L’Autorità senza autorità

La messa in mora dell’Italia è dell’anno scorso, per non aver recepito la direttiva europea che imponeva la netta separazione tra chi fornisce e chi distribuisce energia elettrica.

L’Autorità per l’energia aveva tentato di imporla ad Enel, che ha fatto ricorso al TAR.

Unbundling è un termine ostico per il consumatore che a malapena sa  quanto consuma; sa chi gli manda le bollette ma non sa chi gli porta l’energia in casa o chi la misura.

Il consumatore riceva bollette da “Enel, l’energia che ti ascolta” e  paga,anche se inascoltato.

Gli altri fornitori, che dipendono dai dati rilevati dalle decine di milioni di contatori gestiti da Enel, tramite i quali Enel conosce i consumi di decine di milioni di utenti, hanno vita un po’ più difficile perché i dati sono un immenso patrimonio commerciale di Enel.

Forti di questa posizione equivoca di Enel, gli agenti senza scrupoli millantano di tutto.

Con la fine del mercato di maggior tutela milioni di consumatori non sapranno cosa fare ed é quindi meglio mantenerli confusi.

Replica del presidente dell’Autorità per l’energia: “in effetti ci avevano detto di fare l’umbunling, ma nessuno ci ha spiegato come”.

E chi doveva spiegarlo?

Forse l’ Antitrust, che denunciava la posizione dominante di Enel già nel 2007?

Il ricorso di Enel si basa sulla tesi che ” l’Autorità non ha autorità”.

Ma l’Autorità é la stessa che ha approvato i contatori di seconda generazione, che Enel ci piazzerà in casa come ha già fatto quindici anni fa che potranno essere forniti dalla Ducati energia, società che fa capo alla famiglia dell’ex-Ministro delle Sviluppo Economico, fatto del quale sembra essersi accorto finalmente anche il senatore Mucchetti.

In questo caso, per Enel, l’Autorità ha autorità, che invece, per legge, non ha perché l’omologazione del gruppo di misura, inteso come contatore e sistema di gestione del dato da remoto, compete al Ministero dello Sviluppo Economico e non all’Autorità.

Queste sono le liberalizzazioni all’italiana: finirà che pagheremo bollette e multe all’Europa!

 

Energia termoelettrica:un disastro

Il rapporto della Direzione Generale del Ministero dello Sviluppo Economico evidenzia la crisi del settore.

Si sarebbe potuta evitare, chiudendo le centrali vecchie mentre se ne costruivano di nuove, ma non è andata così! 

Le abbiamo mantenute noi con le bollette e il prezzo dell’energia è tra i più cari in Europa!

La corsa all’energia termoelettrica parte con il decreto Bersani che, nel 1999, imponeva a Enel di cedere 15 GW della sua potenza installata.

Le centrali di Enel vennero assegnate a tre società di scopo – le Genco – che vennero vendute, nel 2001 e 2002, per 8,2 miliardi di euro. 

Il prezzo medio di vendita era di 546 € per ogni kW installato.

Per fare più cassa, le Genco vennero vendute già con l’autorizzazione per l’ammodernamento – repowering – delle centrali, con un grande impegno delle banche e di quelli che intascarono tangenti.

Dopo aver concesso autorizzazioni che coprivano abbondantemente l’intera domanda di energia elettrica, s’incominciò a remunerare, fuori mercato e con sontuosi incentivi, l’energia rinnovabile.

Il crollo dei consumi sta oggi avviando il settore verso il disastro.

Nel 2014 la produzione di energia termoelettrica è calata del 10% e così tutti vogliono chiudere le centrali.

A meno di scaricare sulle bollette gli effetti di questi errori, con capacity payment, nato per remunerare i produttori anche se non producono energia, chi chiude per primo, vince.

Negli ultimi due anni, si legge, il Ministero ha autorizzato la chiusura di 5.800 MW, a cui se ne aggiungono altri 4.100 MW in corso d’istruttoria.

Enel ha già dichiarato di voler chiudere 23 centrali, per altri 12.000 MW.

Prevedibile l’impatto sociale che le decisioni comporteranno, mentre la vicenda Sorgenia, passata alle banche con i soldi dei cittadini, faceva già capire come sarebbe finita.

Un’altra prova del disastro è il recente acquisto dei 4.500 MW di E.On, da parte dei Ceki per un valore, si dice, di 200/300 milioni di euro, che sarebbe un decimo di quello delle tre società ex-Enel.

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