“L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: iniziare a investire nelle risorse strategiche o continuare a essere pericolosamente esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia.
Ripensare il quadro normativo italiano relativo alle concessioni idroelettriche rappresenterebbe un primo (ma fondamentale) passo verso una maggiore sicurezza e resilienza del nostro settore energetico, con investimenti addizionali immediatamente attivabili pari a 9 miliardi di Euro (ed effetti a cascata fino a 26,5 miliardi di Euro) che potrebbero essere rilasciati con ricadute positive per i territori e le famiglie italiane.
Bisogna agire con tempestività e sbloccare gli investimenti. Non possiamo permetterci di perdere questa storica opportunità”.
(Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti)
Le nuove concessioni per le reti elettriche, e quelle per gli impianti idroelettrici, verranno poste a carico dei consumatori.
Il rinnovo ventennale delle concessioni senza gare competitive, come sembrerebbe deciso, comporterà un aumento dei costi in bolletta.
Criterio peraltro anticipato chiaramente dall’AD di Enel. E se lo dice lui non c’è Arera che tenga.
Questo perché i concessionari dovranno versare allo Stato un contributo una tantum per ottenere l’estensione della concessione, ma tale contributo verrà poi recuperato integralmente e maggiorato (secondo un costo del capitale regolato intorno al 6,5%) direttamente dagli utenti tramite le tariffe elettriche.
Di fatto, questo meccanismo rappresenta un trasferimento di denaro dalle famiglie e dalle imprese italiane agli azionisti delle società concessionarie, senza che ci sia un reale beneficio in termini di efficienza o concorrenza.
Inoltre, le incertezze legate al futuro delle concessioni idroelettriche rendono più difficile ridurre il prezzo dell’energia elettrica, che in Italia rimane tra i più alti in Europa, penalizzando la competitività industriale e aumentando la spesa energetica complessiva per famiglie e imprese.
In sintesi, le nuove concessioni, così come strutturate, rischiano di mantenere o addirittura aumentare il costo dell’energia elettrica in Italia, gravando sulle bollette degli utenti finali e favorendo i profitti dei concessionari senza un corrispondente vantaggio per il mercato o per i consumatori.