, per assurdo, decidere quanto un utente deve consumare o quanto un produttore di energia rinnovabile produrre.

Breve storia dell’energia (5):ritorno al monopolio

“In Italia, Enel è la più grande azienda elettrica. Opera nel campo della generazione di elettricità da impianti termoelettrici e rinnovabili con quasi 31 GW di capacità installata. Di questi, più di 3 GW sono costituiti da impianti di generazione da fonti rinnovabili gestiti attraverso EGP. Inoltre, Enel gestisce gran parte della rete di distribuzione elettrica del Paese e offre soluzioni integrate di prodotti e servizi per l’elettricità e il gas ai suoi 31 milioni di clienti italiani”.

Lo si legge oggi sul sito di Enel e lo denunciava l’Antitrust, già nel 2007.

Il picco della richiesta di energia elettrica del luglio scorso é stato di 53 GW.

Enel avrebbe potuto coprirne il 58%, condizionando il mercato.

Il nuovo AD, appena insediatosi, definì “parassiti” i traders e ricordò il passato:

“In Italia è stata avviata, tra i primi paesi al mondo, una importante innovazione tecnologica per un’intuizione di Franco Tatò che oggi ha reso il nostro paese l’unico a livello globale ad avere completamente digitalizzato la rete di distribuzione con l’istallazione di 36 milioni di contatori digitali all’interno di un sistema completamente digitalizzato. 

La rete oggi è in grado di gestire grandi complessità, come i 600 mila impianti di generazione presenti sul territorio dai quali affluisce l’energia, senza particolari problemi. 

E posso annunciare che presto si compirà un ulteriore salto in avanti: dal 2016 metteremo in funzione un nuovo contatore digitale, per dare una serie di servizi aggiuntivi e ulteriori capacità di gestione di questa rete”

L’intuizione del kaiser Franz Tatò fu quella di piazzarci in casa un contatore illegale che, ancora oggi, viene sequestrato mentre il sistema “completamente digitalizzato” lo conosce solamente Enel.

Enel avrebbe poi dovuto separare da anni l’attività di distribuzione da quella di vendita ma l’ha fatto solo un mese fa, dopo aver perso il ricorso al TAR, contro l’Autorità per l’energia che le imponeva semplicemente la direttiva europea.

Secondo Enel, l’Autorità non aveva autorità per imporlo.

Quando invece serve, l’Autorità ha l’autorità di approvare i contatori di seconda generazione che, con la scusa della banda larga, Enel ci vorrebbe rimpiazzare in casa.

Il mercato tutelato finirà tra un anno e mezzo e in questa situazione sarà facile per Enel rafforzare la posizione offrendo contratti di lungo termine come spiegava Starace:

“Nel 2003 l’Unione Europea decise che i contratti a lungo termine tra i produttori e i consumatori dovevano essere impediti, inserendo obbligatoriamente una clausola che garantisse ai clienti la possibilità di recedere senza alcuna penale in ogni momento. Una scelta che in quella fase era corretta, perché in Europa in quel momento c’era scarsità di produzione e un eccesso di potere contrattuale dei produttori…..i clienti andavano dunque protetti. Dopo 11 anni lo scenario è cambiato. Il potere di mercato si è addirittura invertito, con un eccesso di capacità produttiva a livello europeo che consentirebbe a qualunque consumatore di avere un vantaggio contrattuale importante a patto di mettere di nuovo in gioco anche la durata nel tempo del contratto….. Sì, sono sicuro che contratti più lunghi e quindi più vincolanti sarebbero davvero più convenienti”. 

Qui finisce la breve storia dell’energia e l’illusione della liberalizzazione del mercato.

(fine)

Quanti pesi e quante misure?

Adeguandosi alla sentenza della Corte Costituzionale n. 113 del 29 aprile/18 giugno 2015 che ha dichiarato ” l’illegittimità costituzionale dell’art. 45, co. 6 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura”.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che, deve ritenersi affermato il principio che tutte le apparecchiature di misurazione della velocità – elemento valutabile e misurabile – devono essere periodicamente tarate e verificate nel loro corretto funzionamento, che non può essere dimostrato o attestato con altri mezzi quali le certificazioni di omologazione e conformità (Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 11 maggio 2016, n. 9645).

La sentenza vale per la velocità – valutabile e misurabile – ma non si applica né ai contatori della luce né a quelli del gas. Come mai ?

I signori dell’energia: Assorinnovabili

Il CIP6 e il capacity payment, il salvataggio di Sorgenia in conto MPS, le posizioni monopoliste di Enel, Eni e Terna, sono solo esempi di come vanno le cose in Italia, dove le bollette mantengono tutti con la benedizione dell’Autorità per l’energia.

A difesa degli incentivi alle rinnovabili provvede un comunicato del presidente di Assorinovabili, che parla di “sviluppo di un settore che ha generato occupazione, senza contare i benefici per l’ambiente e la nostra salute e che, non ultimo, ci ha resi più indipendenti dai produttori di energia da fonti fossili”.

Assorinnovabili sa benissimo che i consumatori pagano l’energia ai suoi associati, a un prezzo di 7/8 volte quello di mercato;  sono loro che immettono in rete energia anche quando non serve a nessuno e sono loro a incassare.

Analizziamo il settore e chiediamoci chi sono i beneficiari.

Prima di tutto sono i produttori stranieri dei pannelli; poi ci sono quelli che vendevano le autorizzazioni, i proprietari dei terreni, gli azzeccagarbugli che gestivano pratiche con i comuni, le banche e i fondi verdi.

In cambio di una modesta, e dequalificata occupazione generata per i soli installatori, il fotovoltaico ha annientato l’intero comparto termo-elettromeccanico nazionale, con devastanti effetti occupazionali sulle grandi imprese, già duramente provate dall’uscita dal nucleare.

Il paese sarà anche più indipendente dai produttori di energia da fonti fossili ma gli utenti, che sono poi il paese, dipendono a vita da quelli che producono energia rinnovabile, con l’aggravante che il prezzo delle fonti fossili si é ridotto mentre gli incentivi alle rinnovabili non calano e non caleranno per i prossimi 15 anni.

Assorinnovabili vorrebbe così le nostre bollette sempre più appesantite da incentivi per evitare la crisi del settore green, ma la crisi c’è ed è ora che anche la finanza green, speculativa quanto l’altra, finisca di pescare dalle nostre tasche trasferendo, esentasse, i profitti all’estero.

Luce e gas come la benzina

E’ bene sapere cosa paghiamo, quando compriamo un litro di carburante.

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Un euro al litro di benzina mantiene il sistema: 50 litri dànno 50 euro al sistema.

Nessun fornitore di luce e gas vi informerà nello stesso modo: dovrete capirlo leggendo le bollette; non é impresa semplice perché il sistema é restio a dare queste informazioni.

Dicono da quest’anno sarà più facile perché tutte le voci di costo che non riguardano la materia prima – energia e gas – saranno raggruppate in un unica cifra e per quelli che la bolletta non la guardano, sarà una sorpresa.

Nessuna novità sull’IVA, che si continuerà a pagare sulle accise ma a chi paga ancora la guerra d’Etiopia non può importare di meno.

I valori percentuali della materia prima gas non si discostano da quelli dei carburanti ma per la luce il tendenziale é quello dei carburanti. 

Con la differenza che dell’autovettura possiamo fare anche a meno, del riscaldamento e della luce no.

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I signori dell’energia:quelli delle isole

In attesa che la Comunità Europea si pronunci sugli aiuti di stato, il decreto milleproroghe estende al 31/12/2017 il servizio di superinterrompibilità elettrica per Sardegna e Sicilia.

Riduce le quantità massime approvvigionabili: da 500 a 200 MW in Sicilia e da 500 a 400 MW in Sardegna.

Anche il premio viene ridotto a soli” 170.000 €/MW/anno:in due anni 200 milioni di euro scaricati sulle bollette di tutti.

Un conto salato perché, misteriosamente, non entra ancora in servizio la nuova linea di trasmissione con la Sicilia e perché qualcuno deve sfruttare i diritti pregressi della centrale di Alcoa.

Così, a botte di centinaia di milioni di euro, o di miliardi come per le rinnovabili, si accontentano le varie lobbies, in attesa che le bollette si trasformino in autentici boomerang per il sistema, che sembra non voler rendersene conto.

Le slides, utilizzate dal premier appena insediatosi, per spiegare come avrebbe voluto ridurre il costo delle bollette, sono rimaste solo buoni propositi. Gli oneri di sistema stanno esplodendo.

 

Mercato libero: qualche precauzione

Fra un anno finirà il mercato tutelato e,dicono, tutto sarà più libero e conveniente.

Attualmente il mercato libero dell’energia elettrica è concentrato su cinque operatori che si dividono  il 90% dei clienti domestici: Enel, in posizione dominante, Eni, Acea, Edison e A2A.

Il mercato del gas vede Eni, Edison ed Enel che controllano il 46% del totale che con Gdf Suez, E.On e Iren, raggiungendo il 58% del totale.

Il tempo per preparare gli utenti ci sarebbe, come insegnano in Inghilterra e invece da noi finirà male: a breve si aprirà la caccia al pollo, che non sa neppure quanto consuma, che sarà asfissiato con proposte che non sarà in grado di capire.

Quelli che sono già passati al mercato libero, pagano di più.

Per poter valutare le offerte é essenziale sapere quanto si consuma, oltre a quanto si spende, ma non é semplice.

Le letture indicate in bolletta sono infatti sempre stimate o sono in ritardo.

Attenzione a non comunicare i numeri di POD o di PDR  che identificano le vostre utenze.

Se per caso non ricevete le bollette, preoccupatevi perché potrebbero avervele sottratte dalla buca della posta proprio per carpirli e millantare la vostra accettazione di un contratto inesistente.

Si presenteranno poi, porta a porta, con scuse varie: “mi faccia vedere il contatore…..che vecchio!  Glielo cambiamo noi domani gratis, ma adesso mi faccia vedere una bolletta così facciamo quattro conti…”

Vi prometteranno un risparmio di 2 €/MWh consumato nell’anno ma se non sapete quanto consumate non sapete che ne consumate meno di due.

Vi offriranno lampadine a basso consumo, inutili polizze assicurative, tessere del cinema o di carburanti, carte fedeltà e punti da convertire in buoni spesa, buoni sconto per acquisto di elettrodomestici, condizionatori, occhiali e altri gadgets.

Cose che con l’energia c’entrano ben poco.

Non vi renderete conto che la disdetta anticipata del contratto comporta il pagamento di penali o che  i contratti che vi proporranno non sono più contratti di semplice fornitura, ma veri contratti di servizi che prevedono l’acquisto di beni, come già succede con i telefoni.

Ci saranno utenti che, dopo aver cambiato fornitore, riceveranno, per mesi, bollette doppie per lo stesso consumo; dovranno pagare due volte e chiedere il rimborso, dopo giorni passati a imprecare con i call-center.

Ci saranno altri che si troveranno un nuovo fornitore, senza averlo mai chiesto, con tanto di oneri a loro carico.

Le vostre registrazioni telefoniche verranno modificate, come nel caso di segnalato da un lettore del blog “Buongiorno, parlo con il titolare della linea?…… ah è suo marito e rincasa questa sera ? …… beh non importa, quando registriamo, per favore, cerchi di imitare la voce di suo marito!”

Parleranno con gli anziani, che sono sempre a casa, e registreranno loro.

Vi diranno “se passa con noi non pagherà più la tassa di concessione governativa”, che esiste solo per la telefonia mobile.

Molti riceveranno contratti già sottoscritti con la loro firma falsa.

Chi ha avuto esperienze simili è qui il benvenuto, e chi non le ha avute, si prepari!

L’esplosione degli oneri di sistema: 15 miliardi all’anno

ll presidente dell’Autorità per l’energia ha informato la Commissione Industria del Senato che «il complessivo fabbisogno di gettito annuo degli oneriu di sistema raggiungerà 15 miliardi nel 2015, il doppio del 2011». 

Non è una novità: la causa dell’esplosione degli oneri è la crescita degli incentivi alle rinnovabili (83% del totale) e alle assimilate, anche se i mantenuti sono tanti altri.

Bortoni auspica così una rrriforma degli oneri generali che oggi hanno raggiunto un “livello eccessivo” anche se sarebbe più corretto definirlo catastrofico.

E’ talmente elevato che l’dea sarebbe quella di trasferirne una parte sulla fiscalità generale del Paese!

“Gli oneri gravano sulla competitività del nostro sistema produttivo e sul bilancio delle famiglie italiane, in relazione alla notevole complessità che si è venuta a creare per la sovrapposizione di diversi meccanismi originata da altrettanti fonti normative”.

Ma, nonostante le denunce di Bortoni, le fonti normative” proliferano.

Come per esempio la vendita della rete delle FFSS a Terna : “Stiamo lavorando anche con la commissione di esperti indipendenti e stiamo aspettando ancora dei dati da FS e la valutazione dei benefici di sistema da Terna”, ha spiegato Bortoni, sottolineando che nella valutazione si “terrà il faro sull’utilità della rete FFSS per il consumatore elettrico, perché se sarà in bolletta dovrà essere utile”.

Pessime notizie per i consumatori: il costo dell’operazione finirà prima o poi in bolletta e magari pagheremo anche il consumo del faro di Bortoni, un faro inutile tanto non sarà senz’altro Bortoni a verificarne l’utilità, visto che Renzi vuole eliminare le autorities.

Che dire poi della dilazione degli incentivi alle rinnovabili, prevista dal decreto taglia-bollette, sulla quale l’Autorità ha in corso un “tavolo di lavoro con il Mef per la verifica della compatibilita’ dei saldi con l’erario”. 

Oppure come la barzelletta del cavo di collegamento con la Sicilia, che quest’anno ci costerà un altro mezzo miliardo, dopo aver commissariato gli impianti siciliani “L’operatività delle disposizioni del decreto legge concernenti gli impianti siciliani di produzione dell’energia elettrica, inizialmente prevista per sei mesi, si prevede sia destinata a protrarsi fino alla fine del corrente anno”,

E sarà così anche il prossimo anno, visto il sequestro di un palo, da parte della magistratura. Magari il palo verrà dissequestrato quando la linea non servirà più ? Nessuno produrrà più energia rinnovabile perché saranno finiti gli incentivi ?

La riduzione del costo delle bollette si allontana e pagheremo ogni anno, per vent’anni, l’equivalente della TAV con gli interessi.