Perché l’energia elettrica è così cara?

Il mercato del gas:una tragedia!

Sono passati due anni da questo post, ma non succede nulla.

Tante parole, molte sciocchezze ma il nulla é cosmico!

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Il mercato a “prezzo marginale” dell’energia elettrica funziona così: in un grande magazzino scegliamo calze, mutande, camicie, maglioni che costano dai 15 ai 50€ e, alla fine, ci piace un cappotto da 1000€.

Alla cassa ci fanno pagare tutti i pezzi a 1000€, anche le mutande!

Da un anno paghiamo l’energia elettrica come se fosse prodotta tutta con il gas. L’energia idroelettrica, per esempio, la paghiamo dieci volte il prezzo marginale centrali idrauliche.

Il governo dei “ migliori” non si é accorto di cosa stava succedendo, già ad ottobre del 2021, e tra “le bollette che sarebbero calate a marzo“ di Cingolani e “ la pace o condizionatori” di Draghi, nessuno ha fatto nulla.

Ci sono voluti mesi e il recupero disperato con la tassa sugli extra-profitti, dai risultati piuttosto deludenti o aver tolto gli oneri di sistema dalle bollette.

Nel dubbio, Enel ha chiesto al governo 16 miliardi di finanziamento, il 70% garantito dallo stato, forse proprio per pagare parte della tassa, nel caso fosse costretta.

Per avere un’idea di quanto sia costata l’estrema disattenzione del governo dei “migliori”, facciamo quattro conti, partendo dal 2021:

Gli speculatori entrano in azione in estate quando i “migliori” sono già in vacanza.

Il PUN di dicembre è quattro volte e mezzo quello di gennaio, mancano ancora due mesi alla guerra ma il governo ci mette solo qualche pezza.

Ad agosto, quindi molto prima della guerra, il PUN a 112 €/MWh, quasi il doppio di gennaio e a settembre l’indice con scadenza marzo esplodeva.

Noi non sappiamo a quale prezzo sia stata venduta l’energia elettrica non prodotta con il gas, ma sappiamo che vale poco meno della metà di tutta quella prodotta in Italia.

Sicuramente é stata venduta ad un prezzo inferiore al massimo prezzo pagato dal mercato ed é stata acquistata per prima, perchè cosi funziona.

Nulla dovrebbe essere cambiato dopo la crisi russa. Quindi tutto fa supporre che i produttori del 46 % del totale ( percentuale esatta del non prodotto con il gas ) per correttezza avrebbero dovuto continuare a offrire a 112, il prezzo di agosto.

Con la guerra il PUN prende il volo, raggiungendo punte di 441 a luglio, 543 ad agosto e 430 settembre, con una media da giugno a settembre di 421, mandando al collasso il sistema industriale.

Oggi possiamo indicarlo prudenzialmente a 350 €/MWh.

Tentando una valutazione su base annua e sapendo che, grosso modo, il consumo annuo in Italia é di 300 miliardi di kWh e stimando un PUN medio annuale di 350€ /MWh €, il 46% di 300 miliardi equivale a 138 miliardi di kWh e cioé 138 milioni di MWh.

138 milioni MWh moltiplicati per 238 € – cioè la differenza tra 350 € e 112€ – fanno 33 miliardi di euro, ed è una valutazione per difetto perché partiamo da agosto ‘21.

Un governo davvero migliore avrebbe dovuto accorgersi molto prima che, senza il gas russo, bisognava correggere e che l’emergenza stava arricchendo la banda dei “cassieri“( quelli del cappotto) che hanno sempre avuto la possibilità di “coprirsi” con gli acquisti a termine di gas.

Invece di tentare voli pindarici sul CAP del prezzo del gas, a livello europeo, tentativi che sono destinati a fallire, bastava disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, ma forse i “cassieri” erano contrari.

Con il risultato che non é stato fatto nulla, se non rincorrere la crisi su fronti sbagliati e cioè cercando il gas all’estero e aiutare il popolo dei consumatori a pagare i “cassieri”.

Il prezzo marginale dell’energia elettrica

Pubblico la lettera dell’ing. Filippo Giusto al Corriere della Sera in merito all’ultima Data Room di Milena Gabanelli. Concetti totalmente condivisibili.

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dopo aver letto il suo articolo su DATA ROOM  dal titolo  “Caro bollette, quello che i governi non dicono” mi permetto di avanzare una idea a completamento della sua in merito a quello che i governi  non dicono sulle bollette.

Faccio riferimento a quanto lei mi permise di dire nel 2009 a Report, inchiesta condotta da Michele Buono, circa  il sistema italiano di gestione della borsa elettrica che regola il bilanciamento fra l’energia prodotta e quella consumata. 

Affermai che la borsa elettrica non avrebbe condotto ad una riduzione del prezzo neppure in presenza di produzione da fonte nucleare perché sicuramente il prezzo marginale,che oggi lei cita nel suo articolo, non poteva ancorarsi al nucleare, non prevalente come fonte di generazione, in presenza  della una piu’ onerosa generazione a gas.  

E quindi la produzione elettro-nucleare anche se costava poco sarebbe stata pagata dal cittadino al prezzo del gas.

Vi fu una sollevazione politica contro Report, una  interrogazione parlamentare e  molti politici  attaccarono Michele Buono ( e forse anche lei)  che però se la cavò per l’enorme successo che ebbe la trasmissione.

Io ero fautore, come lo  sono adesso, dell’idea  che  almeno per il nucleare si dovesse accettare un criterio di determinazione del prezzo   con il criterio pay as bid, ovvero il mercato paga quanto effettivamente richiesto dall’offerta  e non il marginale.  Considerando che oggi il nucleare potrebbe costare per esempio 30 euro MWh rispetto ai 150 euro per mWh del marginale per gas battuto oggi dalla borsa elettrica, pensi quanto potrebbe risparmiare il cittadino italiano.  

Lei oggi, smentendo la battaglia di Report, si adegua al main stream che vige da 23 anni e ritiene ineluttabile il sistema del marginal price.   

Queste le sue parole  : “Questo accade perché il costo finale dell’elettricità dipende dal «prezzo marginale», ossia il «prezzo dell’ultima unità di energia necessaria per soddisfare la domanda in un dato momento» (vedi Regolamento Ue qui art. 6 e Testo integrato dispacciamento elettrico, Tide, Arera qui articolo 3-13.3.8 pag. 64). In altre parole, il prezzo è determinato dall’ultima goccia di energia che entra nel sistema. In Italia, questa goccia è principalmente il gas, il cui costo, al contrario delle fonti rinnovabili, è legato all’andamento della quotazione di borsa di Amsterdam, e alle speculazioni di mercato innescate dalle questioni geopolitiche”.

Lei cita, a difesa della sacralità del prezzo marginale, l’articolo 6 del Regolamento UE del 2019 che determina il costo dell’attività di bilanciamento, ovvero il costo dell’energia prodotta impiegata dal sistema elettrico a bilanciamento dell’energia consumata per mantenere il sistema elettrico in piedi, in questo modo:  

la compensazione dell’energia di bilanciamento per prodotti standard di bilanciamento e prodotti specifici di bilanciamento si basa sul prezzo marginale, «pay-as-cleared», a meno che tutte le autorità di regolazione approvino un metodo alternativo di determinazione dei prezzi sulla base di una proposta congiunta di tutti i gestori dei sistemi di trasmissione, a seguito di un’analisi che dimostri la maggiore efficacia del metodo alternativo di determinazione dei prezzi.

 Sulla base di questo ragionamento lei dice che la nostra unica speranza di salvezza è fare in modo che il prezzo marginale non sia più determinato dalla produzione a gas ma dall’auspicabile, per lei, aumento delle produzione rinnovabile che ha prezzi più bassi del gas (80 euro del rinnovabile rispetto ai 130 euro del gas).

A parte che solo con il sostegno degli “oneri generali di sistema” che paghiamo noi tutti in bolletta, l’energia rinnovabile scende a 80 euro. 

Infatti, il prezzo delle rinnovabili senza questo sostegno sarebbe forse superiore a quello del gas.

Sostegno che permette a questi produttori di vendere al GSE a 80 euro con buon margine. Ma sostegno che consente al GSE di rivendere l’energia  rinnovabile in borsa al famoso prezzo marginale del gas di 130 euro  producendo extra utili che sono incamerati dal GSE.

Senza che nessuno,invece, si preoccupi di ridurre gli oneri Generali di sistema che continuiamo a pagare in bolletta a vantaggio dei sicuri redditi dei produttori di rinnovabili e delle capienti tasche del GSE, società notoriamente governativa che dovrebbe proteggere noi  i consumatori.

Ma a parte questo problema di giustizia sociale e fiscale, che rende del tutto opinabile la sua idea di aumentare il volume delle rinnovabili per ridurre la nostra bolletta, vorrei insistere nel dire che la causa dell’enormità delle nostre bollette sta proprio in questo marginal priceche ci ha rubato in questi vent’anni di borsa elettrica almeno 200 miliardi di euro.

E le vorrei dimostrare che il marginale price non è un totem da onorare a tutti i costi.

Ed iniziamo col dire che l’energia di bilanciamento che secondo la UE sarebbe sottoposta ad una valutazione con il prezzo marginale non è tutta l’energia prodotta che viene  in borsa.

Infatti, secondo il regolamento europeo cosa si intende per bilanciamento?   

Secondo la UE il «bilanciamento» è  l’insieme di azioni e processi, in tutti gli orizzonti temporali, grazie ai quali i gestori dei sistemi di trasmissione “provvedono in modo continuativo a mantenere la frequenza del sistema entro limiti predefiniti di stabilità e ad adeguare l’entità delle riserve necessarie ai requisiti di qualità”.

Ma se è così possiamo rilevare che vi sono sicuramente due tipologie di energia prodotta che non contribuiscono affatto a regolare la frequenza, ma al contrario determinano a volte delle problematiche di frequenza in quanto hanno delle caratteristiche di produzione che non sono flessibili e utilizzabili  per controllare la frequenza. 

La prima tipologia si riferisce alle energie rinnovabili che  sono aleatorie e dipendono da circostanze atmosferiche del tutto casuali. Anzi le energie rinnovabili pongono problemi al controllo di frequenza.

La seconda tipologia è sicuramente quella della produzione nucleare che, per la complessità del controllo della reazione nucleare, deve andare sempre ad un regime costante e continuo senza alcuna possibile flessibilità nell’intervenire nel controllo della frequenza.

Queste due categorie di produzioni potrebbero  essere tolte subito dal criterio del marginal price e considerate in borsa al di fuori del tale criterio e fatturate a pay as bid.

Già oggi, infatti, noi potremmo avere in borsa, pur con regime generale per il gas ed il carbone con marginal price,  che le energie rinnovabili potrebbero essere pagate da noi ad 80 euro e non a 140!

La Spagna, usando già questo evidente possibilità che ci offre addirittura il Regolamento UE da lei citato, ha scorporato, utilizzando il criterio dello splitting condiviso dalla UE, le energie rinnovabili dal marginal price, facendo crollare il prezzo medio di borsa.

E se fra breve andremo a mettere in rete reattori nucleari di nuova generazione, potremo con efficacia comperare questa energia in borsa al prezzo di offerta e non all’eccessivo prezzo marginale del gas.

Spero che lei si faccia portavoce di questo problema come lo fece in report e potremmo già oggi ottenere subito in base  al regolamento da lei citato, una riduzione immediato dell’attuale prezzo dell’energia del 20%, allineandoci a tutti gli altri paesi europei che non hanno poi grandi differenze nei sistemi produttivi, ma hanno rispetto a noi una gestione del mercato elettrico più trasparente ed onesto del nostro. Soprattutto una gestione a vantaggio del cittadino come predica da vent’anni la UE. 

E’ inteso che, qualora Le fosse necessario un approfondimento su questa articolata materia, mi rendo da subito disponibile ad ogni Sua richiesta.

Cordialmente

Filippo Giusto