I partiti controllano il mercato elettrico

Negli anni ‘90, tangentopoli portò alla luce il metodo di finanziamento predisposto dai partiti sugli appalti Enel, un ente dello Stato.

Poi i partiti si sono riorganizzati e nel tempo hanno permesso all’esecutivo di fare quello che vuole con i soldi delle nostre bollette.

E lo fa in modo silenzioso e anonimo, dietro società che controlla. Una struttura di potere sempre più estesa e invasiva, predisposta dal decreto Bersani del 1999, considerato a torto un pilastro della liberalizzazione.

Nulla di più falso: la liberalizzazione è di pura facciata e inesistenti sono i vantaggi per i consumatori.

Il decreto infatti non faceva altro che spartire il monopolio di Enel tra vari attori, i cui vertici sarebbero sempre stati di nomina governativa.

Stesso criterio è stato adottato per le nomine dei vertici delle autorità, preposte al controllo e alla regolazione del mercato.

La farsa della proroga del collegio di Arera dura da luglio.

I distributori, con Enel in testa, controllano tutto.

Prima di tutto, quindi, gli interessi delle società private controllate dal governo come, per esempio, edistribuzione (Enel) con i suoi cinque miliardi di MOL, o Terna, che pur operando in totale monopolio si allarga in attività non sue in totale conflitto d’interessi.

Concessioni senza gara e utili crescenti nonostante la domanda sia in calo.

Il governo è il monopolista assoluto, privato e non pubblico – e quindi non soggetto al bilancio dello Stato e non controllato dal Parlamento – del mercato elettrico.

Ne determina gli oneri che vengono messi a carico dei consumatori, imprese o famiglie, dopo essere stati spalmati sulle bollette da Arera.

Ma come è stato possibile arrivare a questa situazione senza che nessuno alzasse la testa? Senza che nessuno, ancora oggi, dica nulla.

Perché chi ci governa, destra o sinistra che sia, preferisce blaterare che le bollette sono care, le più care in Europa, ma non ammette che c’è qualcosa che non va e con con gli utili delle società che controlla fa un sacco di soldi che crescono costantemente mentre il consumo di energia elettrica del paese cala.

Solamente 25 anni fa, il decreto Bersani – ministro del governo D’Alema – creava, nell’interesse specifico di Enel, gli oneri generali di sistema (OGS) celandoli nella voce “trasporto” delle bollette, anche se con il trasporto di energia elettrica non avevano alcuna attinenza, a rimborso di Enel per il mancato nucleare.

Il distributore, sempre Enel, li avrebbe poi quantificati, perché misurava tutta l’energia elettrica del paese con decine di milioni di suoi contatori, mai omologati e tuttora illegali, come gli autovelox.

Una volta raccolti – se un cliente non paga la bolletta coprono quelli che la pagano – gli OGS vengono versati alla CSEA – cassa servizi energetici e ambientali – i cui vertici sono nominati dal governo.

Gli OGS sono determinati e gestiti dal GSE – gestore dei servizi energetici – i cui vertici sono di nomina governativa.

Il GSE dovrebbe anche controllare come vengono elargiti ogni anno 10 miliardi dei nostri soldi ma non lo fa come dovrebbe perché visitare “solamente” due milioni di produttori di energia fotovoltaica è diventato problematico. Si racconta che i primi anni gli ispettori venivano accolti con la lupara.

Ogni tanto, ma per altri motivi ed è tardi, se ne accorge la GdF.

A titolo di esempio, per capire come veniva e viene distribuito il nuovo “malloppo” un’utenza con potenza contrattuale di 10 kW.

In giallo la voce “trasporto” gestita dai concessionari Terna e Enel, controllate dal governo che operano in monopolio. Anche produzione e vendita sono saldamente controllate da Enel, definita “incumbent” se no si offende.

In arancione il costo  degli OGS destinati a imprese private.

Dal 2013, “trasporto” e OGS valgono più della materia energia (verde) e quando mai, in un paese normale,il costo del trasporto dell’energia elettrica supera il costo di produzione della stessa?

Arera non dice nulla perché è in prorogatio da luglio: il governo non riesce infatti a nominare il nuovo collegio ma solamente a stabilire il nuovo emolumento del presidente, raddoppiandolo a 500 k€.

Così, mentre gli OGS hanno sottratto ai consumatori più di 200 miliardi di euro negli ultimi 25 anni, senza portare alcun beneficio per gli stessi, l’Antitrust, nominata dal governo, non ha mai preso posizione su un evidente conflitto d’interesse che dura da 25 anni.

E questo perché, a differenza dei gestori delle altre reti europee, che garantiscono un servizio “trasparente”, quelli italiani hanno il potere di controllare tutto, con diritto di vita e di morte su venditori e clienti finali, siano esse imprese o famiglie.

Ma non finisce qui: tutta l’energia elettrica, prodotta per la maggior parte  da Enel, viene trattata alla borsa elettrica. La borsa elettrica viene gestita dal GME, controllato dal GSE, i cui vertici sono sempre di nomina governativa.

E quindi la domanda è: come può il Governo controllare  la borsa elettrica e, nello stesso tempo, essere il più grande produttore e distributore di energia, attraverso Enel e Terna?

Da 20 anni Governo e Parlamento accettano che il prezzo venga determinato dal GME con un criterio che danneggia i consumatori perché premia tutta l’energia offerta – anche quella proposta in borsa a basso prezzo – permettendo che sia venduta al prezzo massimo marginale, creando un extra margine del 40%.

Trasporto, oneri di sistema, prezzo dell’energia e tasse sono sotto il completo controllo di società governative: anche questo lo chiede l’Europa o è un infrazione alle regole comunitarie?

 

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Autore: edoardobeltrame

“Ho scoperto il modo di ingannare i diplomatici. Io dico la verità, e loro non mi credono mai.” (C.B.C)

2 pensieri riguardo “I partiti controllano il mercato elettrico”

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