Sotto silenzio quello che potrebbe rivelarsi uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi anni, paragonabile all’incendio della piattaforma Orizon nel golfo del Messico, dove bruciò petrolio per tre mesi.
Questa volta non ci sono fiamme , ma una “invisibile” perdita di metano da un impianto di stoccaggio sotterraneo in California.
Quando brucia, il metano é il meno inquinante di qualsiasi altro combustibile, ma se viene liberato nell’aria senza bruciare, ha un effetto disastroso sul riscaldamento globale, decine di volte maggiore della CO2.
Dallo scorso 23 ottobre, ogni ora vengono liberati nell’aria 80.000 m3 di metano (una famiglia tipo italiana ne consuma 1400 in un anno).
Migliaia di famiglie evacuate e un danno incalcolabile per l’ambiente fanno capire che ogni tipo d’impianto, che si tratti di una centrale nucleare, di una piattaforma petrolifera o di uno stoccaggio, è soggetto a incidenti, che possono essere più o meno probabili, e che la scelta dei siti deve tener conto di tali eventualità.
Basterebbe sapere quanti sono nel mondo gli stoccaggi di gas e verificare i criteri di sicurezza.
L’impianto di Aliso, scelto negli anni ’70 come stoccaggio, è troppo vicino a Los Angeles.
Comunque l’intera filiera del metano è soggetta a perdite che non possono essere evitate, eppure si parla solo di CO2.