Come sarebbe andata lo anticipava il prof. Ponti, già nel 2004, parlando di autostrade.
L’anno successivo, Report affrontò il tema degli strumenti di misura e, nello specifico, dei contatori di energia elettrica, alimentando il dubbio che non fossero strumenti legali e che quindi solo Enel, che li aveva realizzati e installati, avrebbe potuto controllarne il corretto funzionamento.
Ad oggi, i contatori si troverebbero nella stessa situazione degli Autovelox, sui quali peraltro è intervenuto il Ministero dell’Interno senza alcuna competenza in materia.
Tornando al 2005, nonostante la confisca da parte dell’Ufficio Metrico di Milano di centinaia di contatori, con segnalazione al Prefetto, nessuno intervenne, anche perché il vice-ministro del MISE dell’epoca negò i fatti in un’audizione alla Camera.
Nella puntata di Report, la dirigente del MISE liquida l’intervistatrice affermando che “le domande erano capziose e che le sue risposte sarebbero potute andare contro gli interessi dello Stato”.
Recentemente la concessione a edistribuzione è stata rinnovata per altri vent’anni e quanto edistribuzione pagherà allo Stato verrà addebitato ai consumatori, come l’AD di Enel e il presidente di Arera hanno confermato.
Enel misura così, ancora oggi, quasi tutta l’energia elettrica del paese e sta sostituendo decine di milioni di contatori, istallati nei primi anni 2000 – e successivamente “salvati” con un decreto ad hoc del 2007 – con il nuovo contatore “di seconda generazione” del quale non si sa nulla.
In completa autonomia, e senza alcun controllo di terzi, Enel misurerà così la bolletta elettrica nazionale, producendo inoltre il 37,5% della domanda.
Il caso di edistribuzione è analogo a quello di Autostrade, con le bollette paghiamo tariffe invece di pedaggi.
Tariffe che consentono a edistribuzione un margine operativo lordo di 5 miliardi di euro nel 2024, confermando un trattamento particolarmente generoso da parte del regolatore, mentre l’Antitrust dorme. Stesso discorso vale per Terna, che ha la concessione del trasporto dell’energia elettrica in alta tensione.
E’ dagli anni ’60, che il governo di turno nazionalizza, privatizza, liberalizza, tutela o libera il consumatore italiano che paga le bollette più care inEuropa.
Il criterio è sempre lo stesso: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite, e purtroppo, nel caso del ponte di Genova, anche perdita di vite umane.
La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è la più grande bufala propinata agli italiani da venticinque anni e una qualsiasi bolletta ne è la prova evidente.
La fede pubblica delle transazioni commerciali, che era e resta di responsabilità del MISE, è andata a farsi benedire diciotto anni fa, quando gli uffici provinciali metrici sono stati soppressi e gli ispettori sono passati alle dipendenze delle CCIAA, in palese conflitto d’interesse con quei compiti di tutela chiamati ad assicurare per legge.
Il decreto Bersani, che intendeva liberalizzare il settore, prevedeva la creazione di venti aree di distribuzione, che avrebbero creato sì una vera concorrenza, cosa che invece non si è mai realizzata.
Così come non si è mai realizzato l’umbundling, cioè la netta separazione verticale tra le attività di produzione, distribuzione e vendita.
Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto comportare l’annullamento del contributo derivante dall’attività monopolistica di distribuzione, nei risultati complessivi di Enel.