I signori dell’energia: gli energivori

Lo scambio epostolare tra Massimo Mucchetti e Qualenergia é una pessima notizia per i consumatori che vedranno rincarare le bollette.

Mucchetti, che dalle pagine del Corriere combatteva le lobbies, é presidente della commissione industria del Senato mentre Qualenergia difende da sempre le energie rinnovabili.

Tutto nasce da un’interpellanza del M5S in merito all’esplosione degli oneri di sistema,che pesano per più di un terzo del valore delle bollette.

Oggi si parla delle società energivore che, proprio perché energivore, pagano l’energia a prezzi di favore, scaricando tutti gli oneri su quelli che consumano meno.

Il tema é quello degli interconnectors e cioè del vantaggio per le società energivore, di approvvigionarsi direttamente all’estero, in cambio del solo impegno a partecipare alla realizzazione di linee di trasmissione internazionali.

Per farle passano anni, o alla fine neppure si fanno, l’impegno resta solo un impegno ma nel frattempo qualcuno ci sguazza.

Le posizioni sono chiare: da una parte c’è Mucchetti che difende le società energivore, e i due miliardi di euro all’anno che costeranno ai consumatori, con la giustificazione che sono solo una parte dei 13 miliardi che i produttori di energia rinnovabile già scaricano sui consumatori.

Alcuni passaggi della lettera di Mucchetti vanno letti con attenzione: “la tentazione di incassare il beneficio senza investire davvero nei nuovi elettrodotti transfrontalieri ad altissima tensione è stata grande …… si deve dunque scegliere tra il lasciar morire l’operazione interconnector (mandando in cavalleria gli “aiuti” fin qui dati) e il concedere una proroga che, nell’arco di altri sei anni, consenta a Terna di costruire queste nuove linee transfrontaliere fermando, mano a mano che si completano, la corresponsione dell’anticipo dei benefici futuri”

Ma é ovvio, caro Mucchetti, che tutto finisce in cavalleria e che si compensare una distorsione – quella degli abnormi incentivi alle rinnovabili – con distorsioni ancora più devastanti, come gli interconnectors o il capacity payment. Non si capisce perché tutti i consumatori debbano pagare un tributo alla crisi, tranne i pochi privilegiati settori che invece vivono di rendita.

E anche se le linee di interconnessione, alla fine, si facessero avremmo energia a prezzi più bassi ma oneri di sistema più alti, mentre il problema è proprio quello di ridurre gli oneri di sistema invece di compensarli con altri provvedimenti.

E così se scopriamo che gli interconnectors  non si fanno, poco male, continuiamo a sperare che prima o poi si facciano! C’era l’impegno dei privati a investire ? Bastava l’impegno ma ora, dice Mucchetti, devono impegnarsi di più.

Tedeschi e francesi hanno capacità da vendere ed ecco servita l’Italia che importa per quasi il 20% della sua produzione, pur potendo produrre energia per due volte il suo fabbisogno.

Ecco come fanno i soldi gli energivori; la lista é lunga e sorpresa, c’è ancora Alcoa! Come mai ? 

Autore: edoardobeltrame

“Ho scoperto il modo di ingannare i diplomatici. Io dico la verità, e loro non mi credono mai.” (C.B.C)

2 pensieri riguardo “I signori dell’energia: gli energivori”

  1. A conferma l’articolo della Staffetta Quotidiana del 29/12

    Terna bandirà nuove gare quanto prima, nel frattempo il servizio sarà solo finanziario. Le industrie beneficiarie dovranno indicare il Paese prescelto entro il 7 gennaio e aggiornare le garanzie entro il 20
    L’Autorità per l’energia è intervenuta per sanare la situazione di vuoto di regole che, in seguito alla recente proroga dello schema interconnector ex legge 99/09 in legge di Stabilità, minacciava di inceppare il meccanismo. In pratica con la delibera 666/2015 il servizio tornerà temporaneamente alla sua primissima forma di mera compensazione finanziaria dei differenziali di prezzo tra un mercato elettrico prescelto dai beneficiari e quello italiano. Questo dal 1 gennaio e finché Terna, che non ha avuto i tempi tecnici per farlo entro il termine “normale” del 31 dicembre, non bandirà – dovrà farlo quanto prima ‐ una nuova gara per il servizio di import virtuale. Le industrie energivore aderenti dovranno ora indicare il mercato scelto entro il 7 gennaio e adeguare le garanzie finanziarie obbligatorie per aderire ai benefici entro il 20 gennaio.
    Il problema era stato evidenziato con preoccupazione nei giorni scorsi dai grossisti e trader di AIGET, direttamente coinvolti in qualità di shipper del servizio di import virtuale. Quest’ultimo, si ricorda, consisteva nella messa a disposizione delle industrie energivore aderenti di quantitativi di elettricità acquistata su mercati elettrici esteri da esse prescelti, recapitata ai grandi consumatori come se fossero già operative le interconnessioni fisiche che questi ultimi si sono impegnati a finanziare sempre ai sensi della legge 99/09.
    Il sistema di import virtuale, i cui costi sono socializzati attraverso i prezzi elettrici, sarebbe dovuto scadere a fine 2015 perché nel frattempo avrebbero dovuto essere realizzati gli elettrodotti fisici. Ciò non è avvenuto e una norma proposta prima dal senatore bresciano Massimo Mucchetti (Pd) e poi fatta propria dai relatori ha prorogato il servizio virtuale fino al 2021 rafforzando nel frattempo gli obblighi per le industrie di realizzare le nuove linee. Nel frattempo però i termini del servizio di shipping virtuale svolto dai grossisti erano scaduti e AIGET temeva un’implicita prorogatio dei vecchi termini, parametrati su condizioni di mercato diverse, risalenti ai tempi della precedente gara di fine 2014.
    Staffetta Quotidiana, 29‐12‐15

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  2. Passata la rabbia nelleggere quanto riportato mi viene da dire, come peraltro fa accenno il giornale:
    – senza i piccoli investitori, il ns. paese con così tanti ciarlatani, speculatori e burocrati avrebbe pagato le sanzioni per non avere raggiunto le emissioni imposte dal protocollo di Kyoto e successivi accordi ambientali.
    – non si calcolano, se non talvolta attraverso roboanti inchieste della magistratura (Vado Ligure , La Spezia etc), i danni ambientali fatti dalle vecchie centrali a carbone e la ricaduta economica sulla salute pubblica.
    – non si calcolano i costi delle riserve calde delle ns. centrali (ferme ma pronte e funzionare) che gravano sulla bolletta
    – non si calcola il beneficio ambientale, il consolidamento delle reti reso dalla distribuzione geografica dei piccoli centri di produzione e gli investimenti fatti dai produttori per rinforzare le reti esistenti al momento del collegamento (investimenti fatti al momento della richiesta di connessione, gratuitamente per i gestori di rete, che usufruiscono dei risultati)
    – si inducono i privati ad investire e poi gli si cambiano le regole in corso d’opera
    – si favoriscono le solite imprese che non hanno fatto investimenti industriali seri durante gli anni passati sulle tecnologie del paese (tecnologia fotovoltaica , sistemistica industriale, sistemi di accumulo ) e ora si strozzano i piccoli investitori……. e via !

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