Il canone RAI

Il canone in bolletta

Da dieci anni le bollette dell’energia elettrica ci addebitano il canone della RAI.

Nel 2024 fanno 7 euro al mese, per dieci mesi, da gennaio a ottobre; ora il governo sta pensando di ri-aumentarlo

Il canone è dovuto solamente per l’abitazione di residenza; i non residenti non lo devono pagare, dichiarandolo al proprio fornitore, quando firmano il contratto.

Va verificato che, ad ogni bolletta, il canone venga addebitato e le bollette devono essere conservate per dieci anni, prova che lo avete pagato.

Ma se il fornitore li riceve e non li paga cosa succede?

Una volta incassato, il vostro fornitore deve versarli, per vostro conto, all’Agenzia delle Entrate, segnalando sia il numero di POD della vostra utenza, presso la vostra residenza, che il codice fiscale.

Numerosi lettori segnalano di aver ricevuto una comunicazione dell’Agenzia con la richiesta di pagamento, a distanza di anni.

Per evitare simili sorprese, dovreste verificare prima di tutto che il canone vi sia stato correttamente addebitato.

La confusione é tale che qualche fornitore se lo dimentica, per far diventare la sua offerta più “competitiva”.

La brillante idea di scaricare il canone RAI in bolletta venne al governo Renzi  nel dicembre del 2015 e l’Autorità dell’Energia si limitò a disquisizioni teoriche.

Da tempo cercavano gli “abusivi” ma il risultato, al di là dell’impatto mediatico, fu scadente con notevoli problemi nella messa a punto della procedura.

Dopo il ricevimento, da parte dei consumatori, delle comunicazioni dell’Agenzia, seguiranno le cartelle esattoriali con la richiesta di pagamento per ogni anno.

Il consumatore dovrà quindi dimostrare di aver pagato il canone ammesso, ovviamente, che il suo fornitore glielo abbia addebitato con la bolletta e poi lo abbia regolarmente “girato” all’Agenzia delle Entrate

Siccome sono pochi quelli che verificano le bollette, se non c’è stato addebito, la richiesta dell’Agenzia é quindi corretta.

Ma anche se l’utente ha pagato, il consumatore deve sperare che il fornitore abbia fatto il suo dovere e tra le centinaia di sconosciuti fornitori che operano nel mercato, ci saranno sicuramente quelli che non l’hanno fatto.

Se poi il consumatore ha cambiato fornitore o magari, nel tempo, più fornitori, il controllo sarà ancora più complicato. 

Stesso problema se su quel POD è subentrato un altro utente.

Le ultime proposte di subentro pubblicizzano “il canone RAI ve lo paghiamo noi “,e magari, dopo tre anni, scoprirete che non era vero.

#canonerai

 

 

 

Breve storia dell’energia (3): liberalizzazione, tangenti e rinnovabili

Dal CIP6 in avanti, l’idea di scaricare tutto in bolletta prende piede. Ci finirà, alla fine, anche il canone RAI che con l’energia elettrica non c’entra per niente.

Dal 1995 AEEG – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas poi Arera – stabilisce come, quando e in quale misura, gli incentivi saranno spalmati nelle bollette.

É meglio però che il consumatore, utile idiota del sistema, non sappia come gli vengono sfilati i soldi dalle tasche e così le bollette diventano sempre più complicate.

Il 1999 è l’anno del c.d. decreto Bersani “di liberalizzazione”. Favorisce gli ex-monopolisti di allora, stiracchiando i criteri di una delibera europea, e per la prima volta impone il pagamento degli “oneri generali di sistema“, che non solo sono ancora lì, in bolletta, ma ne sono una delle voci più importanti.

Nel 2002 Enel vende il 60% delle sue centrali. Una parte viene rilevata dalla spagnola Endesa, che poi tornerà Enel. La rete di trasmissione passa a Terna, che diventa così il monopolista concessionario dell’alta tensione. Enel mantiene il monopolio della distribuzione, si fa da sé i nuovi contatori intelligenti (per chi?) in odore di illegalità.

Attraverso Enelpower si lancia in ardite e sconclusionate acquisizioni all’estero mentre in Italia tornano le tangenti.

L’energia viene ora venduta alla borsa elettrica.

Berlusconi, grande amico di Putin, cerca di tagliare fuori ENI, impegnandosi direttamente con i Russi per il gas con l’amico Mentasti ma non passa.

In un delirio di onnipotenza, Enel, sotto il comando di kaiser Franz Tató, va a cercare gas liquefatto in Nigeria, s’impegna a comprarlo ma poi non riuscirà a farlo arrivare in Italia direttamente e dovrà passare dalla Francia.

Senza una strategia e con la benedizione delle banche, le centrali elettriche esistenti vengono convertite a gas e ne vengono costruite nuove dovunque.

Le ultime centrali non sono ancora entrate in servizio, pur avendone già pagata una parte, con il buco MPS che ha salvato anche Sorgenia, quando nasce la vera energia rinnovabile, quella da sole e vento.

Verrà trionfalmente incentivata con le bollette e con i cinque conti energia.

Pagheremo tutto noi: oggi 15 miliardi di euro all’anno.

Con la garanzia delle bollette, le banche finanziano qualsiasi progetto: c’è chi mette i terreni e chi addomestica i funzionari comunali; i pannelli sono cinesi progettati in Germania.

I primi ad annusare l’affare sono i fondi verdi stranieri che oggi incassano incentivi multipli del prezzo d’energia in borsa.

Come accaduto per il CIP6, si assegnano anticipatamente i diritti anche a piccole società locali, spesso legate all’illegalità e al malaffare; si specula sulla rivendita dei diritti e gli utili finiscono esentasse in Lussemburgo.

Le rinnovabili, e il crollo della domanda, mettono definitivamente fuori mercato le centrali a gas appena ultimate. E Sorgenia affonderà MPS.

Con il “capacity payment” : pagheremo anche le centrali perché non producano ma siano lì a disposizione per quando non c’è sole o vento.

Adesso tutti vogliono chiuderle, Enel per prima 23, perché non sono remunerative e abbiamo una potenza installata più che doppia del picco della domanda.

Sono tutti indebitati e cercano compratori e alleati.

Enel ripete gli stessi errori di Enelpower,con investimenti nelle rinnovabili di dubbio ritorno economico.

L’industria elettromeccanica nazionale è sparita: Ansaldo è dei cinesi che entrano anche nel capitale dei nostri fondi infrastrutturali e nelle strutture: CDP e Terna.

13/11/2016

(continua…)