Prosegue la sostituzione dei contatori di energia elettrica.
Prodotti da Enel sono utilizzati da quasi tutti i distributori nazionali.
edistribuzione, di proprietà di Enel, li installa in quasi tutto il territorio nazionale in forza della concessione che dovrebbe scadere nel 2030, ma che verrà molto probabilmente prorogata per altri vent’anni.
Oltre al problema della gestione da remoto dei contatori, che il ministero competente non ha mai affrontato, c’è quello della privacy: all’atto della sostituzione, infatti, nessuno chiede all’utente di dare il consenso al trattamento dei dati del suo consumo.
Ed è pacifico che i dati sono del consumatore, perché li paga con la bolletta e perché sono diretta conseguenza delle sue abitudini. Senza il suo consenso, non possono girare.
Invece sanno già tutto come spiegava Bortoni, ex presidente di Arera,già nel 2015.
Eppure il consenso per la privacy ci viene richiesto, sempre più spesso, per ogni tipo di acquisto o di servizio, ma per i dati del nostro consumo, che valgono miliardi, no.
Ce lo chiede il fornitore, quando firmiamo un contratto, e infatti lo ritroviamo in bolletta, ma per i servizi del distributore, cioè un terzo che neppure conosciamo, e che possiamo chiamare solo in emergenza, che viene in casa e ci installa un aggeggio attraverso il quale, da remoto, saprà tutto di noi, nulla!
Non è dato a sapere cosa i nuovi contatori siano in grado di elaborare, perché i protocolli di comunicazione sono di proprietà dei distributori che, per legge, possono fare solo operazioni “ammissibili”.
E se le operazioni non sono ammissibili chi lo viene a sapere?
Sappiamo che se un utente è moroso gli abbassano la potenza da remoto ma non è provato che non lo facciano anche se l’utente paga!
Comunque, con il nuovo contatore, chi misurerà l’energia con i nuovi contatori conoscerà le nostre abitudini: se siamo dei buoni pagatori, se siamo fuori casa durante il giorno, quando facciamo il bucato o se passiamo il weekend fuori città.
Ecco perché non dare il consenso è fondamentale! E se qualcuno poi rileva i nostri dati commette un reato.
Reati all’ordine del giorno per i milioni di utenti che si sono già fatti sostituire il contatore, e i cui dati sono mercanteggiati anche i rete e su Facebook, merce di scambio tra distributori e fornitori che, guarda caso, fanno parte della stessa famiglia.
Evidente la possibilità, per chi distribuisce e misura energia, di girare i dati a chi magari la produce o la vende per “profilare” commercialmente il consumatore.
Sull’argomento, andrebbe letto con attenzione il parere del gruppo di lavoro 29 della UE per la protezione dei dati che così conclude:
“Il parere ha evidenziato che i contatori intelligenti offrono molte nuove possibilità di trattamento dei dati e di erogazione dei servizi ai consumatori. A prescindere dal tipo trattamento, sia esso simile a quello già esistente o senza precedenti, il responsabile del trattamento deve essere chiaramente individuato e deve conoscere gli obblighi connessi alla legislazione sulla protezione dei dati, anche in fatto di tutela della vita privata fin dalla progettazione, sicurezza e diritti degli interessati. Gli interessati devono essere debitamente informati sulle modalità di trattamento dei loro dati e devono essere a conoscenza delle differenze fondamentali che tale trattamento comporta, in modo che quando esprimono il loro consenso questo possa essere ritenuto valido”.
Esattamente il contrario di quanto sta succedendo in Italia: il consumatore italiano non viene avvertito che i suoi consumi sono dati personali, che verranno trasmessi a sistemi remoti senza indicare il livello di protezione sulla garanzia del dato trasmesso, e che verranno gestiti da terzi.
Non chiedendogli di firmare il consenso non dovrà neppure comunicargli il nominativo del responsabile del trattamento dei dati.
In attesa del pronunciamento del Garante, al quale dovrà necessariamente essere richiesto il parere, la sostituzione va rifiutata, con salvezza del diritto di rivolgersi allo stesso per le sostituzione già effettuate, in flagrante violazione dei suddetti diritti e con ogni consequenzialità.
Tuttora in corso la sostituzione dei vecchi contatori, o misuratori di energia elettrica, con quelli elettronici di “seconda generazione“.
Sono quasi tutti targati Enel ma nessuno ci fa caso.
L’operazione consente teoricamente a Enel, tramite la controllata edistribuzione, che distribuisce energia elettrica in quasi tutto il paese – di conoscere i consumi e quindi controllare il mercato.
Ci sono voluti “solamente” nove anni per cambiare il nome – da Enel Distribuzione a edistribuzione – come vuole l’umbundling ma, nella sostanza, non è cambiato nulla: edistribuzione distribuisce e misura quasi tutta l’energia elettrica nazionale in forza di una concessione che scadrà nel 2030 ma sarà prorogata senza gara entro il 2025, per altri vent’anni, non si sa con quali vantaggi per i consumatori.
Enel iniziò l’operazione “contatori intelligenti” nel 2000, con la promessa che i consumatori avrebbero potuto verificare, e quindi pagare, solo quello che consumavano. Non più acconti, non più conguagli.
Sparito il “letturista”, il consumo sarebbe stato rilevato da remoto e all’utente moroso sarebbe stata ridotta la potenza a disposizione lasciandogli pochi watt per non restare al buio.
In quegli anni, Enel era la “luce” del paese e quindi nessuno si chiese se ciò che Enel stava facendo fosse legale o meno.
E poi, siccome tutta l’operazione veniva spacciata per gratuita, cosa che invece successivamente si rivelò non essere, a nessuno importava se i contatori fossero legali o meno, né come funzionassero.
Erano molto diversi dai precedenti: non c’era più la rotella né la tamburella di numeri che progrediva ma per capire quanto si stava consumando bisognava agire su un pulsante e e vedere i mille lampeggi, equivalenti a un kWh.
All’Enel c’era kaiser Franz Tatò, voluto da Romano Prodi, lo sponsor delle c.d. liberalizzazioni, che poi si rivelarono una farsa.
Il decreto Bersani del 1999, prevedeva infatti la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: a Terna sarebbero andate le linee di trasmissione di alta tensione e ad Enel la concessione della distribuzione di energia elettrica in tutto il paese, ad esclusione delle grandi città, dove operavano ancora le società municipalizzate locali.
Dopo vent’anni, la relazione annuale di Arera fotografa una situazione imbarazzante: il settore é tutto meno che liberalizzato.
Stando al decreto Bersani, la completa liberalizzazione non potrà realizzarsi prima del 2030 anche perché, se Enel ha il monopolio della distribuzione, misura tutta l’energia elettrica nazionale, la produce e pure la vende, perché dovrebbe perdere la posizione dominante, visti anche i dividendi che gira al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il margine operativo lordo di edistribuzione per il 2024 è di cinque miliardi di euro.
Nel 2000 Enel era talmente potente che decise di non omologare i contatori, come invece la legge imponeva.
Non essendo uno strumento di misura omologato, non si poteva neppure chiamarlo contatore e infatti Enel optó per “elettrodomestico“, marcandolo con un simboloCE farlocco.
All’installazione infatti il fortunato utente riceveva il manuale del nuovo “elettrodomestico”.
Il nuovo “elettrodomestico” sarebbe rimasto un prototipo per anni: trasmettere i dati di consumo sugli stessi cavi elettrici di potenza era un’impresa piuttosto complicata.
Ma per lo sviluppo del nuovo “elettrodomestico” erano disponibili decine di milioni di ignari consumatori italiani, pronti a pagare l’energia elettrica, misurata tutta dalla stessa società che ancora la produceva e la vendeva.
I contatori erano prodotti da Enel anche in Cina, e nessun ente terzo li avrebbe mai verificati: ancora oggi sono decine di milioni i contatori di questo tipo installati in Italia e nessun ente terzo li può provare in contraddittorio perché, non essendo omologati, mancano le procedure legali di prova.
Ma “tutto era gratis e avremmo finalmente pagato solo quello che consumavamo, magari utilizzando la lavatrice di notte perché, dicevano, costava meno”.
Verificando le bollette si scoprì, dopo, che non era così: pagavamo, e ancora oggi paghiamo, sia il contatore che i consumi stimati, perché la maggior parte dei dati vanno persi durante la trasmissione.
Il progetto veniva sviluppato in itinere e il numero delle sue varianti è ignoto, proprio perché l’elettrodomestico non era stato omologato.
Mentre in Italia venivano installati milioni di nuovi elettrodomestici, il Parlamento Europeo stava discutendo una direttiva che avrebbe stabilito i criteri di fabbricazione, omologazione e commercializzazione in Europa, degli strumenti di misura e, tra questi, proprio del contatore di energia elettrica.
La direttiva, nota come MID, venne emanata nel 2004, entró in vigore nel 2006, quando ormai Enel aveva ultimato l’installazione degli ultimi “elettrodomestici”, ma venne recepita dall’Italia solo nel marzo del 2007.
Siccome gli “elettrodomestici” illegali erano ormai decine di milioni, Enel doveva sistemare le cose, oltre che farsi pagare dai consumatori i contatori perché non sarebbero stati per niente gratis!
E infatti venne subito in aiuto di Enel l’Autorità per l’energia, oggi Arera con ladelibera 292/06, del dicembre 2006, “i misuratori attualmente installati presso i punti di prelievo …sono di tipo elettromeccanico e i misuratori orari installati alla data del presente provvedimento presso alcuni punti di prelievo debbano essere preservati”.
Era un falso clamoroso: gli “alcuni punti di prelievo” non erano “alcuni” ma ormai venti milioni ed erano tutti i nuovi “elettrodomestici” di Enel.
Con la voce “oneri di recupero continuità” la delibera scaricava il costo dei contatori in bolletta, con tanti saluti al “non vi costerà niente, é tutto gratuito”.
Ma c’era un ultimo intoppo, il Testo Unico delle leggi metriche, che imponeva, e ancora oggi impone, strumenti di misura legali.
L’elettrodomestico di Enel era un progetto nuovo e un’omologazione in itinere non sarebbe mai stata ottenuta.
L’Autorità per l’energia non poteva più farci nulla, perché la metrologia legale non rientra nelle sue competenze, e allora ci pensó di nuovo Prodi, con uno dei suoi magici provvedimenti “ad aziendam”.
Nel marzo 2007, quando la direttiva MID viene finalmente recepita anche in Italia, un articolo del decreto di recepimento rende legale quello che legale non é, e non potrà mai essere: decine di milioni di contatori illegali potranno continuare a funzionare “fino a quando verranno rimossi”.
Sono quelli che avete ancora in casa e che Enel ha deciso ora di rimuovere.
Il decreto di recepimento, di dubbia costituzionalità, sarebbe stato anche impugnabile per eccesso di delega: una direttiva europea non va recepita per lavare i panni sporchi di casa!
Appena il decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con un tempismo subdolo, l’Antitrust denuncia la posizione dominante di Enel, ma ormai è tardi.
Solo su intervento dell’Ufficio Metrico di Milano, centinaia i contatori illegali vengono sequestrati.
Adesso i vecchi “elettrodomestici”vengono sostituiti da quelli di “seconda generazione” e spariranno le prove di misurazioni illegali, effettuate da “elettrodomestici” illegali, installati non si sa quando ma che ora, secondo Enel, avrebbero concluso il loro ciclo di vita, probabilmente perché così le tariffe di Arera hanno stabilito.
Eppure, per decreto, i contatori illegali potrebbero operare all’infinito visto che possono restare lì dove sono e cioè “fino a quando non verranno rimossi”.
E chi decide che debbano essere rimossi? In base a quale criterio? Forse al fatto che quasi tutti hanno il display spento?
La metrologia legale compete al MISE – cambia nome ad ogni legislatura – che, a governi alterni, manifesta i suoi dubbi.
L’Autorità per l’energia, invocata dai distributori in occasione delle attuali sostituzione con il nuovo Open Meter, non ha alcuna competenza sul sistema di tele-gestione del contatore, un sistema illegale, perché un contatore omologato MID non può essere gestito da remoto.
Durante i due governi Conte, la questione era stata sollevata in Parlamento senza risultati e anche l’Antitrust aveva avviato delle procedure.
La storia quindi si ripete e il risultato non cambia: prima era l’elettrodomestico ad essere illegale e adesso, che il contatore è legale, lo si gestisce illegalmente da remoto!
Infatti ciò che il distributore può fare da remoto sui contatori non è dato a sapere, perché il protocollo di comunicazione lo conosce solo Enel.
Si sa che possono modificare la potenza a disposizione del consumatore, se non paga, ma lo possono fare anche anche se paga e se hanno problemi di rete.
Possono, o dicono di poter, sincronizzare milioni di contatori per cambiare la fascia oraria di consumo, della quale non frega più niente a nessuno perché l’energia elettrica è più cara di notte che di giorno.
Attraverso il contatore sanno tutto di noi, è come un grande fratello che conosce abitudini di consumo, se siamo presenti, se siamo buoni pagatori, magari il nostro telefono e l’IBAN.
Nessuno ha mai fatto questi controlli perché Enel e i suoi contatori sono intoccabili ma le liste dei consumatori con tutti i dati sono in vendita in rete.