Come va con il gas?

Russia waiting for US sanctions

Ricordare il passato per cercare di capire cosa succede oggi con il gas.

Bisogna tornare a Obama, con Biden vice presidente, la cui amministrazione ha sempre osteggiato il Nord Stream 2, il secondo tubo del gasdotto russo-tedesco nel mar Baltico, voluto dalla Merkel, a sostegno dell’industria tedesca, e dai russi, che avrebbero investito in Germania nelle infrastrutture.

Salta tutto con l’invasione dell’Ucraina e la promessa di Biden di distruggere il tubo se la Russia avesse invaso.

La conferenza stampa era premonitrice.

In passato, l’Ucraina spillava il gas dal tubo,che le passava attraverso per alimentare gli europei, e gli stessi europei avevano sempre dovuto pagare le bollette russe all’Ucraina per non restare al freddo.

La prima amministrazione Trump, i suoi rapporti con Putin, e la manutenzione, programmata o meno, delle centrali nucleari francesi aveva fatto intravedere il ritorno dell’utilizzo del gas russo, poi tramontato con l’amministrazione Biden.

Il risultato, pessimo per gli europei, è che il prezzo del gas é raddoppiato, lo comprano essenzialmente liquefatto ed è di provenienza russa e americana in quanto il GNL non ha una “bandiera” specifica, ma è di chi lo compra.

Quindi ottimo risultato per gli americani, che era quello che volevano, che per i russi, che non devono passare più per l’Ucraina. Peccato per il gasdotto che comunque può sempre essere riattivato come il Nord stream se arriverà la pace.

Per capire quale potrebbe essere il futuro del mercato del gas, un rapporto dell’OIES del 2014 analizzava le alternative europee di approvvigionamento e criticava il fatto che si valutano sempre le opzioni europee e non quelle dei russi che, essendo i padroni del gas, sono molto più “elastiche“.

Il rapporto concludeva che la reciproca dipendenza presentava più vantaggi che svantaggi, anche perché l’Europa non sarebbe mai in grado di diversificare le fonti energetiche.

Il rapporto indicava,al 2030, un fabbisogno aggiuntivo di 100/200 miliardi di m3/anno e un prezzo – 20 €/MWh – che i russi saranno sempre in grado di garantire.

Oggi costa il doppio dopo essere costato, durante la crisi, dieci volte tanto.

Il commercio globale annuo di GNL raddoppierà al 2030: 700 miliardi di m3.

Passati nove anni dal rapporto, e con le sanzioni in essere ai russi, l’Europa dipende oggi dal gas americano pagandolo doppio di quanto lo pagava ai russi.

La Polonia non riceve più gas dai russi e noi riceviamo sempre meno gas dall’Africa e quello che arriva dall’Algeria è in parte russo.

Quale futuro per il gas?

Siamo stati tra i primi utilizzatori di gas naturale in Europa e ci siamo sempre affidati ai gasdotti più che al trasporto via nave.

Con tre impianti, del tutto sottoutilizzati, saremmo quarti per capacità di rigassificazione, dopo Spagna, Uk e Francia.

Il terminal di Panigaglia é entrato in servizio nel 1971, con una capacità annua di 3,5 miliardi di metri cubi; nel 2009 quello di Rovigo, da 8 mld mc e nel 2013 quello di Livorno da 3,5 miliardi.

La capacità totale dei tre impianti vale un quarto delle importazioni del 2014.

Negli ultimi due anni, Rovigo ha lavorato al 50% e gli altri due sono rimasti fermi.

Come per le centrali elettriche che, anche se inutilizzate restano a disposizione e quindi a carico delle bollette, anche per questi impianti il consumatore paga anche se rimangono fuori servizio.

I consumi nazionali di gas sono tornati ai livelli degli anni novanta; c’é abbondanza di gas via tubo, che deve essere pagato anche se non lo si ritira, ma costa meno di quello che arriva via nave.

Con notevole fiuto, l’Autorità per l’energia aveva da poco agganciato il prezzo del gas a quello del mercato spot del GNL, con il brillante risultato che il gas d’ora in poi ci costerà di più.

I tre rigassificatori vengono così salvati da un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 2013, per fare fronte a eventuali emergenze stagionali: ogni anno viene selezionato un importatore che si impegna a scaricare un carico di GNL, mantenendolo a disposizione durante l’inverno, per ritirarlo a primavera nel caso non venga impiegato.

Pochi giorni fa lo scarico di 90 milioni di m3 al terminal di Rovigo. Le punte massime di consumo giornaliero nazionale nei  casi di freddo eccezionale hanno raggiunto i 450 milioni di m3.

Con questo scenario non si comprende come possano ritornare attuali i progetti dei nuovi terminali, autorizzati ma rimasti sempre sulla carta, di Porto Empedocle, Gioia Tauro e Falconara e non si realizzazi invece un terminal in Sardegna.

Quale il futuro del gas senza importanti decisioni politiche sul suo uso alternativo, come per il trasporto pesante o la propulsione navale?