Nel 2016, le bollette pagheranno quasi 13 miliardi di euro ai produttori di energia rinnovabile più due miliardi per gli oneri di sbilanciamento.
Un terzo dei duecento miliardi di euro, che verranno incassati fino al 2032, finirà esentasse nelle tasche dei fondi stranieri.
Solamente questa immensa quantità di denaro ha reso l’Italia la prima al mondo nel fotovoltaico con il – 9% dell’energia elettrica prodotta – superando già nel 2015 gli obiettivi europei del 2020.
E c’è anche qualche buontempone che se ne vanta.
Dieci anni dopo il primo conto energia, che finanzia impianti che incassano anche dieci volte l’attuale prezzo dell’energia in borsa, si sveglia anche Nomisma: “potevamo risparmiare almeno 3-4 miliardi ed elargirli nei prossimi anni: avremmo evitato di gonfiare troppo un settore che poi si è improvvisamente afflosciato …..questo ha provocato un arresto nella creazione di impianti, visto che senza incentivi nessuno investe nel fotovoltaico”.
Dopo aver messo l’intero conto nelle bollette, si sveglia anche l’Autorità per l’energia, con le dichiarazioni di Bortoni.
Anche il ministro Calanda riconosce che “se la bolletta è cara la colpa è degli incentivi” e promette interventi nella prossima legge di stabilità.
Ma siccome c’è da pagare il pregresso, chi vorrà installare nuovi pannelli dovrà farlo senza agevolazioni ma non sfuggirá agli oneri di sistema perché dovrà restare connesso alla rete.
La pioggia di incentivi ha favorito i produttori cinesi di pannelli che alzarono i prezzi alle stelle, approfittando del boom del mercato italiano, e adesso sono un terzo di prima.
Dopo la grande sbornia, su 600.000 impianti sparsi per il paese, non si sa neppure chi produce davvero, quanto produce o se incassa incentivi illecitamente.
Bisogna far capire, ai tanti che continuano a straparlare di energia rinnovabile, che il gioco é finito e d’ora in poi ci sarà solo il conto da pagare, per i prossimi sedici anni.
Il solo fotovoltaico, grazie agli incentivi del Conto Energia (a regime saranno 6,7 miliardi di Euro all’anno) già copre il 7,5% della domanda di energia elettrica nazionale e, grazie a quegli stessi incentivi, si è permessa una riduzione drastica dei costi degli impianti fotovoltaici, tanto da renderli ora convenienti senza sussidi (impianti industriali) e con la semplice detrazione fiscale (impianti residenziali).
Il bottino dei 13 miliardi di Euro l’anno per le rinnovabili, sfilati dalle bollette degli italiani con la componente A3 della voce “Oneri generali di sistema”, viene equamente spartito fra produzione solare ed eolica.
Fa sorridere l’affermazione che “ora sono convenienti senza sussidi” quando (dati Terna) la produzione solare di energia elettrica ha avuto una crescita del +394% (2011 su 2010) all’apice dell’incentivazione (450 Euro/MWh) per poi riportarsi al fisiologico +10÷12%, al decrescere degli incentivi,fino agli attuali 230 Euro MWh.
Il prezzo di borsa attuale è intorno a 50 Euro/MWh, al dettaglio, mediamente 190 Euro/MWh.
Nell’articolo non viene citato il beneficio per l’ambiente, per la bilancia dei pagamenti nazionale – che si avvantaggia della maggiore indipendenza dalle importazioni di petrolio, gas e carbone dall’estero – per il prezzo dell’energia elettrica che in borsa è sceso in modo sostanziale proprio grazie al fotovoltaico.
Verissimo!
Il prezzo di borsa è sceso grazie alle rinnovabili solamente perché il GSE (Ente di Stato che ritira la produzione rinnovabile e remunera i produttori prelevando danaro dalle bollette per il tramite della Cassa Conguaglio Servizio Elettrico CCSE che incamera gli Oneri Generali di Sistema) la colloca sul mercato a 0 Euro/MWh avendo già “in tasca” la ricca incentivazione.
Grazie a questo meccanismo, l’incentivazione (invariante per 20 anni dalla costruzione) vale ormai da 7 a 10 volte il prezzo di borsa.
Il GSE, con oltre 50 TWh di energia collocata, è il primo operatore per volumi trattati (ma non per volume di affari).
Gli effetti distorsivi dell’incentivazione sul mercato sono evidenti, se si può ancora chiamare “mercato” un sistema di questo tipo nel quale i soggetti che operano sono così diversi (Ente di Stato vs. player ordinari).
Si continua inoltre a pensare che gli incentivi alle rinnovabili siano tutti profitti di chi ha semplicemente seguito un invito dello Stato Italiano, che giustamente ha puntato a sfruttare le risorse pulite presenti sul territorio nazionale.
Si dimentica che per un periodo compreso almeno tra 15 e 18 anni i ricavi da incentivi alle rinnovabili sono destinati:
– per il 20% circa per i servizi tecnici e amministrativi necessari al funzionamento degli impianti
– per il 40% circa per pagare le rate degli investimenti effettuati per la produzione e la progettazione degli impianti
– per il 30% circa per interessi alle banche, senza i quali non sarebbe stato possibile effettuare gli investimenti
– per il 5% circa sono tasse (fondi che ritornano allo Stato, quindi agli italiani)
– per il 5% circa sono utili post tasse per i proprietari degli impianti
In soldoni, dei soli 6,7 miliardi destinati al fotovoltaico ogni anno:
– 6 miliardi di Euro vanno a fornitori di beni e servizi tecnici e amministrativi e banche
– 0,35 miliardi di Euro tornano ai cittadini italiani sotto forma di tasse
– 0,35 miliardi di Euro è l’utile per i proprietari degli impianti
Il 25-30% degli incentivi alle rinnovabili sono quindi PIL e tasse, con un contributo indiscutibile anche all’economia reale.
I numeri smentiscono pertanto le affermazioni dell’articolo.
Il contributo al PIL italiano delle rinnovabili (tutto da dimostrare dato che gran parte degli investimenti sono stati fatti da banche e fondi esteri con impiego di tecnologia estera (pannelli cinesi ed inverter tedeschi) è interamente bruciato a causa del prezzo più alto dell’energia elettrica che deve pagare il sistema produttivo italiano rispetto alla concorrenza europea (si va dal +33% per le imprese normali al +25% per le energivore rispetto alla media UE (Fonte RSE – ex CESI Energia Elettrica, Anatomia dei costi, 2014).
L’Italia – chissà per quanto ancora- è il secondo paese manifatturiero d’Europa: quanti punti di PIL ci costa pro durre con costi dell’energia da 1/3 a 1/4 più alti dei nostri concorrenti europei?
Non ci bastava avere già le tasse più alte?
Perché tutto questo accanimento contro le rinnovabili e nessuna presa di posizione sugli sgravi fiscali a favore delle fonti fossili?
La discussione sui prezzi dell’energia elettrica richiede rigore scientifico e non slogan, pure scorretti nei contenuti.
Ben venga il rigore scientifico, ma è ora che si passi anche a slogan diversi rispetto al solito “verde è bello” con il quale si è cercato di ammantare di ambientalismo una ben architettata manovra di prelievo forzoso di denaro da parte di organizzatissime lobby industriali.
Saranno pure verdi ed ambientaliste, ma sempre di lobby si tratta.
E’ ora di sapere che anche le istanze ambientali hanno un prezzo sociale da pagare.
Poi si deciderà di conseguenza, o forse era meglio decidere prima?
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Italia Solare, associazione che rappresenta produttori e operatori del fotovoltaico e semplici sostenitori di
un modello energetico sempre più basato sulle rinnovabili – fotovoltaico in particolare – e sempre meno
sulle fonti fossili, manifesta il proprio dissenso dinanzi a simili affermazioni.
Il solo fotovoltaico, grazie agli incentivi del Conto Energia, che a regime saranno 6,7 miliardi di Euro
all’anno, già copre il 7,5% della domanda di energia elettrica nazionale e grazie a quegli stessi incentivi si è
permessa una riduzione drastica dei costi degli impianti fotovoltaici, tanto da renderli ora convenienti
senza sussidi – è il caso degli impianti industriali – e con la semplice detrazione fiscale – è il caso degli
impianti residenziali.
Nell’articolo non viene citato il beneficio per l’ambiente, per la bilancia dei pagamenti nazionale – che si
avvantaggia della maggiore indipendenza dalle importazioni di petrolio, gas e carbone dall’estero – per il
prezzo dell’energia elettrica che in borsa è sceso in modo sostanziale proprio grazie al fotovoltaico.
Si continua inoltre a pensare che gli incentivi alle rinnovabili siano tutti profitti di chi ha semplicemente
seguito un invito dello Stato Italiano, che giustamente ha puntato a sfruttare le risorse pulite presenti sul
territorio nazionale.
Si dimentica che per un periodo compreso almeno tra 15 e 18 anni i ricavi da incentivi alle rinnovabili sono
destinati:
– per il 20% circa per i servizi tecnici e amministrativi necessari al funzionamento degli impianti
– per il 40% circa per pagare le rate degli investimenti effettuati per la produzione e la progettazione
degli impianti
– per il 30% circa per interessi alle banche, senza i quali non sarebbe stato possibile effettuare gli
investimenti
– per il 5% circa sono tasse (fondi che ritornano allo Stato, quindi agli italiani)
– per il 5% circa sono utili post tasse per i proprietari degli impianti
In soldoni, dei soli 6,7 miliardi destinati al fotovoltaico ogni anno:
– 6 miliardi di Euro vanno a fornitori di beni e servizi tecnici e amministrativi e banche
– 0,35 miliardi di Euro tornano ai cittadini italiani sottoforma di tasse
– 0,35 miliardi di Euro è l’utile per i proprietari degli impianti
Il 25-30% degli incentivi alle rinnovabili sono quindi PIL e tasse, con un contributo indiscutibile anche
all’economia reale. Questi numeri smentiscono pertanto l’affermazioni in questo articolo.ù
Perché tutto questo accanimento contro le rinnovabili e nessuna presa di posizione sugli sgravi fiscali a
favore delle fonti fossili?
La discussione sui prezzi dell’energia elettrica richiede rigore scientifico e non slogan, pure scorretti nei
contenuti.
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Egr. dott. Beltrame
purtroppo quello che avevo scritto il 08/10/2015, cioè circa un anno fa, si è rivelato esatto. L’ultima fattura pervenuta indica che l’importo pagato, tramite RID, è per il 60% oneri di sistema e per il 40% per i consumi.
Sarebbe ora che l’autorità per l’energia rivedesse questa ripartizione che va a scapito delle risorse individuali della famiglia mentre ingrassa a dismisura le società che producono energia. Siamo di fronte ad un vero e proprio salasso delle tasche dei cittadini anche perché attualmente sono in attesa della risposta circa la legalità dei contatori sia del sistema di trasmissione dei dati in centrale, dati che forniti alla società distributrici sono alla base della fatturazione. Penso che questo sia un paese squinternato dove sono proposte soluzioni che ingrassano le grosse società a danno dei cittadini che non hanno mezzi per contrastare certe soluzioni se non ricorrere alla magistratura.
Penso soltanto che quelle sono risorse tolte al cittadino per ingrassare le società senza alcun ritorno sul piano dell’efficienza e del contributo all’economia del paese.
Non mi dilungo oltre ma comprendo bene perché molti cittadini espatriano in quanto in Italia chi governa non si rende conto che questa è una politica vessatoria.
I miei più cordiali saluti.
Giuseppe Costantini
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