Conguagli farlocchi e non dovuti

“In caso di contestazione, l’onere della prova dei consumi effettivi é a carico del fornitore, che deve periodicamente rilevare il consumo”.

Un giudice di pace annulla un bolletta di conguaglio “per mancanza di prova del credito“.

Le bollette di conguaglio sono come le cartelle delle tasse: in alcuni casi sono esorbitanti e sono sempre difficili da capire.

Restano un problema anche con i nuovi contatori elettronici che si guastano più di quelli vecchi, con il risultato che spesso il dato di consumo si perde per strada.

Le bollette di conguaglio nascono perché il distributore, un soggetto pressoché sconosciuto al consumatore e con il quale il consumatore non ha alcun rapporto contrattuale diretto:

  1. decide di sostituire il contatore e così si accorge che il precedente misurava male, sempre,ovviamente, a favore del consumatore;
  2. su richiesta dello stesso consumatore, verifica il funzionamento del misuratore;
  3. si accorge, per caso, e quando finalmente effettua una lettura fisica, che il misuratore era male impostato, magari da anni.
  4. nel caso di subentro.

Se il distributore legge il nuovo contatore – da remoto – si accorge del guasto dopo mesi, o anche anni, ma la cosa non lo preoccupa più di tanto perchè, nel frattempo, l’utente continua a pagare consumi stimati che, non é un caso, sono sempre maggiori di quelli reali con i risultato che tutti ci guadagnano, meno il consumatore

La sostituzione del contatore é un operazione molto delicata alla quale il consumatore dovrebbe assolutamente partecipare apponendo la sua firma al verbale d’intervento.

Per Arera, invece, la presenza dell’utente non é necessaria e la verbalizzazione dei dati risulta unilaterale e quindi soggettiva.

Il caso di un utente salentino, al quale arriva una bolletta di conguaglio “in conseguenza della sostituzione del contatore” ci fa capire che ogni tanto la giustizia prevale.

Il Giudice di Pace accoglie la domanda di accertamento negativo del credito annullando, di fatto, la fattura di conguaglio e ribadendo il principio secondo il quale l’onere della prova dei consumi rimane a carico dell’azienda che ha l’onere di effettuare periodicamente il rilevamento effettivo del consumo.

Il fornitore – la società che emette le bollette – deve far effettuare, periodicamente al distributore, il rilevamento effettivo del consumo per verificare gli eventuali conguagli per consumi superiori a quelli preventivati o di eventuali crediti dell’utente, per aver pagato consumi superiori a quelli effettivi.

Onere che la società erogatrice – cioè il fornitore – deve svolgere al fine di permettere all’utente un controllo sui consumi effettivi, e tale consumo effettivo dell’energia può essere calcolato solo mediante la lettura del contatore.

Ne consegue l’importanza basilare del contatore al fine della quantificazione del corrispettivo contrattuale. 

Nel caso in esame, e per ammissione del fornitore, il contatore non trasmetteva al centro operativo del distributore il dato di consumo.

A seguito delle contestazioni dell’utente, che riguardavano il periodo 2013 – 2014 nel quale il deducente aveva pagato regolarmente tutte le fatture pervenutegli, la società elettrica aveva provveduto ad un ricalcolo, ritenendo dovuto l’importo di 1.300€.

Per il Giudice di Pace spetta al fornitore provare la corrispondenza tra quanto registrato dal contatore e gli effettivi consumi.

E in tal senso osserva che «in ossequio al condiviso principio affermato dalla giurisprudenza di legittimità, deve ritenersi, ai fini della ripartizione dell’onere probatorio gravante sulle parti, che costituisce onere del somministrante offrire la prova del corretto funzionamento del contatore e dell’affidabilità dei valori registrati (cfr. Cass. Civ. 2008, n. 18231 e Cass. Civ. 2004 n. 10313) mentre, laddove tale onere è stato assolto, costituisce onere dell’utente quello di allegare e provare le circostanze che univocamente lo portano a presumere che è avvenuta un’utilizzazione esterna nel periodo al quale gli addebiti si riferiscono.

La bolletta elettrica esibita dal fornitore è atto unilaterale di natura contabile non dissimile dalla fattura (Cass., 947/1986), che costituisce “prova delle registrazioni riportate e validamente emessa solo se l’utente non le contesta“(Cass., 8901/1997).

A ciò aggiungasi che la fattura riportante il dettaglio dei consumi o scheda di riepilogo esibita dal fornitore non è sottoscritta da alcuno né, in alcun modo, provata la provenienza di chi l’ha formato e su quali dati è basato.

Nel caso di contestazione dei consumi, come nella fattispecie, la bolletta elettrica perde qualsiasi efficacia probatoria e il fornitore ha l’onere di fornire la dimostrazione della corrispondenza delle registrazioni del contatore ai consumi effettivi dell’utente.

A ciò aggiungasi che la parte convenuta non ha dato prova certa a partire da quando il contatore non ha più comunicato l’autolettura ovvero manca la prova certa del momento iniziale relativo al difetto manifestato dallo strumento di misura, nonché la prova che il fornitore, accertata la mancanza di autolettura è intervenuta subito per verificare il funzionamento o meno del contatore.

A comprova poi che i conteggi effettuati dal fornitore non erano corretti lo si rileva anche dalla circostanza che il fornitore non ha esibito in giudizio la stima dettagliata della ricostruzione e della metodologia di stima utilizzata, prima dell’eventuale sostituzione del contatore e successivamente alla sostituzione.

In buona sostanza, nella fattispecie, il consumatore nulla deve alla società di fornitura dell’energia elettrica che dev’essere anche condannata alle spese di lite.

Morale: vi stanno sostituendo il contatore,se non siete presenti e non verbalizzate la lettura del contatore vecchio, siete già fregati!

Campioni d’Europa

Ci permettiamo di criticare le magagne del nucleare francese, dimenticando che ci fornisce il 15% di quanto produciamo.

Critichiamo il carbone tedesco e dimentichiamo il nostro.

I sostenitori dell’energia eolica sono convinti che il vento che soffia in Italia abbia la stessa intensità di quello del mare del nord.

I sostenitori del fotovoltaico non vogliono rendersi conto che gli impianti possono produrre per 1500 ore, su 8600 in un anno e che per installare un GW di potenza fotovoltaica occorrono 2500/3000 ettari.

Per quanto riguarda i prezzi la situazione è drammatica e del tutto insostenibile.

Quanto gas azero?

É un post di cinque anni fa perché stanno per avviare i lavori della nuova dorsale adriatica, ovviamente a spese dei consumatori.

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Verranno espiantati dieci mila olivi lungo i 55 Km del gasdotto di collegamento tra la stazione di arrivo del TAP a Meledugno, e la rete nazionale all’altezza di Brindisi.

Il collegamento è di competenza Snam e le “poche decine di olivi”, delle quali tutti scrivono, sono solo quelle dell’ultimo tratto del TAP su suolo italiano, otto chilometri.

Perché il TAP non sia “approdato” a Brindisi, per alimentare direttamente la centrale a carbone dell’Enel, ma senza passare tra gli ulivi,resta un mistero. Si dice ci fossero 11 opzioni che sono state opportunamente valutate.

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Ma, oltre al problema degli olivi e quello recente del nuovo sultano turco, non è chiaro se il gas che arriverà con il TAP sarà tutto azero e, quindi, se rappresenterà davvero una diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento, affrancandoci in parte dal gas russo.

Il rapporto dell’OIES di Oxford tratta il tema e pone interrogativi sulla reale capacità dell’Azerbaijan di produrre tanto gas da esportarlo nel lungo termine.

Un rapporto precedente analizzava il mercato europeo del gas e le diverse fonti di approvvigionamento.

I recenti sviluppi in Turchia, i persistenti problemi con l’Ucraina, dovuti al passaggio dei gasdotti, e una sempre maggiore influenza russa, potrebbero in effetti rendere difficile la gestione del gasdotto.

Inoltre, la futura domanda di gas dei balcani potrebbe ridurre sensibilmente i nove miliardi di metri cubi annui, destinati sulla carta all’Italia.

 

Arera sinallagmatica

Vale solo quello che leggete sul contatore!

Definizione di sinallagma: nel legame, nel nesso di reciprocità che unisce una prestazione all’altra per quanto riguarda alcune categorie di contratti.

Il contratto di fornitura di energia elettrica, o di gas naturale, è un tipico contratto “a misura” cioè il corrispettivo viene addebitato in base al dato di consumo letto sul contatore.

Per ARERA – regolatore del mercato elettrico a valle della creazione del dato di consumo – sembra non sia così come si evince dal caso che la stessa Arera menziona a pag. 370 del secondo volume della sua relazione annuale.

Oltretutto, ARERA interviene su un tema che non è di sua competenza e cioè la metrologia legale, che compete esclusivamente al MISE – Ministero dello Sviluppo Economico.

“Con la delibera 3 dicembre 2019, 498/2019/E/eel, “Decisione del reclamo presentato da Fontel S.p.A. nei confronti di e-distribuzione S.p.A.”, l’Autorità ha rilevato che l’impresa distributrice deve garantire la corretta installazione e manutenzione degli apparecchi di misura e il corretto valore delle misure messe a disposizione degli aventi diritto; pertanto, costituisce inadempimento ai suddetti obblighi l’applicazione di una errata costante di lettura K ai prelievi rilevati dal misuratore”.

Una delle voci di costo delle bollette è proprio la “gestione del contatore”, che i distributori incassano proprio per misurare e quindi, se il contatore non misura correttamente, se è difettoso o se é impostato male, ne devono rispondere i distributori e, se sulla base di misurazioni errate, il fornitore incassa il non dovuto, l’utente non solo non dovrebbe pagare il non dovuto ma neppure il servizioo di misurazione, che fa parte della voce “gestione del contatore”. e il corrispettivo non dovrebbe essere pagato.

Ma per Arera non è così:

“Tuttavia, siffatto errore non inficia, sotto il profilo regolatorio, la correttezza della ricostruzione dei consumi derivante dalla giusta applicazione della costante di lettura; ciò in quanto l’errore non è dipeso dal malfunzionamento del misuratore, bensì da un’errata moltiplicazione delle letture da parte del sistema informatico del gestore.

La “costante di lettura” non fa parte di alcun documento contrattuale mentre la legge è cristallina: il dato fide-facente la transazione è quello indicato sul contatore, quello che viene letto dal consumatore, e non quello che viene moltiplicato per coefficienti ignoti o costanti di lettura.

Coefficienti e costanti ignoti al consumatore alla firma del contratto.

Secondo Arera, “tale errore ha comportato una mera attività di ricalcolo dei consumi realmente prelevati dal misuratore, riflettendo così il carattere sinallagmatico delle obbligazioni contrattuali in atto“.

Affermare che non ci sia nulla da eccepire “sotto il profilo regolatorio” è del tutto gratuito, come è inutile che un consumatore, alle prese con questo problema, debba tentare di “conciliare” alla presenza di Arera.

Il mercato nero dei dati

Quanto valgono i vostri dati al mercato nero

Pochi leggono le bollette, pochi leggono i contratti che firmano e pochi sanno cosa fa il distributore di energia elettrica e di gas.

Il distributore ci fa arrivare gas e luce in casa e gestirà da remoto i contatori, decidendo quanto potremo consumare.

Cosa possano fare da remoto non è dato a sapersi, i protocolli di comunicazioni sono segreti.

Quali dati sensibili possano raccogliere con i contatori neppure.

E la privacy?

Con quanta superficialità firmiamo la clausola della privacy ad ogni acquisto? O concludiamo al telefono contratti di luce e gas, senza sapere quanto consumiamo?Oppure leggiamo al telefono, a sconosciuti, le nostre bollette senza renderci conto di dare gratuitamente i nostri dati sensibili?

Oppure firmiamo polizze assicurative senza leggerle e cestiniamo le modifiche unilaterali di contratto.

“Cosa vuoi che cambi?” Ci chiediamo ogni volta!

Eppure con i nuovi contatori sapranno tutto: le nostre abitudini di consumo, quanti giorni all’anno andiamo in vacanza, quante ore al giorno siamo in casa, se siamo dei buoni pagatori e, magari, il nostro numero di telefono e l’IBAN.

Nessuno sa quali è quanti dati vengono raccolti dai contatori,e siccome non c’è nessuno che garantisca la sicurezza del dato che viene trasmesso, saremo tutti a rischio.

Meglio invece tenerci stretti i numeri di POD (per la luce) e PDR (per il gas); sono dati sensibili. Con quei numeri possono raggirarvi con i contratti non richiesti Dare quei numeri ai comparatori di offerte della rete può essere pericoloso.

Quei dati valgono centinaia di euro al mercato nero!

Con i nuovi contatori, ci avranno “profilati”  e sapranno benissimo come guadagnare alle nostre spalle.

Il mercato di luce e gas è un mercato di offerta e i dati dei consumatori sono oro.

I venditori devono conoscere bene i polli e cosa c’è di meglio di un contatore intelligente e di una piattaforma che li gestisce tutti da remoto.

I distributori raccolgono i dati e li passano sottobanco ai venditori dei quali sono sempre “parenti stretti“.

Ho provato personalmente la procedura per verificare i miei consumi. L’accesso si fa con con l’identità digitale, ma pochi sanno cos’è e non possono perdere ore per farlo.

Dopo uno snervante slalom tra sms e password, ho potuto verificare i consumi solo di una delle mie tre utenze, delle altre il sistema dice che non ci sono i dati.

In effetti, se non c’è un contatore di ultima generazione, l’utente non vede proprio nulla. Per il gas, dicono, ci vorranno anni anche se il nuovo contatore lo paghiamo da quando ce lo installano.

La nuova piattaforma è stata predisposta da Acquirente Unico, società pubblica che garantisce la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato.

In base ai dati Arera del 2017, Enel, attraverso Servizio Elettrico Nazionale, vendeva l’86,5% dell’energia destinata al mercato tutelato e, attraverso edistribuzione, la distribuiva alla stessa percentuale di utenti domestici.

Sui nuovi #contatorillegali c’è il logo Enel, e in futuro saremo tutti più liberi di comprare energia da Enel.

Le altre centinaia di venditori si limiteranno a mercanteggiare i nostri dati.

Smart meter gas

smartgas

I nuovi contatori del gas dovrebbero essere letti da remoto, facendoci pagare solo il gas che consumiamo, cioè  nessun consumo stimato e nessun conguaglio

La novità é che, se non pagheremo la bolletta, potranno toglierci il gas battendo sulla tastiera di un computer che azionerà una valvola posta all’interno del contatore.

Di quella valvola non si sa nulla salvo che è lì “a fini gestionali“!

Con quella valvola il livello di sicurezza peggiora e chi si è già fatto installare i nuovi contatori chiuda sempre la valvola generale del gas.

Oltre al costo del contatore, spalmato nelle bollette dei prossimi dieci anni, l’utente con i nuovi contatori pagherà il servizio di lettura da remoto, anche se poi il servizio non verrà reso: già oggi si perdono i dati di due utenti su tre.

Non era più agevole leggere il contatore come una volta: un solo numero a prova di idiota!

La legge prevede che sia ancora così “una facile lettura senza dover fare nulla” e invece provate a vedere se ci riuscite!

Ma la novità é la valvola interna al contatore che modifica le responsabilità tra fornitore, distributore e utente, e i contratti non ne tengono conto.

La direttiva europea MID, che regola l’immissione sul mercato dei soli contatori, non prevede alcun sistema di misura remoto.

requisiti essenziali della direttiva MID restano così disattesi.

Inoltre “le delibere dell’AEEGSI non possono avere alcun rilievo normativo o impositivo perché non hanno alcun valore coattivo nei confronti del consumatore e non escludono il diritto del consumatore ad essere risarcito in caso di violazioni del diritto vigente.”

Prima della sostituzione, il sistema dev’essere quindi reso legale e inattaccabile da interventi che possano interferire sulla trasmissione del dato di consumo, addirittura manipolarlo o, malauguratamente, intervenire sulla valvola.

Il manuale del contatore della foto recita: “l’aggiornamento del firmware può essere facilmente effettuato anche da remoto”.  

Ed é questo il punto: chi può modificare il programma da remoto? Con quale sicurezza? Con quale protocollo di comunicazione?

Stessa cosa per i contatori di energia elettrica: si sa solo che Enel li gestisce da remoto, ma nessuno può controllare come e cosa faccia!

La direttiva MID stabilisce che “è il dato generato del contatore l’unico valido per la transazione”, indipendentemente da come poi venga gestito.

Senza questi chiarimenti, l’installazione va rifiutata anche perché il contatore non rappresenta alcun vantaggio per il consumatore che paga qualcosa che non gli serve ma serve ad altri!

Nota: il contatore Samgas della foto solo uno dei tipi che stanno installando.

La crisi energetica

L’impreparazione dei nostri governi é stata fatale

Colpita soprattutto l’Italia, che dipende fatalmente dall’estero e che riaccende le centrali a carbone, in attesa di un inverno complicato.

I rincari delle bollette sono stati in parte ridotti con la sospensione dal pagamento della voce “oneri di sistema”, con i quali vengono finanziate le energie rinnovabili e tutta una serie di attività che con l’energia elettrica hanno poco da spartire.

Va peggio con il gas: milioni di italiani che lo utilizzano per scaldarsi riceveranno, a parità di consumi, bollette triplicate.

Il governo ha intenzione di tassare gli extra-profitti delle società che in questi mesi hanno speculato sull’emergenza ma il provvedimento, ammesso che vada in porto, avrà effetto solo l’anno prossimo.

La relazione annuale che il regolatore – Arera – presenta al Parlamento evidenzia che l’importazione di gas naturale avviene in base a contratti pluriennali indicizzati al prezzo del petrolio.

Ma non sono indicizzati a quel prezzo i contratti con i quali l’importatore rivende il gas a valle, che si basa sul TTF della borsa di Amsterdam, un dato estremamente volatile perché si applica a quantità esigue.

Il rapporto che si stabilisce tra importatore e clienti è quindi essenzialmente finanziario, e non più fisico, e gli operatori possono scambiarsi più volte le stesse partite di gas a prezzi sempre più elevati, facendo così lievitare artificialmente il prezzo al consumo.

Nel 2020 il meccanismo ha fatto sì che, a fronte di una immissione nella rete nazionale di 70 miliardi di metri cubi di gas, siano state scambiate partite di gas per circa 368 miliardi, cinque volte le quantità fisiche.

Permetterlo in tempo di guerra è stato devastante!

Il cliente finale paga poi un prezzo ancora maggiore, che include i ricarichi e il costo del trasporto del gas in rete.

Il costo del gas naturale indicizzato al Brent (prezzo pagato dagli importatori) è passato così dai 22 centesimi al metro cubo standard del gennaio 2021 ai 53 del giugno 2022.

L’incremento dovrebbe riguardare solo il gas contrattualizzato a giugno 2022, non quello contrattualizzato in precedenza.

Invece nello stesso periodo il prezzo TTF (applicato dall’importatore a intermediari e distributori) passa da 0,22 a 1,30 €/smc, con un rincaro del 489%.

In questo modo il prezzo pagato dall’utenza non ha più alcun rapporto con quello pagato dall’importatore.

Per spezzare la catena speculativa sarebbe sufficiente obbligare gli importatori a fissare il prezzo di vendita del gas in base ai prezzi di acquisto, pur sommandovi un adeguato profitto di impresa.

Si potrebbe inoltre vietare l’accesso al mercato ai troppi che svolgono esclusivamente attività di intermediazione: 250 soggetti, tra grossisti, venditori e operatori misti.

Ma evidentemente la decisione scontenterebbe quanti da anni in Italia speculano liberamente sul gas sotto il “monitoraggio” consenziente di Arera, ricavando margini che, secondo alcuni magistrati, andrebbero in parte a finanziare la politica.

E così anche il governo, anziché imporre i necessari correttivi in sede nazionale, preferisce ricorrere alla Commissione Europea chiedendo a marzo di fissare un tetto al prezzo massimo del gas.

Non ricevendo alcun riscontro, a fine di giugno chiede una riunione del Consiglio Europeo da tenersi a luglio sul tema energetico.

Ma il Consiglio si limita ad invitare la Commissione a produrre uno studio entro settembre per discuterne nel Consiglio di ottobre.

La formula utilizzata è la seguente: “Il Consiglio europeo ribadisce il suo invito alla Commissione ad esplorare con i nostri partner internazionali i modi per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi delle importazioni dell’energia, dove appropriato”.

Successivamente il governo punta sulla diversificazione delle forniture, avviando una vera e propria questua di gas “virtuale” in Angola, Congo e Mozambico.

Virtuale perché la risposta è sempre la stessa “se volete il gas venite a scavare”.

Quindi adesso speriamo sul gas che proviene dall’Algeria, che già fornisce circa il 30% del fabbisogno italiano. L’aumento previsto dovrebbe essere di 3 miliardi di m3 nell’immediato, che diventeranno 6 miliardi nel 2023 e 9 miliardi successivamente.

E così le chiavi della nostra economia passeranno dalle mani della Russia a quelle dell’Algeria, paese dove anche i russi scavano da anni e ad alta instabilità politica,

.Alla fine giugno il fallimento della politica energetica italiana è conclamato. Carlo Calenda, leader di Azione e fresco vincitore delle elezioni amministrative di Roma, rilancia il nucleare, invitando il governo a rivalutare l’opzione.

Ma la proposta cade nel vuoto: i tempi del nucleare vanno ben oltre la scadenza della legislatura, e i politici italiani preferiscono decidere giorno per giorno e solo nella logica dell’emergenza; il futuro del paese è argomento che affronteranno altri.

A proposito di futuro, c’è chi rammenta che la nuova crisi energetica deriva anche dalle improvvide decisioni assunte dopo Chernobyl e dopo Fukushima.

Grazie a quelle decisioni (“il metano ti dà una mano”) le chiavi del nostro sistema elettrico (e della nostra economia) sono passate dalle mani di chi ci forniva il petrolio negli anni Settanta a quelle di chi ci fornisce oggi il gas naturale, senza che i governi che si sono succeduti abbiano fatto alcunché per riorientare le scelte, limitandosi ad accettare supinamente le follie che Bruxelles e gli ambientalisti ci hanno imposto sulle fonti rinnovabili.

Senza considerare il fatto che gli altri partner europei potevano pagare quelle follie grazie alle sostanziose quote della produzione elettrica affidate al nucleare e al carbone.

Nel 2022 il sistema elettrico italiano si trova ancora nell’occhio del ciclone.

Eppure siamo ancora costretti ad ascoltare imbecillità come “il nucleare non avrebbe risolto il problema” oppure “tutto ciò accade perché non abbiamo investito abbastanza sulle fonti rinnovabili”.

Uncle Sam on Nord Stream

September 2015

“Why would you support Ukraine with one hand and strangle it with the other” Deputy Assistant Secretary for Energy Diplomacy, Robin Dunnigan, told a conference of policymakers. “Cutting off all gas transit through Ukraine would deprive it of $2.2 billion in annual revenue”.

According to Dunningan,the Nord Stream 2 pipeline,born to boost Russian gas supplies to Germany, shell deprive Ukraine in transit fees and runs counter to the EU’s goal of reducing its energy reliance on Russia.

Russia’s Gazprom sends today 55 billion cubic meters per year to Germany, across the Baltic via the Nord Stream 1, and with the new project shall double this capacity. Gazprom sends also a large volume of gas to EU via Ukraine but is willing to bypass this route, via a new pipeline through Turkey.

Gazprom recently formed up a consortium with E.ON , BASF/Wintershall, OMV, ENGIE and Royal Dutch Shell for the Nord Stream-2 with a cost of 10 billion euros.

While the EU and USA have imposed sanctions on Russia, because of its annexation of Crimea and its support to the separatist rebels, energy ties between Moscow and Europe get stronger.Russia provides around one third of the EU’s energy needs.

According to Dunningan: “North Stream-2 actually threatens not only Ukraine’s survivability and their resources, but it is a risk to fuel diversification in Europe, especially southeastern Europe”.

Dunningan should not forget that the gas bill of Ukraine, for billions of dollars every year, is paid by Europe. The only way for Europe to guarantee the passage of the gas through Ukraine. Furthermore the american shale gas will not be competitive in Europe.

The gas war has just started and the winter shall roll the dices.

February 2022

Mr. Biden’s ideas just before Russia entered Ucraina

https://t.co/DSU3ODbcf3

September 2022

The pipeline is bombed.

Non paghi? Stacco tutto!

Meglio prepararsi

Stanno per riaccendere i riscaldamenti e sono in molti a rischiare di restare senza gas.

Meglio quindi verificare i contratti che possono venire risolti anche così.

Sono circa una settantina, delle 250 società che non saranno in grado di sostenere le condizioni di un mercato fuori controllo; per reperire gas, a un prezzo anche dieci volte superiore rispetto a quello di un anno fa, dovrebbero emettere garanzie bancarie che non possono emettere e assumersi il rischio di non essere pagate dai clienti finali.

Per primi verranno staccati i “cattivi” pagatori, come per es. i condomìni, che passeranno alla FUI, fornitura di ultima istanza.

Un mercato, quello della “salvaguardia”, che dovrà presto essere finanziato perché non è stata previsto, né capitalizzato per un’economia di guerra.

D’altro canto la “liberalizzazione all’italiana” ha creato centinaia di fornitori, che agiscono senza alcun controllo e senza un albo, lasciando i consumatori in balia di società senza scrupoli, destinate ora a sparire.

Dopo la tempesta ne resteranno una trentina, come negli altri paesi europei.

I sopravvissuti chiederanno pagamenti anticipati e garanzie che si aggiungeranno alla quota della materia prima: per i clienti finali, i condomìni, la spesa del riscaldamento potrebbe anche triplicare.

E questo solo per scaldarci!

Le industrie avevano già capito in luglio quale sarebbe stato il loro destino!

I più bravi CFO si erano coperti con prodotti derivati per il 2022, ma non per il 2023.

Salvo qualche pezza messa dal governo, mentre a Berlino sono già cominciati i razionamenti, continuiamo a bearci sulle percentuali di riempimento degli stoccaggi senza spiegare ai cittadini che se dovesse fare freddo, senza il gas russo, arriveremo a malapena a fine anno.

L’anno termico inizia infatti il 1° ottobre, ed entro il 12 settembre i distributori di gas dovevano prenotare la capacità di trasporto a Snam. Ma circa un terzo, dei 70 miliardi di metri cubi che l’Italia mediamente consuma in un anno, sono ancora senza contratto.

Contatore guasto

A chi compete il controllo dei contatori?

A chi mi devo rivolgere se il contatore non funziona, o funziona male?

Il fornitore mi dice che non sono problemi suoi ma del distributore ma mi dice anche che se per il distributore è tutto ok, dovrò pagare la prova.

Una volta c’erano gli uffici metrici che dipendevano dal Ministero dello Sviluppo Economico e adesso dipendono dalle Camere di Commercio in palese conflitto d’interessi.

Gli ispettori metrici erano funzionari di polizia giudiziaria e nei controlli applicavano la legge. Ora hanno solo attività di vigilanza del mercato e una segnalazione da parte di un cittadino ha poche possibilità di essere presa in considerazione.

Con queste risposte “questa Camera non può intervenire per constatare il mal funzionamento del misuratore di cui è titolare il succitato Sig. Xxxx in quanto tale adempimento, strettamente tecnico, è di competenza dell’azienda che ha installato il misuratore in questione”.

Lo strettamente legale è diventato tecnico!

Ai sensi invece dell’art. 3, comma 1, sub b) del vigente Decreto 21 aprile 2017, n. 93 e s.m.i. del M.I.S.E., il XXX – è provvisto della necessaria legittimazione a richiedere l’esecuzione del controllo in parola, c.d. “controllo a richiesta” -, non già nella veste di “titolare” dello strumento come erroneamente indicato da codesta CCIAA con la succitata nota, ma in quanto “… altra parte interessata nella misurazione”: così come previsto all’art. 5, comma 1, sub 2 del citato D.M. 93/2017;

Nota: Il titolare dello strumento di misura è la persona fisica o giuridica titolare della proprietà dello strumento di misura o che, ad altro titolo, ha la responsabilità dell’attività di misura

Per quanto appena ribadito rimane difficile attribuire l’adempimento in parola “all’azienda che ha installato il misuratore in questione” come invece sostenuto da codesta CCIAA, rimanendo invece in capo a quest’ultima la titolarità esclusiva sia in qualità di destinataria dell’istanza che per la sua esecuzione: stante la formulazione della disposizione del già citato art. 5 del D.M. 93/2017;

Codesta CCIAA è titolare dell’attività di Vigilanza sul regolare funzionamento degli strumenti di misura: in via esclusiva se trattasi di strumenti di tipo “nazionale” o per specifica Delega del M.I.S.E. se trattasi di strumenti CE/UE.
Si reitera l’istanza già presentata e si rimane in attesa delle determinazioni di codesta CCIAA, specificando che con il 16 luglio 2021 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 2019/1020 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, che ha modificato il Regolamento (CE) n. 765/2008 assegnando agli Organismi di vigilanza più efficaci livelli di tutela mediante rinnovate norme in materia di vigilanza del mercato allo scopo di garantire la sicurezza dei prodotti e la protezione dei consumatori.
Si informa la S.V.
che la CamCom di Salermo, ad esempio, adempie a quanto richiesto dal cittadino in quanto, testualmente: (https://www.sa.camcom.it/notizie/strumenti-misura-camera-commercio-svolge-solo- attivita-vigilanza)
“L’attività di vigilanza svolta dagli uffici Metrici delle Camere di Commercio avviene, tra l’altro, attraverso le seguenti misure:

  1. controlli a campione senza preavviso presso i titolari degli strumenti;
  2. ispezione degli strumenti di misura in caso di controversie su richiesta di terzi;
  3. monitoraggio e controllo delle attività degli Organismi di verifica;
  4. sorveglianza generale del mercato per quanto riguarda gli strumenti di misura utilizzati”
    La CamCom, nelle attività di vigilanza e controllo della regolarità metrologica, è titolata anche ad accertare il corretto funzionamento degli strumenti di misura non correttamente funzionanti che saranno oggetto di ordine di aggiustamento tramite l’attività ispettiva

Carabinieri & Enel

“L’Arma dei Carabinieri ed Enel ancora più vicine per la prevenzione e il contrasto all’illegalità, la tutela dell’ambiente e del territorio….la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, la lotta ai cambiamenti climatici e il contributo per uno sviluppo economico sostenibile. Particolare attenzione sarà dedicata alla tutela alla sicurezza e continuità operativa delle reti e delle infrastrutture elettriche, alla protezione del personale preposto alla loro gestione e al patrimonio aziendale.”

Il comunicato stampa è del novembre 2021.

Il contrasto all’illegalità compete ai Carabinieri, mentre Enel è una società privata che produce, distribuisce e vende energia elettrica.

Non si occupa di tutela ambientale, del territorio e delle risorse naturali mentre sono di sua specifica competenza “la sicurezza e la continuità operativa delle reti e delle infrastrutture“, servizi che i consumatori pagano con le bollette.

Quindi se i Carabinieri collaboreranno con Enel, il consumatore dovrà pagare anche i Carabinieri oppure la Convenzione con Enel è a titolo gratuito?

Il rischio é che il “guardi che se non fa il bravo chiamo i carabinieri” valga alla fine più per Enel che per il normale cittadino, che si sente sempre più spesso rispondere “abbiamo tutte le pattuglie impegnate“.

Alcuni lettori hanno già segnalato simili comportamenti e una sorprendente solerzia dei Carabinieri ad intervenire, per poi, incredibilmente, neppure verbalizzare l’ intervento.

L’intervento dovrebbe infatti risolversi sempre con la redazione del verbale: definire il soggetto che ha telefonato, luogo, data, ora e del motivo della richiesta, e una sommaria descrizione dei fatti accertati.

E’ il caso, che sembra ricorrente, quando un consumatore rifiuta la sostituzione dei vecchi contatori con quelli nuovi, che vengo utilizzati illegalmente.

Se “tutela della continuità operativa delle reti” significa anche imporli, con l’aiuto dei Carabinieri, c’è il rischio che a trarne vantaggio sia solo Enel.

La forma di collaborazione, tra una società privata e un corpo militare dello Stato, dovrebbe essere legittimata da un provvedimento amministrativo.

Non esistono precedenti perché è come se Enel venisse investita di un potere ispettivo, e di generico controllo sul territorio, sconosciuto nelle proprie finalità societarie.

Una situazione allarmante perché le reti, sempre più intelligenti e ricche di dati sensibili dei cittadini, sarebbero controllate dal monopolista della distribuzione elettrica.

Gas a Milano – confronto bollette

Le due bollette, dello stesso utente, sono relative allo stesso periodo dell’anno: prima bolletta del 2021 e prima bolletta del 2022.

L’utente ha consumato 100 metri cubi in meno e ha pagato 322 € in più.

Il prezzo unitario lordo del gas passa da 0,61 €/Smc a 1,48€/Smc con un aumento di due volte e mezza, nonostante gli interventi del governo: una riduzione di 2/3 degli oneri di sistema, e una diminuzione di imposte e IVA.

I media dovrebbero dare così le notizie: aumenti in periodi omogenei!

Tra tre mesi arriverà il conguaglio del riscaldamento e rifaremo i conti su quello!

Trivelliamo?

Nel 2018 ENI era ottimista sul potenziale del gas in Adriatico.

Dopo due governi nimby, il governo ha deciso.

Con esclusione del golfo di Venezia, che se si perfora sprofonda, sono state individuate le aree in concessione.

Tra gare e valutazioni dell’impatto ambientale, a correre ci vorranno un paio d’anni per iniziare a costruire, o rimettere a posto le vecchie e arrugginite piattaforme, e per posare i tubi per la connessione con la rete nazionale.

Con un certo ottimismo si incomincerà ad estrarre gas non prima del 2027.

Ma di quanto gas parliamo?

Ammettendo che le riserve siano di circa 70 miliardi m3, si può ipotizzare di poterne estrarre,a regime, 3 miliardi di m3/anno, ai quali vanno aggiunti i 4 miliardi che già estraiamo annualmente.

Per una produzione totale di 7 miliardi di m3/anno, degli oltre 70 che consumiamo mediamente in un anno.

Un incremento importante, ma non così rilevante da comportare una riduzione apprezzabile del prezzo per il consumatore.

Va infatti sfatato il mito del “se è italiano costa meno” perché il prezzo lo fa il mercato, come abbiamo imparato in questi mesi.

Quali quindi i reali vantaggi?

  • il beneficio ambientale, il gas che non deve essere trasportato dalla Russia, deve viaggiare meno è quindi inquina meno;
  • la creazione di nuovi posti di lavoro;
  • le royalties, che lo Stato intascherebbe ma che dovrebbero essere subito investite nel settore energetico e
  • qualche prebenda ai comuni costieri interessati, come successo per il petrolio in Basilicata

Il monopolio dei contatori

Continua la sostituzione dei vecchi contatori di energia elettrica con quelli di seconda generazione“, tutti con il marchio Enel.

Un’operazione che potrebbe consentire ad Enel, tramite edistribuzione, di controllare il mercato dell’energia elettrica al dettaglio.

Ci sono voluti solo nove anni per cambiare il nome – da Enel Distribuzione a edistribuzione – ma nella sostanza non è cambiato nulla: edistribuzione distribuisce e misura quasi tutta l’energia elettrica nazionale in forza di una concessione che scadrà nel 2030.

Enel partì con la prima operazione contatori intelligenti” venti anni fa, con la promessa che i consumatori avrebbero potuto verificare e pagare solo quello che consumavano.

Spariva la figura del “letturista”, il consumo sarebbe stato rilevato da remoto e chi non avrebbe pagato la bolletta sarebbe rimasto al buio.

A quel tempo Enel era la luce e nessuno si chiese se ciò che Enel stava facendo era legale o meno.

Siccome tutta l’operazione veniva spacciata per gratuita, cosa che poi si rivelò non essere, a nessuno importó se i contatori fossero legali o meno, o come funzionassero. 

Erano diversi, non c’era più la rotella che girava e una tamburella di numeri che progrediva. Bisognava schiacciare un bottone e perderci una mezz’oretta per capirci qualcosa. Cosa che nessuno fece!

All’Enel regnava kaiser Franz  Tatò, voluto da Romano Prodi, lo sponsor delle false liberalizzazioni.

Il decreto Bersani, del 1999, prevedeva la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: a Terna sarebbero andate le grandi linee di trasmissione di alta tensione e ad Enel la concessione della distribuzione di energia elettrica in tutto il paese, ad esclusione delle grandi città, dove operavano ancora le società municipalizzate, che non mollarono l’osso.

Sono passati vent’anni e la relazione annuale di Arera fotografa una situazione imbarazzante: il settore appare tutto meno che liberalizzato.

E la completa liberalizzazione non potrà realizzarsi prima del 2030 perché,se Enel ha il monopolio della distribuzione, misura tutta l’energia elettrica nazionale, la produce e pure la vende, perché dovrebbe perdere la posizione, visti anche i dividendi che gira al Ministero dell’Economia e della Finanza.

Secretate, come sempre in questi casi, le condizioni della concessione che porta nelle casse della capogruppo otto miliardi di euro all’anno, pagati supinamente dalle bollette in cambio di un servizio a dir poco scadente.

Quando partì con l’operazione contatori, Enel era talmente potente che decise volutamente di non omologare i contatori, come invece la legge imponeva.

Non essendo uno strumento di misura omologato, lo strumento non si sarebbe neppure potuto chiamare contatore e infatti Enel optó per “elettrodomestico“, marcandolo con un simbolo CE farlocco.

All’installazione, l’utente riceveva il manuale del nuovo “elettrodomestico”.

istruzioni

Il nuovo elettrodomestico sarebbe rimasto un prototipo per anni: trasmettere i dati di consumo sugli stessi cavi elettrici di potenza era un’impresa mai tentata da nessuno.

Ma per lo sviluppo dell’elettrodomestico c’erano pronti trenta milioni di ignari consumatori italiani, pronti a pagare l’energia elettrica, misurata tutta dalla stessa società che ancora la produceva. 

I contatori erano prodotti da Enel in Cina, e nessun ente terzo li avrebbe mai verificati: ancora oggi sono decine di milioni i contatori di questo tipo installati in Italia  e nessun ente terzo li può provare in contraddittorio perché, non essendo omologati, mancano proprio le procedure legali di prova.

Ma siccome “tutto era gratis e avremmo finalmente pagato solo quello che consumavamo, magari utilizzando la lavatrice di notte perché costava meno” nessuno ebbe nulla da dire.

Verificando le bollette si scoprì, dopo, che non era così: pagavamo, e ancora oggi paghiamo, sia il contatore che i consumi stimati, perché la maggior parte dei dati si perdono durante la trasmissione.

Il progetto veniva sviluppato in itinere e il numero delle sue versioni è ignoto, proprio perché l’elettrodomestico non era omologato e quindi era illegale.

Mentre in Italia venivano installate decine di milioni di contatori illegali, il Parlamento Europeo stava discutendo una direttiva che avrebbe stabilito i criteri di fabbricazione, omologazione e commercializzazione in Europa, proprio del contatore di energia elettrica.

La direttiva, nota come MID, venne emanata nel 2004, entró in vigore nel 2006, quando ormai Enel aveva ultimato l’installazione degli ultimi “elettrodomestici”, ma venne recepita dall’Italia solo nel marzo del 2007.

Siccome gli “elettrodomestici” illegali erano ormai decine di milioni, Enel doveva sistemare le cose, oltre a farsi pagare i contatori perché non erano per niente gratis!

Venne subito in aiuto l’Autorità per l’energia, oggi Arera.

Secondo la delibera 292/06, a dicembre 2006,  “i misuratori attualmente installati presso i punti di prelievo …sono di tipo elettromeccanico e i misuratori orari installati alla data del presente provvedimento presso alcuni punti di prelievo debbano essere preservati”.

Era un falso clamoroso: gli “alcuni punti di prelievo” non erano “alcuni” ma ormai venti milioni ed erano tutti i nuovi elettrodomestici di enel.

Con la voce “oneri di recupero continuità” la delibera scaricava il costo dei contatori in bolletta, con tanti saluti al “non vi costerà niente, é tutto gratuito”.

Ma c’era un ultimo intoppo, il Testo Unico delle leggi metriche, che imponeva, e ancora oggi impone, strumenti di misura legali.

L’elettrodomestico di Enel era un progetto nuovo e un’omologazione in itinere non sarebbe mai stata ottenuta.

L’Autorità per l’energia non poteva più farci nulla, perché la metrologia legale non rientra nelle sue competenze, e allora ci pensó di nuovo Prodi, con uno dei suoi magici provvedimenti “ad aziendam”.

Nel marzo 2007, quando la direttiva MID viene finalmente recepita anche in Italia, un articolo del decreto di recepimento rende legale quello che legale non é, e non potrà mai essere: decine di milioni di contatori illegali potranno continuare a funzionare “fino a quando verranno rimossi”.

Sono quelli che avete ancora in casa e che Enel ha deciso ora di rimuovere.

Il decreto di recepimento, di dubbia costituzionalità, sarebbe stato anche impugnabile per eccesso di delega: una direttiva europea non va recepita per lavare i panni sporchi in casa.

Appena il decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Antitrust denuncia la posizione dominante di Enel, ma ormai è tardi.

Solo su intervento dell’Ufficio Metrico di Milano, sono centinaia i contatori illegali sequestrati.

Adesso i vecchi “elettrodomestici” saranno sostituiti da quelli di seconda generazione e spariranno le prove di misurazioni illegali, effettuate da “elettrodomestici” illegali, installati non si sa quando ma che ora, secondo Enel, avrebbero concluso il loro ciclo di vita.

Eppure, per decreto, i contatori illegali potrebbero operare all’infinito visto che possono restare lì dove sono e cioè “fino a quando non verranno rimossi”. 

E chi decide che debbano essere rimossi? In base a quale criterio?

La metrologia legale compete al MISE che, a governi alterni, manifesta i suoi dubbi.

L’Autorità per l’energia, invocata dai distributori in occasione delle attuali sostituzione con il nuovo Open Meter, non ha alcuna competenza sul sistema di tele-gestione del contatore, un sistema illegale, perché un contatore omologato MID non può essere gestito da remoto.

Durante i due governi Conte, la questione era stata sollevata in Parlamento senza risultati e anche l’Antitrust aveva avviato delle procedure.

La storia quindi si ripete e il risultato non cambia: prima era l’elettrodomestico ad essere illegale e adesso, che il contatore è legale, lo si gestisce illegalmente da remoto!

La socializzazione delle perdite

La Procura di Roma indaga su una faccenda che potrebbe costare molto cara ai consumatori.

Enel e Green Network, con la benedizione di Arera,  transavano sulla testa dei consumatori con le delibere n° 50/2018 e n° 568/2019, e ora Arera denuncia Green Network.

Questo un post dell’agosto 2020

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I debiti di alcune società che vendono energia elettrica vengono pagati dai consumatori.

Un giochetto facile, specialmente per le nuove società, nate dal nulla, che ci telefonano ogni sera o ci perseguitano con le campagne pubblicitarie.

I fornitori di energia elettrica operano in un mercato controllato, a monte, dal distributore di riferimento – edistribuzione – al quale devono pagare sull’unghia gli OGS – oneri generali di sistema – a prescindere dal fatto che il loro cliente paghi o non paghi la bolletta.

Il distributore monopolista, che fa capo a Enel e che distribuisce quasi tutta l’energia elettrica nel paese, può così decidere chi deve pagare e chi no, chi può vivere o chi deve morire.

Erano 500 i milioni del buco di  Gala, che poi è fallita, e sono 166 quelli di Green Network, che ne deve il doppio a Enel e si mette d’accordo con Enel, perchè l’altra metà la coprano i consumatori.

Non si comprende come sia possibile una tale operazione sulla testa dei consumatori.

Com’è possibile che Enel, attraverso la controllata edistribuzione, possa concludere accordi transattivi – benedetti da Arera – che riguardano soldi che i consumatori hanno già pagato con le bollette e che il fornitore, invece di versare, ha trattenuto per far quadrare i conti

In base a quale specifica delega Arera può socializzare, a suo modo, le perdite di una società privata gestita malamente?

Forse è per questa ragione che i fornitori sono più di 600, spesso società nate dal nulla e senza alcun controllo, il più destinate a chiudere lasciando debiti che tanto saranno pagati dai consumatori.

Il mercato finirà a non più di una trentina di società di vendita che potranno finalmente controllarne il prezzo.

Trionfale, invece, il cammino dei distributori e, in particolare, di quello di proprietà di Enel – edistribuzione – che distribuisce e misura, più o meno, tutta l’energia elettrica nazionale.

Può decidere chi e quando deve fallire e chi invece, come Green Network può continuare a vivere e magari tornare utile in futuro.

Se si possono scaricare i debiti dei privati sui consumatori sarà una passeggiata socializzare gli oneri di sistema, per 18 miliardi all’anno

Nelle casse della CSEA, dove arriva annualmente questa montagna di denaro, ci sono sempre un paio di miliardi pronti per le emergenze, come per Alitalia.

Anche quelli sono soldi nostri, pagati perché avrebbero dovuto darci dei benefici, e invece vengono utilizzati per scopi diversi.

E sfido chiunque a dimostrare i benefici economici dell’energia rinnovabile per i consumatori.

E adesso, che il valore degli oneri si avvicina al terzo della bolletta, e la morosità aumenta, ecco la resa dei conti!

Secondo il TAR del caso Gala, gli oneri di sistema sono oneri “fiscali”, rivolti cioè alla generalità dei cittadini.

Mentre, per il regolatore, è l’ex presidente Bortoni che parla: “le sentenze della giustizia amministrativa si rispettano ma hanno travisato la materia; la richiesta di socializzare sarà l’ultima spiaggia, non si andrà subito a socializzare il buco; dovremo riformare le decisioni della giustizia che non stanno in piedi, pur rispettandole; dovremo definire formule di sopravvivenza da qui al nuovo assetto ‘a canone Rai’, spero che il transitorio sia di alcuni mesi, vedremo; stiamo già pensando ai criteri da rispettare per iscriversi all’albo previsto dal Ddl concorrenza“.

Ad oggi, non solo non esiste l’albo dei fornitori ma i piazzisti di energia proliferano, tanto sanno che, come nel caso Green Network, non possono fallire.

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