In Italia si fa così: l’eclissi

La gestione della emergenza eclissi é l’ennesima prova che siamo un paese di peracottari,e di furbi che approfittano di ogni emergenza, o presunta tale.

In Germania avevano già previsto tutto e gli operatori erano stati allertati per tempo.

In Italia, invece, in un primo tempo si decideva per il distacco preventivo di tutti gli impianti per 24 ore, ridotto poi a 7 ore e, il giorno prima, parzialmente annullato.

In questa situazione i prezzi si sono così impennati per la gioia dei produttori di energia rinnovabile e dei traders che avevano scommesso che sarebbe finita così.

Scontata la dichiarazione di Assorinnovabili“Su base giornaliera le stime di Assorinnovabili dicono che l’approvvigionamento di energia elettrica abbia comportato per gli acquirenti un esborso pari a circa 12 milioni di euro in più rispetto al giorno precedente, con un incremento del 30% sul costo totale, passato da 40 a 52 milioni di euro”

Ma la domanda è un’altra: quanto hanno risparmiato i consumatori finali per non aver pagato gli incentivi ai produttori?

Per fortuna le eclissi sono rare ma ci si vede alla prossima!

 

La diffida di Acea

Un lettore romano ha ricevuto la diffida di ACEA perché si oppone alla sostituzione del contatore della luce; sembra che a Roma vengono ancora installati contatori non omologati.

La legge è chiara:

Ai sensi e per gli effetti del Decreto Legislativo 2 febbraio 2007, n.22 – che recepisce nell’Ordinamento interno la Direttiva 2004/22/CE conosciuta appunto come Direttiva MID – dal 18.3.2007 possono essere immessi in commercio o messi in servizio, esclusivamente Contatori di Energia Elettrica Attiva muniti della marcatura CE e di quella supplementare M nonché scortati dalla Dichiarazione di Conformità rilasciata dal Fabbricante. L‘art. 20 del suddetto Decreto Legislativo 22/2007 sanziona in via amministrativa chiunque commercializza o immette in servizio strumenti di misura privi dell’idonea marcatura CE. 

Acea non sembra brillare certo per trasparenza e lo scandalo dei contatori sta montando.

Le osservazioni a quanto scrive ACEA Reti nella diffida sono:

  • un contratto di fornitura di energia elettrica è sempre sottoscritto con il venditore e non con il distributore.
  • E’ il venditore che addebita all’utente l’energia elettrica, sulla base delle indicazioni del distributore e l’utente, per contratto, è obbligato ad accettarne  il valore.
  • Il distributore sarà anche proprietario dello strumento di misura, ma non può imporre all’utente azioni che non siano diretta conseguenza di istruzioni del venditore, come per esempio il distacco dell’utente dalla rete. In pratica, la raccomandata deve essere inviata dal venditore, con copia per conoscenza al distributore, nei termini previsti dalle delibere dell’Autorità per l’energia. 
  • Nel caso specifico il venditore è Acea Energia e il distributore Acea Reti.
  • la comunicazione di Acea non indica le ragioni della sostituzione, né come verrà pagato il misuratore.
  • non viene confermato all’utente che il misuratore sarà di tipo omologato.

Più che giustificata quindi la perplessità dell’utente, anche se l’art. 2 delle condizioni contrattuali – norme applicabili – richiama le “leggi e i regolamenti vigenti”.

Il consiglio all’utente è di verificare che il nuovo misuratore sia omologato e munito di marchi regolari come l’esempio della foto:

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dove il simbolo CE rispetta le dimensioni geometriche legali,  la M significa che lo strumento viene commercializzato in accordo alla direttiva 2004/22/CE (MID), 09 è l’anno di apposizione della Marcatura CE, 0122 e il numero dell’ente europeo che ha omologato lo strumento. T10070 è il numero di riferimento del dossier tecnico di omologazione, depositato presso lo stesso ente, ma è facoltativo.

Se la targhetta dello strumento riporta un marchio regolare, contestualmente all’installazione, dovranno essere consegnati all’utente la Dichiarazione di Conformità, prevista dalla direttiva 2004/22/CE, firmata dal responsabile del fabbricante e il manuale d’istruzioni e uso.

Se, in fase d’installazione, l’utente si rende conto che gli viene installato un misuratore che non risponde ai requisiti di legge, farà intervenire Carabinieri o Guardia di Finanza, per appurare l’identità dell’operatore, il suo vincolo di appartenenza o la delega del venditore.

Farà quindi verbalizzare che il misuratore é illegale, e che quindi è più che legittimato a impedire che si compia, a suo danno, un atto illecito previsto dall’art. 692 del Codice Penale.

Lo stoccaggio del gas

Storicamente, gennaio e febbraio sono i mesi più freddi e si preleva più gas dagli stoccaggi, mediamente 150 milioni di m3 al giorno, il doppio di quanto veniva prelevato a fine dicembre, quando il Ministero dichiarò lo stato di allerta.

Siccome dello stato degli stoccaggi si sa poco – gli addetti si limitano a dire che sono pieni ad una certa percentuale – bisogna fare un passo indietro per inquadrare il problema.

Nel febbraio del 2012 faceva molto freddo e Scaroni, AD di ENI, informò il Governo tecnico di Monti, che il gas sarebbe finito nel giro di un paio di giorni, perché, disse, si consumavano 440 milioni di m3 al giorno, dei quali 160 prelevati dagli stoccaggi, cioè come oggi.

Il che significa che le importazioni in quei giorni erano di 280 milioni di m3/g.

Le decisioni del Governo furono devastanti per le bollette elettriche perché vennero riaccese le vecchie e inefficienti centrali a olio combustibile e poi, sempre con i soldi delle bollette, tenute pronte a funzionare per mesi,fino a luglio.

Venne anche tolto gas alle utenze interrompibili, con danni economici per le industrie e tutto perché, negli stoccaggi, c’era molto meno gas di quanto ci sarebbe dovuto essere, proprio in previsione dell’annunciato freddo di febbraio, come in questi giorni.

Massimo Mucchetti, oggi Senatore della Repubblica, scrisse un pruriginoso articolo sul Corriere della Sera e il vice-ministro era lo stesso di oggi.

In base ai dati odierni di Gas Storage Europe, la capacità degli stoccaggi è scesa a 10,48 miliardi di m3 e speriamo che questa vota sia vero. 

Cala quindi la produzione nazionale ma calano anche le importazioni,  a circa 160 milioni di metri cubi al giorno.

Non ci resta quindi che sperare che gli stoccaggi siano questa volta reali e che i russi non diminuiscano le forniture.

Giocare a poker con i russi

E’ una brutta partita a poker quella con i russi: forse bluffano,ma loro hanno il gas e noi no.

Dopo averlo detto a dicembre,Gazprom ha confermato che entro due anni chiuderà i gasdotti ucraini; consiglia l’Europa di avviare i lavori per la costruzione di un gasdotto che unisca la Grecia alla Turchia perché, in futuro, il suo gas passerà dalla Turchia.

Il nuovo gasdotto intercetterà il TAP, quello che dovrebbe portare in Italia il gas azero, e non solo quello.

Per noi europei, che dobbiamo scaldarci con il gas degli stessi che teniamo sotto embargo, non è una buona notizia.

Se poi non saremo pronti  a pagare ai Russi il gas utilizzato dagli ucraini, potremmo avere qualche problema quest’inverno e molte industrie potrebbero interrompere la produzione.

La Commissione si è detta sorpresa dall’annuncio e si aspetta che Mosca tenga fede ai contratti commerciali che la legano all’Europa.  

Ma non c’è nulla da sorprendersi: dovevamo fare con i russi il gasdotto South Stream e poi, per i problemi in Crimea, gli USA ci hanno spinti a sanzionare la Russia, che lo ha cancellato definitivamente scegliendo la Turchia.

E’ impossibile impostare, in così poco tempo, un realistico processo di diversificazione degli approvvigionamenti perché la Russia manda in Europa, attraverso l’Ucraina, 63 miliardi di metri cubi di gas, che equivalgono al nostro consumo annuo.

Lo shale-gas promesso dagli americani, se e quando arriverà, sarà molto più caro di quello russo.

Insignificante anche lo shale gas europeo, se e quando sarà disponibile.

Il gas dal nord-africa arriva un giorno si e uno no.

Fare in tempo più ri-gassificatori sarebbe una decisione assennata, e sarebbe già un successo coprire la metà di quanto ci danno oggi i Russi.

L’abbraccio alla Turchia, che si sta allontanando dall’Europa per la deriva islamico autoritaria del suo premier, ne è la prova; un abbraccio che, in questo modo, potrebbe estendersi anche alla Grecia, Serbia e ai Balcani.

Lo “spalmaincentivi” e l’operazione FFSS

Le buone intenzioni del governo di ridurre il costo delle bollette resteranno tali:

1) con  lo “spalma incentivi” il governo vuole imporre ai produttori di energia rinnovabile la rimodulazione degli incassi su un periodo più lungo, 25 anni invece di 20.

Scontata la resistenza dei produttori come Enel Green Power, società quotata in Borsa, che deve tutelare gli interessi di tutti i suoi azionisti, tra i quali Enel, che ne detiene il 70%. L’azionista di riferimento di Enel è il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Assieme a numerose aziende del settore, Enel Green Power ricorre così al Tar, e quindi contro il Ministero.

Ha buone probabilità di successo perché il ricorso viene presentato dai legali di Assorinnovabili, coordinati dallo studio dell’ex-presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida.

Assorinnovabili raggruppa 500 aziende “verdi” nazionali e una potenza installata di 10 Gigawatt.

Stesse misure sono state adottate in Germania, ma senza toccare i diritti pregressi degli investitori, e in Spagna, dove però gli incentivi sono a carico del bilancio dello Stato, e non dalle bollette dei consumatori.

2) La cessione della rete elettrica delle Ferrovie dello Stato a Terna.

Le FFSS sembrano in buona salute e stanno per essere privatizzate.

Un aiuto al bilancio giova alla futura quotazione in borsa e così le ferrovie venderanno otto mila chilometri di rete elettrica a Terna, per un miliardo di euro, ma continueranno a ricevere contributi pubblici per la sua manutenzione.

FFSS quindi, oltre ad una cospicua plusvalenza, beneficerà di 100 milioni di euro all’anno che sborseranno i consumatori con le bollette.

La rete delle ferrovie è tecnologicamente avanzata solamente nei mille chilometri dell’alta velocità; il resto risente degli anni e richiede manutenzione.

Se si trattasse di un contratto tra privati, e non tra società a maggioranza pubblica, il costo della manutenzione andrebbe detratto dal prezzo di vendita e invece, dall’anno prossimo, gli interventi resteranno a carico di Terna, e quindi dei consumatori.

Ma Terna svolge già un servizio per lo Stato, provvedendo al trasporto dell’energia elettrica.

Il servizio viene remunerato in base alle tariffe stabilite dall’Autorità per l’Energia ed é uno degli “oneri di rete” che ci ritroviamo in bolletta.

Terna presenta sempre trionfali utili perché campa felicemente sulle nostre bollette; facile recuperare il miliardo, per l’acquisto della rete di FFSS e un po’ meno, forse, i 100 milioni all’anno per la sua manutenzione caricati anch’essi sulle bollette.

Finirà così che pagheremo due volte la rete delle ferrovie, perché lo abbiamo già fatto in passato con le tasse.

Con questo vorticoso giro di soldi, cospicui bonus finiranno nelle tasche dei rispettivi amministratori, mentre della riduzione delle bollette non sentiremo neppure il profumo.

Ironia della sorte: tutto era nato quando il governo Renzi aveva denunciato proprio il fatto che le FFSS godevano di tariffe agevolate sull’energia alle quali provvedevamo noi utenti, sempre con le bollette!

Una bolletta tedesca

E’ la bolletta di una Immobiliare di Dusseldorf, che acquista energia elettrica per uno stabile.

La potenza installata è di 347 kW e il consumo giornaliero di circa 2.300 kWh.

Le voci di spesa sono tre:

  • una quota fissa, per l’impegno di potenza giornaliero, equiparabile a tutti i nostri oneri di sistema;
  • una quota variabile, in funzione del consumo;
  • le tasse che incidono per il 19%.

Il prezzo unitario onnicomprensivo del kWh era, un anno fa, di 10 centesimi di euro, molto meno della metà di quello italiano.

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