Quale futuro per il gas?

Siamo stati tra i primi utilizzatori di gas naturale in Europa e ci siamo sempre affidati ai gasdotti più che al trasporto via nave.

Con tre impianti, del tutto sottoutilizzati, saremmo quarti per capacità di rigassificazione, dopo Spagna, Uk e Francia.

Il terminal di Panigaglia é entrato in servizio nel 1971, con una capacità annua di 3,5 miliardi di metri cubi; nel 2009 quello di Rovigo, da 8 mld mc e nel 2013 quello di Livorno da 3,5 miliardi.

La capacità totale dei tre impianti vale un quarto delle importazioni del 2014.

Negli ultimi due anni, Rovigo ha lavorato al 50% e gli altri due sono rimasti fermi.

Come per le centrali elettriche che, anche se inutilizzate restano a disposizione e quindi a carico delle bollette, anche per questi impianti il consumatore paga anche se rimangono fuori servizio.

I consumi nazionali di gas sono tornati ai livelli degli anni novanta; c’é abbondanza di gas via tubo, che deve essere pagato anche se non lo si ritira, ma costa meno di quello che arriva via nave.

Con notevole fiuto, l’Autorità per l’energia aveva da poco agganciato il prezzo del gas a quello del mercato spot del GNL, con il brillante risultato che il gas d’ora in poi ci costerà di più.

I tre rigassificatori vengono così salvati da un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 2013, per fare fronte a eventuali emergenze stagionali: ogni anno viene selezionato un importatore che si impegna a scaricare un carico di GNL, mantenendolo a disposizione durante l’inverno, per ritirarlo a primavera nel caso non venga impiegato.

Pochi giorni fa lo scarico di 90 milioni di m3 al terminal di Rovigo. Le punte massime di consumo giornaliero nazionale nei  casi di freddo eccezionale hanno raggiunto i 450 milioni di m3.

Con questo scenario non si comprende come possano ritornare attuali i progetti dei nuovi terminali, autorizzati ma rimasti sempre sulla carta, di Porto Empedocle, Gioia Tauro e Falconara e non si realizzazi invece un terminal in Sardegna.

Quale il futuro del gas senza importanti decisioni politiche sul suo uso alternativo, come per il trasporto pesante o la propulsione navale?

Autore: edoardobeltrame

“Ho scoperto il modo di ingannare i diplomatici. Io dico la verità, e loro non mi credono mai.” (C.B.C)

7 pensieri riguardo “Quale futuro per il gas?”

  1. L’Italia sottovaluta le proprie risorse naturali ed ha sempre preferito o ne da una forte impressione di preferire la dipendenza da terzi, spesso sottolineavo l’importanza dei 3/4 di costa dell’Italia e la posizione strategica dello stivale, la geopolitica è fondamentale soprattutto per le risorse energetiche, sembra un paese lesso.

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  2. Lo faccia presente a chi verrà a sostituirle il contatore e, se non ci vede chiaro, si opponga! Non ci crederà ma la legge é dalla nostra parte.
    Ho pubblicato un post sull’argomento e una pagina sul blog.
    Le chiedo di postare il suo commento sotto questo articolo:
    https://edoardobeltrame.com/2015/10/19/i-problemi-dei-nuovi-contatori-del-gas/
    La prego inoltre, se possibile, di pubblicare l’avviso Italgas al quale lei fa riferimento.
    Stiamo predisponendo una lettera di opposizione.

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  3. Dott. Beltrame
    sono sempre io ma il problema che Le sto ponendo aggiunge altri interrogativi.
    Difatti, il giorno 25/10/2015, l’Italgas ha comunicato che saranno sostituiti i vecchi contatori con quelli di nuova generazione che permettano la telettura come avviene da tempo per l’energia elettrica.
    Come faccio a sapere se il sistema di telettura misura gli stessi darìti che io leggo sul contatore in un certo istante? Inoltre quale è la società che certifica l’attendibilità dei dati misurati dal contatore e quelli misurati a distanza?
    In qualità di ingegnere elettronico ho sempre saputo che qualsiasi strumento di misura deve essere accompagnato da un libretto che ne spieghi prima le caratteristiche tecniche certificate e poi le istruzioni necessarie per l’uso dello stesso.
    Invece in questo caso viene tutto fatto alla carlona, come sempre, tanto in Italia non esiste un organo competente per dare le informazioni tecniche necessarie per rendere affidabile l’uso di strumenti di misura che comportano costi relativi ai consumi fatturati.
    Da quanto emerge la situazione italiana, nel campo di misura di grandezze metriche legate ai consumi, lasciano alquanto a desiderare poiché, sul piano del diritto, non c’è certezza che quanto fatturato corrisponda a quanto consumato.
    Da quanto ho letto, ciò che conta ai fini della misura è quello che mostra il contatore. Siccome però nessuno ha ratificato che quanto misurato tramite la telelettura corrisponda a quanto leggo, per quanto mi riguarda le telettura lasciano il tempo che trova e serve soltanto a fare gli interessi delle società che forniscono detti servizi.
    Fino a quando i governi e i competenti ministeri non prenderanno delle decisioni in merito anche in riferimento alla normativa europea, gli italiani saranno tartassati pagando i consumi oltre la soglia del lecito.
    Addirittura si paga l’imposta (vedi IVA) sull’imposta (vedi Accise). Assurdo.
    Mi sembra di vivere in un paese dove il rapporto cliente-società è disgiunto da qualsiasi normativa.
    Sarebbe ora di mandare a casa coloro che gestiscono la politica e prendono decisioni contrarie al buon senso pensando di fare gli interessi della collettività: al contrario gli interessi sono propri di chi detiene il potere per cui è obbligato a fare gli interessi delle grosse società, delle banche e di qualsiasi altra società che ha enormi interessi.
    Distinti saluti

    Roma 18/11/2015 Giuseppe Costantini

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  4. Si, mi sforzo da anni (vada a leggersi, dopo essersi levato il cappello, i miei interventi proprio sui ri-gassificatori, sia sul mio blog che su http://www.linkiesta.it ) nel ribadire i concetti che Picchio non ha centrato bene. Le confesso che é una grande soddisfazione ritrovarli scritti proprio da Picchio, il cui intervento avete ripreso dalla Staffetta Quotidiana, giornale a pagamento e precluso ai più. Per il resto i fatti restano fatti, i problemi pure e l’intervento di più persone é comunque positivo. In definitiva,Alessio, non mi accusi di plagio ma si attenga ai fatti e li analizzi, come mi sembra di aver fatto non limitandomi ad un semplice copia-incolla. Grazie comunque e se vuole riprendere qualche mio intervento lo faccia pure, é gratis.

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  5. Dott. Beltrame
    mi scusi ma Lei si meraviglia della politica energetica attuata dai nostri politici che non sanno fare altro che salassare il cittadino con piccoli trucchetti da bottegaio.
    Purtroppo la filosofia di questi signori non è tanto migliorare il livello economico delle famiglie in modo tale da avere un reddito che consenta di aumentare la quantità di moneta circolante che consenta di migliorare il PIL e quindi diminuire il debito pubblico.
    Purtroppo abbiamo governanti che hanno il naso di Pinocchio in quanto promettono e strombazzano i miglioramenti sul piano economico e poi l’aumento del debito pubblico manda tutto in fumo con gli interessi relativi.
    Da quello che sento e dai provvedimenti presi noto che le situazioni parassitarie sono di moda, vedi municipalizzate.
    D’altra parte come fanno certi signori ad occupare poltrone inutili e fatiscenti?
    Per cui l’unica alternativa è quella che i cittadini prendano coscienza di questa realtà e che quando ci sono le elezioni controllino prima i candidati con il loro passato quindi il programma che desiderano portare avanti e infine di controllare passo passo che sia attuato secono le promesse fatte.
    Una cosa importante è quella che quando i ns. rappresentanti cambiano casacca debbono andare a casa.
    Mi scusi se ho in qualche modo dirottato rispetto al problema principale ma nel campo energetico l’Italia, con i politici che tutelano in ogni modo le società energetiche, fa veramente pena.
    Distinti saluti

    Roma 13/11/2015 Giuseppe Costantini

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