Definita la rivoluzione energetica, capace di rilanciare l’America, potrebbe rivelarsi un’altra gigantesca bolla finanziaria.
L’allarme era di Citigroup: i pozzi hanno un bisogno continuo di capitali e lavorano ancora in perdita.
Con il prezzo del barile di petrolio a 45 $, contro i 140 $ di quando si era partiti, lo shale rischia di non essere competitivo.
Rischi maggiori e capitali più cari potrebbero significare il fallimento per le società più piccole che diventeranno così facile preda delle più capitalizzate.
A tutte peró verranno imposti sostanziali tagli dei costi, magari a danno dell’occupazione e della sicurezza ambientale.
Secondo Citicorp, metà delle 135 aziende esaminate lavora ancora in perdita, quando il breakeven era previsto per quest’anno.
L’amministrazione e Wall Street hanno supportato a piene mani questo nuovo settore che avrebbe dovuto creare lavoro, azzerando in un decennio, la dipendenza degli USA dalle importazioni di petrolio.
Il sistema finanziario ha continuato investire, nonostante i flussi di cassa fossero negativi, distribuendo contratti derivati e scaricando di nuovo il rischio sui piccoli risparmiatori come accaduto con l’immobiliare nel 2008.
Le banche d’investimento hanno pesantemente sostenuto lo shale e le operazioni legate agli assets shale sono diventate una delle più importanti voci di profitto.
Forse però le riserve dei pozzi sono state sovrastimate e le verifiche di Citicorp svalutano gli assets a bilancio di 66 societá, per 60 miliardi di dollari.
Gli analisti prevedono ora che il settore continuerà a perderci anche con prezzi del barile intorno ai 55-60 $.
In questa situazione, come possa arrivare in Europa gas competitivo con quello dei russi è un mistero come é un mistero che i nostri governi abbiano potuto replicare la scelta americana, concedendo concessioni per trivellare il paese.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-09-17/a-rischio-miracolo-shale-negli-usa-sempre-piu-petrolifere-bancarotta–211451.shtml?uuid=
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